Buone notizie sul fronte dell’eolico. Dai dati provvisori disponibili sul sito di Terna S.p.A., nel 2008 in Italia, la potenza eolica installata è cresciuta sensibilmente fino a 3736 MW. I valori provvisori forniti da Terna per la produzione sono leggermente incongrui, in quanto la produzione annua di energia eolica sarebbe di 6.637.000 MWh, mentre la somma delle produzioni mensili fornisce un valore di 6.332.000 MWh. In attesa dei risultati definitivi, anche considerando il valore più basso, si tratterebbe comunque di un ottimo risultato. Infatti, il fattore di carico del parco eolico nazionale, corrisponderebbe a 1695 ore equivalenti, migliorando sensibilmente il dato del 2007 che, come avevo segnalato in un articolo precedente, era stato inferiore alle 1500 ore equivalenti. Questo fatto importante dimostrerebbe che la nuova potenza eolica installata è stata localizzata in siti più produttivi in termini di velocità del vento. Se consideriamo l’intero sistema elettrico nazionale, l’eolico oggi quindi produce circa l’1,8% del Consumo Interno Lordo, ma può crescere ancora sensibilmente. Secondo uno studio dell’Anev, l’associazione delle aziende eoliche italiane, il potenziale eolico italiano è di circa 16000 MW. Se le ore equivalenti rimanessero al valore attuale, avremmo una produzione potenziale di 16000 MW x 1695 h = 27.120.000 MWh = 27,1 TWh, cioè circa il 7% del Consumo Interno Lordo di energia elettrica. Se invece utilizzassimo prevalentemente i siti più ventosi (crinali e off-shore) e riuscissimo a conseguire un obiettivo di 2000 ore equivalenti, avremmo una produzione potenziale di 16000 MW x 2000 h = 32.000.000 MWh = 32 TWh cioè circa il 9% del Consumo Interno Lordo. La differenza, cioè 5 TWh, corrisponderebbe all'incirca all'energia prodotta da una centrale termoelettrica di 800 MW - 1000 MW. Per ottimizzare la producibilità energetica dall'eolico sarebbe però necessario applicare il regime dei certificati verdi esistente in Italia solo ai siti con maggiore intensità del vento (dalle 2000 ore equivalenti in su).
Per quanto detto, e considerando che la produzione di energia elettrica italiana da olio combustibile (derivato del petrolio) è attualmente pari al 6,3% del Consumo Interno Lordo, l’utilizzazione completa delle potenzialità eoliche italiane permetterebbe quindi di annullare del tutto la dipendenza da un combustibile fossile che sarà sempre più scarso in futuro a causa del raggiungimento del picco produttivo. Inoltre eviteremmo la costruzione di centrali a carbone al posto di quelle a olio combustibile per circa 4000 MW (cioè quattro centrali da 1000 MW), risparmiando l'emissione in atmosfera di circa 20 milioni di tonnellate di CO2, cioè quasi la riduzione richiesta dal protocollo di Kyoto per le emissioni del settore elettrico italiano (e il 20% di quelle del settore energetico nel suo complesso).
Per il conseguimento della potenza massima indicata deve però essere risolto un problema non marginale, cioè la compatibilità della produzione intermittente di energia eolica con la rete elettrica nazionale. Le possibili soluzioni, messe confronto con le strategie di altri paesi europei, sono contenute in un brillante articolo di Eugenio Saraceno, sempre su questo blog.
Concludendo, l’eolico convenzionale può dare un importante ma non risolutivo contributo alla produzione di energia elettrica nazionale, ha un valore tattico ma non strategico nelle politiche energetiche nazionali. In prospettiva è necessario ricercare e sperimentare soluzioni in grado di superare i limiti dell’attuale tecnologia descritti in precedenza. Un modo efficace per risolverli potrebbe essere il progetto dell’eolico di alta quota Kitegen.
Per quanto detto, e considerando che la produzione di energia elettrica italiana da olio combustibile (derivato del petrolio) è attualmente pari al 6,3% del Consumo Interno Lordo, l’utilizzazione completa delle potenzialità eoliche italiane permetterebbe quindi di annullare del tutto la dipendenza da un combustibile fossile che sarà sempre più scarso in futuro a causa del raggiungimento del picco produttivo. Inoltre eviteremmo la costruzione di centrali a carbone al posto di quelle a olio combustibile per circa 4000 MW (cioè quattro centrali da 1000 MW), risparmiando l'emissione in atmosfera di circa 20 milioni di tonnellate di CO2, cioè quasi la riduzione richiesta dal protocollo di Kyoto per le emissioni del settore elettrico italiano (e il 20% di quelle del settore energetico nel suo complesso).
Per il conseguimento della potenza massima indicata deve però essere risolto un problema non marginale, cioè la compatibilità della produzione intermittente di energia eolica con la rete elettrica nazionale. Le possibili soluzioni, messe confronto con le strategie di altri paesi europei, sono contenute in un brillante articolo di Eugenio Saraceno, sempre su questo blog.
Concludendo, l’eolico convenzionale può dare un importante ma non risolutivo contributo alla produzione di energia elettrica nazionale, ha un valore tattico ma non strategico nelle politiche energetiche nazionali. In prospettiva è necessario ricercare e sperimentare soluzioni in grado di superare i limiti dell’attuale tecnologia descritti in precedenza. Un modo efficace per risolverli potrebbe essere il progetto dell’eolico di alta quota Kitegen.
8 commenti:
Ma esiste una stagionalità dell'eolico? Cioè, mediamente l'eolico produce di più in inverno o in estate? Sarebbe interessante saperlo per vedere se la minore produttività del solare nei mesi invernali potrebbe essere (mediamente) compensata da una maggiore produttività dell'eolico.
Questo potrebbe ridurre il problema dell'intermittenza (anche se non del tutto).
Nel viaggiare "in treno" da Firenze a Pisa, ho visto il parco eolico (di Pontedera??) ... non ho riscontrato nessun impatto paesaggistico, anzi sia me che mio collega lo trovavamo gradevole. Ho capito quanto questo parco sia importante per l'area industriale adiacente soprattutto in questo periodo di crisi economica.
Sì è quello di Pontedera. Non nascondo che ha un grosso valore promozionale per l'eolico perchè dimostra alle grandi masse utenti della superstrada e della ferrovia che gli corrono accanto l'assenza di impatto ambientale e anche la gradevolezza estetica. Però non penso che in termini di producibilità energetica fornisca grandissime prestazioni. E' il problema dei certificati verdi che rendono vantaggiosi economicamente anche siti con "basse" ventosità. Quindi penso che non sia un'esperienza da replicare troppo. Molto meglio da questo punto di vista il parco eolico della foto allegata al mio articolo, anch'esso in Provincia di Pisa, sul Monte Vitalba nel Comune di Chianni. Si vede dall'autostrada per Rosignano. Ciao.
L'intermittenza che crea problemi alla rete elettrica di distribuzione, non è quella stagionale, ma istantanea. Se si verifica un calo simultaneo della produzione senza che intervengano centrali convenzionali o idroelettriche a compensare questo calo, il sistema per difendersi stacca progressivamente la potenza generatrice determinando un black out.
Sento sempre parlare di grandi impianti che siano solari o eolici.
La produzione di energia diffusa non sarebbe migliore?
Di sicuro dal punto di vista della democrazia energetica, non penso da quello del potere che hanno le grandi aziende produttrici e che verrebbe così in parte tolto loro.
Per quanto riguarda il problema dell'intermittenza non so se con la produzione diffusa questa diminuirebbe o aumenterebbe i problemi.
Per quanto riguarda l'eolico la produzione diffusa, cioè il microeolico, accrescerebbe l'impatto paesaggistico, senza considerare, che a differenza dell'eolico di grande taglia ci sono problemi di convenienza economica dell'investimento.
Per quanto riguarda il problema dell'intermittenza non credo che una produzione diffusa eliminerebbe il problema. Ora, partendo da un esperienza tedesca, si parla tanto di integrazione locale di impianti utilizzanti fonti rinnovabili. Però, a parte l'idroelettrico, la potenza non intermittente che dovrebbe funzionare da compensazione è costituita principalmente da biomasse e non mi pare che la disponibilità della materia prima sia sufficiente a replicare su grande scala l'esperimento. Comunque è una strada da seguire.
Il problema della intermittenza potrebbe essere risolto dall'impiego del kitegen.
Ciò è dovuto a diversi fattori:
1 il vento in alta quota è molto più costante rispetto a quello che abbiamo a 100 m di altezza dal suolo;
2 l'impianto kitegen ha una notevole adattabilità alle variazioni del vento sia perchè è possibile cambiare velocemente le ali, sia perchè il sistema di controllo pilota le ali in modo che intercettino anche meno potenza rispetto al massimo possibile. Quindi in caso di aumento del vento l'impianto riesce comunque a funzionare alla sua potenza nominale.
Questi aspetti garantiscono anche una elevata convenienza economica della tecnologia kitegen, nonchè un EROEI dell'ordine di 70-80.
La ringrazio per Blog intiresny
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