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Immagine qui sopra da "The Limits to Growth" di D. Meadows e altri, 2004
Buon 2007!
Il blog di ASPO-Italia, sezione italiana dell'associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas (ASPO)
Siamo venuti a conoscenza del testo, predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente, di una proposta di decreto (di seguito proposta) che modifica radicalmente l’attuale normativa a sostegno della tecnologia solare fotovoltaica. Siamo molto preoccupati in particolare, della previsione che rischia di bloccare la crescita del fotovoltaico nel nostro paese, cioè l’entità dell’incentivazione economica riconosciuta all’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici. I valori delle tariffe incentivanti contenuti nella proposta sono tutti inferiori a quelli definiti dal decreto vigente, compresi quelli relativi agli impianti di potenza inferiore che, nell’intento degli estensori, dovrebbero invece essere maggiormente agevolati.
Se questi valori venissero approvati, il VAN (Valore Attuale Netto), cioè il guadagno netto attualizzato per l’investitore sarebbe inferiore o vicino a zero, e il tempo di ritorno dell'investimento superiore al tempo di vita dell'impianto (25-30 anni), rendendo quindi privo di convenienza economica l’investimento stesso. In altre parole, in un paradossale ribaltamento semantico, le tariffe incentivanti si trasformerebbero inopinatamente in tariffe disincentivanti.
Considerato che l’attuale governo di centro-sinistra ha chiaramente individuato tra i propri obiettivi la diffusione delle fonti rinnovabili e il rispetto del Protocollo di Kyoto, chiediamo che il Ministro dello Sviluppo Economico e quello dell’Ambiente, non assumano decisioni che ostacolino il processo già avviato di diffusione delle installazioni fotovoltaiche in Italia.
L’analisi dei fattori critici dell’attuale normativa di incentivazione del solare fotovoltaico in Italia ci porta ad individuare le seguenti proposte di modifica a nostro parere necessarie per dare maggiori certezze e prospettive al mercato:
1) Eliminare l’attuale tetto di potenza pari a 1 MW.
2) Aumentare del 10% le attuali tariffe incentivanti e, per gli impianti di potenza superiore ai 50 KW, eliminare il meccanismo di gara al ribasso.
3) Prevedere un meccanismo automatico di adeguamento periodico delle tariffe incentivanti concesse nel ventennio di applicazione che tenga conto della variazione del costo della vita.
4) Prevedere espressamente forme di detrazione fiscale, attualmente non certe, per gli impianti di potenza superiore ai 20 KW, al fine di compensare le spese derivanti dal pagamento dell’Irpef sui ricavi ottenuti dalla produzione di energia elettrica.
5) Individuare strumenti normativi ed economici che favoriscano l’accesso a forme di credito agevolato per la realizzazione degli impianti.
6) Informare le norme sul conto energia al principio per cui è superflua (e ostacolante) ogni prescizione tecnica per le parti a monte dell'inverter perchè la sovvenzione pubblica paga solo la quantità di energia prodotta e non la qualità dell'impianto produttore, pagata esclusivamente da fondi privati.
A recent report by the institute – obtained exclusively by ET – says that rising domestic gas demand and Gazprom’s rapidly decreasing production mean that Russia will likely have a gas shortage of at least 100 billion cubic meters (3.5 Tcf) per year by 2010. The report confirms rumors that we at ET have been hearing from inside Russia: that Gazprom will not be able to meet its future gas obligations.
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The achievement of economic and monetary union by 11 European countries in 1999 was based on a deal: Germany, the strongest member, gave up the Deutschemark on the understanding that the others would not debauch the new common currency, the euro. Nearly eight years on, that inherently doomed project is coming apart at the seams.
The fundamental problem is that the economies of the "Germanic" members have diverged so far from those of the "Latin" bloc that the single interest rate set by the European Central Bank (ECB) is becoming a huge political liability.
An inkling of this came last year, when Italy's Northern League called for a return to the lira. It has now been taken up by the French prime minister, Dominique de Villepin, who has said that members must regain control over exchange-rate policy. Since that would give them indirect leverage over interest rates, it would strike a mortal blow at the ECB's independence.
The threat to the cohesion of the eurozone is best illustrated by comparing France and Germany. The second, having established a competitive advantage over the southern bloc of about 30 per cent over the past decade, is facing incipient inflation and favours a tight monetary policy. The first, devastated by the strength of the euro against the yen, dollar and renminbi, would like a halt to interest-rate rises. While the French political establishment has already turned against present policy, its abandonment would undermine support for the EU in Germany. The two "motors" of Europe are pulling in opposite directions.
What was once seen as a giant step towards "ever-closer union", as prescribed by the Treaty of Rome, is becoming an intolerable straitjacket. Common sense would suggest loosening the sleeves, but it may well be ignored as each of the camps cries foul. Britain found itself in a similar quandary before it left the ERM in 1992. For the eurozone members, there is, unfortunately, no immediate way out.
Gli autori ripercorrono prima la storia geologica italiana, poi quella economica, e finalmente discutono le prospettive future per l’energia in Italia. Gli autori concludono che la produzione petrolifera nazionale, pur non trascurabile, ha ormai raggiunto i suoi limiti e l’energia italiana del futuro non può che venire dalle rinnovabili.
Gli autori puntano anche il dito sull'inazione dei governi che si sono succeduti negli ultimi decenni che hanno lasciato che l'Italia aumentasse sempre di più la dipendenza dalle materie prime importate dall'estero. Al momento, oltre ad essere estremamente vulnerabili a qualunque problema si dovesse verificare nella fornitura di energia, dobbiamo anche pagare una "bolletta" per l'importazione di materie prime che pesa enormemente sulla nostra economia e che può essere considerata uno dei fattori principali dell'attuale declino,