martedì, dicembre 19, 2006

Paleoambientalisti dal Giurassico



Colin Campbell suole dire che il petrolio è il risultato di eventi che sono avvenuti nel Giurassico e che, quindi, non sono influenzabili politicamente. Tuttavia, certi ambientalisti (cosiddetti) sembra che nel Giurassico ci vivano comunemente, perlomeno con la testa. Girano ancora messaggi come quelli che vi riporto qui di seguito, contro la "minaccia delle centrali eoliche" nell'Appennino.

Purtroppo, anche se questo qui si lamenta che la minaccia "avanza", in realtà non avanza per niente, anzi, l'opposizione anti-eolico è riuscita a bloccare quasi completamente la costruzione di nuove centrali. Basti dire che il piano energetico della regione Toscana del 1996 prevedeva 300 MW di generazione eolica. Risultato dopo dieci anni? Totale meno di 3 (!!) MW installati.

Che si può dire? Questi qui devono essere veramente dei grandi amanti del petrolio. Meno male per loro che ne rimane ancora un po'.

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----- Original Message -----
From: xxxxx
Sent: Thursday, December 14, 2006 1:13 AM
Subject: avanza la minaccia delle centrali eoliche nell'appennino tra Emilia-Romagna e Toscana

Nonostante che siano stati fermati/sospesi già 3 progetti di centrali eoliche in prossimità del crinale tra Emilia-Romagna e Toscana principalmente per il loro impatto negativo sull'avifauna, crescono di mese in mese il numero di nuovi progetti presentati e le notizie riguardanti convenzioni tra comuni (di ogni schieramento politico) e ditte costruttrici di generatori eolici.

Inoltre, sino ad ora le province non avevano particolarmente sostenuto la causa dell'eolico ma per la centrale eolica proposta da AGSM Verona in località Casoni di Romagna nei Comuni di Monterenzio e Castel del Rio in Provincia di Bologna (19 generatori che con le pale superano i 100 metri di altezza in un'area interessata da altri due progetti di impianti eolici) sembra che l'Amministrazione provinciale sia intenzionata a concludere positivamente la procedura di VIA nonostante i pareri negativi della Direzione generale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna, delll’Azienda Unità Sanitaria Locale di Bologna e, fatto più rilevante ai fini della Valutazione d’Incidenza, dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e del Settore Valutazione Impatto Ambientale della Regione Toscana. Di fronte ad una lettera del Dirigente del Servizio per la Valutazione di Incidenza della Regione Emilia-Romagna in cui si richiedono al proponente integrazioni relative alla campagna di monitoraggio dell’avifauna ovvero l'esecuzione di specifici monitiraggi su un ciclo biologico completo (1 anno) al fine di completare la Valutazione d’Incidenza, la Provincia chiede invece che il Servizio regionale si pronunci immediatamente (e probabilmente anche in modo positivo) per non pregiudicare la procedura di VIA!

Ricordo che alla Provincia di Bologna ed alla Regione Emilia-Romagna è già stato segnalato in diverse occasioni che la realizzazione del progetto in questione determinerebbe, oltre ad un impatto negativo sui migratori (così come tutti gli impianti situati su crinali), danni gravi e irreversibili all'avifauna locale ed in particolare sia ai rapaci nidificanti nei dintorni sia ai rapaci che trascorrono il periodo post-riproduttivo a cacciare nelle praterie primarie e secondarie dell'appennino. Negli studi compiuti da Everaert (2002) in Belgio e da Winkelmann (1995) in Olanda impianti delle dimensioni di quelli dei Casoni di Romagna o minori hanno causato una mortalità per turbina rispettivamente di 35 e 33 uccelli/turbina/anno (molti dei quali rapaci).

Aumenta purtroppo di giorno in giorno il numero di amministratori e politici locali che, senza essersi mai interessati in precedenza di alcun tema ambientale e/o semplicemente di risparmio energetico, sostengono la realizzazione di centrali eoliche negli ultimi scampoli di territorio libero controbattendo agli sparuti oppositori che si tratta di una scelta obbligata per difenderci dai cambiamenti climatici e che le praterie e gli uccelli che saranno fatti a fette sarebbero comunque condannati a sparire.






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3 commenti:

lombo1964 ha detto...

D'accordissimo. Vedrei più che volentieri pale eoliche in Appennino così come le ho viste in Galizia, dove troneggiavano nella Costa del La Muerte dietro ai resti di catrame sulle splendide scogliere. Assurdo osteggiare l'eolico, l'Appennino tuttavia ha un microclima particolare con condizioni di vento e depositi di ghiaccio estremi e temo che non sempre siano tenuti in debito conto nella progettazione.
Ho personalmente visto resti di turbine eoliche piegati e spazzati da venti a 200 km/h uniti a depositi di ghiaccio enormi, basta vedere questa foto per farsi un'idea
http://www.torro.org.uk/torro/php/photo.php?photo_id=346&start=0&category_path=severeweather


questo per il crinale, nulla invece da dire sulle colline romagnole, al massimo i rischi sono depositi di piadina e salsiccia.

Mario ha detto...

Gli animalisti, cospargendosi di colla e piume e dotandosi di un becco di polistirolo colorato, potrebbero dissuadere i volatili dall'avvicinarsi alle pale eoliche, fornendo così eroica testimonianza personale di amore per il pennuto

Ugo Bardi ha detto...

E' vero che certe pale eoliche crollano per improvvisi colpi di vento. Credo che in Italia sia raro, ma succede nell'europa del nord. Presumo che via via che si impara, la progettazione migliori per tener conto di questi eventi. Comunque, si può rimediare eliminando la torre, vedi www.kitewindgenerator.com

Ugo