martedì, dicembre 05, 2006

A volte ritornano II: la vendetta

Sempre per la serie "a volte ritornano", ecco un articolo notevole di Emilio Gerelli del 4 Dicembre.

E' notevole per vari motivi, non ultimo il titolo "Non ci sono granitiche certezze sul riscaldamento globale". Titolo probabilmente non da attribuire a Gerelli stesso, ma appioppato dall'editore, ma che comunque fa riflettere: che tipo di certezze "granitiche" vorrebbero questi qui prima di cominciare a pensare che - forse - ci potrebbe anche essere qualcosa di vero nella storia del riscaldamento globale? Vorrebbero forse che il pianeta si riducesse prima a un deserto, appunto, "granitico"? Cosa direbbero di una certezza soltanto un po' meno che "granitica", diciamo una certezza calcarea?

E' notevole anche come Emilio Gerelli, che si definisce un "economista ambientale" si senta in diritto di smontare in mezza pagina le opinioni del 99.99% dei climatologi mondiali. Questo lo fa riportando senza il minimo accenno di critica tutte le fesserie che sono state dette contro il riscaldamento globale, incluso la polemica contro lo "Hockey Stick" poi completamente sfatata, come pure vari pettegolezzi contro la IPCC e frasi estratte fuori contesto (come quella di Freeman Dyson).

A volte ritornano, continueranno a tornare fino a che non saremo davvero affogati o sperduti in un deserto granitico. Speriamo che si rinsaviscano prima e smettano di fare gli Zombi.


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Da: http://www.brunoleoni.com/nextpage.aspx?codice=0000001799

Gerelli: non ci sono granitiche certezze sul riscaldamento globale

Un esempio di informazione giornalistica

di Emilio Gerelli

Il 22 novembre Giovanni Sartori firmava un "fondo" del Corriere della Sera (Le ragioni di Cassandra), nel quale venivo menzionato criticamente due volte. Poiché Sartori sosteneva tesi a mio avviso criticabili sul riscaldamento globale, inviai al Corriere la breve nota riportata qui sotto. Mi fu comunicato dal giornale che essa non sarebbe stata pubblicata. Telefonai allora a Sartori, il quale mi disse che non aveva letto la mia nota, ma che comunque non voleva che essa fosse pubblicata dal Corriere. Sartori criticava anche la Fao, alla quale fu invece concesso ampio spazio di replica. Riporto qui sotto i documenti.

Il catastrofismo è una costante della storia umana. Lo dimostra il grande antropologo Ernesto De Martino, nel suo trattato su "La fine del mondo". Realizza con puntiglio questa diagnosi Giovanni Sartori nel suo "fondo" di ieri, in cui preannuncia con certezza il riscaldamento globale, citandomi quale suo critico (ma non sono un tributarista, bensì un economista ambientale). Sartori non è scosso nelle sue certezza sulla catastrofe climatica nemmeno dall'autorevole Rapporto della Camera dei Lord britannica ("che, fa il nesci Eccellenza, o non l'ha letto?" chiediamo col Giusti). Esso conferma questi principali punti: le previsioni sul riscaldamento globale fra decenni derivano da calcolatori che pretendono di affrontare fenomeni non lineari, i quali inducono un'evoluzione caotica dei parametri, sicché i processi fisici vengono modellizzati in modo grossolano. Scrive un esperto, il professor Freeman Dyson (Princeton): "I modelli del clima.non sono strumenti adeguati per predirlo.avvertiamo continuamente i politici ed il pubblico: non credete nei numeri solo perché escono da un supercomputer." Inoltre, non si sa con precisione che fine faccia l'anidride carbonica (il principale gas serra), poiché negli ultimi 150 soltanto il 50% circa di essa è rimasta nell'atmosfera, l'altra metà essendo disciolta nell'oceano o assorbita dalla vegetazione nei processi di fotosintesi. Né impressiona Sartori il crollo di uno dei pilastri dei catastrofismi: è stato provato erroneo un grafico sull'andamento delle temperature a partire dall'anno 1000, detto "mazza da hockey" per la sua forma, e finora portato a prova fondamentale del riscaldamento globale in quanto descrittivo di un presunto incremento delle temperature a partire dal 1900.

L'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), l'organismo dell'Onu che lancia gli allarmi, è sotto processo. Definito: "un gruppo misto di credenti auto-selezionati, . che non danno, e in verità non possono dare, un parere onesto", dalla scienziata della politica Sonja Boehmer Christensen, esso è un organismo autoreferenziale che perde colpi. Nel 1996 è stato accusato, in una lettera di cinque illustri studiosi, di avere dato in un Rapporto sintetico destinato ai politici, informazioni diverse da quelle contenute nel Rapporto scientifico di base. Ciò, naturalmente, per lanciare messaggi catastrofici. Ancora, se in precedenza l'Ipcc aveva escluso che fenomeni meterologici estremi quali i cicloni fossero causati dal riscaldamento globale, recentemente ha fatto dietro-front. Risultato: il suo esperto di cicloni tropicali, Chris Landsea ha scritto il 17 gennaio 2005: "non posso in buona fede continuare a partecipare ad un processo che considero.scientificamente scorretto". Potrei continuare se avessi spazio, ma spero basti a far sospettare che, in questo campo, le fedi granitiche sono temerarie.
Pubblicato il 04/12/2006

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