sabato, dicembre 30, 2006

Come va la guerra in Iraq?


L'esecuzione di Saddam Hussein riporta all'attenzione la guerra in Iraq, che continuava ad apparire solo sporadicamente sui notiziari. A più di tre anni dall'invasione del 2003 , forse si può provare a fare una valutazione della situazione.

Su questo punto, ci può aiutare uno schema riassuntivo pubblicato su "econbrowser", riprodotto nel seguito. Econbrowser è un sito "neutrale" non particolarmente sovversivo nè conservativo e questi dati, da varie sorgenti ufficiali, sembrano affidabili. Li trovate riassunti nella tabella in fondo a questo post.

Dai dati, appare chiaro che la guerra non va bene, comunque si vogliano vedere le cose. La guerra non mostra il minimo segno di arrestarsi, anzi sembra aumentare in intensità. Il costo monetario di tutta la faccenda è spaventoso. Secondo Econbrowser i soli Stati Uniti spendono circa 8 miliardi di dollari al mese per l'occupazione dell'Iraq (vedi la figura a sinistra, sempre da Econbrowser, dove i dati sono riportati in miliardi di dollari) Inoltre, le spese militari americane sono in costante aumento; si parla di oltre 9 miliardi per il 2007 che potrebbero aumentare a oltre 11 miliardi se il progetto di "surge" (balzo), ovvero di 20.000 uomini in più in Iraq, del presidente Bush sarà approvato. Fra Iraq e Afghanistan, il budget militare americano ammonta a circa 170 miliardi di dollari per il 2006, con ottime prospettive di passare i 200 miliardi per il 2007 (questa è solo una frazione del budget militare totale degli Stati Uniti). A questa somma vanno aggiunti i costi per i contingenti militari di altri paesi e, dopo tutto, anche gli insorti devono avere un loro budget anche se è molto probabilmente assai minore..

Tanto per dare un idea di queste cifre, 170 miliardi di dollari sono, approssimativamente, il 15% del PIL di una nazione come l'Italia. Sempre per dare un'idea dell'ordine di grandezza di cui si parla, suddivisi fra i 300 milioni di cittadini americani, sono 560 dollari (circa 420 euro) a persona all'anno. Ogni famiglia americana si accolla in media la spesa di circa 2000 dollari (1500 Euro) all'anno per sostenere le guerre in Iraq e in Afghanistan.

Il costo umano della faccenda è anche peggiore di quello monetario. Dai dati di Econbrowser emerge una realtà drammatica. Considerando solo i civili, il numero di morti fra gli iracheni ha raggiunto i 4000 al mese; ci sono ormai oltre 600.000 profughi interni, quasi due milioni di persone sono scappate dall'Iraq per sfuggire ai continui attentati, bombardamenti e povertà. La vita degli iracheni rimasti è sempre più difficile, senza lavoro, senza soldi, sempre più senza energia elettrica, senza combustibili e - più che altro - senza speranza. Su una popolazione che, prima della guerra, era di 26 milioni di abitanti, queste perdite sono spaventose, tenendo conto anche che chi riesce a scappare sono probabilmente le persone più istruite e quelle che sarebbero più necessarie per ricostruire il paese.

Dare un giudizio su questa disgraziata situazione dipende da quelli che erano gli scopi dell'invasione del 2003. Se lo scopo dell'attacco era l'eliminazione delle "armi di distruzione di massa", la cosa si è rivelata come il più grande spreco di soldi e di vite umane della storia dal tempo della torre di Babele (per rimanere con un esempio iracheno).

Se, invece, l'attacco all'Iraq era correlato al petrolio, come è stato detto più volte e confermato ufficialmente negli ultimi tempi anche dall' "Iraq study group" è particolarmente significativo il dato di Econbrowser sulla produzione petrolifera. Fra attacchi, sabotaggi, incertezze, mancanza di investimenti, la produzione petrolifera irachena è ferma e le proiezioni di grande espansione di prima dell'invasione si sono rivelate totalmente sbagliate. Inoltre, ci sono dati che indicano che i pozzi iracheni sono stati sovrasfruttati e mal gestiti, cosa che potrebbe averli danneggiati irreparabilmente, riducendone grandemente la capacità produttiva totale. Qualcuno ci aveva raccontato che lo scopo della guerra era di ridurre il prezzo del petrolio, ma questo è risultato un pochino ottimistico

E' difficile dire che cosa possiamo aspettarci adesso. La situazione sembra sempre più insostenibile sia in termini monetari che umani. Potrebbe semplicemente rallentare per progressivo esaurimento dei contendenti; oppure potrebbe aumentare di intensità ed espandersi anche ad altre regioni. Come si dice, al peggio non c'è mai fine.

(Cliccate sulla figura per espanderla)





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