Il blog di ASPO-Italia, sezione italiana dell'associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas (ASPO)
sabato, agosto 02, 2008
Tre passi avanti e due indietro
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Ugo Bardi
Diceva Mark Twain che la bugia ha fatto il giro del mondo mentre la verità si sta ancora allacciando le scarpe.*
Siamo di fronte a due problemi che ci stanno piombando addosso da due direzioni opposte: il riscaldamento globale e l'esaurimento dei combustibili fossili. Messi come siamo, fra l'incudine e il martello, c'è ancora gente che trova il fiato, il tempo, e la voglia di chiaccherare a vanvera pensando che, chissà, se un problema viene negato con foga sufficiente, forse sparirà da se.
Così, recentemente, un signore chiamato Arthur Robinson fa una conferenza stampa dove dichiara che "Circa 32.000 scienziati dissentono dal "consenso" sul global warming". La notizia esce sul sito dell'AAPS (associazione dei medici e chirurghi americani, noti per la loro competenza in campo climatico). Poi, qualcuno traduce e mette su Comedonchisciotte il comunicato. A questo punto, mi cominciano ad arrivare lettere (finora me ne sono arrivate quattro) in cui mi si chiede se questa storia del riscaldamento globale non è per caso tutta una bufala.
Ora, che cosa devo rispondere? Solo che se qualcuno pensa che una petizione possa dichiarare che il riscaldamento globale non esiste o che non è un problema, fa lo stesso errore di quel consiglio comunale che - secondo la leggenda - aveva legiferato a maggioranza l'abolizione della legge di gravità.
In particolare, a proposito della petizione del sig Robinson, una piccola ricerca in rete vi fa scoprire che è in giro dal 1999 con il nome di "Oregon Petition". Queste 32000 firme si sono accumulate in un periodo di quasi 10 anni e non c'è modo di sapere se quelli che hanno firmato 10 anni fa non abbiano cambiato idea oggi, quando si è accumulata un'evidenza ben più robusta del riscaldamento globale di quanto non si potesse dire allora. Inoltre, la petizione non ha nessuna forma di verifica delle firme e delle qualifiche dei firmatari. Di questi, non si sa chi e come possa definirsi qualificato a parlare di clima. Infine, il testo della petizione dice soltanto che "non c'è evidenza scientifica che i gas serra emessi dall'attività umana potranno causare un riscaldamento catastrofico dell'atmosfera terrestre". Perciò potrebbe essere stata firmata in perfetta buona fede da persone che ritengono che il problema del riscaldamento globale sia grave ma non "catastrofico".
Ma non c'è niente da fare; queste cose continuano a imperversare. Per esempio, gira in continuazione la bufala secondo la quale il petrolio - espresso in euro - non costa di più oggi di quanto non costasse nel 2000** (c'è cascato anche Giulietto Chiesa). Continua a girare anche la bufala del "petrolio abiotico" nella forma di un disgraziato articolo scritto da un Roberto Vacca completamente fuori dal mondo che in questi giorni è riapparsa qui e anche qui. Anche su questa faccenda mi sono arrivate diverse lettere di persone perplesse, fra gli altri da un consigliere regionale. Trovate sul nostro blog la confutazione della bufala del petrolio abiotico. Ma per quanto uno possa confutare e dimostrare, le fesserie continuano a girare.
Insomma, sembra che la velocità con la quale riusciamo a renderci conto della portata di quello che ci sta per piombare addosso sia enormemente inferiore a quella con la quale i guai ci stanno piombando addosso. Se va bene, facciamo tre passi avanti e due indietro. Ma potrebbero anche essere tre passi avanti e tre indietro; o anche tre avanti e quattro indietro. A questa velocità, purtroppo, si va molto poco lontano.
* Ringrazio Andrea per questa citazione di Mark Twain.
** E' una bufala basata su un valore falso dato per il prezzo del petrolio nel 2000.
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10 commenti:
e intanto il tempo stringe:
(ANSA) - LONDRA, 1 AGO - L'umanita' ha solo 100 mesi per salvare il mondo dalla catastrofe generata dai cambiamenti climatici: lo afferma sul Guardian l'esperto britannico Andrew Simms, responsabile degli studi sui mutamenti del clima alla New Economic Foundation, che indica come iniziare subito a invertire la rotta. Serve, dice, un New Deal Verde (come quello lanciato da Franklin Delano Roosevelt per far uscire gli Usa dalla Grande Depressione) un'azione forte dei governi sull'economia e sull' ambiente, prima che sia troppo tardi.
Secondo Simms, ''sulla base di stime per difetto'', tra 100 mesi (otto anni e mezzo circa) potremmo raggiungere il punto dal quale il cambiamento climatico accelerera' a tal punto da essere irreversibile. La concentrazione della Co2 nell'atmosfera, spiega, e' la piu' alta degli ultimi 650.000 anni, un aumento raggiunto in soli 250 anni, dalla rivoluzione industriale, con la conseguente crescita delle citta', la distruzione delle foreste, il cambiamento d'uso dei terreni. Ogni secondo, a causa dell'attivita' umana, 1.000 tonnellate di anidride carbonica vengono riversate nell' atmosfera, incrementando l'effetto serra che surriscalda il pianeta. Di questo passo, i modelli scientifici di previsione dicono che tra cento mesi si arrivera' al punto del non ritorno, generato da fenomeni collegati, come lo scioglimento dei ghiacchi polari e la diminuita capacita' degli oceani di assorbire Co2: ovvero, il riscaldamento continuera' anche se cesseremo completamente di immettere gas nocivi nell'atmosfera.
La conferenza intergovernativa sui cambiamenti climatici (Ipcc), ricorda Simms, ha detto c'e' una buona chance che, contenendo l'aumento medio della temperatura rispetto al mondo pre-industriale sotto ai 2 gradi centigradi, si potranno evitare le conseguenze piu' catastrofiche. Ma per fare questo c'e' bisogno di un intervento deciso dei governi - lui esorta in particolare quello britannico, accusandolo di trovare scuse per non agire - e quello che chiama un New Deal Verde. E fa l'esempio di Cuba, che nel 2006, in un solo anno, ha lanciato una campagna per cambiare tutte le lampadine a incandescenza con quelle a basso consumo. E quando crollo' l'Urss, e non arrivo' piu' il petrolio a basso costo, l'Avana inizio' a coltivare con metodi biologici ogni pezzo di terra disponibile, per non dipendere dall'import alimentare.
Simms dice che ci vogliono molte misure combinate ma, innanzitutto, misure fiscali e strutturali contro chi profitta sugli alti prezzi del carburante e sulla City, che perpetua il modello dell'economia basata sui combustibili fossili: quelle tasse potrebbero pagare una rivoluzione dell'energia rinnovabile che creerebbe migliaia di posti di lavoro, sconfiggendo la crisi, e permetterebbe alla Gran Bretagna di diventare leader nella lotta al 'climate change'. Poi stop ad altre piste aeroportuali, alle centrali a carbone, si' a una massiccia campagna per l'isolamento termico degli edifici, basta con la filosofia 'una persona, un'auto', si' a nuovi mezzi sostenibili di trasporto. Risultato: Londra guiderebbe la lotta ai cambiamenti del clima, togliendo alibi agli altri paesi, e avrebbe un'economia meno esposta agli attuali shock economici ed ambientali. ''Si tratta di cose che si possono fare, perche' sappiamo come farle, ma finora non c'e' stata volonta' politica di farle'', osserva infine Simms.
Negli anni '90 avevamo solo un decennio per "salvare il pianeta". Ora, inspiegambilmente, abbiamo sol un decennio per salvare il pianeta. Tra dieci anni, scommettiamo?, avremo solo un decennio per salvare il pianeta.
La fame di sensazionalismo rende ridicole anche le cose più serie, come il riscaldamento climatico. Proclami di questo genere sono controproducenti, oltre che probabilmente indimostrabili.
Personalmente smetterei di dipingere possibili scenari futuri e comincerei a diffondere chiarezza sui reali fatti presenti, magari confrontandoli con la realtà del passato. Smettiamola coi verbi al futuro: guardare indietro spesso aiuta a capire più che guardare avanti, e guardarsi i piedi aiuta a non inciampare.
Non mi stupisco più della stupidità della gente, la tendenza è che chi è attento a queste cose si sta attrezzando sa solo (per quanto si possa fare da soli), gli altri sono tutti candidati ai numerosi Darwin Award che verranno distribuiti ;-)
Continua con il buon lavoro e fregatene delle quattro lettere, quattro lettere contro un milione di visitatori unici sono un dettaglio trascurabilissimo ;-)
Ciao
Cla
ho commentato anch'io su quell'articolo ma nessuno mi ha risposto, è bastato mettere in evidenza che la maggior parte dei firmatari, molto probabilmente, non avevano conoscenze in materia.
OT - Anche io avevo letto la risposta data da Giulietto Chiesa riguardo al prezzo del petrolio nell'anno 2000 ed ero rimasto molto perplesso perchè non mi spiegavo come un giornalista così informato e preparato potesse fare un simile errore...
Ma per confutare inequivocabilmente la bufala del petrolio abiotico non basterebbe determinare (se è possibile) con l'esame del Carbonio 14 l'eta di formazione del petrolio? Se il petrolio è di origine abiotica dovrebbe avere miliardi di anni.
@lorenzo
Purtroppo il C14 ha tempi di decadimento tropo rapidi (decine di migliaia di anni) rispetto ai tempi geologici (centinaia di milioni di anni) del petrolio. Insoma, qualsiasi sia la sua origine, di C14 semplicemente nel petrolio non ce n'e'. BTW Questo causa interessanti errori di datazione in manufatti posti vicino a strade trafficate :-)
Esistono altri "marcatori biologici" nel petrolio, sostanze che indicano una formazione organica e non abiotica, ma non sono cosò inconfutabili e i sostenitori della teoria non si arrendono.
per rispondere ad anonimo2 (ma tanto non servirà a nulla), un articolo dal Corriere del maggio scorso:
Un archivio di 30 mila anomalie climatiche inchioda l’uomo alle sue responsabilità
E’ il più ricco e accurato archivio delle anomalie correlabili al cambiamento climatico che sia stato realizzato finora: quasi 30 mila indicatori di natura fisica, chimica o biologica che ci raccontano come siano mutati dal 1970 al 2005 gli ambienti naturali del nostro pianeta. Trent'anni di metamorfosi rapide e sconvolgenti, che interessano tutti i continenti della Terra e che sono riconducibili all’aumento delle temperature medie di un grado causato dall’effetto serra. Ne sono autori Cynthia Rosenzweig, una climatologa del Nasa Goddard Institute for Space Science, e numerosi suoi colleghi appartenenti a una decina di altre istituzioni scientifiche, i quali hanno deciso di raccontare sull’ultimo numero della rivista Nature (15 maggio 2008) la forza e la vastità dell'impatto umano sul clima. Con un messaggio finale rivolto agli scettici: tutto questo non può che riportare alle responsabilità dell’uomo e al suo attuale modello di sviluppo.
«Questo è il primo studio a legare insieme l’andamento delle temperature globali e i cambiamenti osservati in un vasto contesto di sistemi fisici e biologici», spiega la Rosenzweig, enumerando alcuni dei fattori di cambiamento più appariscenti. Fra questi: l’assottigliamento dei ghiacciai; lo scioglimento del permafrost (il terreno perennemente congelato in paesi come la Siberia o il Canada); l’aumento delle temperature medie dell’acqua in laghi, fiumi e bacini chiusi come il Mediterraneo; le fioriture primaverili anticipate di centinaia di specie vegetali; lo spostamento verso le latitudini più alte di piante e di animali che tentano di sfuggire all’eccesso di caldo; l’invasione di specie tropicali nei mari surriscaldati delle medie latitudini; le migrazioni degli uccelli ritardate in autunno, anticipate in primavera o addirittura cancellate quando si verificano inverni molto miti. «Si tratta di un panorama talmente ricco di casi, di portata talmente ampia, e così strettamente correlabile all’aumento delle temperature medie riscontrabile in ogni continente della Terra, che non è possibile invocare le naturali oscillazioni del sistema climatico per giustificarlo», spiegano gli autori dello studio. Mutamenti di questa portata, in tempi così brevi, non hanno precedenti nelle ultime centinaia di migliaia di anni. L’uomo e l’aumento esponenziale dei suoi gas serra, emergono come i fattori che più di ogni altra causa naturale di breve periodo (attività vulcanica, variazioni della radiazione solare, eccetera) possono aver provocato tutto ciò.
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Per chi se la cava con l'inglese:
http://www.sciencedaily.com/releases/2008/05/
080514131125.htm
Se poi aggiungiamo la bufala delle scie chimiche...
Sembra poco, una goccia nel mare, ma e' sitomo della voglia della "ggente" di trovare colpevoli altri da se, di non accettare che le normali attivita' quotidiane portate avanti da tutti noi contribuiscono alle variazioni climatiche.
Meglio un bel complotto dei soliti brutti cattivi.
Saluti
Hanmar
Paolo, sono l'anonimo 2 e ci tenevo a specificare che non sono scettico circa il riscaldamento del clima. Il mio commento intendeva mettere in evidenza che è inutile continuare a fare proclami riferiti ad un futuro che, curiosamente, viene costantemente spostato in avanti. Piuttosto, è il caso di guardare quel che è già accaduto e decidersi a fare qualcosa di concreto prima di subito non per evitare qualcosa che dovrebbe accadere, ma per rimediare ai molti pasticci già combinati. Il campionario è vastissimo: c'è solo l'imbarazzo della scelta.
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