lunedì, giugno 30, 2008

L'assalto alla ragione



Uno dei miei ricordi della televisione in bianco e nero di non tantissimi anni fa era "Tribuna Politica". Trasmissione che appariva in un orario che oggi chiamiamo "prima serata" e che causava l'immediato cambiamento di canale già nell'epoca (a partire dal 1961) in cui di canali ce n'erano soltanto due e lo "zapping" era concetto del tutto sconosciuto. Più tardi, i canali salirono a tre, e - per un certo periodo - il governo imponeva "tribuna politica" a reti unificate. Il mugugno era generale ma la gente era già sufficientemente assuefatta alla TV da non riuscire a fare altro che sorbirsi un'oretta di primi piani dei faccioni dei politici dell'epoca.

Con la liberalizzazione delle televisioni, le cose cambiarono. A quel tempo, ci parve che le televisioni private avrebbero portato una ventata di novità e di dibattito rispetto alla televisione di stato che ci imponeva le tanto noiose chiacchere dei politici a reti unificate. Ma le cose non andarono così. Il sistema televisivo in Italia si è sviluppato secondo una linea completamente diversa secondo il concetto che negli Stati Uniti si chiama "infotainment"; dall'accoppiamento dei termini "information" e "entertainment" (intrattenimento). Nel nuovo stile, l'informazione deve essere gradita dagli utenti con gli stessi criteri dei programmi di intrattenimento. Ovvero, viene gestita con la stessa filosofia di tutti gli altri programmi TV: un contenitore di pubblicità. Questo ha trasformato l'informazione pubblica in qualcosa che segue le stesse regole della trama dei film di Hollywood: trova il cattivo, picchialo o ammazzalo, dopo di che tutto andrà bene.

In questo stile di informazione, ogni sfumatura sparisce, ogni disaccordo è inquadrato in uno schema "bianco-nero" dove il dissenso critico finisce schiacciato senza nemmeno potersi lamentare di essere ignorato. Brevi flash di 30 secondi con aggiornamenti drammatici; apparizioni dei politici sufficientemente brevi per non farli apparire noiosi; apparizioni dei vari esperti che commentano, sempre per 30 secondi. E poi "rimanete con noi per i prossimi aggiornamenti". Segue pubblicità. Il tutto spezzettato, miscelato, riarrangiato in uno spezzatino dove tutto acquisisce la stessa scala di importanza: sparisce la differenza fra guerre planetarie e amori dei ricchi e dei famosi.

Il modello "infotainment" è tipico della televisioni americane. Da noi, l'informazione risente ancora un po' dello stile dei vecchi telegiornali, rigidi e impacchettati. Ma ci stiamo adeguando rapidamente: anche da noi i notiziari stanno rapidamente diventando una zuppa di flash di 30 secondi dove si parla di tutto e non si capisce niente. I telespettatori italiani stanno diventando anche loro quel tipo di "couch potato", la "patata seduta su un divano" che è il termine con il quale sono definiti spesso i telespettatori americani

E' di questa degenerazione dell'informazione che Gore discute nel suo libro "L'Assalto alla Ragione". Gore è un politico consumato e non usa il termine "patata da divano", ma va lo stesso al cuore del problema. Come è possibile un dibattito informato, la base della democrazia, quando il dibattito è stato reso l'ombra di se stesso da una tecnica di trasmissione che impedisce ogni approfondimento critico?

Il cruccio di Al Gore è soprattutto riguardo al suo tema preferito: il riscaldamento globale. Come è possibile prendere delle decisioni razionali su un argomento così complesso se al pubblico non vengono presentate, non diciamo le basi scientifiche, ma nemmeno i termini elementari del problema? Il dibattito sul riscaldamento globale negli Stati Uniti è un esempio classico di come un apparente "democrazia" nel dibattito serva solo a dare una sverniciata di rispettabilità a una fazione che è soltanto l'appendice politica di una serie di lobby finanziarie e commerciali che non vogliono che si prendano provvedimenti in proposito. Da qui, nasce un dibattito pieno di furia e rumore, che non significa niente.

Ma quello che fa più orrore su questa storia è vedere come sia il pubblico stesso a essere stato sottomesso in una condizione di ignoranza abissale. Ne fa fede un semplice fatto: sulla questione del riscaldamento globale, negli Stati Uniti il pubblico si divide in modo nettissimo secondo la linea politica tradizionale. I repubblicani non credono al riscaldamento, o comunque non credono che sia opera dell'uomo, mentre i democratici credono il contrario. La gente non è in grado di capire i termini di un dibattito scientifico. Lo assimila a un dibattito politico o a una trasmissione di intrattenimento senza rendersi conto di essere di fronte a un dibattito sulla nostra stessa sopravvivenza. Sopravvivere non è un concetto di destra o di sinistra e trovarsi di fronte a una scelta del genere ha poco a che vedere con i sondaggi dei programmi della domenica pomeriggio.

Lo stesso avviene per una serie di altri dibattiti e avviene altrettanto bene sia in Italia come negli Stati Uniti. E' tradizionale suddividersi in destra e sinistra per dibattiti prettamente politici: per esempio sulla questione della rappresentanza o su quella della distribuzione della ricchezza. Ma non va bene usare gli stessi metodi per discutere di questioni tecniche dove va sempre a finire che è la lobby più potente al momento a vincere. Vedasi la questione nucleare/rinnovabili che, in Italia, sta prendendo una preoccupante connotazione politica in termini di destra/sinistra. Eppure, neutroni e fotoni non sono di destra o di sinistra.

Quello di Al Gore è un libro di accorata denuncia che vale la pena di leggere. Ma, allo stesso tempo, è un libro sconfortante. Il degrado dell'informazione pubblica è arrivato a livelli irreversibili e - come nel vecchio detto Zen - non c'è buca che non si possa fare più profonda scavando. Molti di noi hanno fiducia nell'internet dove, in effetti, si trova anche della buona - a volte eccellente - informazione. Ma l'internet è il caos più assoluto di buono e di cattivo, con una netta prevalenza del cattivo. Per orizzontarsi, occorrerebbe un minimo di preparazione culturale che, putroppo, le patate da divano sembrano aver perso ormai da lungo tempo.

Molto di quello che stiamo vedendo succedere ultimamente al mondo sembrerebbe un tentativo di traformare le incertezze insite nel mondo reale nelle certezze tipiche del mondo virtuale televisivo. Sfortunatamente, il mondo reale, pur con tutte le sue incertezze e spiacevolezze, ha una sua ruvida solidità che lo rende normalmente vincitore (perlomeno a lungo andare) nello scontro col vellutato e soffuso mondo televisivo.

Siamo ancora in tempo a tornare in contatto con la realtà? Al Gore, nel suo libro, sembra fiducioso ma, purtroppo, può darsi che nello scontro fra la realtà e il mondo di fantasia qualcuno si faccia male. Speriamo di cavarcela senza troppi danni.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

"può darsi che nello scontro fra la realtà e il mondo di fantasia qualcuno si faccia male"
già, alla fine i termini del problema sono tutti qui. Se l'evoluzione degli eventi dovesse condurre ad una o più crisi combinate, come reagiranno le patate da divano? Sapranno tener duro come i nonni e i padri del dopoguerra? o faranno come i nostri bisnonni e sceglieranno false promesse di sicurezza e ordine?

Anonimo ha detto...

Prima ancora di Gore, Neil Postman in “Amusing ourselves to death” negli anni '80 aveva documentato come tutto quanto si fosse trasformato in intrattenimento e di come la cultura televisiva abbia portato alla fine dell'analisi approfondita, alla fine della capacità critica e della visione storica. In altre parole, ogni informazione viene annegata in un mare di irrilevanza, privilegiando solo ciò che avviene come ultima news. La stessa cosa sta avvenendo su Internet.

Nella vita mi sono occupato di tecnologie per 25 anni, nel frattempo ho intrapreso un percorso di autoconoscenza che mi ha portato a vedere delle realtà che vanno al di là della mente e della ragione. Ora, a mia volta, mi trovo a dover difendere la ragione poiché il percorso involutivo collettivo sembra andare al di sotto di questa invece che alla sua trascendenza.

La ragione non è tutto, ma la trascendenza della ragione può avvenire quando questa è stata vissuta, esplorata ed integrata in una visione più ampia. Sembra invece che si stia regredendo verso l'incapacità di dare senso e profondità al reale. Grazie, probabilmente, alle televisioni.

Anonimo ha detto...

La nostra televisione non è certo un mostro di chiarezza ma penso che qualcosa di buono ci sia ancora.
Mentre Ballarò su RAI 3 è inguardabile in quanto litigano in continuazione, non si riescono a capire i punti di vista e cosa di non poco conto vi sono i continui applausi delle rispettive claque.
Molto meglio è Annozero su RAI 2, il pubblico è presente ma non interviene mai sottolineando con applausi e schiamazzi, mi sembra che in generale si riesca a seguire il dibattito.
Anche EXIT su LA7 trovo che, non sempre però, sia ben fatto. Una su tutte la meravigliosa puntata sui rifiuti in Campania del 5 maggio, dove si è capito che Realacci (presidente onorario di Legambiente!) è favorevole agli inceneritori e Mario Tozzi invece aveva cambiato opinione dicendo che bruciare è uno spreco di risorse preziose.
Sta di fatto che la TV ha un potere eccezionale, ma purtroppo è soggetta al potere economico e politico.
Continuano a parlare ed a decidere su provvedimenti inutili come le intercettazioni, la norma "salva-premier" (inutili per noi cittadini) mentre dovrebbe essere il motore di tutto, l'impiego di risorse per combattere il cambiamento climatico, impegno che darebbe lavoro oltre che salvarci.
Poi al fondo dei telegiornali vi è sempre il sevizio sulla moda, la ricetta di cucina...
Trovo che i TG migliori siano quelli di quando vi è lo sciopero dei giornalisti e leggono solo le notizie ANSA.

Anonimo ha detto...

Vorrei essere ottimista, ma temo che sia ormai troppo tardi...

P.S.: chapeau alla citazione shakespeariana del prof. ;-)

Anonimo ha detto...

@ pippolillo: credo che il fulcro della questione non sia affatto se esiste o no qualche buon programma politico alla tv. Il problema sta nella classe politica in generale, la quale, come ben sappaimo, e' in grado ora di manovrare tutte le nostre tv...e' inutile seguire un dibattito chiaro, quando le intenzioni di una certa fazione o dell'altra sono quelle e quelle resteranno: come appunto si fa notare nel post, per decidere sul nucleare o sugli inceneritori, non dovrebbe importare essere di destra o di sinistra, perche' sono questioni che riguardano la salvaguardia di tutti e così andrebbero trattate! Invece la realta' è ben diversa ed anche se il pubblico non appalude o fischia, il destroide di turno continuerà a sostenere che il nucleare è bello e simpatico, ed il sinistroide che gli siede di fronte dirà comunque che il nucleare è brutto e cattivo. E' l'atteggiamento di fondo che va cambiato, non il programma alla TV, o almeno credo che questo sia il messaggio, spero di non aver frainteso a mia volta.

Anonimo ha detto...

........anni fa quando iniziò la guerra in Jugoslavia mi e cercò di procurarmi maggiore informazioni piantando una parabolica nel mio giardino. L'informazione principale e stata la totale omologazione delle notizie - non importava scegliere il notiziario tedesco, francese , britannico... e ho tolta l'antenna.Stonava in mezzo ai miei arbusti.
Sempre in ritardo rispetto al cerchio degli amici ad altri mi sono decisa di entrare nel mondo dell'informazione elettronica e finalmente ho trovato. Non immaginavo neanche una tale vastità a disposizione per approfondire e conoscere e comunicare con grande facilità in tutto il mondo.
La Tv ormai è morta per me - do un occhiata di tanto in tanto - per avere un idea in che modo l'oppinione pubblica viene creata e nutrita.
E come dice l'articolo informazione seria scarseggia ed è un evento piuttosto raro.
Pochi giorni fa una clamorosa eccezione ( alle tre di notte). Spinta dall' insonnia grazie al caldo di questi giorni ho pigiato il bottone della Televisone e mi sono trovata a mezza strada di un servizio sorprendente di informazione vera. RAINews24 presentava un servizio di M.Lasagna partendo da una intervista con l'assessore della Campania W.Ganapini sull' emergenza rifiuti. Volevo visionare il servizio al completo la mattino dopo e in prima pagina di Rai24News l'ho anche trovato. Vuol' dire ho trovato il titolo di "L'Emergenza che non c'era" ma non era visionabile. Il click mi presentava una pagina bianca e tale è rimasta. Meno male che c'è la rete e che l'abitudine mi fa cercare. Qualcuno l'ha messo su You-tube e ho potuto completare....
Per il momento dico che è proprio la rete che ci salva - finché non avrà subita la trasformazione prevista simile a quella della televisione. ..Paying-WEB. Il miglior' modo per instaurare un po' più di "ordine" e "sicurezza".
Comunque finora solo grazie alla rete ci si rende conto che esiste una realtà parallela non diffusa dal Mainstream. Solo qui anche intorno alla questione dei problemi energetici ci si può rendere conto quante strade sono state aperte mentre i governi continuano a voler' convincere con "soluzioni" destinate a distruggere ulteriormente il nostro pianeta.

Che la rete sia poi piena zoppa di immondizie - be' non può che essere diversamente essendo specchio del mondo.
Ma proprio questo fatto ci invita a scrivere nuove pagine in questo grande diario elettronico globale e aprire le pagine buone come questa.
Cari saluti Maria

Anonimo ha detto...

"I repubblicani non credono al riscaldamento"

molti repubblicani non credono alla teoria dell'evoluzione. serve aggiungere altro?

Gio