mercoledì, febbraio 14, 2007

Della sostenibilità delle rinnovabili e del trasporto elettrico

"Automobili azionate da batterie caricate dall'energia del sole sono meno costose sia in termini di scarsa bassa entropia sia per le condizioni sanitarie - una ragione per la quale, io credo, devono arrivare un giorno o l'altro". Nicholas Georgescu-Roegen, "The Entropy Law and the Economic Process", NY 1971, p 306


I miei ragionamenti sull'opportunità di utilizzare la trazione elettrica per i veicoli stradali generano spesso reazioni contrastanti. Se da una parte c'è molto interesse in proposito, dall'altra c'è una reazione che in un mio testo ho definito come quella dei "paleoambientalisti", ovvero il rifiuto a priori di tutto quello che è nuovo; un atteggiamento che è spesso rovinoso e impedisce di trovare vere soluzioni ai problemi che abbiamo.

D'altra parte, la reazione alle mie proposte può essere anche ragionata e basata su serie argomentazioni. Questo è il caso di un messaggio che ho ricevuto da Tommaso Minisgallo che ringrazio per l'opportunità che mi da di discutere un argomento fondamentale.

Per cominciare, ecco il messaggio di Minisgallo che commenta alcuni miei articoli sui veicoli elettrici pubblicati su aspoitalia.net nel novembre dell'anno scorso


Caro Ugo Bardi

Solo in questo momento vagabondando in rete mi è capitato di leggere il tuo articolo in oggetto, anche se da tempo mi erano già note le teorie del Oil Peak e seguo con molto interesse il dibattito sull'argomento. Permettitimi subito di dirti con molta franchezza, che un mondo intasato di veicoli elettrici al posto di veicoli fumanti, non è che mi ecciti particolarmente, ma il mio scetticismo nasce da due questioni fondamentali.

La prima che esso sottotende l' idea che petrolio o non petrolio si potrà continuare comunque all'infinito lo scialo di risorse e la frenesia di consumi, che ha caratterizzato la nostra epoca.Questa idea persevera quella fiducia positivistiva nella scienza che troverà comunque la soluzione ad ogni cosa, se osservi bene non abbiamo fatto altro che sostituire alla Divina Provvidenza la Divina Tecnoscienza, forse tanto valeva lasciare al suo posto la Prima, che avremmo fatto meno danni.

IL secondo punto riguarda la sostenibilità economica di una nuova tecnologia, e quando parlo di sostenibilità economica non la intendo in termini finanziario-monetari ma in termini energetici. Mi spiego meglio, secondo i principi della Bioeconomia di Georgescu-Roegen che faremmo bene a prendere in considerazione, una tecnologia è come un forma vivente, affichè possa crescere e affermarsi deve essere anzitutto vitale, per dirla in breve una tecnologia fondata sul voltaico non dovrebbe essere anzitutto parassitaria di altre fonti di energia, dovrebbe garantire un flusso di energia sufficiente alla sopravvivenza degli stoks da essa dipendenti ovvero dovrebbe fornire energia sufficiente a garantire la sopravvivenza e il funzionamento di tutte le strutture materiali ed umane impegnate nella sua produzione, poi dovrebbe generare un surplus di energia per riprodurre altre strutture materiali ed umane che ne consentano la diffusione su larga scala. Mi pare che da qualche parte si sia tentato l' esperimmento di una piccola comunità che sia autosufficiente solo con l'energia fotovoltaica e non mi pare sia riuscito.

Ho appena letto di recente l'ottimo lavoro,che ti consiglio di Eric Laurent - La verità nascosta sul Petrolio- edito da Nuovi Mondi Media, la straordinaria analisi-indagine sul mondo del petrolio conferma senza ombra di dubbio le teorie dell'Oil Peak, anzi le conclusionei sembrano molto più pessimistiche di quanto sembrasse, in quanto emerge senza dubbio che sia le Compagnie e sia gli Stati porduttori hanno gonfiato artificialmente le riserve stimate, ma le sue conclusioni a proposito delle fonti rinnovabili sono ancora più amare, -... analizzando tutte le fonti rinnovabili, ci si trova nella situazione del giocatore di scacchi che continua ad esaminare tutte le mosse possibili per non ammettere di trovarsi di fronte allo scacco matto! - Così egli dice, io penso meno pessimisticamente che si troveranno delle soluzioni parziali, dei modelli economici su piccola scala più flessibili e meno vulnerabili, ma pensare un modello fatto di consumi frenetici, di movimenti frenetici, di diseguglianze sociali disumanizzanti, onestamente non lo ritengo possibile e forse neppure auspicabile.

Saluti sinceri

Tommaso Minisgallo


La mia risposta

Ci sono due elementi correlati nel problema che viene qui sollevato da Minisgallo; quella delle fonti rinnovabili e quella dei veicoli elettrici. Entrambe sono questioni importanti e che vanno approfondite. Evidentemente, i veicoli elettrici non hanno senso senza fonti rinnovabili; la domanda è se le fonti rinnovabili hanno senso.

Georgescu Roegen si era posto la domanda correttamente già ai suoi tempi; negli anni '70, ovvero: possono le fonti rinnovabili riprodurre se stesse come fanno le forme di vita biologiche? In tempi più recenti, il problema è stato definito in termini di "energia ottenuta per energia investita" (EROEI o EROI). Se un impianto di energia rinnovabile non produce più energia di quanta ne sia necessaria per costruirlo, manutenzionarlo e smantellarlo, allora evidentemente non ha senso.

Ai suoi tempi, Georgescu Roegen non aveva dati sufficienti per rispondere alla domanda; l'energia rinnovabile era ancora nella sua infanzia. Più tardi, negli anni '80, Odum dette una prima risposta negativa; era una risposta valida per la tecnologia dei suoi tempi, non per quella odierna. Oggi, l'analisi delle tecnologie esistenti ha permesso di dimostrare senza ombra di dubbio che le rinnovabili, intese come energia eolica, fotovoltaica e idraulica, sono autosufficienti, ovvero producono più energia nel corso della loro vita utile di quanta ne consumino. Questa conclusione non è necessariamente valida per le biomasse in tutte le condizioni. Questo è un argomento molto dibattuto ma il fatto che la resa energetica delle biomasse sia comunque molto bassa in confronto alle altre rinnovabili è un forte fattore in favore della trazione elettrica in contrasto con i biocombustibili.

La resa energetica (EROEI) di un impianto fotovoltaico è oggi dell'ordine di 8-10; quella di un impianto eolico intorno a 20-40, quella di impianti idraulici anche più grande. Nuove tecnologie all'orizzonte, come il kitegen o il fotovoltaico a film sottile, promettono valori anche molto superiori. E' possibile dunque concepire un mondo in cui le rinnovabili sono la fonte energetica principale, o anche l'unica. Il limite ultimo di energia che potrebbe essere prodotta con le rinnovabili è parecchie volte quello attuale; forse anche oltre 10 volte superiore. Un mondo del genere utilizzerebbe la trazione elettrica come la tecnologia naturale per tutto il trasporto. Incidentalmente, questo è un punto che Georgescu-Roegen stesso ha detto esplicitamente.

Va detto comunque che un limite c'è. La superficie disponibile per raccogliere la luce solare è limitata e non possiamo pavimentare tutto il pianeta con celle solari e neppure fermare i venti a furia di generatori eolici. Per questa ragione, un mondo basato sulle rinnovabili sarebbe molto diverso dal nostro. In particolare dovrebbe confrontarsi con i limiti minerali che ci troviamo davanti. Stiamo esaurendo le fonti minerali a basso costo energetico e questo ci porta ad avere la necessità di utilizzare sempre maggiori quantità di energia per l'estrazione ma, come abbiamo detto, ci sono dei limiti. Un mondo basato sulle rinnovabili è un mondo "magro", anche se meno magro di qualsiasi alternativa pensabile attualmente. E' comunque un mondo dove è vitale utilizzare le risorse con parsimonia e riciclare tutto in modo addirittura feroce.

Curiosamente, queste caratteristiche delle rinnovabili fanno si che siano oggetto di critiche dai due estremi dello spettro politico-ambientalistico. Il fatto che siano una sorgente di energia abbondante scatena la reazione negativa dei ruralisti, dei doppiovetristi e dei secchiobuchisti (quelli che sostengono che l'unica priorita sia "tappare i buchi del secchio") che hanno paura che le rinnovabili siano un puntello per il mondo consumista-plutocapitalista-centrocommercialista che detestano profondamente.

Dall'altra parte, il fatto che le rinnovabili siano una tecnologia che porterà comunque a dei cambiamenti profondi scatena le ire dei dinofossilisti (dinosauri dei combustibili fossili) quattroruotisti e autostradisti che non concepiscono cambiamenti a un mondo basato sulle autostrade e sulle automobili. Vorrebbero che rimanesse esattamente com'è e si rendono conto pefettamente che le rinnovabili non possono sostenerlo.

Ma non saranno le nostre sciocche diatribe a cambiare le cose. A lungo andare, il mondo follemente sprecone attuale non può essere sostenuto da nessuna tecnologia; è destinato a sparire. Un mondo basato sulle rinnovabili è perfettamente possibile. Sarà molto diverso dal nostro, ma, io credo, sia una cosa a cui possiamo mirare concretamente e, se riusciamo ad arrivarci, potrebbe essere un bel mondo in cui vivere. Non sarebbe un ritorno al mondo rurale dei nostri antenati, ma ne avrebbe alcune delle caratteristiche, quali il basarsi sulla produzione di energia sparsa sul territorio.

Non è detto però che ci arriveremo. E' altrettanto possibile che ci troveremo di fronte a un declino talmente rapido dei combustibili fossili che non saremo in grado di investire a sufficienza nelle rinnovabili, il che ci porterebbe a un declino traumatico con sofferenze terribili per tutta l'umanità. Qui si innesta il discorso dei veicoli elettrici come un "ponte" per ridurre il trauma della transizione. Ci sono diversi fattori che rendono i veicoli elettrici interessanti in questo senso; uno è quello di essere dei naturali serbatoi di energia per le rinnovabili attuali, che hanno scarse possibilità di immagazzinamento. Trazione elettrica e energie rinnovabili possono innestare un circolo virtuoso economico che darebbe un ulteriore spinta al decollo delle rinnovabili.

Un altro punto in favore della trazione elettrica è la capacità di sostenere un minimo di trasporto in una situazione di carenza di combustibili. A breve scadenza rischiamo di trovarci di fronte a una condizione in cui il trasporto su strada diventerà una prerogativa dei militari, delle emergenze, e di chi se lo può permettere. Molti di noi rischiano di trovarsi tagliati fuori anche dalla possibilità di fare la spesa. Il trasporto elettrico in questo caso non va inteso come lasciare tutto come sta, con le SUV e gli ingorghi stradali, ma come un modo di mantenere un po' di mobilità a costo ragionevole per i poveri cristi che, perlomeno in una fase transitoria, non possono farne a meno e che non potranno più permettersi veicoli a combustione interna.

Infine, anche su orizzonti temporali immediati, la trazione elettrica ci offre una capacità concreta di ridurre l'inquinamento da polveri nelle nostre città. Questo è un problema sanitario gravissimo che sta facendo danni immensi a tutti noi. Abbiamo una soluzione per risolverlo, il trasporto elettrico, che funziona e che possiamo adottare adesso. Non farlo è semplicemente follia criminale.

In sostanza, parlare di veicoli elettrici non ha nulla della fuga in avanti di quelli che cercano disperatamente qualcosa per mantenere le cose come stanno. Idrogeno, etanolo, biodiesel, qualsiasi cosa che possa bruciare in qualche modo, che ci permetta di continuare a dipendere dalle nostre tanto beneamate scatolette di ferro su ruote come abbiamo sempre fatto. Ma niente rimane mai come era prima; il mondo cambia a velocità folle e il nostro tentativo di piantare i piedi per terra per tenerlo fermo è destinato all'insuccesso. La corsa della regina rossa è persa in partenza, per quanto si affanni non riuscirà a rimanere ferma dov'è. Sarà spazzata via - l'unica incertezza è in quanto tempo.

Parlare di veicoli elettrici vuol dire parlare di un cambio di paradigma e di qualità che ci avvicina a un mondo veramente sostenibile. Non sappiamo se riusciremo ad arrivarci, ma almeno facciamo il tentativo.




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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sa che dovremo rileggerci il "Ciclo della Fondazione" di Asimov.

E poi sperare di trovare un Hari Seldon.

Ugo Bardi ha detto...

L'abbiamo avuto. Si chiama Jay Wright Forrester, autore di "World Modelling" e padre spirituale del gruppo che scrisse "I LImiti dello Sviluppo" del 1972. L'abbiamo ancora, in effetti, è un vecchietto arzillo di più di 80 anni che ancora risponde alle email. Il problema è che non gli abbiamo dato retta

Anonimo ha detto...

interessante...beh credo che con le auto elettriche si possa far qualcosa in più che la spesa...potrebbero diventare veramente un'alternativa...la tesla car è un esempio di quali siano le potenzialità dell'auto elettrica...
possiamo indicare la tesla car come la Ferrari delle auto elettriche...ma non credo sia utopia immaginare delle auto elettriche dotate di una speciale carrozzeria in grado di assorbire energia solare e sostenere ulteriormente (alla rete elettrica) la batteria quando la macchina e in movimento e ferma...