Uno scorpione doveva attraversare il fiume, ma non sapendo nuotare, chiese aiuto ad una rana di farlo salire sulla sua schiena e portarlo sull'altra sponda. La rana inizialmente rifiutò per paura di essere punta mortalmente durante il guado, ma poi si lasciò convincere dallo scorpione che promise di non pungerla perché altrimenti sarebbe morto affogato anche lui. Così la rana, convintasi della sensatezza dell'obiezione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.
A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso, e capì di essere stata punta. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese allo scorpione perché si fosse comportato così irrazionalmente. "Perché sono uno scorpione..." rispose l’altro, "E' la mia natura".
Ho pensato a questo splendido apologo quando ho letto la protesta delle regioni ed enti locali italiani contro la manovra economica del governo che ha sensibilmente ridotto i trasferimenti dello Stato al trasporto pubblico locale. In questo caso la rana sarebbe rappresentata dallo Stato in tutte le sue articolazioni, che si è messo sul groppone le aziende di trasporto pubblico finanziandone i deficit colossali in cambio di una promessa di miglioramento delle prestazioni gestionali ed economiche del servizio che non potranno mai essere mantenute per la natura stessa della modalità del trasporto pubblico nelle aree urbane italiane, prevalentemente su gomma.
Parafrasando l’apologo della rana e dello scorpione, se lo Stato chiedesse ad un autobus perché continua a costare così tanto, l’ipotetico autobus parlante dovrebbe rispondere “Perché sono un autobus, è la mia natura.”
Infatti, come ho scritto in questo mio precedente articolo, la struttura intrinseca del trasporto pubblico su gomma, caratterizzata da scarsa qualità e confort del servizio, bassa capienza dei mezzi, commistione con il traffico privato, fa sì che le aziende non riescano mai a coprire con i ricavi della vendita dei biglietti, più del 30% dei costi operativi, costringendo le Regioni a finanziare con risorse pubbliche il restante 70%. Per questo, era prevedibile che, di fronte ad esigenze sempre più pressanti ed ineludibili di riduzione del debito pubblico, prima o poi la scure sarebbe calata anche sui finanziamenti del trasporto pubblico locale, obbligando le aziende a scegliere tra due soluzioni entrambe spiacevoli, l’aumento del costo dei biglietti o il taglio dei servizi.
Come ho indicato nello stesso articolo l’unica soluzione per migliorare i conti del trasporto pubblico nei centri urbani sarebbe quella di riconvertirlo alle modalità su ferro (tram, tram – treni), in grado di elevarne le prestazioni gestionali sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. I paesi europei che lo hanno fatto da tempo non sono costretti come l’Italia a rischiare pesanti tagli nel trasporto pubblico e alcuni, come la Germania, addirittura chiedono alle ferrovie di devolvere una parte dei propri utili alle manovre di riduzione del deficit statale.
Nel nostro paese invece, si continua a investire sulla gomma anche nel trasporto pubblico. In particolare, negli ultimi tempi stiamo assistendo in molte città al fiorire di fantasiosi progetti infrastrutturali che utilizzano mezzi denominati impropriamente tram su gomma (in realtà si tratta di filobus a guida vincolata), del tutto avulsi dalle esperienze europee più avanzate nel campo dei trasporti e inefficaci a superare i limiti strutturali dei mezzi pubblici su gomma.
A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso, e capì di essere stata punta. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese allo scorpione perché si fosse comportato così irrazionalmente. "Perché sono uno scorpione..." rispose l’altro, "E' la mia natura".
Ho pensato a questo splendido apologo quando ho letto la protesta delle regioni ed enti locali italiani contro la manovra economica del governo che ha sensibilmente ridotto i trasferimenti dello Stato al trasporto pubblico locale. In questo caso la rana sarebbe rappresentata dallo Stato in tutte le sue articolazioni, che si è messo sul groppone le aziende di trasporto pubblico finanziandone i deficit colossali in cambio di una promessa di miglioramento delle prestazioni gestionali ed economiche del servizio che non potranno mai essere mantenute per la natura stessa della modalità del trasporto pubblico nelle aree urbane italiane, prevalentemente su gomma.
Parafrasando l’apologo della rana e dello scorpione, se lo Stato chiedesse ad un autobus perché continua a costare così tanto, l’ipotetico autobus parlante dovrebbe rispondere “Perché sono un autobus, è la mia natura.”
Infatti, come ho scritto in questo mio precedente articolo, la struttura intrinseca del trasporto pubblico su gomma, caratterizzata da scarsa qualità e confort del servizio, bassa capienza dei mezzi, commistione con il traffico privato, fa sì che le aziende non riescano mai a coprire con i ricavi della vendita dei biglietti, più del 30% dei costi operativi, costringendo le Regioni a finanziare con risorse pubbliche il restante 70%. Per questo, era prevedibile che, di fronte ad esigenze sempre più pressanti ed ineludibili di riduzione del debito pubblico, prima o poi la scure sarebbe calata anche sui finanziamenti del trasporto pubblico locale, obbligando le aziende a scegliere tra due soluzioni entrambe spiacevoli, l’aumento del costo dei biglietti o il taglio dei servizi.
Come ho indicato nello stesso articolo l’unica soluzione per migliorare i conti del trasporto pubblico nei centri urbani sarebbe quella di riconvertirlo alle modalità su ferro (tram, tram – treni), in grado di elevarne le prestazioni gestionali sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. I paesi europei che lo hanno fatto da tempo non sono costretti come l’Italia a rischiare pesanti tagli nel trasporto pubblico e alcuni, come la Germania, addirittura chiedono alle ferrovie di devolvere una parte dei propri utili alle manovre di riduzione del deficit statale.
Nel nostro paese invece, si continua a investire sulla gomma anche nel trasporto pubblico. In particolare, negli ultimi tempi stiamo assistendo in molte città al fiorire di fantasiosi progetti infrastrutturali che utilizzano mezzi denominati impropriamente tram su gomma (in realtà si tratta di filobus a guida vincolata), del tutto avulsi dalle esperienze europee più avanzate nel campo dei trasporti e inefficaci a superare i limiti strutturali dei mezzi pubblici su gomma.