Il blog di ASPO-Italia, sezione italiana dell'associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas (ASPO)
venerdì, aprile 27, 2012
Un po' di paglia in fondo al dirupo
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lou del bello
Guest post di Dmitri Orlov su "Effetto Cassandra"
Traduzione a cura di Massimiliano Rupalti da Club Orlov
C'è un vecchio detto russo che dice: “Se avessi saputo dove sarei caduto, ci avrei messo sotto un po' di paglia” (“Знал бы, где упаду—соломки бы подостлал”). E' uno delle migliaia di detti che sono i depositari dell'antica saggezza popolare. Normalmente viene utilizzato per esprimere l'inutilità di tentare di anticipare l'inatteso. Qui, gli do un'accezione scherzosa, per sottolineare la follia del rifiuto di anticipare l'inevitabile.
martedì, aprile 24, 2012
Rischi petroliferi globali all'inizio del ventunesimo Secolo
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lou del bello
Articolo
apparso su The Oil Drum il 26 Marzo 2012.
Traduzione di Massimiliano Rupalti.
Questo è un guest post di Dean
Fantazzini (Scuola di Economia di Mosca, Università di Stato Mosca, Russia),
Mikael Höök (Università di Uppsala, Svezia) e Andrè Angelantoni (Post-Peak
Living, San Francisco, California). Questo articolo è stato precedentemente
pubblicato su Energy Policy, Volume 39, numero 12 del Dicembre 2011, pagine
7865-7873.
Riassunto:
L'incidente
della Deepwater Horizon ha dimostrato che la maggior parte del petrolio rimasto
è in profondità e offshore o in altri luoghi difficili da raggiungere. Inoltre,
ottenere il petrolio rimasto negli attuali giacimenti richiede ulteriori
attrezzature e tecnologia per le quali i prezzi sono più alti sia in capitale
sia in energia. A questo proposito, le limitazioni fisiche sulla produzione
sempre maggiore di petrolio sono evidenti, nonché che la possibilità che il
picco della produzione avvenga in questo decennio. Viene discussa brevemente
anche l'economia della domanda e offerta di petrolio, mostrando perché
l'offerta disponibile sia fissata sostanzialmente a breve e medio termine.
Inoltre, viene suonato un campanello
d'allarme per la recessione economica quando l'energia diventa una quantità
sproporzionata della spesa totale del consumatore. In questo contesto, vengono
richieste le pratiche di mitigazione del rischio da parte di governi ed
aziende. In quanto ai primi, una tempestiva educazione alla cittadinanza sul
rischio di contrattura economica è una politica prudente per minimizzare la futura
potenziale discordia sociale. In quanto alle seconde, tutte le operazioni
aziendali dovrebbero essere esaminate con l'obiettivo di costruire resilienza
e prepararsi per uno scenario in cui capitale ed energia sono molto più costosi
che in quelli Business As Usual.
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sabato, aprile 21, 2012
Terremoti nell’Ohio provocati dall’ “Hydraulic fracking” ?
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lou del bello
Testo di Guido Barone, con contributi di Silvie Coyaud, Luca Lombroso, Riccardo Reitano, Claudio Cassardo, Daniele Pernigotti e Stefano Caserini.
Pubblicato su Climalteranti
In Ohio la tecnica di estrazione del gas tramite acqua
pressurizzata, già sotto accusa per gli impatti sulle acque
superficiali, è stata associata all’aumento della frequenza di lievi
terremoti nelle zone circostanti. Un gas fossile che se utilizzato
aumenta ulteriormente la quantità di CO2 nell’atmosfera.
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sabato, aprile 14, 2012
Il petrolio è welfare
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lou del bello
Di Massimo Nicolazzi
Questo articolo fa parte del "Dossier Petrolio" dell'Ispi, di prossima pubblicazione.
Se aumenta il prezzo di barile di oro nero, non è facile stabilire chi ci guadagna. Si sa invece con certezza chi ci perde.
(Carta di Laura Canali tratta da Limes 2/06 "L'Italia presa sul serio")
Aumenta il prezzo del petrolio e ti chiedi chi ci guadagna. A prima vista verrebbe da dire quello che vende. Se però ci guardi meglio, la realtà ti si riflette un po’ più sfumata.
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giovedì, aprile 12, 2012
Carbone a Saline Ioniche: futuro sicuro?
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lou del bello
Di Silvano Molfese
Qualche settimana fa in TV ho visto che si proponeva la costruzione di una centrale a carbone della potenza complessiva di ben 1.300 MW a Saline Ioniche, nel comune di Montebello Ionico: la punta sud della costa calabra. L’ incontro sarebbe stato promosso dal comitato “Futuro sicuro” : tale denominazione mi ha ispirato il disegno ed anche queste righe.
Le preoccupazioni che pone una centrale termoelettrica a carbone riguardano l’inquinamento legato alle elevate emissioni di biossido di carbonio (CO2 noto al pubblico come anidride carbonica), gas climalterante; a ciò si aggiungono i problemi legati allo smaltimento delle ceneri prodotte nella combustione: infatti queste polveri contengono pericolosissimi elementi come arsenico, piombo, mercurio ecc. Chissà se i proponenti hanno un piano per lo smaltimento sicuro di queste scorie!
Le emissioni di CO2 sono pericolose perché con l’aumento delle temperature globali si stanno già innescando pericolosissimi effetti a catena; uno di questi è la fusione del permafrost: il metano che si trova lì intrappolato, sotto forma di idrati di metano, sta fuoriuscendo in grandi quantità dalla superficie dell'Oceano Artico. A tal proposito è significativo l’articolo “Scioccante: il ritiro del ghiaccio Artico rilascia gas serra mortali”.
Rammento che il metano è un gas serra 25 volte più potente del biossido di carbonio.
E’ doveroso ricordare che il riscaldamento globale ha segnato inequivocabilmente il 2010 quando in Russia bruciò una superficie a cereali estesa quanto un terzo dell’Italia! Andarono in fumo 40 milioni di tonnellate di cereali e con essi il nutrimento minimo di base per 100 milioni di persone: i prezzi dei cereali subirono un’impennata e ciò ha fatto aumentare vertiginosamente la fame per i più poveri. (*)
Un altro aspetto da considerare è l’ aggravio per la nostra bilancia dei pagamenti: l’Italia, non avendo giacimenti di carbone, dovrebbe importare questa materia prima.
Anche estrarre carbone è diventato qualcosa di spaventoso: ne parla Bardi nel libro “La Terra svuotata” quando cita la miniera di Garzweiler in Germania. Le foto sono eloquenti: questo escavatore è alto quanto un palazzo di trentadue piani.
Immagine ripresa dal sito tedesco: http://www.olivepixel.com/misc/beast/beast.htm
L’inghippo della borsa elettrica
Eppure in Calabria ci sono condizioni di insolazione senz’altro molto favorevoli: la radiazione solare media annua risulta di circa 1.600 kWh/ m2 : con rese del pannello fotovoltaico del 15%, una superficie a pannelli FV pari a 10.000 m2 fornirebbe 2,4 milioni di kWh all’anno!
In realtà la società che propone la costruzione di tale centrale termoelettrica mira ai soldi (molti) che guadagnerebbe con la borsa elettrica: il kWh, immesso in rete nelle ore di punta della domanda di energia elettrica, viene pagato fino a cinque volte e oltre il prezzo minimo delle ore fuori punta!
A questo proposito è significativa la nota scritta da Francesco Meneguzzo, “Il pericolo mortale delle fonti rinnovabili”
Ecco perché, nonostante gli incentivi al fotovoltaico e le favorevoli condizioni di insolazione, la società Repower preferisce rimanere attaccata al carbone.
Tutto ciò avviene mentre negli Stati Uniti c’è una moratoria di fatto sulle centrali a carbone in base a quanto riportato da Lester Brown .
Insomma possiamo concludere che il carbone porterebbe la desolazione.
(*) Lester R. Brown, 2011- Un Mondo al Bivio. Edizioni Ambiente
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lunedì, aprile 09, 2012
Il Club di Roma
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lou del bello
Di Daniela Pietropoli
Pubblicato su Blog Drome
Cliccando qui arriverete a un interessante video del Club of Rome, dedicato al picco del petrolioE' in inglese ma ha anche i sottotitoli in inglese e quindi è mediamente comprensibile.
Il Club di Roma conquistò l'attenzione dell'opinione pubblica con il suo "I limiti dello sviluppo" (12/03/1972) che ragionava sul fatto che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente petrolio, e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta.
Il libro originale si chiamava "the limits to growth" malamente tradotto in italiano come I LIMITI DELLO SVILUPPO (GROWTH vuol dire CRESCITA), è stato edito con lo scopo di fornire ai leader mondiali che si apprestavano a incontrarsi nella terza Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (aprile 1972 a Santiago del Cile) e soprattutto la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano (giugno a Stoccolma) degli strumenti concettuali assolutamente fondamentali per decidere il futuro dell’umanità.
L'ideatore fu Aurelio Peccei, torinese, alto dirigente Fiat, antifascista, fondatore dell'Alitalia, rimette in sesto l'Olivetti e fonda l'Italconsult. Un dirigende d'azienda, non un ecologista, cosmopolita e competentissimo fondatore e direttore in America Latina una delle più fortunate filiali estere della Fiat.
Alla fine degli anni ‘50 Peccei decide di dedicare una parte del suo tempo “alla riflessione sui bisogni e sulle prospettive umane” con la precisa volontà di fare qualcosa di concreto anche in questo campo.Il risultato è stato "The limits to growth", un libro odiato ubiquamente proprio perchè ebbe successo immediato.
Fanfani, seppure in modo superficiale, lo portò in Senato, ma dopo, già negli anni Ottanta, quelli della Milano da bere, il libro fu dimenticato nella ressa della crescita dei consumi, a cui seguirono negli anni Novanta l'apertura ai mercati dell'Est dopo la caduta del muro di Berlino e l'arrivo dei BRICS, principalmente la Cina. C'era ancora spazio di "crescita economica".
Nel dibattito che seguì l'uscita del libro (semplice da leggere) ci fu unanime ostracismo nei suoi confronti.In sintesi la Chiesa non lo sopportava perchè predicava la riduzione della natalità e così lo odiarono Indira Gandhi e altri leader; i capitalisti italiani con il Sole24ore non accettavano che le sue idee potessero ridurre i margini dei loro gaudagni per ridurre l'inquinamento che obiettivamente creavano su tutto l'ambiente (le chiamano esternalità, ovvero i guadagni sono loro e i rischi di tutti); la destra pseudo cristianfanatica lo odiava sempre per la questione della natalità oltre del fatto che avevano preso le sue tendenze come previsioni (adesso si può dire che le tendenze si sono verificate).
La sinistra, sia quella moderata e sia quella oltranzista, si fecero sopraffare dall'ideologia del buon operaio che salva l'ecologia, quando andava bene, mentre nel peggiore dei casi lo etichettarono un libro odioso perchè fatto da dirigenti d'azienda e da industriali e quindi il nemico.
L'Italia politica e intellettuale non comprese l'importanza del libro, un libro che dava prospettive sul futuro analizzando un presente già chiaramente in declino fin dagli anni sessanta. Gli anni settanta furono gli ultimi anni di vero dibattito democratico (Pasolini era lì), ma provinciale e con una visione corta del proprio futuro. L'Italia allontanò da sé un italiano geniale e competente come Peccei (nemo propheta in patria).
Io credo che si perse una occasione, importante per comprendere meglio l'evoluzione civile dell'Italia (e del Mondo, ma qui parlo dell'Italia). La mia generazione, nata nei sessanta, avrebbe avuto più occasioni di vivere in un mondo migliore e soprattutto avrebbero avuto più occasioni quelli nati dopo di me, nei settanta e ottanta e così via.
Capire dove il Mondo stava andando a quel livello di crescita indiscriminata sarebbe stato importante, avrebbero potuto essere prese decisioni in tempo, e non adesso con l'acqua alla gola. E non sono nemmeno sicura che le TESTE PARZIALI capiscano che siamo con l'acqua alla gola. Chi vuole saperne di più veda "I limiti dello sviluppo in Italia - cronache di un dibattito 1971-74 di Luigi Piccioni e Giorgio Nebbia" sul sito di Greereport, che ringrazio.
Pubblicato su Blog Drome
Cliccando qui arriverete a un interessante video del Club of Rome, dedicato al picco del petrolioE' in inglese ma ha anche i sottotitoli in inglese e quindi è mediamente comprensibile.
Il Club di Roma conquistò l'attenzione dell'opinione pubblica con il suo "I limiti dello sviluppo" (12/03/1972) che ragionava sul fatto che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente petrolio, e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta.
Il libro originale si chiamava "the limits to growth" malamente tradotto in italiano come I LIMITI DELLO SVILUPPO (GROWTH vuol dire CRESCITA), è stato edito con lo scopo di fornire ai leader mondiali che si apprestavano a incontrarsi nella terza Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (aprile 1972 a Santiago del Cile) e soprattutto la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano (giugno a Stoccolma) degli strumenti concettuali assolutamente fondamentali per decidere il futuro dell’umanità.
L'ideatore fu Aurelio Peccei, torinese, alto dirigente Fiat, antifascista, fondatore dell'Alitalia, rimette in sesto l'Olivetti e fonda l'Italconsult. Un dirigende d'azienda, non un ecologista, cosmopolita e competentissimo fondatore e direttore in America Latina una delle più fortunate filiali estere della Fiat.
Alla fine degli anni ‘50 Peccei decide di dedicare una parte del suo tempo “alla riflessione sui bisogni e sulle prospettive umane” con la precisa volontà di fare qualcosa di concreto anche in questo campo.Il risultato è stato "The limits to growth", un libro odiato ubiquamente proprio perchè ebbe successo immediato.
Fanfani, seppure in modo superficiale, lo portò in Senato, ma dopo, già negli anni Ottanta, quelli della Milano da bere, il libro fu dimenticato nella ressa della crescita dei consumi, a cui seguirono negli anni Novanta l'apertura ai mercati dell'Est dopo la caduta del muro di Berlino e l'arrivo dei BRICS, principalmente la Cina. C'era ancora spazio di "crescita economica".
Nel dibattito che seguì l'uscita del libro (semplice da leggere) ci fu unanime ostracismo nei suoi confronti.In sintesi la Chiesa non lo sopportava perchè predicava la riduzione della natalità e così lo odiarono Indira Gandhi e altri leader; i capitalisti italiani con il Sole24ore non accettavano che le sue idee potessero ridurre i margini dei loro gaudagni per ridurre l'inquinamento che obiettivamente creavano su tutto l'ambiente (le chiamano esternalità, ovvero i guadagni sono loro e i rischi di tutti); la destra pseudo cristianfanatica lo odiava sempre per la questione della natalità oltre del fatto che avevano preso le sue tendenze come previsioni (adesso si può dire che le tendenze si sono verificate).
La sinistra, sia quella moderata e sia quella oltranzista, si fecero sopraffare dall'ideologia del buon operaio che salva l'ecologia, quando andava bene, mentre nel peggiore dei casi lo etichettarono un libro odioso perchè fatto da dirigenti d'azienda e da industriali e quindi il nemico.
L'Italia politica e intellettuale non comprese l'importanza del libro, un libro che dava prospettive sul futuro analizzando un presente già chiaramente in declino fin dagli anni sessanta. Gli anni settanta furono gli ultimi anni di vero dibattito democratico (Pasolini era lì), ma provinciale e con una visione corta del proprio futuro. L'Italia allontanò da sé un italiano geniale e competente come Peccei (nemo propheta in patria).
Io credo che si perse una occasione, importante per comprendere meglio l'evoluzione civile dell'Italia (e del Mondo, ma qui parlo dell'Italia). La mia generazione, nata nei sessanta, avrebbe avuto più occasioni di vivere in un mondo migliore e soprattutto avrebbero avuto più occasioni quelli nati dopo di me, nei settanta e ottanta e così via.
Capire dove il Mondo stava andando a quel livello di crescita indiscriminata sarebbe stato importante, avrebbero potuto essere prese decisioni in tempo, e non adesso con l'acqua alla gola. E non sono nemmeno sicura che le TESTE PARZIALI capiscano che siamo con l'acqua alla gola. Chi vuole saperne di più veda "I limiti dello sviluppo in Italia - cronache di un dibattito 1971-74 di Luigi Piccioni e Giorgio Nebbia" sul sito di Greereport, che ringrazio.
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venerdì, aprile 06, 2012
Biocarburanti da risorse “rinnovabili”. Note sul biodiesel
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lou del bello
Di Rafael Iñiguez Sánchez,
riproposto da Antonio Turiel
SECONDA PARTE
(qui la prima parte dell'articolo)Il FAME, per il suo potere igroscopico, agisce come un emulsionante, formando una micro emulsione di acqua in tutto il sistema del combustibile. Inoltre, il FAME è molto sensibile all'ossidazione e rispetto al suo carattere biodegradabile è quasi il doppio del miglior gasolio fossile.
L'esposizione precedente che descriveva le proprietà igroscopiche del FAME, di fronte alla assenza di affinità con l'acqua del gasolio fossile, è dovuta all'intenzione di mostrare, in primo luogo, la facilità dell'aumento del contenuto d'acqua in maniera spontanea nel FAME in caso di esposizione all'umidità. Questo spiega la maggior quantità di acqua permessa dalla specifica della norma EN 14214 per la miscela di gasolio fossile con il biodiesel, di fronte alla quantità consentita per i carburante diesel fossili. Riassumendo, il biodiesel può assorbire fino a 40 volte più acqua del diesel fossile.
Il problema è che quando il contenuto di acqua è superiore a 60 ppm è possibile la comparsa di vita microbica nei carburanti diesel. E' per questa maggior facilità di contenere acqua che i FAME sono suscettibili di “soffrire” di contaminazione di funghi, lieviti e batteri (5) che si sviluppano nell'acqua e si alimentano del gasolio. Inoltre come è comune in questi esseri viventi, la riproduzione, in circostanze favorevoli, avviene solitamente per duplicazione, cioè esponenziale e, con alimenti a disposizione e adeguata temperatura, in un cicli riproduttivi molto brevi.
Il funzionamento normale di un motore diesel scalda il combustibile, poiché il circuito è il seguente: “la pompa di aspirazione succhia combustibile dal serbatotio attraverso una griglia filtrante che si trova all'estremità del tubo di aspirazione. Questo combustibile arriva attraverso un primo filtro che elimina le impurità più grosse che il gasolio porta in sospensione. In seguito la pompa lo manda al filtro del combustibile e da lì passa alla pompa di iniezione, che lo manda agli iniettori. La pompa di alimentazione lavora normalmente con pressioni intorno a 1-2 kg/cm2 e in quantità sufficiente, essendoci una valvola di scarico che regola le suddette pressioni, avendo una canalizzazione di ritorno per il combustibile in eccesso che torna indietro al serbatoio”. Una volta riscaldato dal suo passaggio nel motore, il carburante un brodo di coltura temperato perfetto in cui crescono e si estendono questi esseri microscopici, formando colonie e producendo residui di consistenza gelatinosa, infettando il gasolio e ricoprendo le pareti del serbatoio, i condotti ed i filtri. Inoltre, hanno un effetto corrosivo su alcuni metalli come l'alluminio e leghe d'acciaio e, a causa del loro stato gelatinoso, ostruiscono i circuiti del combustibile e gli elementi filtranti, generando perdite di potenza nei motori ed avarie che, se non vengono riconosciute in tempo, sono gravi e costose, soprattutto quelle causate dalla corrosione.
Questo tipo di problema, che prima del 2008 avveniva quasi unicamente nell'ambito delle imbarcazioni, si sta estendendo all'autotrazione, ma sta cogliendo di sorpresa gli utenti e meccanici che sistemano i sintomi con una pulizia, senza conoscerne realmente, in molti casi, l'origine: “Un essere essere vivente su un carburante di nuova formulazione che è più propenso ad ospitare vita e che gli fa da nutrimento. Inoltre se non c'è un trattamento con la 'medicazione', il problema si ripeterà periodicamente, poiché è solo questione di tempo ed i batteri torneranno a moltiplicarsi”.
Voglio precisare che con questo non invito ad essere 'tuttofare' e che risolviamo questi problemi facendo una celebrazione del 'do it yourself'; se leggete l'etichetta di un biocida commerciale a questo scopo, vi renderete conto che ci sono parecchie precauzioni da prendere per manipolare quei prodotti e che se, per esempio, il prodotto viene a contatto con la nostra pelle, dobbiamo andare da un medico. Fate molta attenzione.
Una menzione a parte meritano gli sfruttamenti agricoli che si alimentano in grandissima parte di gasolio e che sono molto suscettibili a questo problema, visto che le macchine agricole funzionano in modo stagionale, quindi il gasolio rimane immagazzinato e stantio per lunghi periodi di tempo. Se per caso si contaminasse un grande serbatoio, si 'contagerebbero' tutti i macchinari che alimenta, creando loro problemi nei cari e vitali sistemi di iniezione.
Sedimenti prodotti da microorganismi nel gasolio e filtri ostruiti
Corrosione in un serbatoio di alluminio causata da microorganismi
I FAME hanno anche detrattori per altri motivi, per esempio negli Stati Uniti l'associazione dei fabbricanti di motori si è lamentata di ciò che considerano un'incongruenza, dato che dopo anni di sforzi e costi in Ricerca e Sviluppo in efficienza e riduzione delle emissioni, l'utilizzo dei carburanti biodiesel li ha fatti retrocedere notevolmente per i problemi tecnici e le incompatibilità che si sono presentate nel funzionamento dei motori. Il documento seguente raccoglie queste lamentele (clic per ingrandire):
Nei forum di automobili di tutti i paesi che usano il biodiesel, si leggono numerose storie di problemi di utenti di veicoli diesel, soprattutto con motori moderni dotati di tecnologi elettronica e di alto rendimento, probabilmente a causa dell'uso di FAME, anche se in molti casi è dovuto a un cattivo uso, visto che ci sono produttori di automobili che nei propri manuali limitano l'uso dei FAME. A volte, la causa delle avarie sono le infestazioni descritte prima, cioè quelle causate da microorganismi. Altre avarie sono dovute al maggior potere ossidante dei FAME, il che da loro più potere solvente, attaccando ed ammorbidendo i giunti e le guarnizioni di gomma. C'è anche da annotare, come causa dell'apparizione di un maggior numero di avarie, alla riduzione del tenore di zolfo consentito nella miscela, che fungeva da lubrificante, fino a un massimo di 10 mg/kg e che dovrebbe essere compensato dal maggior potere lubrificante del FAME.
(clic per ingrandire)
Inoltre, la presenza di acqua normalmente può dare al carburante alcune proprietà di lubrificante minori, accorciando la vita delle parti in movimento. Ci sono svantaggi anche riguardo alla cottura degli iniettori e per la maggior diluizione del carburante, per cui si raccomandano cambi d'olio su periodi più brevi rispetto che col gasolio fossile.
Curiosamente, quello che le nuove tecnologie nei motori ottengono precisamente è di ridurre le emissioni aumentando l'efficienza. Tuttavia le avarie si presentano apparentemente perché sono più vulnerabili a questi cambiamenti di composizione dei FAME, per cui il loro uso deve essere il più scrupolosamente corretto possibile, secondo i costruttori di motori, il che diventa complicato per un guidatore medio.
L'industria dei biocarburanti è recente e la legge di Murphy ha fatto la sua apparizione. Al momento, alcuni fabbricanti di additivi stanno sviluppando e commercializzando prodotti per combattere le nuove minacce agli utenti di motori diesel (ed ai loro dolenti portafogli), con trattamenti di biocidi di ampio spettro, compatibili con la meccanica e che servono a prevenire e 'curare' queste infestazioni. Si possono anche usare additivi molto costosi per micronizzare l'acqua e così evitare che si annidino i batteri. Secondo fonti del settore, dall'introduzione della miscela del biodiesel, è molto aumentata la domanda dei prodotti biocidi per le automobili. Sicuramente, in poco tempo questa industria riuscirà a risolvere questi problemi (probabilmente con un rincaro dei prodotti), ma al momento è una cosa da risolvere.
Vale la pena citare che il bollettino dello che regola i biocarburanti, (http://www.boe.es/boe/dias/2006/02/17/pdfs/A06342-06357.pdf ), citava già espressamente la possibile presenza di acqua nelle installazioni di immagazzinamento della miscela di gasolio e biodiesel, poiché questa miscela è più propensa ad assorbire umidità ed a contenelrla disciolta. E' che la presenza di acqua è l'origine dei problemi di contaminazione biologica, corrosione e diminuzione della capacità lubrificante.
Raccomando anche la lettura del rapporto elaborato dalla AOP con la collaborazione tecnica di Deloitte, nel quale si ponevano 'gravi problemi' all'introduzione dei biocarburanti in Spagna, fra i quali le incompatibilità di molte delle motorizzazioni esistenti con miscele superiori al 5% di FAME. Inoltre, avverte che: “la sicurezza giuridica non è garantita visto che non vengono fissati alcuni requisiti concreti di qualità e non si assicura la corretta informazione al cliente finale”.
Cito anche il sunto del processo di fabbricazione del biodiesel, pubblicato dal membro del Dibattito sull'energia su Facebook, Armand Valeta Roig, il quale è ingegnere chimico di formazione e che lo ha descritto con il seguente paragrafo:
Reazione di transesterificazione
“I biodiesel sono esteri metilici di acidi grassi ottenuti per transesterificazione dei grassi vegetali (trigliceridi) mediante metanolo e un catalizzatore, per esempio metilato sodico. I sottoprodotti della reazione sono molto difficili da eliminare al 100% e tanto il metanolo residuale, l'olio che non ha reagito, la glicerina, così cme il metilato sono veleno per i motori, possono ossidarsi e provocare corrosione e scorie, inoltre contengono una certa quantità di umidità molto difficile da eliminare ed ora mancano solo i batteri anaerobici”.
Sapete già che se qualcosa può andare storto...
Con tutta questa esposizione ho solo voluto mostrare che lo sviluppo e l'introduzione di nuove soluzioni non è tanto facile come sembra, poiché appaiono problemi di difficile previsione e la cui risoluzione avrà un costo energetico supplementare e mostrerà i limiti dell'applicazione. In questo caso, dato il basso EROEI, se compaiono problemi risolvibili con un maggior consumo di energia, praticamente 'trasferisce' l'energia impiegata nella produzione al biodiesel elaborato, trasformandolo in un vettore energetico, non in una fonte di energia.
Non un buon equilibrio!
Rafael Iñiguez Sánchez,
Gennaio 2012.
Fonti e riferimenti seconda parte:
(5) http://www.boatwide.es/acatalog/Grotamar71_ES_BWSL.pdf
(6) http://www.wearcheckiberica.es/documentacion/doctecnica/combustibles.pdf
http://www.appa.es/descargas/una_obligacion_biocarburante_espana_mar07.pdf
http://www.marabierto.eu/noticias/grotamar-82-especial-biodiesel
http://www.acbiodiesel.net/docs/news/BOE_4_sep_2010.pdf (modificazione al 7%)
http://www.boe.es/boe/dias/2011/10/20/pdfs/BOE-A-2011-16468.pdf (desolforazione)
Norme di qualità del biodiesel
http://www.biodieselspain.com/2011/02/25/el-gasoleo-debera-contener-un-7-de-biodiesel/ (modificazione al 7%)
http://www.caminoseuskadi.com/Demarcacion/Actividades/Biomasa/Biocombustible
http://www.biocarburante.com /
http://www.ambisol.es/index.php?Tema=detallen&id=863
http://www.ambisol.es/index.php?Tema=detallen&id=765
http://biodiesel.com.ar/3067/biodiesel-en-espana-la-planta-de-biodiesel-de-linares-echa-el-cierre-tras-captar-24-millones-de-euros
http://www.biocarburante.com/biocombustibles-en-espana-informe-de-situacion/
http://www.wearcheckiberica.es/boletinMensual/PDFs/ESPECIFICACIONES_DEL_GASOLEO_Y_BIODIESEL.pdf
http://www.aop.es/informes/biocombustibles/Dossier_AOP_biocombustibles_version_final.pdf
http://www.boe.es/boe/dias/2008/10/14/pdfs/A41170-41175.pdf
http://www.mecarun.es/uploads/ANTI BACTERIAS para GASOIL%281%29.pdf
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martedì, aprile 03, 2012
I problemi del biodiesel: contaminazione batterica e guasti al motore
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lou del bello
Articolo di Rafael Íñiguez pubblicato su The Oil Crash il 20 Gennaio 2012.
Traduzione a cura di Massimiliano Rupalti.
Ecco qua il secondo post della miniserie sulla discussione dei problemi specifici legati all'uso del biodiesel, in questo caso uno abbastanza grave e ben documentato da Rafael Íñiguez.
Salu2,
AMT
Biocarburanti da risorse “rinnovabili”
Note sul biodiesel
PRIMA PARTE
Da qualche anno siamo soliti vedere, in alcune stazioni di servizio dei nostri paesi e città, colonnine etichettate come “Biodiesel”, la reazione alla loro vista è di approvazione, la differenza di prezzo non è tanta, però credere che facciamo del bene al nostro ambiente ci fa sentire meglio. Scegliere questa opzione implica l'uso di un carburante biodiesel o FAME (1), che si può consumare da solo o in una percentuale determinata (per esempio, B20= 20% FAME). Per questi prodotti la stazione di servizio ha l'obbligo di venderli con l'etichetta per fare in modo che il cliente possa verificare la compatibilità della concentrazione di FAME con il funzionamento del proprio motore. Comunque, anche se non utilizziamo l'opzione biodiesel, dal 2008 ( Ordine ITC/2877/2008 ) tutto il gasolio contiene per legge una percentuale di FAME mescolato al gasolio fossile. Questa percentuale è andata aumentando dalla sua istituzione fino al 7% attuale (2).
Traduzione a cura di Massimiliano Rupalti.
Ecco qua il secondo post della miniserie sulla discussione dei problemi specifici legati all'uso del biodiesel, in questo caso uno abbastanza grave e ben documentato da Rafael Íñiguez.
Salu2,
AMT
Biocarburanti da risorse “rinnovabili”
Note sul biodiesel
PRIMA PARTE
Da qualche anno siamo soliti vedere, in alcune stazioni di servizio dei nostri paesi e città, colonnine etichettate come “Biodiesel”, la reazione alla loro vista è di approvazione, la differenza di prezzo non è tanta, però credere che facciamo del bene al nostro ambiente ci fa sentire meglio. Scegliere questa opzione implica l'uso di un carburante biodiesel o FAME (1), che si può consumare da solo o in una percentuale determinata (per esempio, B20= 20% FAME). Per questi prodotti la stazione di servizio ha l'obbligo di venderli con l'etichetta per fare in modo che il cliente possa verificare la compatibilità della concentrazione di FAME con il funzionamento del proprio motore. Comunque, anche se non utilizziamo l'opzione biodiesel, dal 2008 ( Ordine ITC/2877/2008 ) tutto il gasolio contiene per legge una percentuale di FAME mescolato al gasolio fossile. Questa percentuale è andata aumentando dalla sua istituzione fino al 7% attuale (2).
Ciò è il risultato dell'applicazione delle politiche statali per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, per stimolare l'agricoltura e diminuire la dipendenza energetica dall'importazione che hanno la maggior parte dei paesi industrializzati dell'Unione Europea e in particolare della Spagna. Queste politiche hanno avuto inizio con la Direttiva 2003/30/CE del Parlamento Europeo del 8 maggio del 2003, per la promozione dell'uso dei biocarburanti, che aveva risvegliato grandi aspettative di affari per nuove imprese, le quali sono state incentivate con aiuti e infrastrutture da parte delle amministrazioni. Tuttavia, l'avventura non ha avuto grande fortuna e gran parte degli impianti di produzione hanno dovuto chiudere per mancanza di rendimento, soprattutto per lo svantaggio di fronte all'importazione dagli Stati Uniti o dall'Argentina , dove questi hanno il vantaggio delle sovvenzioni dei rispettivi paesi, ed alla tassa zero, che li esonera dal pagamento delle imposte per entrare nel nostro paese (in linea di massima fino alla fine del 2012), dando a queste importazioni condizioni di mercato molto vantaggiose. A causa di questa concorrenza, l'associazione dei produttori di energia rinnovabile (APPA) è arrivata a sollecitare che si incrementi progressivamente la percentuale di FAME fino al 15% entro il 2020 per dare così sfogo alla capacità produttiva dei nostri impianti. Questi sono i problemi che ha avuto, quelli che all'inizio sono stati previsti come la soluzione ai problemi energetici. Disgraziatamente niente è così facile ed il biodiesel, se mai può essere un aiuto, è “L'ultimo arrivato” e deve superare molte barriere.
In Spagna, più del 70% del parco automezzi è a gasolio e viene utilizzato anche dai trasportatori a causa del fatto che il motore diesel ha un rendimento maggiore rispetto al benzina ed anche perché c'è una differenza storica di prezzo a favore del gasolio. Una differenza che, con il nuovo fisco, è scomparsa. Questo determina che le caratteristiche fisico-chimiche del gasolio da fornire sono limitata dalla compatibilità con i milioni di motori esistenti in funzione e che per la maggior parte sono stati progettati per consumare gasolio fossile (petrodiesel) con la specifica tecnica EN 590 . Ora con l'obbligo dell'uso di miscele con biocarburanti, questi sono prodotti secondo la norma europea EN 14214 .
Questa norma EN 14214 è stata pensata in funzione del biodiesel da olio di colza, l'oleaginoso più produttivo nell'area del centro Europa, come per altre caratteristiche regionali. Anche a causa delle caratteristiche regionali, alcuni paesi mediterranei dove, per esempio, il girasole è la principale oleaginosa, sono state introdotte alcune modifiche alla norma, per stimolare la produzione di biodiesel dalle loro specifiche materie prime. Nel caso della Spagna, per esempio, è stato stabilito un limite massimo più alto nel valore dello iodio, e questo impedisce la sua commercializzazione in altri paesi europei dove sono state adottate le specificazioni originali della norma.
Fra le normative dei paesi ci sono specifiche con differenze fondamentali dovute per esempio, a norme sulle emissioni o di protezione ambientale regionale o alle certificazioni richieste ai costruttori di motori.
Fra le specificazioni che più limitanti ci sono (3):
•Contenuto di Zolfo: il limite di questo parametro dipende dalla legislazione settoriale sull'inquinamento atmosferico che nella UE si basa sui requisiti stabiliti legalmente per il diesel fossile.
•Funzionalità nei climi freddi: il punto di fusione ed il comportamento a bassa temperatura delle materie prime che si possono usare nella produzione di biodiesel. I limiti di questo parametro sono principalmente basati sulle condizioni climatiche della regione.
•Numero di cetano: il limite di questo parametro dipende dalle specificazioni per il diesel convenzionale nella norma europea EN 590. Il limite europeo per i costruttori di motori è certificato con il minimo di 51, stabilito anche per il biodiesel. Questo standard dipende dalle materie prime usate nella sua produzione.
•Stabilità rispetto all'ossidazione: il biodiesel si degrada con maggior facilità del diesel fossile a causa della sua composizione chimica. La stabilità rispetto all'ossidazione è un parametro fondamentale per assicurare il corretto funzionamento nei motori, così come per l'immagazzinamento e la distribuzione.
•Contenuto di mono-, di-, e trigliceridi: la norma europea stabilisce limiti individuali sul contenuto di questi composti, così come per la glicerina totale. Questi parametri e la glicerina libera, dipendono dal processo di produzione.
•Densità: la densità del biodiesel è generalmente maggiore di quella del diesel fossile. Questa proprietà dipende, nel caso del biodiesel, dalla sua composizione. I limiti della normativa europea per questo parametro comportano alcuni requisiti più restrittivi sulle materie prime utilizzabili per la sua elaborazione.
• Viscosità cinematica: questa proprietà è maggiore nel caso del biodiesel che in quello fossile e in alcuni casi a bassa temperatura il biodiesel si può trasformare in un prodotto troppo viscoso e addirittura solidificarsi. E' la classe più restrittiva in europa di questo standard e comporta limitazioni alle possibili materie prime utilizzabili nella sua produzione.
•Indice de IODIO: questo parametro misura l'insaturazione (4) totale esistente in una miscela di materie grasse, senza tenere in considerazione le percentuali relative fra i composti mono e poli-insaturi. Questo comporta una restrizione importante in quanto alle materie prime utilizzabili per la produzione di biodiesel.
•Estere metilico dell'acido linolenico ed esteri metilici polinsaturi: i limiti applicati nella norma europea sul contenuto di questi tipi di composti possono comportare l'esclusione di determinate materie prime. Una caratteristica essenziale della specificazione tecnica europea, la già citata EN 14214, è che si applica soltanto agli esteri metilici di acidi grassi (FAME) e un'altra è che stabilisce le specifiche tecniche tanto per il gasolio risultante dalla mescola di FAME e diesel fossile quanto per la componente FAME pura (B100).
Se si guarda al sesto gruppo della tavola superiore, vediamo che la quantità di acqua ammissibile è di 500 ppm. Ciò è dovuto al fatto che il FAME è igroscopico è la sua solubilità di acqua è superiore a 5.000 ppm. Per contro, il gasolio fossile ha una specifica di contenuto massimo di acqua di 200 ppm e la sua solubilità di acqua è soltanto da 60 a 80 ppm.
NOTE
(1) FAME, abbreviazione di “Fatty Acid Methyl Esther”.
(2) B7, e obbiettivo B10.
(3) Tripartite Task Force: Brazil, European Union & United Estates of America 2007. “White Paper on Internationally Compatible Biofuel Standards”.
(4) Il grado di insaturazione di un grasso, questo è il numero di doppi collegamenti, normalmente si esprime in termini di “indice iodio del grasso”.
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