sabato, marzo 29, 2008

Nuove tecnologie energetiche

E così siamo arrivati al quinto anniversario della fondazione di ASPO-Italia (formalmente istituita nel Marzo 2003). In cinque anni, sono successe molte cose. Il prezzo del petrolio si è deciso a sfondare il mitico tetto dei 100 dollari al barile proprio in corrispondenza con il nostro anniversario, quasi una celebrazione. Abbiamo oggi circa 80 soci ufficiali, un sito internet (http://www.aspoitalia.net/), un blog (http://www.aspoitalia.blogspot.com/) e una lista di discussione "petrolio" (http://tech.groups.yahoo.com/group/petrolio/). Abbiamo organizzato il quinto convegno di ASPO-Internazionale a Pisa nel 2006, il nostro primo convegno nazionale a Firenze nel 2007 e programmiamo il secondo convegno a Torino il 3 Maggio. Il tutto ha avuto un discreto successo e crea un grande movimento di discussione e di informazione.

Ma il successo non ci deve illudere. Siamo in un periodo di grandissimi cambiamenti, forse troppo. Comunque, dobbiamo tenere duro e continuare. Soprattutto, dobbiamo adattarci ai cambiamenti, chi si ferma è perduto. Così, siamo una fase di revisione del nostro sistema di comunicazione.

Come avrete notato se seguite un po' la nostra attività, ASPO-Italia ha più o meno tre "anime"

1. Studi sulla produzione di risorse minerali, in particolare petrolio e combustibili fossili.
2. Studi sulle tecnologie alternative ai combustibili fossili, in particolare rinnovabili.
3. Riflessioni sul postpicco e le sue conseguenze umane, politiche e sociali

Queste tre anime di ASPO-Italia sono strettamente correlate fra di loro, ma anche ben distinte. Non tutti quelli che si occupano di energie rinnovabili sono interessati al petrolio e viceversa. Allo stesso tempo, la vena un po' catastrofista delle nostre riflessioni sul postpicco non è gradita a tutti.

Nella pratica, riflessioni e commenti su tutti e tre gli argomenti sono buttati dentro il sito, blog e gruppo di discussione senza troppo pensarci sopra. Questo non va molto bene. Più di uno si è lamentato della confusione e, per quanto riguarda il forum "petrolio," dell'eccessivo numero di messaggi.

Perciò, stiamo ragionando su una migliore strutturazione dei nostri siti e gruppi; cercando di separare le tre anime in tre filoni distinti di informazione. Non è detto che ci si riesca, gruppi, blog e siti hanno una loro dinamica interna che spesso si ribella ai tentativi di gestione dall'alto. Per cui, tutto quello che facciamo sono solo dei tentativi basati su una filosofia "darwiniana". Se funzionano, li teniamo, sennò spariranno senza far danni.

Quindi, la prima azione che stiamo cercando di fare è quella di separare la parte più strettamente tecnica della nostra discussione in un sito/blog/gruppo specifico. Questa parte è quella che si occupa principalmente di energie rinnovabili, ma anche di efficienza e pianificazione energetica.

Per cominciare, il nostro Giulio de Simon ha costituito un gruppo di discussione Yahoo intitolato "Nuove Tecnologie Energetiche" (abbreviato a NTE) che trovate fra i link in alto a destra del blog e anche a

http://it.groups.yahoo.com/group/nuovetecnologieenergetiche/

Vi invito a iscrivervi a questo gruppo; tenendo conto che è riservato a discussioni di tipo tecnico sulle tecnologie energetiche.

Attenzione! NTE non è - assolutamente - un sito solo per specialisti, ma è un sito per tutti, specialisti e non specialisti, dove chi non è specialista può domandare agli specialisti chiarimenti e spiegazioni sulle varie tecnologie.

E' un primo passo verso una migliore strutturazione dell'informazione che creiamo. Vediamo se ha successo e poi proseguiremo.

giovedì, marzo 27, 2008

Paura di volare - parte II

La situazione dell’Alitalia continua a interessare le pagine dei giornali. Nel merito della trattativa per la vendita della compagnia di bandiera ho già espresso la mia opinione in un precedente articolo. In questa sede intendo porre in evidenza un aspetto completamente trascurato dai vari commentatori che però, alla luce dell’evoluzione dei prezzi del petrolio, rappresenta un elemento di valutazione strategica di grande rilevanza: il costo dei carburanti. Attualmente, stando alle informazioni apparse sul “Riformista” del 25 marzo scorso, “Secondo i dati forniti allora da Cimoli (ex Presidente e amministratore delegato di Alitalia ndr) quando il petrolio valeva ancora meno della metà di oggi, ma continuava a crescere, il carburante era già costato ad Alitalia 485 milioni di euro nel 2002, 460 milioni nel 2003, 580 milioni l’anno successivo e 850 milioni nel 2005. L’anno dopo, nel 2006, il costo per il carburante è salito ulteriormente, sfiorando il miliardo (990 milioni). E stando all’ultima semestrale, che riporta una spesa assestata già a 464 milioni di euro a metà del 2007, facile prevedere che alla fine dell’anno scorso, con l’impennata di novembre – dicembre del greggio, fino a quota 100 dollari al barile a fine anno, il costo raggiunga quota 1 miliardo… Del resto, tra i motivi citati la scorsa settimana dall’amministratore delegato di Air France, Jean Cyril Spinetta, per giustificare il peggioramento dell’offerta per Alitalia rispetto a dicembre, c’è proprio l’apprezzamento del petrolio. La situazione di Alitalia – ha detto durante la conferenza stampa a Roma – in tre mesi è ulteriormente aggravata. Il petrolio è oltre 100 dollari. Alitalia perde 40 milioni di euro. Non avendo coperture, paga il petrolio a prezzo di mercato.”
Nel frattempo, la Ryanair congela gli stipendi a 36 top manager. In una dichiarazione a “Repubblica”, l’amministratore delegato Michael O’Leary ha affermato che “I prossimi mesi saranno molto duri, siamo nel mezzo di un massiccio programma di riduzione dei costi”. Ryanair ha stimato per il prossimo anno fiscale un possibile calo del 50% dell’utile netto per via dell’aumento nei costi del carburante. Per compensarne l’impatto la società vuole tagliare le spese per 400 milioni di euro.
Come si vede, quindi, la crisi dei prezzi petroliferi sta cominciando a colpire pesantemente le compagnie aeree, anche quelle considerate più competitive sul mercato. E la possibile prospettiva di una crescita continua ed esponenziale dei prezzi del petrolio non fa che aggravare questo quadro.
Alla luce delle precedenti considerazioni, la scelta di vendere Alitalia al primo gruppo mondiale del settore, Air France – Klm, in grado maggiormente di assorbire le pesanti fluttuazioni dei prezzi dei carburanti, appare anche da questo punto di vista obbligata.

I locali? Sempre più pieni


created by Luca Lombroso


A proposito di ristoranti pieni o meno, l'esperienza che fatto un venerdì sera è stata sicuramente eloquente di come nell’era della crisi climatica e del post-picco “lo spettacolo deve continuare”.

L’occasione era uno dei consueti riti del ritrovo "scapoli e ammogliati" della compagnia di gioventù, riservato rigorosamente ai maschi. Gli ultimi appuntamenti li avevo mancati per impegni vari, ieri sera invece sono stato prelevato quasi a forza ma vi assicuro che ne val la pena, apre gli occhi (semmai ce ne fosse bisogno), anche per quanto portiamo avanti come ASPO pensiero.

Il locale è un vecchio ristorante tradizionale, sulle colline modenesi, trasformato in un moderno risto-disco-bar. Si arriva, si entra nel parcheggio fra SUV, Porsche e monovolumi giganti; 3-4 "geometri" in divisa fosforescente, paletta e ricetrasmittente aiutano a parcheggiare. Vista spettacolare del famigerato comprensorio ceramico, quello che consuma quasi 2 miliardi di metri cubi di gas e che pensa che il futuro sia ancora in strade e mattonelle. Si gode di uno splendido panorama sull’inquinamento luminoso straordinario di questa città diffusa, sembra giorno, ma non si vede la "nube grigia" di smog della Valpadana perchè ci siamo probabilmente dentro.

Entrata, col metodo della lista: l'organizzatore della serata aveva intortato tempo fa una “PR” che gli ha tenuto un tavolo, altrimenti si sta in fila fuori, al caldo o freddo, appena riparati dalle intemperie, in attesa che un tizio auricolare nell’orecchio decida se e chi entri. Non c'erano, come in altri casi i funghi riscaldatori: segno del marzo già mite? Ma la prova del global warming sono le pance fuori, con malcelate lamentele del freddo, e i fondoschiena tatuati da cui erge un pezzo di perizoma.

Faccio un passo indietro nel racconto: dei 10-12 soliti ci ritroviamo solo in 5, ma andiamo con 3 auto. sembra Fantozzi, con 12 taxi in 9 persone. Molte quindi defezioni per cause varie: mal di pancia, figli malati, moglie a una analoga cena… e forse il costo, si il costo: nessuno lo ammette ma le ultime volte i mugugni per la spesa giustamente non mancavano. Ho con me un amico carissimo ormai edotto e cosciente della crisi climatica e del picco del petrolio e nel tragitto parliamo di queste cose, del clima, del caldo precoce con le fioriture e del petrolio alle stelle.

Entriamo, tavolate da 20-30 40 persone, ci saranno almeno 300 coperti, forse 400, fra luci, fari, musica ancora soft ma chiaramente pronta ad esplodere. Le cene vanno dal semplice divertimento al compleanno, addio al celibato o nubilato, laurea, e forse pensione... per fortuna comunque senza degenerazioni di altri locali con cene erotiche, lap dance e similari, tutto sommato un posto “tranquillo” per questi tempi.

Il pensiero va subito ai consumi di un mostro simile, stimo che ogni ora faremo fuori almeno 50 kW, o forse il doppio e in una serata il contributo serra supera sicuramente il quintale, ovvero le emissioni annue di un abitante del CIAD o del Burkina Faso.

Decido comunque di rilassarmi un po' e di divertirmi con gli amici, si mangia una pizza fra la musica che sale, le urla, le luci psichedeliche e stroboscopiche, la gente è di tutte le età, non giovanissima ma la fascia va comunque dai 25 ai 50 abbondanti. Mi torno però a chiedere quanti sanno del picco, quanti sono coscienti del problema climatico e della necessità di sobrietà. Non solo energetica ma anche.... alcolica. In bagno infatti ci sono distributori di alcol test a fianco di distributori di profilattici. Al che penso: ma se... soffio l'alcol test col profilattico?

Non credo che nessuno dei presenti abbia problemi a tirare fine mese, o se ce l'ha non lo dà certo a vedere. Anzi in occasioni simili ho provato a intavolare discorsi sui temi ASPO e la risposta andava dal chi se ne frega al, “si, ma non chiedetemi di rinunciare a divertirmi dopo una settimana di lavoro”.
E francamente non mi sento di dargli del tutto torno. Uno dei miei amici è una "razza in via di estinzione" o, come si definisce lui "fa il lavoro più vecchio del mondo". Ovvero, il metalmeccanico. Salda pezzi di ferro tutta la settimana, unico Italiano e ancor più in dettaglio modenese fra immigrati extracomunitari che interrompono la catena di montaggio per pregare nel Ramadah.
Ma conosco anche di persone che di mestiere fanno il taglia-vena a galline in stabilimenti industriali: le galline vive scorrono veloci e con una forbicina viene recisa la vena nel collo, e poi spennate istantaneamente in soffi di acqua bollente e vapore: che prospettiva di vita può avere, che gliene può fregare del picco, che conoscenza può avere uno che taglia il collo a galline tutto il giorno per rinunciare a tutto questo?

Accenno nelle chiacchierate e discussioni a qualche frecciata sul clima, a qualcuna sul costo del petrolio, ma gli argomenti prediletti sono l'oroscopo, l'abbinamento cravatta-camicia dell'amico don Giovanni, e simili. Ovvio. Allora scatto un po' di foto e faccio qualche filmatine pensando a questo.

Continua la festa, arriva la torta di un compleanno, candela gigante con scintille pirotecniche, portata da 5 cameriere succinte ognuna con torta. Spegne la candelona, regalo del locale ai festeggiati: buono sconto per un viaggio a scelta. La PR gli dice: dai, vai a Sharm!!

La musica si alza di volume, cedimento e ormai stufato, vado a casa, decido, ma chiaramente li si va avanti fino alle 4.
Conto per una pizza, bevande, fettina torta e caffè 22 Euro: 44000 vecchie lire per una pizza!!!
Con cena si superano tranquillamente i 30 euro per il cibo dei poveri di un tempo, le tigelle.

Usciamo in 2, gli altri restano, anzi arriva gente, in uscita timbrano la DRINK CARD, niente scontrino, e fuori si sta formando la coda all'aperto per entrare con un buttafuori-armadio (a proposito a Modena stanno organizzando un CORSO PER BUTTAFUORI PROFESSIONISTI) che squadra tutti.

Slalom in uscita fra SUV e coupé che entrano, ci saranno 200 auto, 2 conti: incasso non meno di 15-20000 euro, ma quanti scontrini o ricevute fanno non si sa. Non è azzardato stimare che fra auto, consumi, cibo ecc se ne siano andati 4-5 barili e altro che un quintale, forse una tonnellata di gas serra
Locali come questi nascono e chiudono anche in meno di 6 mesi, e infatti in rientro davanti a un altro locale simile, sorto in un capannone industriale, all'una di notte, lunga coda di attesa per entrare. Sempre al rientro a Maranello in centro città mi sorpassa un Ferrari nero con partenza da F1: ma Raikoonen non è al GP di Australia, oggi, penso?

Ma la serata è stata istruttiva: è questa la realtà del mondo, sembrava veramente il Titanic, l'orchestra che suona, tutti si divertono, ma la nave affonda e nessuno lo vuol sentire dire.

Al rientro con l'amico, agricoltore, parliamo di tutto e commentiamo e mi dice che non trova più concimi e che sono aumentati del 30% in un anno. E che il gasolio agricolo è raddoppiato in 2 anni, essendo esente da accise, il costo è aumentato praticamente quanto il petrolio.

E' qui però che bisognerebbe fare conferenze, convegni o perchè no show picco-climatici, forse un po' ci riderebbero su, un po' ci mediterebbero poi dopo.
I missionari vanno dove ci sono i pagani, o no?


[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno@alice.it. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]

lunedì, marzo 24, 2008

Cucina fotovoltaica in casa

La piastra riscaldante a induzione di casa mia, alimentata da energia fotovoltaica


C'è un concetto che è ben assodato nell'armamentario delle idee ambientaliste: quello che usare l'energia elettrica per il riscaldamento è - come dicono gli americani - un "no-no"; uno spreco che dovrebbe essere evitato a tutti i costi. Questa idea deriva da un ragionamento corretto nel contesto di una certa ipotesi. Ovvero, se dobbiamo usare il gas per generare energia elettrica, poi questa energia la dobbiamo trasportare a lunga distanza, e poi ritrasformare in energia elettrica per scaldare la resistenza di una stufetta, beh, ovviamente questo non ha senso. E' questa catena di inefficienze che ha generato il termine molto efficace di "strage termodinamica" per chi usa stufe elettriche per il riscaldamento. Molto meglio, in questo contesto, usare direttamente il gas per il riscaldamento, soprattutto se in caldaie efficienti o, meglio ancora, in cogenerazione.

Anch'io ero convinto di questa idea, tanto è vero che quando abbiamo cambiato la cucina in casa, qualche anno fa, mi ero sbattezzato per trovare un forno a gas che non si esisteva in vendita quasi da nessuna parte. Una volta trovato e montato, mi sono sentito molto "ecologico" ma, ripensandoci oggi, dopo che ho montato un impianto fotovoltaico a casa mia, sono proprio sicuro di aver fatto la cosa giusta? Non è invece che un forno elettrico alimentato da energia solare fotovoltaica sarebbe stato meno inquinante e meno costoso?

Il concetto del riscaldamento elettrico fotovoltaico mi ha incuriosito. Da quando ho l'impianto FV sono diventato molto cosciente dell'energia che consumo nelle varie attività di casa e mi sento molto stimolato a essere efficiente al massimo. Perciò, mi sono messo a fare qualche esperimento per vedere quali sono i metodi migliori per scaldare le cose in cucina.

Ovviamente, le antidiluviane piastre riscaldanti a resistenza non sono una buona idea. Tuttavia, l'ultimo sviluppo tecnologico in cucina è la piastra riscaldante a induzione; molto più efficiente. La piastra funziona secondo il principio, appunto, dell'induzione, ovvero scaldando oggetti metallici per mezzo del campo elettromagnetico generato da un solenoide. Ha il vantaggio che scalda unicamente il metallo. Se non c'è la pentola da scaldare, non funziona; ergo: nessuno spreco di energia. Se le comprate da incasso, le piastre a induzione sono molto care, ma quella che vedete in figura costa poco più di 50 Euro comprata su ebay.it. Messa alla prova, sembra funzionare una meraviglia, ma non basta la prima impressione, bisogna quantificare.

La piastra non permette una misura dell'energia utilizzata e per questo scopo mi sono procurato un misuratore di energia per elettrodomestici comprato su D-mail a una trentina di euro (vedete anche quello nella figura, in basso a destra). Non è che l'oggetto mi entusiasmi molto, il minimo che può misurare sono 10 Wh, che è un po' poco come sensibilità. Mi sto attrezzando per fare misure migliori, ma per queste misure in cucina dovrebbe andar bene anche questo.

Attrezzato con questi aggeggi, ho fatto un po' di misure comparative anche con i fornelli a gas e con il forno a microonde, scegliendo 500 cc di acqua come sostanza da riscaldare. Ho usato un pentolino d'acciaio da circa 600 cc, oppure una pentola più grande, oppure, per i test nel microonde, la stessa quantità di acqua l'ho messa in un'insalatiera di vetro. Per quanto riguarda i fornelli a gas, ovviamente l'energimetro di D-Mail mi serviva a poco, ma ho trovato su internet una taratura dei fornelli in kW dall'AEG . Non so se sono esattamente uguali ai miei fornelli, ma credo che siano misure standard per tutte le cucine.

Ecco i risultati. Non sono misure super-sofisticate, ma servono per dare un'idea.



Adesso vi dico che cosa deduco da questa prima serie di misure.

1. La piastra a induzione è, effettivamente, molto efficiente. Molto di più del gas, ed è anche più rapida. Possiamo fare un piccolo calcolo di efficienza ragionando che la capacità termica dell'acqua è di 4.2J/k/g, per scaldare 500 cc ci vogliono 168 kJ, ovvero 46e-3 kWh. Notate che la lettura di "50 Wh" sullo strumento che ho usato va letta come "55+/-5" per cui se ne conclude che riscaldare a induzione ha un'efficienza dell'ordine dell'80%. Niente male!

2. Notate che c'è una differenza nei risultati a seconda della forma e dimensioni della pentola. Sia l'induzione sia il gas fanno più fatica a scaldare una pentola più grande. Questo è abbastanza ovvio, dato che entrambi devono scaldare una massa di metallo maggiore.

3. C'è una notevole perdita di efficienza a scaldare una pentola piccola su un fornello a gas troppo grande. Molto del calore si disperde nell'aria.

4. Il forno a microonde è la cosa meno efficiente e più lenta di tutte per portare l'acqua all'ebollizione. In realtà, ho il dubbio che questo sia dovuto in parte al fatto che ho usato un recipiente non specifico per le microonde. Può darsi che molta energia sia finita per scaldare il recipiente. Ma è una questione accademica, dato che nessuno usa il forno a microonde per fare la pastasciutta.

5. In termini di costi (senza fotovoltaico), non c'è molta differenza fra gas e induzione. Prendiamo la tariffa attuale per l'energia elettrica di .12 euro per kW. Scaldare 500 cc con l'induzione, richiede .05 kWh, ovvero 0.006 euro (0.6 centesimi) in condizioni favorevoli. Con il gas piccolo, secondo i dati AEG, abbiamo una portata di 0.095 m3/h. Per 9 minuti, fanno 0.014 m3. Al prezzo attuale di 0.320 euro/m3 fanno 0.0045 euro (0.45 centesimi), leggermente meno dell'induzione. Ma se si scalda con la tariffa notturna (0.08 Eur/kWh) allora vince l'induzione. Se poi c'è il FV, ovviamente, non c'è confronto, l'induzione stravince.

6. In termini di emissione di gas serra, se c'è il FV, ovviamente, l'induzione stravince sul gas. In assenza di FV o usando la piastra di sera, è difficile dire. La piastra è molto più efficiente localmente (circa un fattore 3) del gas, ma bisogna considerare tutta la catena di produzione dell'energia elettrica. Quanti gas serra si emettono dipende dalla fonte primaria. Se è idroelettrica, per esempio, le emissioni sono zero. Se è a carbone, al contrario, le emissioni sono alte. Normalmente, l'energia elettrica che utilizziamo arriva da un mix del quale non possiamo conoscere la composizione. Bisogna un po' vedere dove e quando, ma la piastra a induzione potrebbe essere spesso migliore del gas anche per quanto riguarda l'emissione dei gas serra.

Ripeto che questi dati sono ancora provvisori e che mi sto attrezzando per fare delle misure più precise. Inoltre, i dati per il gas sono soltanto stimati e non misurati. Comunque, questa serie di dati, credo, è già sufficiente per rivoltare il concetto che vuole che il metano sia sempre più "ecologico" dell'energia elettrica per applicazioni termiche (non sempre il metano ti da una mano). Se usata con la tecnologia giusta, e soprattutto se generata dal sole, l'energia elettrica in cucina sembrerebbe spesso meno costosa, più rapida e più sicura del gas.

Ora, si tratta di vedere quanto queste considerazioni possono essere estese oltre la cucina dove, tutto sommato, di energia se ne usa abbastanza poca. Possiamo dire che se uno ha il fotovoltaico gli conviene tornare allo scaldabagno elettrico o, addirittura, alle stufette elettriche? Beh, qui non è detto. Un problema è che gli impianti elettrici delle case attuali non sarebbero in grado di reggere il carico di una casa "tutta elettrica". Allo stesso modo, un impianto fotovoltaico che sta su un tetto non sarebbe probabilmente in grado di reggere il consumo di una casa che usasse solo stufe elettriche a resistenza per il riscaldamento. D'altra parte, è anche vero che esistono dei sistemi di riscaldamento casalingo molto più efficienti delle resistenze elettriche. Mi sembra probabile che un sistema di riscaldamento basato su fotovoltaico e pompe di calore possa essere meno inquinante e meno costoso di un sistema tradizionale a caldaia e, forse, anche di un sistema a cogenerazione. Quest'ultimo, per quanto efficiente possa essere, dipende pur sempre dai combustibili fossili.

Tutte queste cose vanno studiate e quantificate, cosa che mi riprometto di fare quando possibile. Nel frattempo, teniamo conto che la faccenda "mai usare l'elettricità per il riscaldamento" si potrebbe rivelare una leggenda in molti casi.

(ringrazio Emilio Martines per i suoi suggerimenti a proposito della piastra a induzione e Corrado Petri per i suoi commenti a proposito di questa nota)


(nota scritta a posteriori: ho calibrato l'energimetro di D-mail con un'apparecchiatura più sofisticata disponibile all'università. I risultati sono buoni. L'apparecchietto a basso costo non ha una grande sensitività, ma le misure sono accurate. Posso quindi confermare i dati riportati in questo articolo.)

sabato, marzo 22, 2008

Energie Rinnovabili: alcune comparazioni


Nel diagramma sono riportate le densità energetiche in termini un po' esotici: lunghezze (in miglia) percorribili da un'utilitaria-tipo alimentata da un'unità di superficie (acre) dedicata esclusivamente a una certa forma di Energia Rinnovabile

Ci segnala il lettore Giovanni Galanti il seguente link


in cui si mette a confronto la "redditività energetica" di alcune forme rinnovabili.

Riporto di seguito la traduzione (a mia cura. Non essendo traduttore professionista, chi volesse approfondire le sfumature potrà riferirsi al link)



Molte persone si stanno entusiasmando alle varie tecnologie che utilizzano biocombustibili (di un tipo o di un altro) in sostituzione dei combustibili fossili, e che potrebbero rappresentare una soluzione nel breve termine.

Però, l'osservazione delle varie forme di produzione di Energia possibile fornisce una "vista" alle migliori direzioni per promuovere lo sviluppo di quelle più efficienti nel lungo termine.

Uno studio citato in EV World fornisce una comparazione tra diverse forme (sia agricole, che dirette), in termini di "miglia per acre" [di un ipotetico veicolo-sonda], con alcune informazioni che aprono gli occhi.

Nella parte bassa della scala (in alto nel grafico) troviamo il biodiesel da semi di soia, che può fornire solo 2.400 miglia per acre all'anno.

L'etanolo da mais è più efficiente di circa 6 volte, fornendo 18.000 miglia per acre all'anno. Ma a causa della relativa lentezza nella produzione di combustibili da piante, queste optioni sono ordini di grandezza al di sotto della produttività dei cosidetti "metodi diretti".

La stessa superficie può produrre 10 volte più energia dal vento (confrontando ad es. con l'etanolo): 180.000 miglia per acre all'anno. Ma sia l'etanolo che l'energia eolica impallidiscono di fronte al fotovoltaico, che può produrre più di 2 milioni di miglia di trasporto, sempre per acre all'anno.

Quanto detto non è finalizzato a mettere "fuori combattimento" i biocombustibili. Il costo di un acre ricoperto di moduli fotovoltaici è circa 100 volte superiore quello relativo all gestione di un acre coltivato a mais. Certi biocombustibili possono essere prodotti in terre marginali, che "soffrono" di insolazione inferiore. E l'etanolo cellulosico può anche essere prodotto da scarti, risultando effettivamente una forma a "uso di terra" pari a zero.

Inoltre, presumibilmente le comparazioni sono basate su siti che possono rendere il massimo per ciascuna forma di generazione. Un territorio che si presta allo sfruttamento dell'energia eolica potrebbe non essere un buon sito per il mais, eccetera.

Le infrastrutture e l'attuale "parco auto" sta mostrando di richiedere decenni per diversificarsi a un livello di avere una significativa parte di veicoli elettrici circolanti. Un mix ragionato e ottimizzato per territori necessita di essere parte di un piano energetico.


[Grazie a Giovanni per la segnalazione]




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venerdì, marzo 21, 2008

Il Nuovo Piano Europeo per il Clima



Potete trovare sul sito "agienergia" una mia nota dove esamino la recente proposta della commissione Europea per un'azione integrata sul clima. La proposta Europea è fortemente centrata sull'efficienza energetica e sulle rinnovabili. Il mio commento è favorevole, anche se sostengo che il piano d'azione è troppo poco aggressivo e poco efficace soprattutto per quanto riguarda il trasporto.

A propostito di questo articoletto che ho scritto, c'è una vicenda che vi racconto per vostra curiosità. E' successo che venerdi scorso mi ha scritto Carlo Stagnaro, attivo, fra le altre cose con il blog "realismo energetico", chiedendomi se potevo preparargli una nota entro lunedi' a proposito del piano d'azione Europeo. Gli ho risposto che i tempi mi parevano assai stretti per un articolo di 4000 parole, ma che ci avrei dato un'occhiata.

Un Sabato pomeriggio, mi ci sono messo per un paio d'ore e la cosa mi è parsa interessante. Ho scritto qualche nota, poi ci sono tornato sopra la Domenica mattina. La cosa mi pareva sempre più interessante, per cui ho scritto molte altre cose. Il pomeriggio ho aggiunto qualche rifinitura e poi l'ho mandato a Stagnaro scusandomi se era solo di 3000 parole.

Stagnaro mi ha risposto ringraziandomi, ma facendomi notare che la richiesta era di un articolo di 4000 battute, non 4000 parole! Meno male che su internet c'è tanto posto!

Pensandoci sopra, comunque, credo che sarebbe stato forse più facile fare un articolo lungo che uno corto. Quando ci si mette ad analizzare qualche cosa, condensarla in poco spazio a volte è la cosa più faticosa di tutte.

Questo mi ha anche ricordato un vecchio aneddoto di non so più quale politico. Si racconta che gli avevano chiesto quanto tempo gli ci voleva per preparare un discorso di 10 minuti, e lui aveva risposto: "due giorni". Allora gli avevano chiesto il tempo per preparare un discorso di mezz'ora, e lui "mezza giornata". E per un discorso di due ore? "sono pronto"

Trovate il mio articolo sul piano d'azione europeo per il clima a:

http://www.agienergia.it/Notizia.aspx?idd=140&id=25&ante=0



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mercoledì, marzo 19, 2008

L'altro modello

Il passato e il futuro dell'energia: petrolio del Dubai e silicio per celle fotovoltaiche

Avrete forse visto la trasmissione di Report di lunedi' 17 marzo intitolata "L'Altro Modello", condotta da Milena Gabanelli e realizzata in gran parte da Michele Buono. Nella trasmissione è apparso due volte anche il modesto sottoscritto. Trovate la registrazione qui.

Il servizio è stato parecchio interessante per molti motivi, non ultimo quello di aver cominciato con una registrazione di Aurelio Peccei e subito dopo con un intervista a Jorgen Randers, uno degli autori del primo "Rapporto sui limiti dello sviluppo" del 1972. Randers ha poi anche chiuso la trasmissione; un'indicazione dell'importanza che gli autori hanno dato al famoso rapporto al Club di Roma che, tuttora, tantissima gente è considerato "sbagliato" sotto l'impressione della campagna propagandistica degli anni '80. Questo veniva fuori anche dal titolo "L'altro modello" che si riferiva ovviamente ai modelli sviluppati nel rapporto.

Gli interventi del sottoscritto sono stati molto brevi. Ringrazio tutti quelli che si sono complimentati con me e anche quelli che mi hanno criticato per aver dato, forse, l'impressione che il petrolio sia abbondante. Quello che è successo è che l'intervista che mi ha fatto Michele Buono era lunga un'oretta buona, ma nel servizio è rimasto solo un minuto o forse anche meno. Non c'era modo di spiegare bene quello che intendevo dire.

Mi ha fatto piacere, comunque, aver potuto mostrare con chiarezza il passato e il futuro dell'energia: petrolio e silicio, tenendo in mano una boccettina di petrolio del Dubai e un pezzetto di silicio metallico, il materiale delle celle fotovoltaiche. Li vedete nella foto più sopra. Spero che questo messaggio sia passato.



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martedì, marzo 18, 2008

Un po' di inquinamento non ha mai fatto male a nessuno

La speranza di vita (o aspettativa di vita) in Italia (dati dal Census Bureau degli Stati Uniti e dal "World Factbook" della CIA) La serie storica mostra un netto cambio di pendenza verso il 2000. Si è interrotta la tendenza all'aumento della longevità?


Vi siete sentiti dire anche voi tante volte che l'inquinamento non può far male "dato che la vita media è sempre in aumento?" Secondo questo ragionamento, il fatto che viviamo sempre più a lungo è prova certa che le varie nanoparticelle, diossine, aromatici e altre robacce non sono cosa di cui preoccuparsi. E' un ragionamento assai discutibile ma, a parte questo, è proprio vero che viviamo sempre più a lungo? L'altra sera mi è venuto in mente di andare a verificare.

Detto fatto, mi sono messo a cercare i dati su internet e vi posso dire che trovarli è stata un'impresa veramente difficile. Non ho trovato in nessun posto qualcuno che si sia posto la mia stessa domanda e ne abbia discusso pubblicamente. Alla fine, sono andato a cercare i dati storici; anche questa si è rivelata impresa assai difficile. Per esempio, nel guazzabuglio incredibile che è il sito dell'ISTAT non si trovano serie storiche sull'aspettativa di vita. Alla fine, mi è toccato cercare i dati su fonti estere. Ne ho trovati sul sito Eurostat, sul Census Bureau degli Stati Uniti e sul sempre utilissimo "CIA world factbook" (la CIA ha una cattiva fama per tante ragioni, ma questo loro sito li rende benemeriti). I risultati li vedete nella figura all'inizio (dal Census + CIA).

Ora, prima di tutto si tratta di capire l'affidabilità di questi dati. Nessuna delle fonti che ho usato cita la fonte originale, che deve essere diversa fra Eurostat e Census Bureau dato che i due set di dati non sono perfettamente uguali. Tuttavia, plottando le due cose insieme si vede che sono molto simili. La tendenza al cambio di pendenza è soltanto accennata nei dati Census e Eurostat, che si fermano al 2003. Si vede bene solo con l'aggiunta dei dati della CIA, che darei per affidabili.

Che cosa ha causato questo cambiamento? Difficile a dirsi, probabilmente impossibile. Ci sono tantissime cose che influenzano la durata della vita umana: clima, dieta, stress, fumo, inquinamento, eccetera. E tantissime cose sono cambiate negli ultimi dieci anni o giù di li'. Potremmo divertirci a correlare il cambiamento a tanti fattori diversi: Forse è dovuto al fatto che abbiamo raggiunto il limite massimo della durata di vita possibile? Può anche darsi, ma è impossibile provarlo. Allora che cosa? L'aumento dell'inquinamento? L'uso smodato dei telefonini? La riforma sanitaria? Il baco del millennio? L'unica cosa che possiamo notare con una certa sicurezza è il fattore climatico: Tutti e due i set di dati (Census e Eurostat) fanno vedere il leggero calo della longevità nel 2003. Era l'anno della grande ondata di calore che, evidentemente, ha fatto dei danni visibili specialmente alle donne. Può darsi allora che la stasi sia dovuta al riscaldamento globale degli ultimi anni? Forse, ma chi può dirlo con esattezza?

Certo, i dati sono ancora piuttosto incerti e non possiamo negare la possibilità che la tendenza all'appiattimento sia un artifatto momentaneo. Può darsi che la tendenza si inverta e che la longevità ricominci a crescere. Oppure, al contrario, potrebbe succedere qualcosa che è già successa nei paesi dell'ex Unione Sovietica. Dopo il crollo del governo sovietico, la vita media a cominciato a ridursi a causa di una serie di fattori che includono il collasso del sistema sanitario, il peggioramento della dieta, l'inquinamento in crescita e altre cose. Potrebbe succedere anche qui? Speriamo di no, ma non lo possiamo considerare impossibile.

Indipendentemente dai dati della curva, sembrerebbe anche che molta dell'aspettativa di vita che vediamo oggi sia stata ottenuta a spese di una senescenza prolungata. Fra demenza senile, Alzheimer e altre malattie degenerative, i nostri vecchi vivono gli ultimi anni della loro vita in una condizione umiliante (che loro, fortunatamente, non percepiscono) fra pillole, pannoloni, pappette e badanti.

Comunque la si voglia mettere, è un fatto che l'argomento che l'inquinamento non fa male perchè "la longevità aumenta" non funziona più tanto bene da qualche anno. Forse è per questo che è così difficile trovare questi dati e forse è per questa ragione che non se ne discute in nessun posto. Sembrerebbe un'altra conferma dell' "Effetto Cassandra" che fa si che tutti cerchiamo di ignorare o negare le notizie spiacevoli.

Sfortunatamente, sembra proprio che non tutto vada alla perfezione nel migliore dei mondi e questi dati sulla longevità sono una nuova crepa in un edificio che negli ultimi anni sta scricchiolando minacciosamente un po' ovunque.
__________________________________________________________

Nota aggiunta il 22 Marzo 2008

Ho ricevuto svariati commenti su questo post, alcuni mi segnalavano siti dove si potevano trovare dati più completi sull'aspettativa di vita. Ho esaminato queste segnalazioni, in tutti i casi i dati - per esempio quelli del WHO (world health institute) - sono incompleti. Non si riesce a trovare una serie storica coerente che copra qualche decennio e che arrivi fino agli ultimi anni. Non solo, ma le varie sorgenti sono anche lievemente differenti. Per esempio, nei dati del WHO non si vede quella diminuzione dell'aspettativa di vita delle donne del 2003 che, invece, si vede benissimo nei dati EUROSTAT.

Nonostante queste incertezze, mi sembra che tutti i set di dati che ho sono coerenti con un punto fondamentale: c'è stato effettivamente un cambio di pendenza nel 2000 che ha interrotto la crescita dell'aspettativa di vita. A conferma di questa tendenza per l'Italia, ho trovato il seguente grafico sul web per il canadà



Poi, se qualcuno è riuscito a trovare i dati completi, per favore ci allerti sui commenti. Grazie!




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domenica, marzo 16, 2008

Come passare il messaggio al pubblico




Sull'ottimo blog di Michael Tobis, climatologo americano, è uscito un commento su un recente convegno dell'American Association for the Advancement of Science (AAAS). L'argomento trattato era come passare al pubblico i risultati e le raccomandazioni della ricerca scientifica. Ovviamente, è cosa molto interessante per quelli, come noi, che cercano di passare al pubblico concetti raccomandazioni che riguardano l'esaurimento delle risorse.

Traduco qui le raccomandazioni di Anne Schuchat fatte al convegno:

Il chiaro messaggio della sessione è che la padronanza dei fatti non sarà mai sufficiente per convincere la maggioranza dei segmenti del pubblico, indipendentemente dal fatto che siano genitori oppure membri del congresso. Il modo in cui l'informazione viene trasmessa può contare più del suo contenuto e forme diverse di comunicazione possono essere necessarie per udienze diverse. Come è stato chiarito nella discussione che è seguita, il pubblico si comporta come consumatori di informazione, con i giornalisti che agiscono come intermediari. Per connettersi con il pubblico, gli scienziati devono lavorare con la stampa in modo da assicurarsi che avvengano due cose: che i giornalisti superino la loro innata avversione verso le incertezze della scienza e che evitino di presentare queste incertezze come una questione di bilanciamento risolta per mezzo di materiale ottenuto da pazzoidi dotati di credenziali

Commenta Tobis:

Il miglior consiglio è essere onesti e pazienti e di apparire onesti e pazienti mentre lo fate. Non tentate di fare una lezione universitaria ogni volta che vi fanno una domanda. Questo non è il modo per far uscir fuori la verità. Ricordatevi che i vostri avversari giocano un gioco molto diverso.

Come vedete, sono regole semplici che però spesso gli scienziati si dimenticano di applicare. Il risultato è che a volte ci si trova in difficoltà di fronte a oppositori aggressivi che, appunto, giocano un gioco diverso. Tuttavia, pazienza e competenza, alla fine, la vincono sempre.

Il blog di Tobis, incidentalmente, si chiama "Only in for the Gold" ("ci sono dentro solo per l'oro!), un titolo che gioca sul fatto che i climatologi sono a volte accusati di fare dei guadagni personali dal loro lavoro (accusa Kafkiana se mai ce n'è stata una). E un blog estremamente interessante e accessibile anche per chi non è un climatologo. Altamente suggerito.



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sabato, marzo 15, 2008

Il picco dei Fosfati


In questo post, Francesco Aliprandi propone degli argomenti di notevole spessore, che rientrano nel grande capitolo del Picco dei Minerali.

Il Picco in questione, quello del Fosforo (o dei Fosfati, se vogliamo mettere in evidenza la materia prima) è particolarmente importante perchè da questo elemento dipende una varietà immensa di intermedi chimici e di prodotti, tra cui i fertilizzanti (si veda il post precedente, in cui Marco Pagani discute della nostra dipendenza dal Metano in agricoltura).

Per avere un'idea, in scala, della potenza del picco dei fosfati, si provi a lanciare in rete una ricerca del testo "Isola di Nauru".
Sempre dal Fosforo, dipende buona parte dell'economia del Marocco.

Grazie a Francesco per questo bel lavoro.



Il Picco dei Fosfati

created by Francesco Aliprandi


Uno dei principali ostacoli che i sostenitori del picco si trovano a dover affrontare è rappresentato dalla concezione del mondo oggi predominante, quella economica. Chi per formazione è abituato a ragionare in termini strettamente fisici si rende conto che viviamo in un mondo finito, e con questa finitezza (di spazio, risorse, energia) prima o dopo dovremo fare i conti.

La scuola economica liberista, invece, si svincola da questi limiti materiali: l'eventuale carenza di un bene genererà una maggiore domanda e, di conseguenza, un'offerta superiore grazie alla scienza e alla tecnica. Si tratta di una disgiunzione fra linguaggi e interpretazioni della realtà che risale a secoli fa, complica lo scambio di idee fra i due mondi e rende arduo per noi "picchisti" spiegare la situazione nella quale ci troviamo. Ho trovato di recente un esempio di questa incomunicabilità investigando sulla produzione di fertilizzanti.

Il Fosforo è uno dei tre elementi principali che si trovano nei fertilizzanti, assieme all'azoto e al potassio; la principale fonte estrattiva per l'industria è data dalle rocce fosfatiche o fosforiti, dalle quali si ricava l'anidride fosforica (P2O5) e poi il monoammonio e diammonio fosfato usati come concime. Gli alti rendimenti dell'agricoltura intensiva meccanizzata odierna sono necessari per sfamare la popolazione mondiale (e per produrre, ahimè, biocarburanti) e dipendono fortemente dal continuo apporto di sostanze nutrienti, per cui è interessante stabilire se ci troviamo di fronte ad una possibile carenza di questo elemento chimico.

Lo scorso anno su The Oil Drum veniva pubblicata un'analisi riguardante l'andamento estrattivo del fosforo (link: http://www.theoildrum.com/node/2882) nella quale si applicava la linearizzazione di Hubbert per ipotizzare la quantità massima disponibile e l'andamento produttivo mondiale di questo elemento. Il modello si basa sull'osservazione che l'andamento estrattivo di una risorsa segue in genere l'andamento di una curva a campana, e conoscendo solamente le quantità prodotte annualmente (P) è possibile riportare il rapporto fra la produzione annua e quella totale cumulativa (Q) all'aumentare di quest'ultima, cioè al passare del tempo. Nella maggior parte dei casi i punti tendono a disporsi lungo una retta, che può essere poi estrapolata per stimare le riserve che originariamente si avevano a disposizione.



Quando uscì l'articolo alcuni commentatori osservarono che sarebbe stato importante conoscere anche l'andamento temporale dei prezzi e soprattutto delle scoperte per avere un quadro completo della situazione, ma questi dati sono difficili da reperire.



Basandosi sulle tabelle fornite dall'USGS (United States Geological Survey) è possibile riportare in un grafico, a partire dal 1900, la produzione annua in milioni di tonnellate, l'andamento del prezzo, attualizzato al 1998, in dollari per tonnellata e infine la retta interpolante per gli ultimi 40 anni.














(nota al grafico: dal 1999 al 2006 i valori della produzione sono corretti con quelli forniti dall'IFA)

Si può osservare che la produzione ha registrato un primo picco nel 1988 e un secondo nel 2005, ma il prezzo non sembra aver risentito degli alti e bassi, mentre sarebbe ragionevole supporre che all'approssimarsi del picco di produzione la crescente disparità fra offerta e domanda si rifletta in modo evidente sul costo del fertilizzante. Inoltre la quantità massima estraibile risultante dall'applicazione del modello, 8Gt (miliardi di tonnellate), è piuttosto distante dalle riserve riportate dall'USGS che sarebbero sfruttabili economicamente già oggi, pari a 18 Gt.
Negli ultimi tempi però si sono moltiplicate le notizie riguardanti un aumento nei prezzi, a partire dalla seconda metà del 2007, sia delle materie prime sia dei prodotti finiti nel settore dei fertilizzanti: i dati reperibili presso la Borsa Merci Modena mostrano l'impennata avvenuta di recente. Il rialzo è avvenuto in tutto il mondo (in alcuni casi il costo è quadruplicato) e mi ha fatto venire in mente l'articolo che avevo letto alcuni mesi fa, per cui mi sono impegnato a cercare qualche informazione aggiuntiva.



In breve sono riuscito a trovare un report dell'International Fertilizer Industry Association (IFA) nel quale si prevede un ampliamento del surplus per tutti i tipi di fertilizzanti già a partire da quest'anno; questo report è stato ripreso anche dalla FAO, che ha una visibilità molto maggiore dell'IFA, e che sembra averlo acriticamente usato per offrire delle tranquillizzanti stime sull'offerta mondiale di fertilizzanti per i prossimi anni. Le informazioni riguardanti i progetti futuri nel settore dei concimi sono disponibili solo a caro prezzo (un po' come accade per i report della CERA nel caso del petrolio), e quindi non ho i mezzi per verificare se l'assoluta certezza dell'IFA che il mercato sarà in grado di reagire a questo aumento della domanda sia fondata o meno.

Quello che mi lascia perplesso è la distanza esistente fra le persone che cercano di realizzare un modello fisico di una porzione di mondo, per quanto grezzo ed incompleto, e quanti basano le loro convinzioni e previsioni su fattori che non prendono in alcun modo in considerazione i limiti del nostro pianeta e delle nostre capacità. In tutto il documento dell'IFA ho trovato solo una frase a indicare che forse la situazione non è così rosea: "On a global basis, the average P2O5 content of phosphate rock continues to decrease", un'espressione che ricorda in modo preoccupante quello che sta accadendo per i giacimenti petroliferi, sempre più profondi, piccoli e con petrolio di scarsa qualità. Ma a differenza di quanto accade per il petrolio, che può essere in qualche caso rimpiazzato, il fosforo è un elemento per il quale non esistono sostituti, sebbene potremmo essere molto più accorti nell'usarlo ed è anzi probabile che in futuro saremo obbligati a seguire questa strada.
D'altra parte già nel 1998 un articolo pubblicato su "Phosphorus & Potassium" riportava che ormai da molti anni la qualità delle rocce fosfatiche era in calo, e i costi destinati ad aumentare. In particolare c'è una frase che letta oggi suona profetica: "[...] current global phosphate capacity will be utilised at its maximum production level in 10 years. This may lead to a progressive increase in prices, both as extraction costs rise, as countries holding deposits become conscious of their depletion and scarcity value, and maybe above all because of increases in processing costs."
Siamo arrivati al picco del fosforo? E' difficile da stabilire, ma il tempo che rimane per convincere le persone che abbiamo un problema e per trovare delle soluzioni continua a ridursi.

Riferimenti
Prezzi concimi:http://www.borsamercimodena.it/Listino.asp?dat=04/02/2008&tip=1&nomegr=CONCIMI+CHIMICI,+anticrittogamici,+antiparassitari&idgr=18&anno=2008&set=5La notizia del report FAO in italiano:http://www.newsfood.com/Articolo/International/2008-02/20080227-anni-offerta-mondiale-fertilizzanti-superera-domanda.aspL'articolo del Phosphorus & Potassium, Issue No: 217 (September-October, 1998):http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/phosphate-recovery/p&k217/steen.htmIl report FAO:ftp://ftp.fao.org/agl/agll/docs/cwfto11.pdfIl report IFA:http://www.fifa.asn.au/files/pdf/conf2007/papers/International%20Fertilizer%20Supply%20and%20Demand.%20Maene.pdfLa pagina dell'USGS:http://minerals.usgs.gov/minerals/pubs/commodity/phosphate_rock/


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venerdì, marzo 14, 2008

Agricoltura all'ammoniaca: meglio smettere

Il chimico tedesco Fritz Haber è tristemente passato alla storia come il padre della guerra chimica, dal momento che ha sintetizzato l'Iprite usata durante la I guerra mondiale e il famigerato Zyklon B, usato dai nazisti nelle camere a gas.
Ciononostante, qualcuno continua a considerare Haber come un benefattore dell'umanità, dal momento che nel 1910 ha brevettato il processo di sintesi dell'ammoniaca (oggi noto come processo Haber-Bosch). La disponibilità di ammoniaca (e dei suoi sottoprodotti più stabili, come l'urea) ha infatti permesso la rivoluzione industriale dell'agricoltura, con un aumento incredibile delle rese agricole.
In questo modo il lavoro dei contadini ha però iniziato a dipendere dai combustibili fossili, dal momento che il processo Haber-Bosch richiede l'impego di metano, sia come reagente, che come combustibile per ottenere le temperature e le pressioni necessarie: si tratta circa di 0,7 t di CH4 per ogni tonnellata di ammoniaca. Oggi oltre il 3% del metano estratto serve per produrre fertilizzanti.
Non c'è quindi da stupirsi che il prezzo dei nitrati segua così da vicino il prezzo del gas, come è possibile vedere nel grafico in alto (si tratta in entrmabi i casi di dati relativi agli USA). Effettuando una regressione lineare, si trova un coefficiente di correlazione pari a 0,91.
Visti questi numeri, non sono convinto che il Dr. Haber possa essere davvero considerato un benefattore dell'umanità (a prescindere per il suo strano amore per la guerra); piuttosto fa parte della schiera di coloro che hanno contribuito a costruire la nostra totale dipendenza dal petrolio.
Il prezzo del gas è con ogni probabilità destinato ad arrampicarsi ben più in alto negli anni a venire; è forse il caso quindi di fornire un consiglio spassionato a tutti gli agricoltori: passate al biologico, saltate giù dal carro dei fertilizzanti fossili prima che sia troppo tardi...

Vedi anche il post correlato Tempi duri per l'agricoltura su Ecoalfabeta.

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mercoledì, marzo 12, 2008

I consumi di carburanti aumentano?

In un comunicato stampa dell’11 marzo 2008 l’ Unione Petrolifera italiana ha reso noti i dati sui consumi petroliferi italiani nel primo bimestre del 2008.
La domanda totale di carburanti (benzina + gasolio) nel mese di febbraio è risultata pari ad oltre 3 milioni di tonnellate, evidenziando un sensibile incremento del 4,7% rispetto allo stesso mese del 2007, mentre nei primi due mesi dell’anno si è assistito ad un aumento dello 0,8 per cento (+49.000 tonnellate).
All’interno della domanda totale di carburanti, la benzina nel complesso ha mostrato un calo del 2,1%(-19.000 tonnellate), il gasolio per autotrazione ha evidenziato un incremento del 7,7% (+155.000 tonnellate).
Questi dati sembrerebbero dimostrare che la domanda di combustibili per autotrazione è per ora indifferente agli aumenti del prezzo del petrolio, che nei primi mesi del 2008 ha raggiunto e superato abbondantemente i 100 dollari al barile. Cambia solo il peso relativo del gasolio rispetto alla benzina, probabilmente a causa della forbice dei prezzi tra i due combustibili che, seppur ridotta rispetto al passato, rappresenta ancora un forte incentivo all’acquisto delle auto diesel.
Questa apparentemente paradossale situazione si spiega solo in parte con la protezione del cambio favorevole tra euro e dollaro, ma anche con la ripartizione sociale della spesa per consumi delle famiglie italiane. Secondo un’analisi pubblicata recentemente dal Venerdì di Repubblica, un pieno di carburante, nel 1975, corrispondeva al 6,15% dello stipendio mensile di un operaio, nel 1985, il 7,36%, nel 1995, il 5,25%, nel 2007, il 5,79%, una quota quindi rimasta sostanzialmente stabile. C’è poi una spiegazione psico-antropologica che attribuisce agli italiani una vera e propria adorazione totemica per l’automobile. Ma di questo parlerò più diffusamente in un prossimo articolo.

Là, dove osano gli speculatori


Negli ecosistemi e nel nostro immaginario, i picchi naturali (cioè le grandi vette, non i grafici cui siamo abituati noi!) sono dominati dalle aquile. Lì fanno i loro nidi, e da lì prendono il volo per esplorare il paesaggio sottostante, e lanciarsi in picchiata alla vista di una preda.

Gli speculatori finanziari per certi versi sono simili ad aquile. Devono avere vista acuta, coordinazione, tempismo. Non devono aver paura di far male ad altri soggetti più deboli, e nemmeno di farsi male.
Ora, facciamo un breve flash sulla situazione economica mondiale
- rincari delle materie prime, in particolare energetiche (petrolio a 110$ al barile)
- inflazione generalizzata: alimentari in primis
- contrazione industriale: praticamente tutte le multinazionali hanno piani di riduzione del 10% nei prossimi 3 anni (stabilimenti occidentali)
E'ormai sotto gli occhi di tutti, tranne forse di qualche irriducibile ottimista, che la recessione sia una realtà. Lo stesso sud est asiatico, la famigerata "tigre" sta mostrando dei limiti nella crescita, contraddicendo i dogmi degli analisti economici.
Tornando a bomba: è davvero possibile che gli aumenti dei prezzi siano legati in modo prevalente a fenomeni speculativi? Magari, agganciati a situazioni imponderabili, ben leggere "crisi geopolitiche", "investimenti pigri", "calamità" eccetera?
Queste ipotetiche azioni speculative stanno mettendo in ginocchio il mito della crescita neoclassica, nè le Banche Centrali nè gli Stati possono bloccare l'azione di un "branco di sciacalli"?

Sarò un inguaribile sospettoso, ma è come se leggi ben più potenti di quella della domanda & offerta e controeffetti che oscurano le cure a base di iniezioni di liquidità stiano facendo sentire la loro voce ...



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lunedì, marzo 10, 2008

La Maledizione di Cassandra



Immagine: Cassandra incontra il destino usuale di quelli che esprimono verità scomode


Ho postato Sabato su "The Oil Drum" una nota intitolata "La Maledizione di Cassandra". E' la storia della demolizione del lavoro dei "Limiti dello Sviluppo", il libro "maledetto" pubblicato nel 1972 da un gruppo di ricercatori del MIT che faceva capo a Dennis Meadows.

Nel post, racconto la storia di come lo studio fu ricevuto e di come, gradualmente, la reazione fini' col distruggerlo a furia di bugie e parzialità; è lo stesso destino di Cassandra che aveva sempre ragione e che non era mai creduta. E' stato un successo incredibile di un'operazione propagandistica che ancora oggi porta quasi tutti a credere che le previsioni del libro fossero "sbagliate"

Oggi la visione dello studio "I Limiti dello Sviluppo" sta cambiando nuovamente e molti si sono accorti che le predizioni del 1972 non erano affatto sbagliate, anzi si stanno rivelando profetiche. Purtroppo, potrebbe essere troppo tardi per evitare il collasso economico che lo studio riteneva possibile per i primi anni del ventunesimo secolo



Potete leggere una versione in Italiano di questa storia nel sito aspoitalia.net






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domenica, marzo 09, 2008

Economia: la scienza della comodità?


Si narra che il matematico cuneese Giuseppe Peano (1858 - 1932, nella foto qui a destra) fosse solito scherzare in famiglia. Quando vedeva che la nipotina, intenta a mangiare castagne, sceglieva sempre quella meno bella delle rimanenti, allo scopo di lasciare per ultime le più buone, le diceva:
"Scegli invece la migliore, e poi ancora la migliore: alla fine avrai sempre mangiato la più buona. Altrimenti, avrai sempre mangiato la peggiore".
Era l'embrione del principio di induzione.


A parte il carattere speculativo, e se vogliamo anche un po' frivolo, dell'aneddoto riportato, viene immediato il paragone con il Peak Oil: ora che siamo intorno al massimo dell'estrazione di greggio nell'unità di tempo, man mano che la nostra "sete" di materia prima ha difficoltà ad essere spenta, ecco che magicamente cominciamo a trovare interessanti le sabbie e gli scisti bituminosi. Questa risorsa impressiona senza dubbio i "poco addetti" ai lavori per l'estensione dei giacimenti (Canada, Brasile,...), ma rassicura poco i più esperti che hanno un'idea dell'effettiva "intensità energetica specifica", alias l'EROEI.


A dirla tutta, mi appare sempre più chiaro e oggettivo che tutta la moderna economia neo-adamsmithiana sia un'involontaria seguace del consiglio bonario di Peano.
Semplificando un po' l'idea del buon Adam Smith (gli economisti "ortodossi" non mi bastonino), dato un insieme di "attori economici" che perseguono un certo obiettivo imprenditoriale e le risorse di base, se ognuno cerca il proprio fine senza preoccuparsi minimamente degli altri, alla fine si creeranno delle dinamiche selettive tali da garantire al sistema complessivo lo status di risultato massimo, e di benessere generale.


Senza entrare in ideologie capitaliste o comuniste che non mi appartengono e che ritengo obsolete, ci possiamo chiedere: la dottrina della "mano invisibile" del mercato ha sempre funzionato, e sempre funzionerà?
Sicuramente, possiamo dire che ha convinto (tra alti e bassi) fino alla fine del secondo millennio (a patto, naturalmente, di bendarsi gli occhi e turarsi il naso per riuscire a ignorare i problemi del mondo sottosviluppato).
Il motivo? Beh, se le risorse disponibili sono così abbondanti (per rapporto al bisogno), diciamo idealmente infinite ... l'accesso ad esse non è un problema e i competitori sono liberi di confrontarsi, e di generare spinte tecnologiche e miglioramenti, occupazione eccetera.


Purtroppo, nella teoria dei modelli le rogne emergono proprio quando ci si trova nelle cosidette "zone di bordo". E' qui che le funzioni matematiche rivelano le loro patologie.
Ecco che allora, in un mondo reale, con risorse limitate vanno introdotte le condizioni al contorno.
Man mano che ci avviciniamo a queste condizioni (cioè quando si superano i picchi delle risorse minerarie) il sistema diventa fortemente instabile, produce feedback positivi / non lineari e diavolerie del genere.


Non possiamo negare che il mondo produttivo attuale sia fortemente legato ai deboli concetti di comodità e convenienza. Perchè mai si dovrebbe ricorrere a impianti di energia rinnovabile invece di estrarre idrocarburi, riciclare materiali invece di produrne di nuovi, e rinunciare alle "facili" (e fruttuose, per qualcuno) discariche? Chi lo fa, non è competitivo. Chi deve cedere per primo?


Così è, ad oggi, la mano invisibile. Maledettamente dipendente da flussi obbligati di Energia e Materia che sono, nostro malgrado e alla faccia delle sensazioni dominanti, molto fragili.



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sabato, marzo 08, 2008

Il Politico e i Sapienti


I personaggi questa storia devono essere intesi come puramente immaginari, così come ogni riferimento a eventi realmente accaduti è puramente casuale. Tuttavia, potrei ammettere (sotto tortura) che qualcosina riferita a un fatto realmente accaduto. forse forse, c'è....
Immagine:
Platone e Aristotele che discutono di filosofia; dettaglio
della "Scuola di Atene" di Raffaello Sanzio:



Personaggi:

IL PRINCIPE. Politico di altro rango che ha fatto organizzare il convegno

IL GRANDE SCIENZIATO. Uno dei fondatori del movimento ambientalista mondiale, venuto dall'America

IL PRESIDENTE. E' a capo di un'importante agenzia internazionale che si occupa di studiare l'energia mondiale. Anche lui, americano.

LA MOGLIE DEL PRESIDENTE

IO.

_________________________________________________

Finito il convegno sull'energia, il Principe che lo ha fatto organizzare si degna di onorare i sapienti che vi hanno partecipato. Alla cena di gala, si siederà al tavolo insieme ai due illustri ospiti - tutti e due americani - che hanno dato prestigio al convegno. Insieme a questo augusto gruppo, è invitato anche il modesto sottoscritto; in ragione del suo ruolo nell'organizzazione del congresso in questione.

La cena è all'aperto in una calda sera di estate. Ci troviamo a tavola, io, il Grande Scienziato, il Presidente e la moglie di quest'ultimo. Il Principe non è ancora arrivato.

Il Grande Scienziato è sulla sessantina, capelli bianchi e folti, barba bianca e ben curata. E' un uomo robusto e di aspetto atletico; da l'impressione di un lottatore anziano, ma ancora in grado di spezzare in due un avversario. Porta una camicia a maniche corte che sembra aver visto tempi migliori. In qualche modo, sembra che si muova portando pantaloni corti, anche se li ha lunghi.

Il Presidente, è anche lui è sulla sessantina, piccolo di statura, ben rasato e con i capelli bianchi. Ha un aspetto relativamente mite con il suo completo blu che sembra privo di qualcosa: una cravatta, impossibile da indossare in una sera così calda. Sua moglie è una bella donna bionda sulla cinquantina, molto elegante nonostante porti un vestito semplicissimo.

Io mi siedo fra i due illustri ospiti. Avevo pensato se era il caso di mettermi giacca e cravatta, ma per fortuna non l'ho fatto; troppo caldo. Sono arrivato col motorino elettrico per fare la mia solita dimostrazione della praticità dei mezzi elettrici. Quando mi hanno visto arrivare a bordo dell'aggeggio, gli addetti alla sicurezza all'ingresso mi hanno guardato come se arrivassi con una fisarmonica e un mazzo di rose da vendere. Mi hanno chiesto di parcheggiare sul retro, dalla parte della cucina. Va bene; per questa volta il motorino elettrico non lo vedranno in tanti.

Il Principe arriva quando gli antipasti sono già serviti. E' un uomo sui cinquanta inoltrati; i suoi capelli neri, senza neanche un filo bianco, sono un po' sospetti. Porta una giacca blu piuttosto anonima, niente cravatta. Ha una certa aria indaffarata e distratta, sembra pensare ad altro. Si siede saluta in inglese i sapienti già a tavola.

Il Grande Scienziato non sembra particolarmente interessato in convenevoli. Ha fama di essere persona che dice le cose come stanno e, mentre arrivano i tortelli, conferma la sua reputazione. Si rivolge al Presidente, che gli siede di fronte, e gli chiede a piena voce. "Quando è che finirete di imbrogliare la gente raccontandogli che c'è ancora energia per tutti?" Rincara la dose facendo qualche esempio. "Due anni fa, avevate avuto il coraggio di dire che.....ecc., ecc."

Il presidente, al primo colpo, sembra che ci rimanga male. Non se lo aspettava. Ma uno non diventa presidente di una grande agenzia internazionale se non sa fare altro che incassare. Tira fuori i denti e risponde a tono, alzando la voce anche lui. "Lei deve rendersi conto che la disponibilità di energia dipende dai prezzi. Ci sarà energia abbondante, solo bisognerà pagarla di più".

Il grande scienziato non se lo fa dire due volte, "Lei vive in un mondo di fantasia." L'altro risponde, "è lei che non si rende conto della realtà. Noi facciamo degli studi seri...." "Seri? Lei crede?"

A questo punto, cerco di gettare un po' d'acqua sul fuoco. "In fondo," dico, "state dicendo la stessa cosa. Se l'energia costerà più cara, non tutti potranno permettersela...."

Ma non mi danno retta e continuano a discutere. A questo punto, esce fuori la signora bionda, la moglie del Presidente. Non era lì solo perché decorativa; al contrario, da come interviene sembra che abbia un dottorato in economia. Anche come personalità, la darei affine a una tigre della Malesia. "Lei non conosce le teorie economiche correnti." dice al Grande Scienziato, "I suoi modelli non tengono conto del fattore di produttività totale della funzione di produzione...."

Il Grande Scienziato non si fa intimidire. In effetti, l'intervento della Signora sembra averlo stimolato. Risponde addentrandosi sui dettagli dei modelli e la discussione con la Signora si espande sui vari modelli di produzione, la teoria economica neoclassica, la dinamica dei sistemi, modelli stocastici e altre cose. Intervengo anch'io facendo notare un paio di dettagli e ne ricavo qualche cenno di assenso da parte della Signora. Mi convinco sempre di più che quel dottorato lo deve aver preso a Harvard, come minimo. Forse era stata anche allieva di Sandokan in gioventù. Il Presidente, nel frattempo, rimane un po' sulle sue, ma continua a intervenire nella discussione con dati su prezzi, e produzione, producendo a memoria statistiche sui vari paesi. Anche lui, sembra proprio che non lo abbiano fatto presidente solo perché era decorativo.

E il Principe? Beh, in tutta questa grande discussione non ha detto una parola. Ha accettato soltanto una fettina minuscola della tagliata di manzo, che è arrivata nel frattempo. Ha sempre quell'aria un po' distratta, non si capisce se segua veramente la discussione. Certo, è un'occasione rara. Non capita tutti i giorni essere seduti a tavola mentre alcuni fra i più grandi esperti mondiali di energia (escluso il sottoscritto, ovviamente) si impegnano in una discussione così accesa e approfondita. Ce ne sono di cose da imparare!

Mentre la discussione continua, il Principe guarda l'orologio e si alza. Si scusa, ha degli impegni, non potrà essere con noi per il dolce. Stringe la mano ai sapienti e se ne va.

Arriva la meringa alla crema e ci guardiamo l'un l'altro un po' perplessi. Forse la discussione era troppo tecnica per lui? Forse l'inglese era troppo difficile? Non so se i sapienti abbiano pensato la stessa cosa che ho pensato io e ho proprio paura di si. Ovvero che il principe non fosse più interessato alla discussione sull'energia di quanto sarebbe stato se si fosse trovato a un convegno di idraulici che discutevano sulla riparazione dei lavandini.



[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno@alice.it. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]

venerdì, marzo 07, 2008

Il picco del petrolio? Ce la siamo cercata!



created by Patrick Marcantelli


Stamani sono andato dal parrucchiere.

Come tutte le volte in cui devo andare da qualche parte, ormai è diventata un'abitudine, mi sono infilato nella mia automobile e ho girato la chiave pronto per partire. Poi è successo qualcosa... sarà colpa di una delle ultime pagine del blog di ASPO (quei terroristi sovversivi...) in cui si parlava del picco de petrolio in tutto il suo fulgore, sarà stata l'ennesima notizia del nuovo record storico del petrolio degli oltre 100 $ al barile, sarà stato il cielo un pò più terso degli altri giorni, sarà stata la temperatura pre-primaverile o forse sarà che sto ingrassando a vista d'occhio?

Non so dirlo, probabilmente sarà stato l'insieme di questi elementi, una specie di congiuntura internazionale. Fatto sta che ho spento la macchina, sono rientrato in casa e ho preso la bicicletta, sono montato in sella e in soli 9 minuti di orologio sono arrivato davanti al laboratorio del mio barbiere. Per tornare ci ho messo invece solamente 8 minuti: all'andata 2 chilometri e 600 metri e al ritorno 2 chilometri e 400 metri.

Devo dire la verità: non ho neanche corso come un pazzo e non mi sono affaticato più di tanto, anzi mi rendo conto solo adesso di quanto le mie gambe avessero bisogno di sgranchirsi un pò con una bella biciclettata.

Il risultato più grande però non è stato l'esercizio fisico (seppure importante) ma piuttosto il fatto di aver risparmato più di mezzo litro di benzina, che quando l'ho calcolato non ci credevo nemmeno e ho rifatto i conti una ventina di volte. Si, avete letto bene: a prendere la bici anziché la macchina ho risparmiato più di 500 ml di benzina, che tradotto in anidride carbonica fa la bellezza di 1,150 kg di CO2 (quasi seicento litri di gas serra in condizoni di temperatura ambiente e pressione atmosferica).

Se poi ci interessa di più il portafoglio che l'ambiente non dimentichiamo che al giorno d'oggi 500 ml di benzina costano quasi 70 centesimi di euro (ma sicuramente tra pochi giorni si dovrà correggere il "quasi" con un "più di").

Ma avrò fatto il bene del Paese e dell'economia mondiale? IL P.I.L. non è di certo aumentato grazie alla mia decisione di non prendere la macchina. Lo Stato non incasserà 39 centesimi di euro tra accise e imposta sul valore aggiunto che, vista la dispendiosa campagna elettorale in pieno svolgimento, di certo non si buttano via...

Che abbiano ragione Beppe Grillo e Maurizio Pallante quando ci ricordano che la crescita del P.I.L. non misura il benessere del Paese? Che abbiano ragione coloro che ci dicono che lo spreco di energia e di materie prime non rappresenta una fonte di benessere ma semmai una perdita?Continuiamo a prendere la macchina per andare a comprare il giornale... che così l'economia cresce e il picco si avvicina! E dopo, finalmente, tutti a piedi.

Note e riferimenti

Per stimare il consumo della mia macchina in quel tragitto ho preso i dati dal database del Governo Australiano "Fuel Consumption" vedi alla pagina Internet http://www.greenhouse.gov.au/fuelguide/

Alla data del 25 Febbraio 2008 gli introiti dello Stato sulla benzina rappresentano il 57,4% del prezzo totale, ripartite tra IVA (29%) e accise (71%). Vedi il sito del Ministero delle Attività Produttive all'indirizzo http://dgerm.attivitaproduttive.gov.it/dgerm/cercabphitalia.asp?id=ultimo

Per stimare il consumo dell'organismo in bicicletta ho usato il grafico http://ecoalfabeta.blogosfere.it/images/grafici/Biciletta%20energia%20km.jpg e ho considerato che 100 ml di latte equivalgono a circa 65 kcal.



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mercoledì, marzo 05, 2008

L'universo e il benzinaio



Nelle ultime settimane, il freddo accoppiato alla mia naturale freddolosità mi ha spinto a lasciare a casa il motorino elettrico e a spostarmi di nuovo in automobile per la città. Certo, in macchina si sta più caldi e si sente la radio. Ma mi sono sentito come se guidassi per la prima volta e ho scoperto cose alle quali non avevo mai fatto caso. Non ero più abituato alla lentezza, che mi è parsa quasi surreale, con la quale scorre il traffico per chi si muove in macchina. Per chi viaggia in motorino, il concetto di "ingorgo" è molto relativo. Lo stesso per il parcheggio; è un altro mondo, quasi un altro universo nel quale mi è sembrato di essermi trasferito attraverso uno di quei "warp drive" che si vedono nei film.

Una delle prime cose che mi sono capitate è stato che, mentre viaggiavo pensando ai fatti miei, un'altra macchina mi si è affiancata con il guidatore che suonava il clackson e mi faceva dei segni. Lì per lì ho pensato che avessi fatto qualcosa di male, che so, non lo avevo per caso urtato o strisciato? Ci ho messo un po' per capire che mi stava avvertendo che ci stavamo avvicinando a una colonnina radar della polizia stradale. Gentilissimo, invero, aveva notato che stavo andando troppo forte. Abituato al motorino elettrico che è limitato elettronicamente a 45 km/h di velocità massima, distrattamente avevo allungato oltre i 50 quel tanto che sarebbe bastato a beccarmi una bella multa. Le colonnine radar sono un "non problema" per i motorini elettrici. Questo mi ha fatto riflettere sulla logica di un mondo in cui ci sono ingegneri che progettano macchine che vanno sempre più veloci e altri ingegneri che progettano colonnine radar per farle andare più piano. Uno dei misteri dell'universo, apparentemente.

Mentre pensavo a queste cose, mi è cascato l'occhio sul tachimetro e mi sono accorto per la prima volta che la mia macchina (Renault Clio, classe 1999) ha il quadrante tarato su una velocità massima di 250 km/h (!!). Cosa avevano in mente quelli che l'hanno progettato? Quale mostruosa serie di circostanze potrebbe far si che una macchina normale come la mia possa raggiungere velocità del genere rimanendo pur sempre attaccata alla superficie terrestre? Forse se colpita da un fulmine come la macchina di "Ritorno al Futuro"? Forse attaccando un turbogetto alla coda come nella leggenda urbana che girava su internet qualche tempo fa? Qualcosa del genere; altro mistero dell'universo.

Ho fatto il pieno e mi ha scioccato il fatto che ho speso 52 euro. Va bene che ero abituato male; troppo bello spendere esattamente zero di carburante con il motorino elettrico. Ma non avevo mai speso così tanto in una volta sola nella mia storia automobilistica. Mi ha fatto venire in mente le ultime parole famose che disse un mio amico al tempo della grande crisi del petrolio, negli anni '70. "Qualunque cosa costi la benzina," disse, "io dal benzinaio mettero sempre mille lire!". Prima della crisi, con mille lire di benzina da qualche parte andavi. Mille lire, oggi, sono una monetina da 50 centesimi con cui ci fai cinque chilometri; se va bene. E' aumentato il valore della benzina, o è diminuito il valore dei soldi? Forse tutte e due le cose? Boh? Anche questo è un grande mistero dell'universo.

Alla cassa della stazione di servizio, ho trovato i benzinai quasi sul punto di fare a botte. L'argomento del litigio? Mi è parso di capire che discutevano dell'ultima partita della Fiorentina. Anche questa cosa mi è parsa cosa strana e vagamente mostruosa. Che cosa mai ci sarà nell'immaginario collettivo dei benzinai riguardo a certe questioni, tipo il picco del petrolio? Mi ricordo di una volta che mettevo la benzina senza piombo in un'epoca in cui era ancora una cosa nuova. Il benzinaio mi disse in assoluta serietà, "La benzina verde fa venire 23 tipi di cancri differenti". Su questo argomento, chiaramente, aveva un'opinione abbastanza precisa anche se non del tutto ponderata e giustificata. Chissà cosa pensano lui e i suoi colleghi, oggi, degli aumenti dei prezzi del petrolio. Daranno anche loro la colpa agli speculatori? A Bin Laden? Al centromediano della Fiorentina? Boh? L'universo è comunque pieno di misteri.

Comunque, appena il tempo si rimette un po', lascio l'universo benzino-automobilistico per trasferirmi di nuovo in quello elettrico-motorinistico. Warp drive ready........ zap!!


martedì, marzo 04, 2008

E tu, catastrofista ... che cosa fai?


In questo post, solo all'apparenza provocatorio, vorrei discutere di situazioni che picchisti, post-picchisti e similari si trovano (loro malgrado) a fronteggiare, quando si entra in argomenti "caldi" con persone scettiche sul tema.
Premetto che essere "picchista" non è un privilegio, infatti da un punto di vista psicologico sarebbe molto meglio non esserlo (almeno per me): la vita scorrerebbe indubbiamente più tranqulla.
Non è nemmeno uno stato di grazia, di elezione o di illuminazione. Un picchista è semplicemente una persona che cerca un minimo comune denominatore logico negli eventi che hanno segnato la Storia dell'Uomo, soprattutto in quelli che si sono succeduti dal secondo dopoguerra ad oggi.
Questa ricerca lo porta inevitabilmente a una profonda indagine sull'origine, l'utilizzo e la "fine" delle risorse fossili, in particolare degli idrocarburi.
Ora, quando il picchista si trova ad esporre questi argomenti, e gli inevitabili scenari post-picco a persone che non ne hanno mai sentito parlare, si trova di fronte a una casistica di comportamenti piuttosto varia. Le categorie più ricorrenti sono le seguenti:
1. gli accondiscendenti per inerzia. Ti danno ragione così, con passività, ma non sanno nemmeno loro perchè
2. gli accondiscendenti convinti. Queste persone hanno conoscenze di Termodinamica e di Sistemi Dinamici, oppure usano la loro intuizione e la loro esperienza di vita, arrivando alle medesime conclusioni
3. i contrari ottimisti. Hanno un'illimitata fiducia in una Ricerca fantascientifica e segreta, che ci salverà sul più bello. A volte cercano pure di consolarti
4. i contrari nervosi. Non riescono a capacitarsi di teorie che ritengono troppo "catastrofiste", e le rifiutano a priori con te.
La categoria 4, quella che forse trasmette più tristezza, non è così rara (infatti mi ha ispirato per questo post). I contrari nervosi argomentano in modo sereno per 5 minuti, dopodichè cominciano a sentirsi come un animale in trappola e alzano la voce, perdono di vista i dati, declamano frasi altisonanti per convincere l'interlcutore e loro stessi che il mondo deve andare avanti così. Non importa se ci sono delle palesi contraddizioni, loro non riescono a immaginare un mondo diverso.
La loro arma di emergenza (tipo quella che negli arcade si custodisce gelosamente per poter battere il gran mostro finale) è la frase: "E tu, che sei così catastrofista e critico con tutto, che cosa fai per cambiare l'attuale sistema? Finora abbiamo parlato di problemi, problemi ... quali sono le soluzioni?"
Ammetterete che non è facile neutralizzare quest'arma così asettica. Soprattutto perchè, nella concitazione del momento, le proposte di soluzione sono state dette ma non sono state neanche sentite, oppure, peggio, sono state derise. Io qualche sistema di difesa ce l'ho, e continuo a potenziarlo; ma preferisco raccontarlo un'altra volta per non dilungarmi. Nel frattempo, direi che il post sottostante (Piano Energetico ASPO) dell'ottimo Eugenio Saraceno è una delle armi di contrasto più potenti ...
PS Gli scettici nervosi non sono necessariamente irrecuperabili a tempo indeterminato. Personalmente, ne ho convinti un paio alla teoria del Picco, senza contare mia madre (per lei è stata dura. Per mio padre, purtroppo non ne ho avuto il tempo)

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