Il blog di ASPO-Italia, sezione italiana dell'associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas (ASPO)
sabato, febbraio 27, 2010
Il sequestro dell'anidride carbonica: chi paga il riscatto?
mercoledì, febbraio 24, 2010
Il consumo del territorio
martedì, febbraio 23, 2010
Scienza della convenienza automobilistica
domenica, febbraio 21, 2010
Una Ferrari va più piano di una bicicletta
Cori, cori, ma ‘ndo cori?
Dal blog di Lopo Un’aggiunta a quanto già calcolato.
Prendiamo una distanza qualsiasi tra quelle elencate: A1 da Orte a Caserta Nord, lunghezza percorso 242,4 km.
Prendiamo una tabella che dia un’idea dei consumi di un’auto di una certa cilindrata, che sia quindi capace di raggiungere i 150 km/h: ad esempio, una berlina da 1800 cc. Leggiamo che il consumo a 130 km/h è di 8,9 km/litro. Non è indicato il consumo a 150 km/h, ma data la dipendenza inversa col quadrato della velocità, lo possiamo quantificare in circa 6,7 km/litro.
Quanto carburante in più spenderai per percorrere quei 242,4 km a 150 invece che a 130 km/h, nell’ipotesi di mantenere tale velocità per l’intera tratta, ovvero il caso ottimo teorico?- A 150 km/h si spendono 242,4/6,7 = 36,18 litri di benzina.
- A 130 km/h si spendono 242,4/8,9 = 27,24 litri di benzina.
Andando a 150 km/h si spendono 8,94 litri di benzina in più. Immaginiamo di pagarla ad un prezzo al momento piuttosto conveniente, ma comunque nella media di questo periodo: 1,3 €/l.
Significa che spenderai 11,62 € di benzina in più.Immaginiamo che tu guadagni più dignitosamente, per poterti permettere un’auto del genere: 90.000 € l’anno. Netti.
Ipotizziamo 13 mensilità, 40 ore settimanali. Fanno, a spanne, 44 € l’ora. Vale a dire che guadagni 0,73 € al minuto lavorativo.
Per guadagnare gli 11,62 € con cui pagare la benzina aggiuntiva, devi lavorare poco meno di 16 minuti.
Andando a 150 km/h invece che a 130 km/h per 242,4 km, hai risparmiato quasi 15 minuti di tempo. Ma ne dovrai lavorare quasi 16 per pagare il carburante consumato in più.
Benvenuto nel mondo dei ritorni marginali decrescenti, idiota.
giovedì, febbraio 18, 2010
Spettacolo a Milano
Per un attimo avevo pensato ai polmoni dei poveri bambini italiani, sottoposti quotidianamente all’offesa dei mefitici scarichi, agli studi che attestano contro ogni dubbio l’abnorme crescita delle patologie alle vie respiratorie nei residenti urbani e alla sostanziale indifferenza dei politici e dell’opinione pubblica, ma la folla vociante all’ingresso del Teatro mi aveva distratto, trascinandomi nel clima febbrile dello spettacolo. Mentre gli orchestrali accordavano gli strumenti, avevo fatto scorrere lo sguardo sull’affollato emiciclo, da cui tanti anni fa i milanesi si erano ribellati al dominatore straniero e mi era parso di veder scendere giù dal loggione una pioggia di volantini con la scritta Viva Verdi. Poi il brusio di fondo immediatamente era sparito e fummo immediatamente avvolti dalle splendide note del più grande genio che la musica abbia prodotto e risucchiati nell’intricata trama narrativa di Lorenzo Da Ponte.
Alla fine della rappresentazione, uscendo dalla sala, i melomani avevano espresso, come consuetudine, animatamente le proprie valutazioni. C’era chi esaltava la bravura dei cantanti, chi disapprovava l’allestimento scenico e qualcuno addirittura deplorava la direzione musicale, ma io invece avevo riflettuto sul significato dell’opera. Don Giovanni, con la sua ossessione consumistica di conquiste femminili, splendidamente esemplificata nell’elencazione contenuta nell’aria cantata dal servo Leporello “ma in Ispagna son già mille e tre, mille e tre…”, mi era apparso in tutta evidenza come l’archetipo del superamento dei limiti, con l’inevitabile conclusione dello sprofondamento negli inferi da parte del Convitato di Pietra. Insomma, una sorta di picco ante litteram del collezionismo amatorio.
Avevamo dedicato il giorno successivo alla visita della città, mia moglie più interessata ai musei, io per deformazione professionale, ai trasporti urbani. Mi ero concesso il viaggio su uno dei suggestivi tram storici ancora presenti in città, precisamente del 1928, tutto scintillante nei suoi arredi di legno e portalampade decorati, dimostrazione in terra della consolidata affidabilità e durata di questa tecnologia rispetto agli scatoloni pubblici e scatoline private su gomma a cui erano stati sacrificati in gran parte del nostro paese durante il dopoguerra. Ma a Milano circolano anche lunghi tram di nuova generazione a pianale ribassato, metropolitane e ferrovie regionali ramificate e capillari, insomma un sistema consistente di trasporto pubblico su ferro.
Eppure, favoriti dal freddo e dall’inversione termica, continuavano ad esserci quegli enormi superamenti dei limiti di legge per le polveri sottili che pesano come un macigno sulla salute dei milanesi, grandi e piccini. Mumble, mumble, mi ci stavo arrovellando, quando incontrai di nuovo le mamme milanesi del giorno prima con i bimbi nelle carrozzine e i palloncini colorati. E tutto intorno signori panciuti in bicicletta, podisti della Domenica e ragazzi con i pattini. Incuriosito, mi ero fermato a chiacchierare con una delle mamme, scoprendo che il Sindaco aveva deciso un’inutile, perché saltuaria, chiusura alle auto della città e il Presidente della Regione aveva continuato a fare lo spiritoso (leggete il mio precedente articolo), affermando che i milanesi non sono baluba e hanno livelli di inquinamento simili ad altre città europee.
Ma stavolta le mamme lo avevano sbugiardato, spulciando i dati dell’inquinamento urbano disponibili sul sito della Comunità Europea. Avevo solidarizzato con le giovani donne, ricordando che la situazione sanitaria è ancora più grave di quanto appaia perché l’Unione Europea ha rinunciato ad applicare dal 2010 i limiti più bassi richiesti dalle organizzazioni sanitarie internazionali (in questo mio articolo trovate un approfondimento della questione), poi a malincuore le avevo lasciate per intraprendere il viaggio di ritorno su un inaspettatamente comodo e puntuale treno delle ferrovie di Stato. Nella campagna attraversata dai binari c’erano ancora chiazze biancastre delle abbondanti nevicate dei giorni precedenti, sulla vicina autostrada sfrecciavano le auto e arrancavano i camion. Guardando sconsolatamente lo scompartimento occupato solo da me e mia moglie avevo finalmente capito che non basta avere un sistema efficace di trasporti pubblici, ma anche superare il maniacale attaccamento al trasporto privato, tipico dell’individualismo italiano.
martedì, febbraio 16, 2010
La scarsità idrica non sarà necessariamente la sorgente di guerre future
In Medio Oriente, l’acqua è sempre stata una scarsa risorsa; la crescita demografica ha incrementato ulteriormente la domanda e quindi la pressione sull’acqua. Le continue rivendicazioni sui diritti di tale risorsa potrebbero portare secondo alcuni osservatori, nel breve – medio periodo, a nuovi conflitti tra i vari Paesi dell’area. Paesi arabi più ricchi come Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e pochi altri hanno ancora la possibilità di coprire i loro fabbisogni mediante la desalinazione dell’acqua di mare. Questo è valido finché potranno sfruttare un'altra risorsa limitata, ossia il Petrolio. Dal momento che l’estrazione di Petrolio in quei Paesi inizierà a diventare più costosa e difficile, l’uso dell’acqua del mare sarà ancora più difficile e costosa, portando a grossi cambiamenti interni e regionali. Per quanto riguarda i Paesi meno “ricchi” dell’area, la desalinazione dell’acqua marina è improponibile sia perché è troppo costosa e quindi insostenibile, sia perché questi Paesi hanno ancora delle riserve idriche utilizzabili oppure perché sfruttano oppure riciclano (depurano) la maggior parte delle acque reflue. Tuttavia rimane che in molti di questi Paesi la ricerca dell’acqua si basa su perforazioni sempre più profonde che tenderanno a acutizzare la gravità del problema della limitatezza dell’acqua.
Da qualche anno è subentrato un nuovo concetto nell’ambito della gestione delle risorse idriche, e che è oggetto d’intenso dibattito nella comunità scientifica, cioè il concetto dell’“Acqua Virtuale”: ad esempio la coltivazione del grano richiede importanti quantitativi di acqua (per produrre 1kg di Cereali sono necessari in media circa 1500 litri di acqua); se un paese con scarse quantità di acqua, importasse il grano invece di coltivarlo, e concentrasse la produzione, su specie che richiedono minore quantità di acqua, allora acquisirebbe la cosiddetta “acqua virtuale” e di conseguenza, utilizzerebbe le poche risorse esistenti in modo più efficiente.
Alcuni dati su quantità acqua consumata per produzione agricola:
· Per 1 kg di manzo servono15000 litri d'acqua
· Per 1 kg di pollo servono 1000 litri d'acqua
· Per 1 kg di agrumi servono 1000 litri d'acqua
· Per 1 kg di patate servono 1000 litri d'acqua
· Per 1 litro di bioetanolo servono 1.560 litri d'acqua
· Per produrre 1 kg di riso servono 2.000 alle 5.000 litri d'acqua
· …………………
Secondo molti autori, l’attuazione del concetto di “acqua virtuale” dovrebbe contribuire alla stabilizzazione politica delle aree caratterizzate da una certa forma di aridità, come lo sono quelle del Medio Oriente (salvo altri fattori di tipo geopolitico) al miglioramento delle scelte agricole e della produzione agricola optando verso l’uso di specie più resistenti all’aridità (meglio se autoctone) e produttive, quindi con vantaggi economici e ambientali.
Il Professor Tony Allan del Water Issues Group, School of Oriental & African Studies, University of London, nella sua pubblicazione “Virtual water: a long term solution for water short Middle Eastern economies?” ha tentato di dimostrare perché non si sono ancora scatenate delle guerre per l’acqua, quando molte economie delle aree aride hanno soltanto la metà dell’acqua necessaria ai loro fabbisogni; eppure molte personalità importanti come il re Hussein di Giordania, e l’ex segretario della Liga Araba, Boutros Boutros Ghali, avevano varie volte avvertito che nel futuro ci potrebbe scatenare una guerra per l’acqua.
Allan ha voluto dimostrare che la regione del Medio Oriente è stata capace, ad avere accesso all’acqua potabile nel sistema globale mediante il commercio delle derrate alimentari. I sistemi economici, e non evidentemente gli inadeguati sistemi idrogeologici, hanno contribuito a risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico della regione. L’acqua nell’ambito del commercio globale è conosciuta come “Acqua virtuale”. E’ quella acqua che è racchiusa all’interno di quelle materie prime (commodities) come il grano. Citando Abare (1989) e LeHeron (1995), Allan dimostra che il sistema di commercio internazionale del grano è un sistema di commercio globale molto effettivo e fortemente incentivato che opera a vantaggio della gestione dei Paesi caratterizzati da deficit idrici e alimentari.
Allan conclude il suo lavoro in modo inusuale, scrivendo: “E’ un paradosso che i pessimisti dell’acqua abbiano torto, ma il loro pessimismo è uno strumento politico molto utile che potrebbe aiutare a fare delle scelte innovative nella gestione dell’acqua e dell’agricoltura in condizioni di scarsa disponibilità di acqua (Acqua virtuale). Gli ottimisti dell’acqua hanno ragione ma il loro ottimismo è pericoloso perché potrebbero portare i politici a trattare o considerare il problema dell’acqua come una priorità politica marginale e quindi ad affrontare il problema nel modo più tradizionale possibile. Inoltre, gli ottimisti portano storie sempre più sensazionali per i media e l’opinione pubblica, mentre le versioni offerte dai ottimisti portano buone notizie ma non sensazionali. Una buona notizia è complicata, indigesta ed anche non sensazionale”.
Rimedi apparenti
sabato, febbraio 13, 2010
Il picco del suolo fertile
Esce oggi su "The Oil Drum" un commento di Ugo Bardi sul libro di David R. Montgomery "Dirt - the erosion of civilizations."
Il libro di Montgomery è un altro di quelli che vanno a colpire quelle che alle volte ci erano parse certezze; ovvero che l'agricoltura sia una tecnologia rinnovabile. Non lo è. Non si può continuare a produrre per sempre dalla stessa area a meno che non si prendano delle precauzioni estremamente rigorose che in ben pochi periodi storici sono state prese; meno che mai nel nostro. Il suolo si rinnova, si, ma in tempi molto lunghi e se viene sovrasfruttato oltre un certo limite sparisce per sempre - perlomeno sulla scala umana dei tempi.
Montgomery dimostra, per esempio, come una delle concause della caduta dell'Impero Romano sia stata l'erosione e la distruzione del suolo fertile, un argomento che avevo discusso anche in un mio post precedente sull'impero romano, "Peak Civilization".
Vediamo dal libro che la storia dell'agricoltura non è molto diversa da quella dell'industria petrolifera. In entrambe i casi vediamo la progressiva sparizione di una risorsa che aveva impiegato millenni (suolo) o milioni di anni (petrolio) per formarsi. Il ciclo del petrolio dura da un secolo e mezzo, quello del suolo fertile da alcuni millenni. Ma in tutti e due i casi siamo al limite della capacità di incrementare ancora la produzione. Da ora in poi, saremo in discesa.
Certo, il suolo potrebbe essere protetto e gestito in modo tale da rinnovarsi. E' possibile, ma non lo stiamo facendo; anzi, lo stiamo sovrasfruttando sempre di più. Il libro di Montgomery ci da un quadro agghiacciante della rovina del territorio agricolo degli Stati Uniti che oggi continua a produrre soltanto con l'impiego massiccio di fertilizzanti che derivano dai combustibili fossili. Per quanto ancora l'America potrà essere il "granaio del mondo" è difficile dire, ma sicuramente non per molto a lungo ancora. L'ultima rovina che si è abbattuta sull'agricoltura americana è stata la coltivazione distruttiva di quello che chiamiamo "biocombustibili" che alcuni si ostinano a considerare risorse "rinnovabili".
(per un ulteriore discussione sull'agricoltura romana, si veda questo post di Eugenio Saraceno)
venerdì, febbraio 12, 2010
La questione mediorientale
created by Toufic El Asmar
L'acqua è una delle risorse oggetto dei tanti conflitti in corso; Israele si trova in un'area particolarmente sensibile priva di acqua "in abbondanza". Il Mar Morto è calato di brutto in questi ultimi 10 anni, e già nel 2007 quando andammo io ed Ugo in Giordania, constatammo di persona quanto l'area sia vulnerabile. Basta considerare inoltre che la Giordania sfrutta le sue acque reflue per ricavarne acqua per irrigazione e da bere, dopo costosissime depurazioni; La Siria non vive meglio il problema dell'acqua. Nemmeno il Libano che è sempre stato considerato ed è ancora tuttora il serbatoio (se non l'unico serbatoio) di acque nel Medio Oriente. Recenti studi di colleghi miei Libanesi hanno dimostrato un netto inquinamento delle falde sotterranee, per eccesso sovrauso e quindi abbassamento della falda e penetrazione dell'acqua di mare.
Esiste un conflitto sull'acqua del Libano sia da parte Siriana che da parte Israeliana; noi cerchiamo di accontentare tutti ma con la crescita demografica e l'aumento della domanda, mi chiedo se sarò possibile evitare nuovi conflitti.....
Toufic
1- Obama e premio Nobel: francamente la nomina non mi ha affatto sorpreso, figuriamoci era stato dato il premio Nobel a Yasser Arafat (Abou Ammar) e a Shimon Perez; perché? Perché avevano firmato un trattato farsa che tutti avevano chiamato trattato di Pace. Ma intanto non c'era mai stata Pace, anzi, ad Israele facevo comodo una specie di soluzione per togliersi dalle spalle il controllo di un territorio sempre più incontrollabile e soprattutto costosissimo per il bilancio della sicurezza e della difesa israeliana; inoltre faceva fare bella figura ad Israele, dato che dopo un pò sia l'economia che il turismo avevano registrato un salto di qualità finché non era saltato di nuovo l'equilibrio.
Il trattato andava benissimo anche ad Arafat; rifugiatosi in Tunisia a metà anni ottanta dopo l'invasione Israeliana del Libano, Arafat fu cacciato da Beirut e si rifugiò a Tripoli (Libano), che era sotto l'influenza Siriana; Arafat si mise contro la Siria e dopo un annetto circa fu cacciato via anche da lì e si rifugiò, con la sua cricca di assassini e mafiosi, a Tunisi.
Quello che è successo dopo è solo storia. Obama, probabilmente, ha ottime intenzioni per risolvere il cosiddetto problema Palestinese. Ma è davvero "un problema Palestinese?" Siamo sicuri che è Obama da solo a decidere la strategia internazionale degli Stati Uniti? Siamo sicuri che Obama abbia carta bianca su tutte le questioni che riguardano gli interessi degli Stati Uniti nel Mondo, in particolare quelli Energetici?Secondo me la nomina di Obama non è niente altro che una specie di incoraggiamento ad un uomo che sta portando un cambiamento (in primis) culturale negli USA. Un presidente nero- Afro-Americano (come dire un Papa nero a Roma) e per giunta progressista.
2- Guerra in Afghanistan: Ci sbagliamo tutti se crediamo o pensiamo che questa guerra sia iniziata con George W. Bush; la guerra in Afghanistan è iniziata quando nel pieno della guerra fredda, Americani e Russi capirono l'importanza dei giacimenti di Gas nel Mar Caspio. L'ex URSS occupò l'Afganistan, per il semplice motivo che non poteva permettere un controllo USA dell'area ed anche perché il suo meccanismo economico monopolista iniziava a dimostrare le crepe (e tutti sappiamo che quando una Nazione "forte" inizia a soffrire seriamente i suoi problemi economici, cerca altre aree o regioni per assicurarsi le risorse delle quali ha bisogno).
La resistenza Afghana era riuscita a vincere perché fortemente appoggiata dagli USA ma anche dai petrodollari dell'Arabia Saudita e dei Paesi del Golfo. Dai rimasugli di tale appoggio nasce Al Quaeda; successivamente arrivano i Talebani che prendono in mano il potere in Afghanistan, perché i cosiddetti "resistenti" non facevano altro che scannarsi "tra l'altro ammazzando altri musulmani, uomini donne e bambini".
Posto che veramentel'attentato 9/11 alle Torri gemelle di New York, sia stato opera di AlQuaeda, gli strateghi USA hanno colto l'occasione per rafforzare la loropresenza e quindi la loro pressione nell'ambito delle trattative incorso per il passaggio del Gasdotto dal Mar Caspio attraverso l'Afghanistan (ricordiamoci delle trattative Amministrazione USA e Talebani, ricordiamoci di quelli con l'Iran o tra Iran e Talebani, e cosi via).
Questa situazione oggi non è cambiata, anzi è di strategica importanza per USA, Iran, Russia, Europa. Quindi Obama non può e nonpotrà mai cambiare strategia in Afghanistan finché una soluzione -accordo non sarà raggiunta su come, quanto, quando, a che costi e a quanti guadagni ci saranno dal Gas del Mar Caspio. Di seguito passo un link preso dalla rete, che fa capire l'importanza strategica dell'intera regione e delle risorse energetiche per tutto il Mondo Industrializzato:
http://temi.repubblica.it/UserFiles/Image/limes/Carte/gas_tre_mari800.jpg
3- IRAN - USA: dal primo giorno di successo della "rivoluzione" di Khomeini, due linee geopolitiche si erano delineate in modo estremamente chiare:
- la volontà Iraniana di egemonia sull'intera Area che va dal Mar Caspio al Golfo di Aden, al Medio-Oriente
- la volontà USA di contrastare le politiche dei Mullah Iraniani, mantenendo e rafforzando il controllo e quindi la sua egemonia sulla stessa area.
Da lì nascono nuovi conflitti: l'invasione dell'Iran da parte di Saddam Hussein e la conseguente guerra-carneficina; la nascita di Hezbollah in Libano (in concomitanza con l'invasione Israeliana e la cacciata dei Palestinesi da Beirut verso Tunisi); e molto dopo la nascita di Hamas (fortemente appoggiata all'inizio da Yasser Arafat) e l'attuale conflitto inter-Palestinese; la guerra settaria tra Sunniti e Sciiti in Iraq; la guerra Israele-Hezbollah nel 2006; l'attacco di Hezbollah ai Sunniti di Beirut (quindi agli interessi dell'Arabia Saudita e degli USA in Libano) nel 2007; l'attacco a Hamas (con il beneplacito di OLP, Egitto, Arabia Saudita ed altri Paesi del Golfo, ...), e infine l'attuale conflitto interno nello Yemen trail governo Sunnita e la minoranza Houti vicina agli Sciiti.
A quanto pare il massacro dei musulmani non è solo opera di americani, europei e Israeliani, ma è anche un "bel" lavoro inter-musulmano. Leggendo le statistiche vi potete rendere conto di quanto i musulmani stessi delle diverse confessioni sono incredibilmente bravi a mietere più vittime (tra uomini, donne e bambini) in un giorno di quanto potesse fare un semplice pilota Top-Cretin americano.
Infine, non ci dimentichiamo che questo conflitto USA - Iran si è trasformato in un conflitto settario regionale tra i Sunniti Wahabiti dell'Arabia Saudita ed i Sciiiti dell'intera area Mediterranea che si ricordano ancora ad oggi in modo tragico dell'assassinio di Hossein e di Ali a Karbala, nel 680 D.C.
Forse vale la pena parlare un pochino anche del "Wilayat Al Faqih" ossia la nazione del Mahdi, dove esiste un solo rappresentante del Mahdi (in sua assenza, dato che è atteso il suo ritorno), e che unisce tutti gli Sciiti del Mondo. Secondo il dogma Khomeinista, in tale Nazione, tutte le confessioni e le popolazioni saranno protette eguidate non solo dalla Shari'a, ma anche dalle decisioni "sagge e giuste" del Wali o del Mahdi stesso. Hezbollah, è il braccio armato del "Wilyat al Faquih" in Libano, ma anche questa è un altra storia. A tale dogma si oppongono gli Sciiti seguaci di Al-Sistani (Iraq equalcuno in Libano), i Sunniti del Mondo Arabo (Hamas rimane sempre unmovimento Sunnita, che per semplice opportunismo è alleato all'Iran).
La questione nucleare non si basa sul fatto se l'Iran ha o non ha armi nucleari; essa è un capitolo del conflitto IRAN - USA per il controllo e la gestione della Sicurezza della aree citate prima. Ovviamente nessuno può assicurare in modo assolutamente netto se l'Iran ha o non ha la possibilità di svilupparsi armi "atomiche" come India e Pachistan o "Nucleari" come Israele.
4- La questione Palestinese : lo Stato di Israele è nato dopo un conflitto mondiale durante il quale gli Europei si sono dimostrati maestri di genocidi e assassini di massa; ha dichiarato la sua indipendenza nel pieno del primo conflitto arabo-israeliano durante il quale molti Palestinesi furono spinti dagli attuali regimi arabi a lasciare la Palestina per rientrarci da trionfatori. Certo gli ebrei in quel conflitto hanno fatto la loro parte ... dovessimo ricordarci del massacro di Dei Yassin (9 Aprile del 1948) ad opera dell'Irgun comandati da Menachem Begin (primo ministro Israeliano dal 1977 al 1983, in concomitanza dei massacri di Sabra e Chatila in Libano); Israele da quei tempi non ha smesso di sentisi minacciata dagli Arabi (Gamal Abdel Nasser, per pura propaganda diceva sempre: "getteremo Israele nel mare") e quindi attaccava o si difendeva dagli arabi; oggi Israele si sente ancora più minacciata di prima per tanti motivi:
- l'incremento demografico della popolazione palestinese, motivo principale che aveva spinto Ariel Sharon a ritirarsi dalla striscia di Gaza;
- l'incremento delle minacce anche se a parole da parte dell'Iran; Ahmadinejad non smette mai di dire ciò che diceva Abdel Nasser "Israele sarà distrutta, sarà buttata nel mare" ecc...
- l'incremento delle minacce armate da parte di gruppi sempre più agguerriti, meglio addestrati e fortemente armati come Hezbollah sulla frontiera Nord con il Libano o (una volta) Hamas alla frontiera Sud con la Striscia di Gaza
- l'incremento delle capacità di Paesi Islamici non moderati come Pachistan e Iran nell'avere le conoscenze tecnologiche e scientifiche(almeno) per costruirsi armi atomiche o nucleari.
Oggi lo stato di Israele sta portando avanti una politica estremamente aggressiva:
- rafforzare la sua struttura militare di deterrenza e di attacco (una prossima guerra di Hezbollah contro Israele sarà o potrebbe essere estremamente devastante soprattutto per il Libano, perché questa volta Israele è decisa a farla finita e a rendere tale guerra ... l'ultima guerra. Questo distruggerà non solo gli Hezbollah ma tutto il Libano)
- rafforzare i suoi confini (anche con il muro, che sembra abbia dato i risultati sperati ossia fermare al 99% qualsiasi tentativo di attacco Kamikase)
- migliorare le sue condizioni demografiche (nel senso di distribuzione etnica) e delle sue carte nell'ambito delle trattative di Pace: coprire tutte le aree di interesse strategico militare-religioso, con l'insediamento dei coloni; incrementare e consolidare il controllo su Gerusalemme mediante l'occupazione forzata di molti quartieri Arabi (sono mesi che gli abitanti arabo cristiani emusulmani vengono cacciati dalle loro case mediante l'uso di strumentie decisioni dei tribunali).
Non si può dare la colpa solo ad Israele, sarebbe del becero idealismo. Arafat nell'ultimo anno della sua vita aveva liberato tuttigli assassini dalle sue carceri, aveva rifiutato l'offerta di Clinton e di Ehud Barak (avere metà Gerusalemme come capitale della Palestina), aveva aizzato di nuovo la rivolta, non aveva mai controllato i suoi che erano diventati deri veri corrotti e corruttori; lui chiedeva l'impossibile ossia il ritorno della diaspora in Palestina (quasi due milioni di persone da mettere in un fazzoletto di terra).
L'OLP post - Arafat, non ha fatto di meglio e la sua guerra con Hamas è devastante per la popolazione Palestinese ... qualcuno di voi ha mai visto i massacri che si sono commessi i palestinesi (musulmani) gli uni contro gli altri? Youtube ne è piena ... videofatti dagli stessi militanti mentre si ammazzavano.Oggi esiste un problema del quale nessuno parla, la Diaspora Palestinese, presente in quasi tutti i Paesi confinanti con Israele, e che si trovano confinati in campi miseri, senza strutture, servizi e possibilità di lavoro e futuro. Cosa fare di questa popolazione? Sono quasi 2 milioni, solo in Libano ce ne sono circa 400.000.
Nessun Paese arabo è disposto a dare loro la cittadinanza ossia "Nazionalizzarli".
Cosa fare di questa bomba ad orologeria? Può un Paese fragile come il Libano sostenere una "Nazionalizzazione" di 300.000 - 400.000 nuovi Musulmani? Quanti di questi 2.000.000 accetterebbero di andare in Palestina sapendo che farebbero una vita più misera di quella dove vivono oggi?
Non è assolutamente facile parlare di Medio-Oriente, tanto meno quando si tratta di Palestina. Prima di spendersi in parole come "Palestina Libera", "Morte ad Israele", "giusto o non giusto dare il premio a Obama" ecc... sarebbe tempo di iniziare a proporre soluzioni più serie, per qui i casi sono due la fine di Israele o la fine dei Palestinesi come entità geopolitica indipendente. Non sarebbe meglio capire e affrontare il problema nel suo insieme e proporre il compromesso? Per il bene di tutti gli uomini, donne e bambini.
mercoledì, febbraio 10, 2010
Ciò che scarseggia non è l'energia ma il pensiero
lunedì, febbraio 08, 2010
Verso l'autosufficienza... vincoli, azioni e risultati: il mio primo restyling energetico
Nella foto potete vedere come si presenta la falda sud del tetto della casetta dove oggi vivo con mia madre. I moduli solari che vedete, sia termici che fotovoltaici, sono stati piazzati in novembre dello scorso anno: circa 5 metri quadri di superficie dedicata al solare termico totalmente integrato, e circa 14 per il solare fotovoltaico parzialmente integrato.
Tra l'altro, avendo realizzato con il nuovo impianto una riduzione dell'impiego di energia primaria (circa il 50%), ho richiesto al GSE una maggiorazione della tariffa incentivante del 30%, richiesta che deve ancora essere accettata formalmente.
domenica, febbraio 07, 2010
La patata come arma di distruzione di massa
Per approfondire, vedere il mio post sulla carestia irlandese su "The Oil Drum"