domenica, luglio 29, 2007

Complottismo di Luglio: troppo caldo da alla testa

Esce oggi su "comedonchisciotte.org" un articolo di Alessandro Lattanzio intitolato "Global Warming: La nuova crociata dell'Occidente originariamente pubblicato su "Aurora" il 18 Luglio (link).

L'articolo, di per se, non meriterebbe attenzione se non come esempio dell'ondata di complottismo che sta travolgendo alcuni di noi che, evidentemente, hanno problemi a distinguere la realtà dalla fantasia. Lo menziono qui unicamente per correggere alcune affermazioni false fatte nei riguardi del lavoro dell'associazione ASPO e del suo presidente onorario, Colin Campbell.

Nel testo di Lattanzio, leggiamo che:

"...nella sceneggiata 'ecologistica' istruita dai centri strategici dell'Occidente, rientra anche la tesi del 'Picco di Hubbert'; ovvero la prossima fine delle risorse petrolifere. Tale ipotesi venne avanzata più di trenta anni fa, e da allora riproposta e spostata nel tempo. In realtà da trent'anni la produzione petrolifera non fa che aumentare. Dov'è la scarsità profetizzata? Sta nei documenti elaborati dal guru, e unico vero teorico del 'Picco', il geologo Campbell. Costui profetizza la fine dell'era del petrolio da decenni; ma i documenti su cui basa tali profezie sono inaccessibili: se si vuole consultarli, bisogna previamente versare 34000 dollari a Campbell stesso. Sono documenti accessibili solo alle multinazionali dell'energia. Coincidenza?"

A questo proposito, preciso che:

1. Il picco di Hubbert non è la "fine delle risorse petrolifere"; ma semplicemente l'inizio del graduale declino della produzione. Dopo il picco, si continuerà a produrre petrolio ancora per decenni.

2. Trenta anni fa, Hubbert aveva previsto il picco globale intorno all'anno 2000. Aveva fatto una predizione sostanzialmente corretta dato che il picco dovrebbe verificarsi entro il primo decennio del secolo corrente e probabilmente si è già verificato nel 2006.

3. Colin Campbell è presidente e fondatore di ASPO, ma non è certamente "l'unico vero teorico del Picco". Ci sono centinaia di ricercatori che lavorano su questo argomento, dentro e fuori ASPO. Vedere per esempio "the Oil Drum" www.theoildrum.com . Le opinioni sulla data del picco sono molteplici, ma la maggioranza dei ricercatori lo da entro il 2010.

4. Colin Campbell prevede da circa un decennio che il picco si verificherà entro il 2010. Quindi anche lui ha fatto una previsione sostanzialmente corretta.

5. I "34000 dollari" che bisognerebbe versare a Campbell per i suoi dati sono pura fantasia. I dati risultanti dalle analisi di Campbell sono di libero accesso a tutti a www.peakoil.net e sono aggiornati tutti i mesi nella newsletter dell'associazione ASPO.

6. Ma quale coincidenza??


In ogni caso, per capire il livello di questo testo, basta considerare questo paragrafo:

".. nel mondo; ad esempio un cittadino degli USA consuma, pro capite al giorno, circa ventisette barili di petrolio, mentre un cittadino indiano ne consuma più o meno uno. "

Ventisette barili di petrolio al GIORNO? Un po' tanto; il numero giusto per il consumo negli
stati uniti è di 27 barili di petrolio all'ANNO. Soltanto un piccolo errore di oltre un fattore 300 (!!).

Deve essere proprio tutta colpa del Global Warming. Troppo caldo da alla testa.



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giovedì, luglio 26, 2007

La grande giungla del CIP6

In questo inizio di estate del 2007 è stato particolarmente attivo il dibattito sul "CIP6". Per chi non lo sapesse, CIP6 sta per il sesto provvedimento emanato nel 1992 dal Comitato Interministeriale Prezzi e destinato a sovvenzionare le energie rinnovabili e "assimilate". Tutta la faccenda del CIP6 ha danneggiato enormemente lo sviluppo dell'energia rinnovabile in Italia e potrebbe essere una delle ragioni principali per il ritardo italiano nel settore.

Il CIP6 è un buon esempio di quello che possiamo chiamare la "giungla delle sovvenzioni"; ovvero di quei provvedimenti che pagano questa o quell'attività industriale con fondi pubblici, ovvero con soldi presi dalle tasche di chi paga le tasse. Molto spesso questi provvedimenti partono con ottime intenzioni, ma chiunque abbia esperienza di come funziona il meccanismo che produce le leggi in Italia sa che queste lodevoli intenzioni si scontrano spesso con la realtà delle "lobbies" alla ricerca di fondi. Questo fa si che i fondi vengano a volte dirottati ad attività assai meno nobili di quelle che erano nell'idea di partenza. Il CIP6 ne è un tipico esempio,

L'intenzione del CIP6, quella di incentivare le fonti rinnovabili, era buona, ma la legge incentivava anche l'incenerimento dei rifiuti, fonti fossili di ogni tipo e financo l'estrazione del carbone. E' andata a finire che meno della metà dei fondi del CIP6 sono finiti alle rinnovabili, mentre la parte del leone l'hanno fatta le "assimilate."

La situazione attuale del CIP6 la possiamo leggere nel rapporto annuale dell'autorità per l'energia elettrica e il gas, a firma del presidente Alessandro Ortis e datato il 5 Luglio 2007. In questo documento, leggiamo che gli oneri del CIP6:

rappresentano una quota per nulla trascurabile e crescente: un onere totale pari a circa 5 miliardi di euro l'anno, il 13 per cento del prezzo medio finale per le famiglie. Essi comprendono oneri di varia natura, in alcuni casi non attinenti il sistema elettrico, che nel tempo sono stati e continuano ad essere sommati, da norme primarie o da interventi governativi, sul già elevato prezzo dell'energia elettrica; essi incidono significativamente sulla confrontabilità dei prezzi italiani nel contesto europeo e purtroppo le prospettive non appaiono incoraggianti".

Non solo, ma scopriamo anche dal rapporto che, mentre l'incentivazione per le rinnovabili è stabile, quella per le "assimilate" sta notevolmente aumentando

I costi relativi alla remunerazione dell’energia CIP6 prodotta da impianti assimilati sono risultati in aumento rispetto al 2005, essendo passati da circa 3.989 milioni di euro a 4.362 milioni di euro, al netto della componente di costo addizionale, pari a più di 200 milioni di euro, derivante dalla revisione dei prezzi applicati per il I trimestre all’energia assimilata e rinnovabile. Tale aumento trova giustificazione nell’aumento dell’energia prodotta e della relativa remunerazione per gli impianti esistenti e, secondariamente, per gli impianti nuovi che utilizzano combustibili di processo o residui o recuperi di energia.

La tendenza a premiare qualsiasi cosa con il CIP6 è dimostrata anche dalle vicende delle miniere di carbone del Sulcis dove si dovrebbe ripartire con carbone di pessima qualità assolutamente antieconomico da estrarre, eccetto che per magia diventa conveniente con i sussidi del CIP6.


I danni fatti dal CIP6 allo sviluppo dell'energia rinnovabile in Italia sono molteplici. In primo luogo, come abbiamo visto, la definizione di "assimilate" ha fatto si che gran parte dei fondi per le rinnovabili non sia mai arrivata a destinazione. Non solo i soldi non sono arrivati, ma l'aver pesantemente sovvenzionato attività di produzione di energia per mezzo dell'incenerimento di rifiuti ha distorto le priorità degli investimenti, dirottando su tecnologie "sporche" capitali che, almeno in parte, sarebbero potuti andare alle rinnovabili vere.

Ci sono stati altri effetti perversi del CIP6, forse più sottili ma altrettanto efficaci. Per esempio, la campagna anti-rinnovabili di certi settori della politica e dell'industria italiana si è spesso basata sul CIP6 per proclamare che "le rinnovabili ci sono costate un sacco di soldi e non sono mai decollate" (vedi p. es. questo articolo in proposito). Infine, la burocrazia associata con la distribuzione dei fondi è tale da scoraggiare attivamente i piccoli operatori, quelli che sarebbero intenzionati a installare impianti rinnovabili, per lasciare spazio invece a chi gestisce inceneritori o centrali a carbone le cui risorse sono ben superiori per affrontare i costi e i tempi di accedere ai fondi CIP6.

Su quest'ultimo punto, posso parlare per esperienza personale: due anni fa avevo fatto un piccolo calcolo e mi ero accorto che, anche senza nessuna sovvenzione, installando pannelli fotovoltaici sopra casa mia avrei avuto energia elettrica gratis per trent'anni. Questo mi pareva già un buon investimento; ma quando mi imbarcai nell'impresa di installarli, tutti mi dissero che il "decreto conto energia," finanziato con i fondi del CIP6, stava per essere approvato e che questo avrebbe fatto rendere assai di più i miei pannelli. La legge, però, diceva che le sovvenzioni sarebbero andate soltanto agli impianti costruiti dopo l'approvazione del decreto; per cui tutti mi dissero che mi conveniva aspettare "alcuni mesi". Questi "alcuni mesi" sono diventati più di due anni, e dopo l'approvazione del decreto, c'è stato bisogno di aspettare le norme attuative, i moduli, i permessi, e tutto il resto. I miei pannelli sono sul tetto da un pezzo ma, a tutt'oggi, non hanno prodotto un solo kWh di energia. Ditemi se questo non è sabotaggio! (la storia dei miei pannelli la trovate qui e nei link associati)


Verrebbe voglia di dire "eliminiamo tutte le sovvenzioni!" e questo potrebbe alla fine dare un vantaggio alle rinnovabili. Questo vantaggio sarebbe veramente incolmabile se si facessero pagare i "costi esterni" a chi produce energia usando combustibili fossili. Ma il dibattito attuale sta prendendo forme che non fanno sperare in bene.

Carlo Stagnaro sul blog "Realismo Energetico" dice correttamente che "Il Cip6 è una vergogna nazionale che deve finire". Ma non è per niente ovvio che questo vada inteso come diretto ad eliminare le sovvenzioni ai combustibili fossili. Per esempio, in una mozione bipartisan presentata l'11 Luglio 2007 da Daniele Capezzone (Pr) e Stefano Saglia (An) si parla di "un freno ai nuovi incentivi sull'energia solare". Il documento apparso sul "Sole 24 ore" non è di chiara interpretazione, ma probabilmente possiamo capire dove si vuole andare a parare considerando che Saglia si era espresso il 28 Dicembre 2006 dicendo che "con le decisioni drastiche su Cip6 e cogenerazione si eliminano opportunamente incentivi ingiustificati ma parallelamente si fanno uscire dal mercato i termovalorizzatori a tutto vantaggio delle lobby delle discariche e dei rifiuti".

I provvedimenti che verranno presi a settembre potrebbero, in effetti, essere peggiori della situazione attuale, ovvero incentivare ulteriormente inceneritori e centrali a carbone. Neanche Tarzan riuscirebbe a uscire dalla giungla del CIP6.






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lunedì, luglio 23, 2007

Come interagiscono ambiente, risorse, politiche economiche ed organizzazione sociale.

Eugenio Saraceno pubblica oggi su www.aspoitalia.net un commento sulle conseguenze politiche, economiche e sociali dell'esaurimento delle risorse.

E' un argomento sul quale si dibatte da decenni, forse da secoli. L'ascesa e la caduta delle civiltà storiche è causata dalla disponibilità e dall'esaurimento delle risorse? In antico, sembra che il problema non fosse sentito; Gibbon, per esempio, va avanti per volumi e volumi sulla storia del crollo dell'impero romano senza mai menzionare il problema delle risorse. Più recentemente, Joseph Tainter nel suo monumentale "collasso delle società complesse" discute della questione risorse ma conclude che non è la causa dei collassi storici.

Recentemente, tuttavia, si va facendo sempre di più strada l'idea che è la disponibilità di risorse che determina i fati degli imperi e la struttura sociale ed economica delle società. Questo tipo di visione è tuttora eretico nel panorama generale delle scienze economiche e sociali, ma più ci si lavora sopra, più sembra convincente.

Il primo passo per risolvere un problema è rendersi conto che esiste. Purtroppo chi è in condizioni di prendere decisioni al vertice non si è ancora reso conto che il declino generalizzato della nostra economia è dovuto alla carenza sempre più grave di fonti energetiche e di materie prime. Per questo, le decisioni che vengono prese sono quasi sempre controproducenti.

Forse è troppo tardi per raddrizzare la rotta, ma un contributo come quello di Eugenio Saraceno perlomeno indica in quale direzione dovremmo andare

Testo completo su www.aspoitalia.net



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Il grande gioco del petrolio e del gas: la Turchia si accorda con l'Iran


I grandi cambiamenti spesso passano inosservati. Ce n'è stato uno in questi giorni che non ha fatto notizia in Italia; come è normale sui nostri media, impegnati in tutt'altre cose. Eppure è un cambiamento importante: la Turchia si è accordata con l'Iran per far passare il gas iraniano attraverso il proprio territorio e distribuirlo in Europa (vedi la notizia, più in basso).

Questo accordo ha a che fare con uno dei problemi strategici principali che hanno accompagnato la politica mondiale nell'ultimo secolo è stato il controllo delle risorse petrolifere medio-orientali. Se non siete troppo familiari con queste cose, vi invito a dare un'occhiata a un articolo che ho scritto recentemente sulle comunicazioni fra Europa e Medio Oriente.

Per le potenze marittime, prima la Gran Bretagna e poi gli Stati Uniti, uno dei modi di esercitare questo controllo è stato bloccare i tentativi delle potenze continentali (principalmente la Germania) di creare comunicazioni via terra fra Europa e Medio Oriente. Un tempo, questo ha voluto dire boicottare la ferrovia Berlino-Baghdad che non fu mai completata dopo che gli Inglesi ebbero conquistato l'Iraq con la campagna del 1914-1918. In tempi più recenti questo ha voluto dire bloccare ogni tentativo di costruire oleodotti (o gasdotti) che passassero attraverso la Turchia; ovvero lungo lo stesso tragitto della ferrovia Berlino-Baghdad. Se guardate la figura in cima (cliccate per ingrandire), in effetti, vedete che mancano oleodotti e gasdotti che portino il gas e il petrolio medioorientali per via di terra verso l'Europa, lungo la loro strada più naturale, la Turchia (le linee rosse nella figura sono oleodotti progettati, ma mai costruiti finora).

Per molti anni dopo la seconda guerra mondiale, la Turchia è stata un fedele alleato degli Stati Uniti del cui supporto aveva bisogno per contrastare l'espansione sovietica. Ma tutto cambia e, svanita la minaccia da Nord, la Turchia può tornare agli imperativi strategici del vecchio impero ottomano, ovvero fare da "ponte" fra l'Europa centrale e il Medio Oriente. Non è un caso che l'Europa sia così interessata ad avere la Turchia fra i membri dell'Unione e non è un caso che la Turchia non abbia appoggiato l'invasione Anglo-Americana dell'Iraq nel 2003. Non è un caso, nemmeno, che gli Stati Uniti abbiano fatto esprimere dal loro ambasciatore ad Ankara la loro disapprovazione per l'accordo Turco-Iraniano (vedi l'articolo dell'associated press del 17 Luglio, più in basso)

Così, con l'accordo con l'Iran di questi giorni, la Turchia sta disponendo i suoi pezzi sulla scacchiera medio-orientale per giocare una partita simile a quella che ha giocato, e perso, nel 1914-1918. Lo stesso stanno facendo gli altri giocatori: l'Iran cerca di rompere il suo isolamento, l'Europa cerca di avere un fornitore di gas alternativo alla Russia e gli Stati Uniti cercano di mantenere il loro controllo militare e politico sulle risorse del Medio Oriente. E' un gioco difficile, ma la posta ha un immenso valore. Per un buon secolo fino ad oggi, chi ha dominato le risorse petrolifere del Medio-Oriente ha dominato il mondo; e tuttora lo domina. Ma è un gioco che non durerà per sempre. Quanto durerà ancora? Qualche decennio al massimo, forse anche meno.


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http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsId=71878

Teheran | 14 luglio 2007

Iran e Turchia firmano un accordo per trasportare gas iraniano in Europa

L'Iran e' il piu' grande possessore di riserve gassose dopo la Russia

Iran e Turchia hanno firmato un accordo preliminare per trasportare il gas iraniano in Europa attraverso la Turchia. Secondo quanto ha dichiarato alla filiale di Ankara dell'agenzia di stampa iraniana Irna, il ministro del Petrolio iraniano, Kazem Vaziri-Hamaneh, il memorandum siglato tra Ankara e Teheran prevede sia il trasporto attraverso l'Iran del gas originariamente proveniente dal Turkmenistan verso Ankara, sia l'utilizzo dei campi di estrazione del gas iraniano situati nel Sud del Paese.

L'Iran, che e' il piu' grande possessore di riserve gassose dopo la Russia, ha preso in considerazione l'Ucraina e la Turchia come rotte possibili per il transito del suo gas verso l'Europa, tanto da annunciare nell'agosto 2006 un accordo con Ankara per l'utilizzo dei suoi gasdotti. Nonostante le massicce riserve del paese pero' Teheran ha rallentato le sue esportazioni soprattutto a causa del limitato accesso, frutto delle sanzioni americane, agli impianti di gas liquefatto, che raffreddano il gas per portarlo allo stato liquido, in modo da favorirne il trasporto via mare. Il Turkmenistan ha gia' esportato 4,1 miliardi di metri cubi in Iran nella prima meta' dell'anno. L'accordo siglato oggi e' stato confermato dal direttore delle relazioni internazionali della compagnia petrolifera nazionale iraniana, Hojatollah Ghanimifard, che ha detto che esso "pone le basi di un lavoro congiunto tra i due paesi".

Il transito via Ankara, verso l'Ungheria, l'Austria e i Balcani orientali, dovrebbe permettere l'approvvigionamento di 31 miliardi di metri cubi di gas a regime, attraverso il gasdotto "Nabucco". Una via di transito questa caldeggiata dall'Europa che la considera una alternativa necessaria alla diversificazione della sua dipendenza dalle fonti russe e un modo per raggiungere le riserve dei paesi del'Asia centrale.

Vaziri-Hamaneh, secondo quanto confermato dagli esperti, intende finalizzare i dettagli dell'accordo in un mese mentre Ghanimifard ha annunciato che i futuri colloqui riguarderanno la struttura dell'azionariato delle aziende eventualmente coinvolte nello sviluppo degli impianti. "I dettagli saranno studiati il mese prossimo, in occasione della vista del ministro dell'Energia turco per siglare gli accordi finali in 4-6 mesi", ha aggiunto Vaziri-Hamaneh, sottolineando che le fasi 22,23,24 del gasdotto, coinvolte nell'accordo, saranno sviluppate nei termini di una operazione di "buy back". In sostanza, le aziende che avranno sviluppato gli impianti consegneranno alla compagnia di Stato iraniana i campi estrattivi, una volta terminate le operazioni di sviluppo, in cambio di forniture di petrolio e gas a copertura degli investimenti effettuati.


http://www.iht.com/articles/ap/2007/07/17/europe/EU-FIN-Turkey-Iran-Gas-Pipeline.php


Iranian official defends energy deal with Turkey, says U.S. should not meddle
The Associated Press
Published: July 17, 2007

ANKARA, Turkey: An Iranian diplomat on Tuesday defended an agreement with Turkey to ship natural gas from Iran and Turkmenistan to European markets and called on the United States not to meddle in the region's affairs.

Turkey and Iran last week agreed on a preliminary deal to build two separate pipelines to ship natural gas from the fields in Iran and neighboring Turkmenistan via Turkish territory.

The United States — a close ally of Turkey — on Monday criticized the timing of the deal and said Iran was not a reliable partner. Washington, which fears Iran's nuclear ambitions are a threat to peace, wants to isolate Iran internationally.

"The agreement is not only to the benefit of Iran and Turkey, it is to the benefit of regional countries also," Ahmad Noorani, the diplomat, told reporters in Ankara. "European nations will also reap the benefits of this agreement."

Asked to comment on U.S. objections, Noorani said "this country's policies in the region are not positive or constructive."

"It is the people of the region that are shaping their own future. If the U.S. is disturbed by the cooperation it should revise its own policies," Noorani said.

Turkey's Foreign Minister Abdullah Gul, in remarks published Tuesday, also defended the deal saying it would contribute to European energy security. European nations are aiming to diversify energy supplies to reduce dependence on Russia.

In a daily press briefing Monday, U.S. State Department spokesman Sean McCormack said: "Do we think it is the right moment to be making investments in the Iranian oil and gas sector? No, we don't think so."

An official from the Turkish Energy Ministry said Turkey had reached a preliminary agreement to build some 3,500 kilometers (2,174 miles) of gas pipelines and transport up to 40 billion cubic meters (1,412 billion cubic feet) of gas to Europe, through Turkey.

The official, who spoke anonymously because he was not authorized to speak to journalists, said Ankara and Tehran were a month away from a final agreement, setting late August as the probable date for a final treaty.

Under the deal, Iran will also allow Turkey to develop a part of its gas fields in the country's south and will ship 10 billion cubic meter (353 billion cubic feet) of gas per year, which Turkey can use for its own domestic needs or ship to the EU, according to the ministry official.

Turkey, a partner of a European gas pipeline project called Nabucco, wants to be a key hub for oil and gas routes to feed the energy-hungry markets of Europe.

The construction of the Nabucco pipeline, which will stretch from Turkey to Austria crossing Bulgaria, Romania and Hungary, is expected to start by 2009 and the first gas will flow in 2012. When fully operational — which is not expected before 2015 — Nabucco will carry 31 billion cubic meter (1,094 billion cubic feet) per year, mostly from the Caspian basin.

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Associated Press Writer C. Onur Ant contributed to this report from Istanbul.

venerdì, luglio 20, 2007

Non si può abrogare la legge di gravità



Su internet girano le cose più strane. In fondo, vi passo una lettera che sostiene la petizione per "Auto a idrogeno subito" che ha avuto grande successo con più di 10.000 firme al momento. La petizione chiede che ogni distributore di benzina abbia accanto un distributore a idrogeno e la lettera chiede "800.000 firme per fare abbassare la testa ai padroni del petrolio"

La petizione sulle auto a idrogeno ha l'aspetto di una delle tante bufale anonime che girano su internet, per esempio quelli che parlano di una cospirazione delle compagnie petrolifere che impedirebbero lo sviluppo e la messa in commercio dell'auto ad aria compressa. In realtà, la petizione sull'idrogeno ha un nome e cognome, il sig. Stefano Pino, che ha un sito a http://www.automobileidrogeno.com/. Ma aver identificato l'origine della petizione cambia poco. Il sig. Pino sembra essere uno dei recenti convertiti alla "religione dell'idrogeno" (come l'ha efficacemente chiamata Maurizio Pallante) della quale Jeremy Rifkin è il massimo profeta. Per qualche ragione, l'idrogeno ha colpito la fantasia della gente, come nota Debora Billi in un recente post sul suo blog "petrolio" dove riporta di aver trovato gente convinta che l'idrogeno si vende in buste di plastica del supermercato.

Tanto interesse nell'idrogeno è una dimostrazione della buona volontà degli italiani di liberarsi dal petrolio e di respirare un aria più pulita. Purtroppo, questo tipo di petizioni, pur bene intenzionate, sono completamente fuori dalla realtà. Sono l'equivalente della richiesta di abrogare la legge di gravità come la leggenda vuole che abbia fatto il il consiglio comunale di non si sa quale paese.

Non ci sono leggi della fisica che impediscano di fabbricare macchine a idrogeno. Ci sono però delle leggi dell'economia e della tecnologia che rendono la cosa per il momento impensabile se non a livello di prototipi ultra-costosi. Chi ha messo in giro la petizione sui distributori a idrogeno non si è chiesto, evidentemente, quanto costerebbe mettere accanto a ogni distributore di benzina un distributore a idrogeno, soprattutto se questo idrogeno dovesse essere generato utilizzando energie rinnovabili. Considerate le varie inefficienze del processo di produzione di energia rinnovabile, di elettrolisi e di stoccaggio, considerata la necessità di impianti, sistemi di distribuzione e tutto il resto, parliamo di centinaia, forse migliaia di miliardi di euro in termini di costi. Chi dovrebbe pagare? La petizione questo non lo dice; forse questi soldi ce li porterebbe Babbo Natale?

La petizione ignora anche le problematiche tecniche dei veicoli a idrogeno, che al momento semplicemente non esistono come tecnologia che possa viaggiare su strada e essere utilizzata da quei comuni mortali che non possono permettersi di viaggiare con i "siluri" a idrogeno, mostrati anche nel sito in questione.

Se volete firmare la petizione sull'idrogeno, indubbiamente dimostrate che ci tenete a un cambiamento di certe cose. Tenete conto però che rischiate di dare importanza a una grave distorsione delle priorità. Al momento già un bel po' di soldi sono stati sprecati per creare "distributori di idrogeno" per macchine che non esistono.

Pensateci sopra. Segue la petizione come gira su internet:

(notate anche la figura in alto a sinistra, con l'improbabile benzinaio - o idrogenaio - in camicia bianca immacolata. E' presa dalla pubblicita di una macchina del tutto normale che però si porta dietro un piccolo serbatoio di idrogeno liquido per dare l'impressione di essere "ecologica")

Auto ad Idrogeno Subito!
Un cittadino italiano ha finalmente deciso che gli fa troppo malerespirarele polveri sottili e vedere persone a cui vuole benemorire di cancro intorno a sé per il benessere delle multinazionalipetrolifere e hachiesto alla commissione europea (dipartimento dell'ambiente) dicreare unalegge che obblighi i padroni del petrolio ad installare accanto adognidistributore di benzina almeno un distributore ad idrogeno e diincominciarea produrlo utilizzando energie rinnovabili.In parole povere questa legge favorirà l'introduzione sul mercatodelle automobili ad idrogeno a ***ZERO INQUINAMENTO*** e ad alteprestazioni!!!Finalmente potremo respirare a pieni polmoni e anche i figli deinostri figli!L'auto del futuro esiste già ed in vari modelli!Bastano 800.000 firme per far abbassare la testa ai padroni delpetrolio.Firmate la petizione per voi, i vostri amici e parenti!Cogliamo questa opportunità e facciamone un'arma, anche per altrepiccolebattaglie.Io l'ho giá fatto e sono il numero 2087!!!FIRMA LA PETIZIONE A QUESTO INDIRIZZO:
http://www.petitiononline.com/idroge...tion-sign.htmlPS: per favore, fatela girare, questa e' seria ... non diciamo poi chenoncambia mai niente se non ci impegniamo almeno in queste occasioni.(non inoltrate semplicemente o vengono tutti quegli odiosi segnetti,copiateil testo e incollatelo in un NUOVO MESSAGGIO (anche personalizzato)!!!







20 anni al Polo Nord e le non linearità



Qui a sinistra si possono vedere tre "istantanee, prese a dieci anni di distanza, dell'estensione e concentrazione dei ghiacci che formano la banchisa polare negli anni 1987, 1997 e 2006.
Sono immagini prese dal sito del " National Sonow and ice data center" e mostrano un chiaro, indubbio, univoco, veloce trend verso estensioni sempre più ridotte.
Benche' siano istantanee di singoli anni ( con le ovvie oscillazioni e variabilità casuali) potrete verificare da soli, a questo link, http://nsidc.org/cgi-bin/wist/wist_nt.pl che sono una genuina espressione di un trend in atto.
L'ultima immagine in basso a destra è una istantanea di ieri, 18 Luglio 2007, questo è il link:
http://nsidc.org/cryosphere/glance/

Il confronto con i dati del Luglio SCORSO è agghiacciante.

In un anno la banchina si è ridotta in misura sostanzialmente equivalente a quanto successo nei venti anni precedenti. In pratica ormai si ha una banchisa compatta e senza acqua libera solo in prossimità delle coste della Groenlandia e siamo solo al 18 Luglio!
Alla fine di Agosto, per la prima volta nella storia umana potrebbe essere possibile navigare fino al Polo Nord con una normalissima barchetta.
Sarà meglio abituarsi.
Tutto porta infatti a ritenere che, una volta iniziato, il processo di Global Warming procederà con velocità e imprevedibilità crescenti.

Quando si parla di non linearità in climatologia si intendono fenomeni di questo genere.
Chi ancora sostiene un futuro energetico basato sul carbone, dati i costi elevati delle energie rinnovabili, farebbe bene a riflettere.


Lo Tsunami Economico

A lle volte ci danno di catastrofisti; allora cosa dovrebbero dire di questo comunicato di Eurispes del 12 Luglio? (vedi più in basso)

Impoverimento generalizzato, indebitamento alle stelle, problemi di liquidità non più alla quarta ma alla terza settimana del mese, poveri in giacca e cravatta, ganasce fiscali che ti sequestrano la casa per una multa. Se in base ai dati Istat l'inflazione nel quadriennio 2001-2004 è cresciuta del 9,8 per cento, secondo i dati Eurispes è cresciuta invece del 22,2 per cento nello stesso periodo. Insomma, una specie di tsunami economico che si è abbattuto sul nostro paese colpendo soprattutto una fascia di classe "media" che si trova sempre più proiettata verso la povertà.

La cosa più sorprendente di questi comunicati non è tanto il loro contenuto, quanto la mancanza di reazioni significative. La gravità della situazione viene negata sulla base di ragionamenti superficiali ("i ristoranti sono pieni", oppure, "guardate quanta gente va in vacanza"); le cause citate sono altrettanto superficiali ("è tutta colpa dell'Euro", "E' colpa della Cina") e, quanto ai rimedi, non si va molto più in la di proporre la riduzione delle accise sui carburanti o qualche ulteriore liberalizzazione di questo o quel servizio.

Sembra che ben pochi siano interessati ad approfondire sulle cause profonde di questa situazione. Ma non potrebbe lo tsunami economico essere dovuto all'incremento generalizzato dei costi delle materie prime? Niente di strano che un'economia come la nostra, basata sulla trasformazione, vada in crisi profonda per questa ragione. Se le materie prime costano di più, ne consegue che dobbiamo pagare (e lavorare) di più per continuare a produrre come prima. Il PIL magari continua ad aumentare, ma a costo di un impoverimento generalizzato di chi questo PIL lo produce.

Se così stanno le cose, ci vuole ben altro che prendersela con l'Euro o ridurre le accise sulla benzina per rimettere le cose a posto.

Leggete e giudicate voi. (vedi anche la discussione su "repubblica")

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da www.eurispes.it (per accedere all'originale, cliccate su "comunicati stampa", questo è del 12 Luglio 2007)

Problemi di famiglia
Senza rete: la famiglia di fronte alla crisi del welfare

L'Eurispes ha presentato oggi lo studio "Problemi di famiglia": Senza rete: la famiglia di fronte alla crisi del welfare, in collaborazione con Federcasalinghe.

Per primi lanciammo un segnale d'allarme nell'agosto del 2002 denunciando un'inflazione galoppante all 8%, dichiara il Prof. Gian Maria Fara, Presidente dell'Eurispes. Subimmo per questo dure critiche e contestazioni da parte del governo di allora. Ma per noi l'inflazione non è nè di centrodestra nè di centrosinistra. E i nostri dati si sono rivelati esatti. Oggi, a distanza di cinque anni, segnaliamo nuovamente, sperando in una maggiore capacità di ascolto della politica e delle Istituzioni, che l'inflazione, dopo un periodo di stasi, sta tornando a crescere più di quanto indicato dalle statistiche ufficiali.

Sono sempre più numerose le segnalazioni che riceviamo dai cittadini, che confermano una condizione di disagio diffuso, e ci sollecitano a riprendere i temi del costo della vita e dell'impoverimento delle famiglie.

Ne sono un chiaro indicatore le notizie che ci giungono dal territorio, dove le nostre sedi sono in stretto contatto con la rete della Caritas. Aumentano coloro che usufruiscono delle mense: sempre meno immigrati, sempre più italiani. Aumenta anche la consegna dei pasti a domicilio. Tutti segnali di una povertà che mostra un suo pudore.

Insomma, quella di oggi è una Italia a due economie. Una economia delle famiglie ed una economia delle imprese. Da un lato, si assiste alla crescita del PIL, sostenuta prevalentemente dalle esportazioni e non dai consumi interni, dall'altra, all'assenza di redistribuzione della ricchezza prodotta alla popolazione. Manca insomma una condivisione della crescita che, per il momento, si risolve ad esclusivo vantaggio delle imprese.

E' l'Italia dei poveri in giacca e cravatta e di quanti, moltissimi tra i cittadini, si trovano a subire non più la sindrome della quarta settimana, ma quella terza settimana.

In più si è verificato un indebitamento clamoroso delle famiglie per l'acquisto della casa. E anche in Italia si iniziano ad avvertire i primi segnali di disagio che si concretizzano nel fenomeno dell'insolvenza.

Occorrerebbe quindi, conclude il Presidente, attuare delle politiche fiscali che sposino il sistema francese basato sul quoziente familiare e quindi sulla divisione dell'imponibile per numero dei componenti.

Anche dalla nostra rete sul territorio, dichiara l'on. Federica Rossi Gasparrini, Presidente di Federcasalinghe ci giungono continue segnalazioni del disagio e delle difficoltà economiche vissute dalle nostre associate. Infatti, le donne hanno il duro compito di far quadrare i conti della famiglia e devono combattere quotidianamente con un aumento dei prezzi, sottovalutato quando non ignorato dai media.

Un numero sempre crescente di famiglie è assediato da una comunicazione martellante che spinge verso un sempre maggiore indebitamento. Basti pensare che la pubblicità delle finanziarie è aumentata del 28% negli ultimi anni ed oggi rappresenta un fenomeno sfacciato.

A chiudere nella morsa del debito i cittadini è intervenuta in aggiunta la normativa del 2005 relativa alle cosiddette "ganasce fiscali" per alcuni particolari debiti (multe, bollette, etc).

Il cittadino può essere sottoposto a queste misure: da dieci a quindici euro, che è il limite minimo, si riceve un sollecito di pagamento; dai 55 euro si può arrivare al fermo dell'auto; da 500 a 2.000 euro si procede all'ipoteca della casa.

Sono 8 milioni e mezzo le casalinghe in Italia che non hanno reddito e che nessuno vuole ascoltare.

Oggi una discesa in piazza rumorosa non è più contenibile. Basti pensare che se tutte le casalinghe italiane si iscrivessero alle liste di collocamento, gli indici di disoccupazione andrebbero in tilt.

Il nostro obiettivo è quello di istituire con il Ministro del Lavoro, analogamente a quanto avviene sul tema delle pensioni, un tavolo della concertazione del lavoro familiare, valido non solo per le casalinghe a tempo pieno, ma anche per coloro che lo sono a tempo parziale.


Roma 12 Luglio 2007

mercoledì, luglio 18, 2007

L'Onorevole e lo Scienziato

A sinistra, il mondo come lo vede la maggior parte della gente; a destra, il mondo come lo vedono gli scienziati; sulla padella c'è scritto "riscaldamento globale"


Visto l'argomento del mio ultimo post sul blog di ASPOItalia, mi sembra il caso di ripresentare qualcosa che avevo scritto due anni fa e avevo pubblicato su
www.aspoitalia.net . E' scritto in forma di racconto di fantasia e, ovviamente, i pensieri dei protagonisti sono una mia interpretazione. Tuttavia, i fatti descritti sono realmente accaduti.



L’onorevole è un uomo dai capelli bianchi, ancora ben portante. Per la verità, è un ex-onorevole, ma non sono passati molti anni da quando sedeva in parlamento a Roma e lui tiene ancora molto al suo titolo. Normalmente, ai convegni ci va quando lo invitano. Arriva, fa il suo intervento e poi sparisce per qualche altro impegno. Stavolta, però, è arrivato come spettatore; incuriosito da questo convegno sui cambiamenti climatici che si tiene per caso vicino a casa sua. Si siede in prima fila; proprio davanti al tavolo degli oratori.

Lo scienziato è sulla quarantina. Di origine medio-orientale, ha vissuto anche in Africa. Ha visto tempeste, siccità, carestie, e invasioni di locuste. Ha visto la guerra e l’ha anche combattuta lui stesso. Ma è anche una persona che ha studiato molto e conosce bene il suo argomento. Si siede al tavolo degli oratori e parla mentre mostra diapositive sullo schermo dietro di lui.

Appena lo scienziato comincia a parlare, l’onorevole si sente a disagio. Questa storia del riscaldamento globale, l’onorevole ne ha sentito parlare. Sa che è una storia inventata, un complotto di catastrofisti esagitati, gente che vuole distruggere l’economia con questa stupidaggine del protocollo di Kyoto. Forse anche l’aspetto medio-orientale dello scienziato gli da fastidio. Non sarà mica uno di quei terroristi islamici?

Quando lo scienziato parla della concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera di settantamila anni fa, l’onorevole non riesce a trattenersi. Fa un gesto di stizza e sbotta a voce alta, “Ma lei cosa ne sa? Lei c’era?”

C’è un momento di silenzio nella sala. L’onorevole e lo scienziato sono uno di fronte all’altro, si guardano negli occhi a pochi metri di distanza. Per un attimo, lo scienziato considera se è il caso di rispondere a tono; ma poi si trattiene. Non vuole rispondere male a una persona dai capelli bianchi. “Sto solo presentando i dati” dice, e continua la sua esposizione con calma.

Ripartono le diapositive sullo schermo. La temperatura aumenta, i disastri ambientali anche. Le ultime estati hanno battuto tutti i record, uno dopo l’altro. Sono dati su dati che si accumulano: il riscaldamento globale non è una teoria, è un fatto. I danni che ha fatto e che ci sta facendo sono altrettanto un fatto e ci si aspetta che le cose vadano a peggiorare presto.

Mentre parla, lo scienziato guarda l’onorevole. Si rende conto che le sue parole hanno un effetto. L’onorevole è impressionato; queste cose non le aveva mai sentite dire prima. Si agita sulla sedia e addirittura arrossice. Si rende anche conto che nessuno in sala ha apprezzato la sua interruzione. Tutti lo hanno considerato un maleducato.

Finito il convegno, lo scienziato se ne torna a casa. Lo scontro lo ha un po’ scosso e gli è dispiaciuto aver messo in imbarazzo quell’uomo dai capelli bianchi. Non lo aveva mai visto prima; gli hanno detto che è un onorevole. E’ possibile che non sapesse veramente niente del cambiamento climatico? E’ possibile che in parlamento nessuno sappia queste cose? Eppure sono i parlamentari che prendono le decisioni su cose come queste; cose importantissime per tutti . . . No, non è possibile che siano così ignoranti.

L’onorevole se ne torna a casa in silenzio. Rimugina su quello che ha sentito. Quelle cose che ha fatto vedere quello scienziato gli hanno fatto impressione; diceva anche che peggioreranno; mah? Certo, un inverno così caldo non se lo ricordava in tutta la sua vita; anche questo gli fa un po’ impressione.

A casa, l’onorevole si siede in poltrona e accende la TV. Con il telegiornale, si sente subito rincuorato. Questa faccenda del cambiamento climatico non può essere così importante se nessuno ne parla in televisione. Al diavolo queste assurdità sul clima: tutte balle, evidentemente.




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lunedì, luglio 16, 2007

Perchè i politici sono ignoranti


Venerdi' scorso ero a un convegno sull'energia e il clima organizzato in una città della Toscana. Come succede sempre, hanno parlato per primi il sindaco e i vari assessori e rappresentanti politici. Dopo di che, iniziava la parte più "tecnica" del convegno, dove mi capitava di essere il primo dei relatori. Appena mi sono alzato per parlare, il sindaco ha salutato e se n'è andato.

Non faccio una colpa particolare a questo sindaco; è una cosa che mi succede sempre. I politici arrivano, fanno il loro saluto e poi, quando arrivo io, si alzano e se ne vanno. Mi è capitato una volta di avere il presidente della regione Toscana, Claudio Martini, in platea proprio davanti a me mentre ero sul palco fra gli oratori. Mi sono detto, "vediamo se riesco a fargli capire qualcosa della situazione petrolifera". Appena ho avuto il microfono in mano, si è alzato e se n'è andato.

Credo di poter escludere che sia io in particolare a fare questo effetto ai politici. Mi dicono tutti che succede sempre così; i politici, semplicemente, non stanno a sentire le relazioni tecniche. Rimangono solo se proprio c'è qualche "peso massimo" a parlare, magari Rubbia o Rifkin. Ma anche in quei casi, spesso li ho visti distratti a parlare fra di loro più che a sentire la presentazione.

A parte il poterli considerare dei maleducati, questo ha delle conseguenze ben più importanti che ferire l'orgoglio dei conferenzieri non politici. Ormai comincio a conoscere i politici: con qualche lodevole eccezione le loro fonti di informazione vengono quasi esclusivamente dai giornali e dalla televisione, oppure da altri politici. Ora, succede che i giornali e la televisione, a loro volta, prendono le loro informazioni in gran parte dai politici. Il risultato è un circuito auto-referenziale dove si continuano a ripetere sempre le stesse cose.

La conseguenza è che quasi tutti politici hanno una visione del mondo estremamente ristretta. Non si immaginano neanche l'esistenza di cose che, invece, sono abbastanza ovvie per chi ha una formazione di tipo scientifico e si interessa di problemi globali. Questa loro ignoranza si manifesta a volte con delle reazioni aggressive che vengono fuori quando, per caso, vengono messi di fronte a un tipo di visione della quale sospettano solo vagamente l'esistenza.

Questo tipo di reazione aggressiva è venuta fuori un paio di volte a questi convegni. Ho già raccontato in una nota precedente come, un paio di anni fa, il segretario di ASPO-Italia, Toufic el Asmar, sia stato aggredito verbalmente da un politico quando aveva affrontato il problema del riscaldamento globale. In questo caso, il politico in questione, un ex-onorevole di area DC, si trovava in platea soltanto perché la conferenza era per caso a pochi metri da casa sua. A me è successo pochi mesi fa il caso di un politico (onorevole di area ulivista-ambientalista) che è arrivato un po' in ritardo e pertanto ha dovuto sorbirsi per forza la mia conferenza. Dopo di che, quando ha parlato, si è sentito in dovere di iniziare dicendo che "si trovava in completo disaccordo con il professor Bardi" dato che "i prezzi del petrolio si erano abbassati" (!!).

In entrambi i casi, non si tratta di reazioni dovute a maleducazione innata. Sono, più che altro, reazioni "di pancia" dovute alla sorpresa di trovarsi di fronte a qualcosa di inaspettato. Era chiaro che l'ex onorevole che era saltato addosso (verbalmente) a Toufic el Asmar, non aveva mai visto una presentazione scientifica seria sul riscaldamento globale. Allo stesso modo, era chiaro che l'onorevole che mi aveva così perentoriamente contraddetto in pubblico non aveva la minima idea dell'andamento dei prezzi del petrolio, altro che per quei frammenti di notizie che aveva raccattato qua e la in TV o sui giornali. Insomma, dei begli ignoranti tutti e due, ma probabilmente non delle eccezioni nel loro ambiente.

Ora, è di moda prendersela con i politici, quelli che Beppe Grillo chiama "i nostri dipendenti". Senza esagerare, è vero che c'è evidentemente un problema. La maggior parte di loro - sempre con qualche lodevole eccezione - non ha la minima idea di quali siano i veri problemi e questo deve rendere senz'altro piuttosto difficile governare efficacemente un paese. D'altra parte, è anche vero che l'ignoranza dei politici è solo un sintomo di un problema fondamentale: la società moderna è talmente complessa che è diventato quasi impossibile gestirla.

Certo, l'autoreferenzialità della politica attuale non facilita il problema. Immagino che quando la regina Maria Antonietta di Francia disse che se il popolo aveva fame poteva mangiare briosce lo fece perché non aveva la minima idea di cosa succedesse fuori della reggia di Versailles, dove nobili dell'epoca passavano il tempo a parlarsi fra di loro. La storia della delle briosce di Maria Antonietta è quasi certamente una leggenda, ma rende bene l'idea del problema dell'autoreferenzialità in politica.

Alla fine, troppa autoreferenzialità fa perdere la testa, cosa che in certi casi storici è avvenuto anche in termini letterali. Auguriamoci che non succeda niente del genere ai nostri tempi, ma come minimo bisognerebbe suggerire ai nostri politici di informarsi un po' di più su quello che succede anche oltre quello che c'è scritto sui giornali.






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domenica, luglio 15, 2007

Petrolio quasi a 80



Il Brent ha chiuso Sabato a 79.64 dollari al barile. Fa abbastanza impressione, ma non credo che si debba fare troppa attenzione ai dettagli di come variano i prezzi.

Più che altro io penso che sia il caso di guardare la produzione che negli ultimi mesi è rimasta piatta o in leggera diminuzione, a indicare che il picco globale è vicino o è già passato. Da questo, non possiamo che aspettarci che prezzi molto alti che hanno l'effetto di quella "distruzione della domanda" necessaria per adattarla alle limitate disponibilità produttive. Speriamo che a essere distrutta sia soltanto la domanda e non altre cose.

Comunque, per curiosità, ecco un pezzetto dell'anno scorso con il segretario dell'OPEC Adnan Shihab Eldin che prevedeva per il periodo in cui siamo ora prezzi intorno ai 40 dollari al barile. Mi domando che cosa gli passa per la testa a questi qua di fare queste dichiarazioni quando dovrebbero saperlo che stanno dicendo scemenze.

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http://english.people.com.cn/200609/22/eng20060922_305466.html

Oil price could slide to $40 per barrel: OPEC official
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An official from the Organization of Petroleum Export Countries (OPEC) has said that world oil prices could drop to as low as 40 U.S. dollars a barrel by mid-2007, Kuwait-based Arab Times reported on Friday.

Adnan Shihab Eldin, former OPEC acting secretary general and now a top contender for the post of OPEC secretary general, made the prediction in the Saudi Arabian capital Riyadh on Thursday, said the report.

"It's possible that the price may dip to 40 dollars, but not this year, maybe in 2007 and 2008," depending on geopolitical situations, Eldin was quoted as saying.

He, however, ruled out the possibility of any price plummet to per-2003 levels, saying "it is very difficult for me to think of prices sliding to pre-2003 levels," the Arab Times reported.

"We are taking about perhaps 40 dollars, 50 dollars or 60 dollars," Eldin said, adding that strong fundamentals of supply and demand, which underwent a dramatic change over the past three years, would continue to support prices within that range or a bit higher.

The current price swings were mainly due to geopolitical factors, such as the crisis over Iran's nuclear issue, the Iraqi issue and the Middle East tension.

Oil prices, which have tripled over the past three years, dipped briefly below 60 dollars on Wednesday, a six-month low.



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venerdì, luglio 13, 2007

La nuova cinquecento gonfiata a steroidi











Personalmente, alla nuova 500 Fiat non ci avevo fatto molto caso; non mi era parsa ne particolarmente brutta ne particolarmente bella e non avrei pensato di dedicarci un post. Del resto, non è lo scopo di questo blog discutere di automobili convenzionali. Tuttavia, dato che abbiamo fatto del vecchio cinquino un paradigma di un nuovo modo di vedere il trasporto, lasciatemi fare un piccolo commento, anche se è un po' off topic. Solo uno, poi torniamo al petrolio e all'energia.

Allora, stamattina mi è capitato per caso di passare davanti alla vetrina di un concessionario. Avevano pensato di esporre, per loro sfortuna, una accanto all'altra, la vecchia 500 (il "cinquino") e la nuova.

Ahimé, il risultato del confronto va tutto a sfavore della nuova. Il vecchio cinquino è compatto, proporzionato, agile. La nuova 500 ha conservato del cinquino solo qualcosa dell'espressione facciale, per il resto ne sembra una caricatura gonfiata a steroidi.

Sembra obesa dopo una dieta pluridecennale a base di fast food. Ricorda un po' il lupo cattivo che dopo aver mangiato la nonna, e avendola ancora in pancia, si camuffa da nonna. La nuova cinquecento sembra che si sia divorata una delle vecchie 500 e la stia tenendo chiusa nel portabagagli.

Scusate, forse sono stato po' troppo cattivo; mi è venuta così. Comunque, ho notato che su internet non si riesce a trovare un'immagine che mostri la vecchia e la nuova cinquecento fotografate insieme in modo che si vedano le differenti dimensioni. Forse non sono il solo ad aver notato l'effetto.



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mercoledì, luglio 11, 2007

La Stufa a Petrolio


Da "Liberazione" dell'altro giorno, arriva un articolo dove si cita il lavoro di ASPO e di Eurozev sul cinquino elettrico.







La nuova 500? E' solo una "stufa a petrolio". Ecco perché sarà un flop


http://www.liberazione.it/a_giornale_index.php?DataPubb=07/07/2007


La nuova 500 della Fiat, prodotta a Tychi in Polonia, sarà un flop, forse il più grande flop della storia del settore automobilistico. E sarà ancora più triste per una città, Torino, che continua a subire una politica industriale ottocentesca che vede il mondo in funzione di un serbatoio di benzina, che fa sgommare le Ferrari durante l'inaugurazione dei giochi invernali, che riempie di auto galleggianti un moribondo e attonito fiume Po.

La nuova 500 è stata pensata per sfruttare il fascino che nell'immaginario collettivo ha ancora la vecchia 500. Ma tra quell'auto e questa non c'è nulla in comune, purtroppo. Perché la vecchia 500 era un'auto piccola, leggera, economica. La nuova 500 non è altro che un'auto come tante ma arrivata in ritardo: rotondeggiante come altre (come la Ford Ka, ad esempio, costruita nello stesso stabilimento polacco che produce la nuova 500), troppo grande e pesante per poter veramente ricordare, magari solo alla lontana, la vecchia 500, e costosa, molto costosa. Perché la gente dovrebbe spendere 21 milioni delle vecchie lire (10mila e 500 euro) o addirittura 40 milioni (una versione accessoriata può costare anche 19mila euro) quando oggi il mercato dell'usato offre moderne auto perfettamente funzionanti a 2 o 3 mila euro? E poi, se proprio vogliamo andare sul nuovo, conviene aspettare: sul mercato europeo sono in arrivo auto low cost di ottima qualità a qualche migliaio di euro.

Ma questo è il meno. Il difetto più grande della nuova 500 è che va a petrolio. Già, perché il petrolio si sta esaurendo e costerà sempre di più. Ha senso presentare una stufa come l'auto del futuro? In Italia e in Europa gli automobilisti fuggono dalla benzina, sempre di più acquistano auto con impianti a metano, a gpl (che nonostante sia un derivato del petrolio ha un prezzo nettamente inferiore della benzina), mentre i veri pionieri del settore, come Tesla Car (in joint venture con Google), investono nell'elettrico.

E quindi siamo alle solite. Tra tante TAV, Mose, rigassificatori, inceneritori, centrali nucleari, ci mancava solo la cerimonia da milioni di euro per il lancio mondiale di una stufa a petrolio. Peccato per la Fiat, che ha perso l'ennesima occasione per inforcare un bel paio d'occhiali e guardare al futuro. Per vedere che magari la nuova 500 esisteva già da qualche mese, per opera di un gruppo di normali cittadini italiani, Ugo Bardi, Pietro Cambi, Massimo de Carlo, Corrado Petri, che hanno montato un motore elettrico su una vecchia 500 e sono riusciti a farsela omologare. Risultato? Velocità massima di 90 km/h (ideale sia per la città sia per salvare migliaia di vite umane), ripresa eccezionale superiore alle auto a benzina, si ricarica a casa nella presa elettrica, e con 1 euro fa 100 km. Con l'avveniristica auto sabauda, con 1,3 euro compri un litro di benzina e fai 20 chilometri. Questa sarebbe la "nuova 500"?

Possiamo consolarci sapendo che al Salone di Tokyo, in ottobre, debutterà la versione Abarth da 135 Cv? Possiamo solo chiederci: quanti genitori piangeranno i loro figli? Un'ultima osservazione, quella sulla equidistanza. La politica dovrebbe tenersi equidistante da tutti gli operatori economici, imprenditori, industriali. I politici facciano i politici, gli industriali gli industriali. E' per questo che la presenza del mondo politico alla festa aziendale sul Po (Prodi, Rutelli e Chiamparino solo per fare qualche nome) suona totalmente scandalosa, perfino illegale. Il fatto è che non si è ancora determinato se si tratti di favoreggiamento o di circonvenzione d'incapace.

Gianni Ventola Danese
Fonte: www.liberazione.it


domenica, luglio 08, 2007

Idrogeno, energia del futuro?

Come i lettori di questo blog avranno capito, condividiamo un certo scetticismo sula cosiddetta "economia dell'idrogeno". Ma personalmente mi ritrovo piuttosto a disagio ad avere un'opinione che cozza contro quello che è il senso comune. E quindi cerco di capire cosa succede tra chi di idrogeno se ne occupa professionalmente.

Recentemente sono incappato nell'interessante opuscolo dell'ENEA sull'uso energetico dell'idrogeno, Idrogeno, energia del futuro.
Si tratta di una pubblicazione veramente fatta bene, interessante accurata, con un sacco di notizie che a me sono risultate utilissime. Ho scoperto, ad esempio, che contrariamente a quanto pensassi, un'auto ad idrogeno è meno pericolosa di una a benzina, in caso di incidente l'idrogeno, anche se piglia fuoco, brucia salendo velocemente verso l'alto, disperdendo il calore e producendo relativamente pochi danni. L'opuscolo si fa i suoi conti sull'efficienza energetica di un'auto a cella a combustibile e, dati i rendimenti bassissimi di un motore a combustione interna, la prima riesce persino a fare di meglio, nonostante i passaggi necessari a produrre e utilizzare l'idrogeno.

Comunque le cose più interessanti sono quelle non dette, come al solito. O quelle che si ricavano prendendo i numeri e ragionandoci sopra. Per chiarire subito dove voglio arrivare, il "non detto" è il confronto tra idrogeno e batterie come vettore energetico, l'opuscolo confronta sempre e solo idrogeno con motori a combustione interna, ipotizzando di ricavare comunque l'idrogeno dai combustibili fossili. Il vantaggio principale di questa ipotesi sarebbe la maggior facilità nel sequestrare la CO2. L'idrogeno, quindi, sarebbe un sistema per ridurre l'effetto serra. Ma se l'idrogeno serve a trasportare energia (elettrica) va confrontato con gli altri modi per farlo, che esistono oggi.


Il primo numero da prendere in considerazione è il costo. Attualmente, secondo l'opuscolo, un motore a celle a combustibile costa circa 10.000 euro per kW, cento volte il costo di un motore a benzina. Un'utilitaria ha bisogno di circa 15 kW, e quindi il motore costerebbe, oggi, 150 mila euro. Il guaio (non detto) è che questi costi sono difficilmente riducibili, in quanto una discreta fetta è costituita da platino. Sono trent'anni che si cerca di costruire celle a combustibile con molto meno platino, o con qualcos'altro al posto del platino, senza grandi successi.

Se come vettore energetico, invece dell'idrogeno, si utilizzano batterie, il costo è dovuto soprattutto a queste ultime. Dipende dall'autonomia che si desidera, ma per prestazioni confrontabili con quelle dell'idrogeno (che pure ha i suoi problemi di immagazzinamento e quindi di autonomia) usando batterie al litio servono 1500 euro/kW, un sesto che per l'idrogeno. I prezzi stanno inoltre calando, è ragionevole pensare di arrivare, con la produzione in serie, a valori non troppo più alti di quelli di un motore a benzina.

Se pensiamo di utilizzare energie rinnovabili, in fondo il motivo principale per passare ad auto elettriche è la prospettiva di un esaurimento del petrolio, diventa cruciale calcolare l'efficienza energetica. Quindi occorre confrontare la resa del ciclo completo dell'idrogeno, dal pannello solare (o dalla centrale nucleare, se credete che l'uranio cresca sugli alberi) fino alla ruota. Qui l'opuscolo non ci viene in aiuto, ma guardando altrove, si trovano efficienze massime del 40-50% (e tipiche intorno al 25-30%) per l'idrogeno, e dell'80-85% per le batterie. In altre parole, con la stessa energia elettrica facciamo andare un'auto ad idrogeno, o tre auto a batterie.

Infine si può, leggendo tra le righe, capire il livello di maturità tecnologica dell'idrogeno. L'opuscolo ci dice quanto siamo avanti nel cercare di risolvere i problemi di produzione, stoccaggio, distribuzione, conversione ad energia elettrica. Ma è chiaro, leggendo, che in tutti questi campi siamo lontani da una soluzione consolidata. Abbiamo soluzioni funzionanti, ma sono costose e poco efficienti. Servono grossi passi avanti tecnologici, che possiamo solo sperare arrivino in tempo. Per la trazione elettrica tutte le soluzioni, abbastanza consolidate, ci sono, o sono comunque molto più vicine. Esistono batterie, in veicoli commerciali, che durano 20 anni e si ricaricano in un quarto d'ora.

Conclusioni? Be', l'opuscolo mi ha convinto che l'idrogeno è comunque qualcosa su cui val la pena di ricercare. Se arriverano celle a combustibile più economiche (molto più economiche) qualche uso poi si troverà. L'idrogeno può essere prodotto nei momenti di esubero di energia, ed utilizzato, anche se con rendimenti quasi catastrofici, nei momenti di carenza. Ma si tratterà sempre di un utilizzo relativamente poco importante, e condizionato a miglioramenti tecnologici che appaiono comunque lontani. Nel frattempo conviene puntare su altro: miglioramenti, soprattutto economici, delle batterie al litio, abbattimento dei costi delle energie rinnovabili, tutto il necesario lavoro di ingegnerizzazione per arrivare a soluzioni di serie. Puntare sull'idrogeno, costoso, inefficiente, lontano nel tempo, significa allontanare la prospettiva di soluzioni reali ai problemi che abbiamo davanti.

Energia Gratis e il pensiero di gruppo

Si è conclusa ignomignosamente in questi giorni la parabola della Steorn, la ditta che dichiarava di aver trovato il modo di ottenere energia gratis dal niente. (vedi anche blogeko). La dimostrazione programmata è stata un fallimento totale, attribuito dai tecnici della Steorn "alle luci troppo forti" della sala dove si doveva svolgere.

In un certo senso, questi della Steorn sono stati quasi onesti. Se avessero concepito la cosa come un imbroglio fin dall'inizio, avrebbero pensato a qualche scusa più teatrale. Magari avrebbero mandato il loro capo (tale Sean McCarthy, nella figura) in vacanza alle Maldive per un po', mentre chi rimaneva avrebbe potuto gridare al complotto e dichiarare che il capo era stato rapito dalla CIA, dagli alieni, dagli gnomi di Zurigo, o qualcosa del genere.

Vista la facilità con la quale le leggende nascono e si diffondono, sarebbe bastato poco a creare la leggenda del complotto contro la Steorn. Questo poi sarebbe entrato a far parte della galassia dei complotti che impediscono - come tanti sostengono - a tante meravigliose invenzioni, dalla macchina ad aria compressa alla fusione fredda, di far concorrenza ai malvagi signori del petrolio.

Invece, troppe luci nella stanza! Che figuraccia; neanche uno straccio di alieno a rapirli!

Eppure, non c'è fallimento che non possa servire perlomeno come un cattivo esempio. Ci possiamo forse immaginare quale perverso meccanismo abbia portato un gruppetto di persone, probabilmente non del tutto debilitate mentalmente, a imbarcarsi in questa fesseria: è il "pensiero di gruppo".

"Pensiero di gruppo" è una malattia ben nota che affligge gruppi di lavoro politici, industriali o scientifici. Di solito è generato da una leadership debole e incompetente. Quello che succede è molto semplice: il grande capo, o comunque la leadership del gruppo, inizia a sostenere che il gruppo deve impegnarsi in un'abominevole scemenza. Tutti si rendono conto che è, appunto, una scemenza, ma nessuno ha il coraggio di contraddire per primo il leader. Una volta che tutti si sono dichiarati daccordo, nessuno può tornare indietro per non perdere la faccia. Con questo meccanismo, si può andare avanti per un pezzo e distruggere completamente un'azienda, la reputazione di un gruppo di persone, o anche fare danni ben peggiori.

Un esempio classico è la decisione di Mussolini di attaccare la Grecia nel 1940. Se leggete il libro di Mario Cervi "Storia della Guerra di Grecia", vi accorgerete come quello che fu uno dei più grandi disastri militari di tutti i tempi per il nostro paese fu dovuto, si, in parte all'incompetenza di Mussolini, ma in gran parte anche al fatto che di tutto lo stato maggiore del tempo, nessuno ebbe il coraggio di contraddirlo. Dichiararono molto dopo che sapevano benissimo che la decisione di attaccare la Grecia era una fesseria immane. Appunto, il meccanismo "pensiero di gruppo." In questo caso il risultato è stata una strage che avrebbe potuto essere molto peggiore se non fosse stato che le armi del tempo non permisero di portare a compimento certi ordini del Duce, tipo quello di "radere al suolo tutte le città greche con più di 10.000 abitanti" (come ci racconta Cervi)

Per fortuna, il caso della Steorn è innocuo e lo possiamo archiviare con una risata. Purtroppo, il meccanismo del pensiero di gruppo è sempre in agguato, soprattutto considerando l'incompetenza quasi totale a livello scientifico delle persone che sono a prendere delle decisioni. Consideriamo Jeremy Rifkin, per esempio. Sembrerebbe che molto del suo successo sia dovuto a un effetto di "pensiero di gruppo" amplificato dall'incompetenza dei politici che gli danno retta e dal fatto che ormai si sono impegnati sull'idrogeno e non possono tornare indietro senza perdere la faccia. Forse Rifkin con il suo idrogeno è un tantino più serio di Sean McCarthy con la sua macchina dell'energia gratis. Forse. Ma quando mai i concetti di Rifkin sono stati messi alla prova seriamente? E se lo fossero, non verrebbe forse Rifkin a dirci ""L'economia basata sull'idrogeno non funziona per via delle luci troppo forti......."?



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sabato, luglio 07, 2007

Lo stoccaggio del gas naturale in Italia

Giulio De Simon e Daniel Del Negro pubblicano sul sito web di ASPO-italia un articolo intitolato: Stoccaggio del gas naturale: la visione dell'ASPO Italia

L'articolo è un'introduzione a una problematica molto complessa, quella dello stoccaggio del gas importato in previsione della carenza invernale. Gli autori fanno vedere dove sono localizzati i siti di stoccaggio e discutono la loro stabilità geologica e l'opportunità di investire pesantemente su nuovi siti. L'opinione di De Simon e Del Negro, che è sostanzialmente quella di ASPO-Italia, è che non vale la pena impegnarsi pesantemente in nuovi investimenti in vista delle probabili instabilità future del mercato e dei prevedibili aumenti di prezzo. E' meglio investire nell'efficienza e nelle fonti rinnovabili.

Fra le altre cose, l'articolo fa riflettere sul fatto che le fonti rinnovabili non sono le sole ad aver problemi di stoccaggio dell'energia prodotta. Anche il gas naturale, come vediamo, ha un problema simile. Per non parlare poi del nucleare che ha bisogno di stoccaggio per il problema inverso di quello delle rinnovabili: la produzione del nucleare è ottimizzata quando è costante, e allora cosa fare dell'energia quando non serve?

Insomma questioni di immensa complessità che siamo sempre meno in grado di controllare, come dimostrano i vari problemi di black-out, carenza di gas e altri che vedremo sempre più frequentemente nel futuro. Rimanere sui vecchi concetti di mega-impianti non è di certo il modo migliore per affrontarli.



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venerdì, luglio 06, 2007

Business Week: Il Problema non è il picco!


La settimana scorsa, Business Week ha pubblicato un articolo intitolato "Il problema non è il picco del petrolio, è la politica" a firma di Stanley Reed.

E' un articolo completamente classico, che comincia con la solita invettiva contro le "cassandre" e prosegue prendendosela con i governi "che vanno per la loro strada" (go-it-alone governments), in particolare Russia e Venezuela.

Somiglia molto alla fluffa che vediamo comunemente anche sui media italiani; la differenza sta nei commenti. Scorreteli un po' e vedrete che quasi tutti quelli che hanno commentato hanno detto che il picco del petrolio esiste, ed è una preoccupazione immediata. La cosa è abbastanza sorprendente dato che non ci si immagina che quelli che leggono Business Week siano in maggioranza dei sovversivi pericolosi, come si suppone che siano i picchisti.

Ci sono degli evidenti sintomi in giro che l'idea del picco del petrolio sta "sfondando", non fosse altro per la foga con la quale molti commentatori si affannano a negare l'idea. Così come vanno le cose, direi che in qualche anno l'idea dell'inevitabile declino della produzione petrolifera potrebbe essere una cosa ovvia per la maggior parte della gente. Ovvero, a meno che non ci sia una bella guerra per distrarre l'attenzione.....


Date una scorsa all'articolo ma, soprattutto, leggetevi i commenti!

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The Problem's Not Peak Oil, It's Politics

Go-it-alone governments are choking back output to perilous levels

by Stanley Reed



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giovedì, luglio 05, 2007

Il caro-benzina e la massaia di Voghera


Il sito contintasca fa di solito un utile servizio di informazione su questioni economiche. Ieri, pubblica una noticina sui prezzi della benzina che probabilmente ci da una buona idea di come il problema venga percepito al di fuori del mondo un po' ristretto (per ora) dei picchisti.

Dal nostro punto di vista, fa inorridire la superficialità con la quale il problema viene affrontato. Che si dica che "non giova la situazione internazionale" (!!) ci sembra una vera e propria presa di giro. Ma, probabilmente non è così che la cosa viene vista dall "uomo della strada" o, come è venuto di moda dire, dalla "massaia di Voghera".

Il tutto poi - secondo contintasca - sembra risolvibile agendo sulle accise sulla benzina; delle quali qui si chiede addirittura l'abolizione (!!). Non sembra che sfiori la mente della massaia di Voghera che - accise o no - il prezzo del barile va comunque pagato. Ma a sentire quello che dicono molti dei nostri politici, sembra che il loro livello di comprensione della situazione sia migliore.

Ecco la nota di contintasca.

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Sembra inarrestabile la corsa al rialzo del prezzo della benzina: in Campania si é raggiunta la cifra record di 1,4 euro al litro.

Certo, la situazione internazionale non giova: il prezzo del petrolio greggio continua a mantenersi vicino ai 70 dollari al barile.

E così i gestori italiani si adeguano e, a volte, superano anche il prezzo al litro consigliato dalle Compagnie: l'ultima indicazione fornita é di 1,37 euro al litro, ma in molti casi viene abbondantemente superata.

Insomma, si profila un'estate all'insegna della corsa al rialzo dei prezzi del carburante.

Il Governo aveva decretato l'abolizione temporanea delle accise proprio in casi come questo: manterrà la promessa? Staremo a vedere.





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mercoledì, luglio 04, 2007

Ancora moduli ^?=)="%&%&!!!


Continua la saga della cartaccia. Dopo aver presentato la domanda per avere l'allacciamento alla rete del mio impianto fotovoltaico il 5 Maggio all'ENEL non è successo nulla fino alla settimana scorsa.

A quel punto, ho cominciato a telefonare al numero verde dell'ENEL; impresa degna di molti %&$%£$!!! perché ti fanno rimbalzare da un posto all'altro, normalmente per finire a un operatore/operatrice che, gentilissimo/a, ti dice che non ha la minima idea di come, quando, perché o di cosa si stia parlando.

Dopo un paio di mattinate, sono riuscito a trovare la persona giusta che mi ha detto che, perlappunto, stavano firmando il documento in questione proprio quel giorno. Miracolosamente, un paio di giorni dopo, mi arrivano da Potenza (!!) due buste che contengono mischiati insieme il mio contratto e istruzioni insieme con il contratto e istruzioni di un altro signore che avevano messo per sbaglio nella busta inviata a me.

Ho telefonato a questo signore che abita a Scarperia, nel Mugello, e che anche lui ha installato un impianto fotovoltaico, Anche lui ha detto /(%&%$$%$!!! dell'ENEL. Ho rimesso il suo contratto e istruzioni in una busta che ho passato all'ufficio postale. Dove e quando arriverà non so.....

Ciò detto, le istruzioni contenute nella busta sono risultate in gran parte del tutto misteriose. Passo la parola a Fabrizio Scarselli che con infinita pazienza sta seguendo la mia installazione. Ecco cosa mi dice:

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Dopo ricerche che mi hanno impegnato la mattinata, dopo vari rimpalli da un ing. all’altro dell’Enel, Terna, Gse, siamo giunti a un filo conduttore per l’immissione in rete dell’impianto fotovoltaico.

Le procedure sono cambiate e nessuno degli addetti ai lavori ne sapeva nulla. Prima di tutto è un’impresa trovare qualcuno ai numeri diretti, bisogna passare dai centralini e chiedere di almeno qualche anima vicina a chi si vuol cercare, magari per richiedere i cellulari. Insomma arrivo al dunque:

- la specifica tecnica consegnata dal tecnico al sopralluogo non c’è perché non ci sono lavori da fare: ha visto che il contatore va installato nel garage e questo gli basta, noi non dobbiamo preparare nicchie o altro

- comunicazione di aver ultimato i lavori, bastano due righe ovviamente

- Autocertificazione d’esercizio, con documentazione per la messa in esercizio (DK5940 ed. 2.2) secondo l oschema allegato A….la facciamo al più presto, tenendo conto che è la stessa da consegnare poi al GSE per gli incentivi, una volta inviati i dati esclusivamente online

- poi veniamo a Terna. Qui la cosa si fa interessante. Nessuno sapeva cosa significasse “attestazione rilasciata da Terna dell’avvenuta comunicazione dei dati d’impianto di produzione nonché del codice identificativo art 37, comma 37.1

Terna vuole aver comunicati i dati dell’impianto (nuova compilazione solita delle stesse cose) e li vuole Esclusivamente Online, per poi rilasciare attestato da riconsegnare all’Enel ! (MA SONO SEMPRE LORO!!). Bene, online non esiste su Terna l’applicativo per comunicare alcunché. Allora ho scoperto (non lo sanno le ditte installatrici ancora e non lo sa manco l’Enel) che esiste un file excel nascosto nel sito da compilare e inviare esclusivamente all’email
statistiche@terna.it


L'applicativo in questione si trova a

http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=S1JOnVKSV4w%3d&tabid=648

ed è cosa assolutamente misteriosa anche quello. Ci stiamo lavorando sopra, e intanto ancora l'impianto non produce nulla .

&%&?£$"!!!


Puntate precedenti:

Arrivano questi moduli?
Sono arrivati i moduli!
Ancora moduli!
Arriva questo allacciamento?


Nota dell'ultimo momento: mi dice pochi minuti fa Fabrizio Scarselli che:

Purtroppo la nuova delibera richiede le schede tecniche anche dei fili che
sono stati messi.

Schede tecniche anche dei fili elettrici!!! %$£$ !!!



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lunedì, luglio 02, 2007

150 anni fa, la spigolatrice di Sapri

Il 2 Luglio del 1857, esattamente 150 anni fa, con la morte di Carlo Pisacane falliva definitivamente l'impresa dello sbarco di Sapri che mirava a fomentare una rivolta contro il governo Borbonico.

E' una storia di follia e di sangue, come lo sono tante storie del genere; una storia di cui la propaganda si è impadronita, stravolgendo gli eventi e trasformando quei 300 "giovani e forti" in eroi che, probabilmente, non furono. Ma non c'è dubbio che Pisacane e i suoi erano gente che credevano in quello che facevano.

Carlo Pisacane, come tutti gli italiani del suo tempo, fronteggiava un problema che potremmo ridurre a un mero decidere a chi gli abitanti del Sud d'Italia dovevano pagare le tasse. Ma era ben di più di questo; era una questione di dignità, libertà e indipendenza di un intero paese.

Oggi, fronteggiamo un problema che potremmo ridurre a un mero decidere a chi gli Italiani debbano pagare la bolletta dell'elettricità. Ma è ben di più di questo; è una questione di dignità, libertà e indipendenza di un intero paese.

Siamo quasi completamente dipendenti dall'estero per le nostre necessità vitali, in particolare per l'energia. In qualunque momento, una crisi internazionale ci può mettere in ginocchio e farci dei danni immensi. Renderci indipendenti sarà probabilmente più difficile di quanto non fu ai suoi tempi abbattere il governo Borbonico, ma è possibile. L'Italia è il paese del sole, con il sole possiamo creare energia in abbondanza. Certo, dobbiamo investire sulle energie rinnovabili e questo è un sacrificio. Ma è un sacrificio ben inferiore a quelli che furono chiesti ai nostri antenati del Risorgimento.

Invece, una schiera di persone che non vedono a un centimetro oltre il proprio naso si perdono a a dimostrarci che le energie rinnovabili sono troppo care per noi. Ci ripetono come un disco rotto che le rinnovabili "non potranno mai" sostituire il petrolio o gli altri combustibili fossili. Ci dicono, "importiamo uranio e carbone dall'estero, così tutti i nostri problemi saranno risolti!"

Certo, continuiamo così e vediamo dove va a finire questo disgraziato paese. Senza risorse, ma soprattutto senza ideali, di sicuro non si va lontano. I tempi sono cambiati da quelli di Carlo Pisacane, ma l'ideale di un Italia (o di un Europa) libera e indipendente rimane. E' un ideale che oggi non può partire che dall'indipendenza energetica.


A 150 anni di distanza, possiamo rileggerci la poesia di Luigi Mercantini della spigolatrice di Sapri. E' propaganda, certo, e la storia che ci descrive è quasi tutta inventata. Ma ricordiamoci che dietro a questa poesia ingenua c'è stata gente che ha creduto e combattuto per un'ideale. Senza ideali, non si vince nessuna battaglia.


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2 luglio 1857 - 2 luglio 2007

Me ne andavo un mattino a spigolare

quando ho visto una barca in mezzo al mare:

era una barca che andava a vapore,

e alzava una bandiera tricolore.

All’isola di Ponza si è fermata,

è stata un poco e poi si è ritornata;

s’è ritornata ed è venuta a terra;

sceser con l’armi, e noi non fecer guerra.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.


Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra,

ma s’inchinaron per baciar la terra.

Ad uno ad uno li guardai nel viso:

tutti avevano una lacrima e un sorriso.

Li disser ladri usciti dalle tane:

ma non portaron via nemmeno un pane;

e li sentii mandare un solo grido:

Siam venuti a morir pel nostro lido.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.


Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro

un giovin camminava innanzi a loro.

Mi feci ardita, e, presol per la mano,

gli chiesi: - dove vai, bel capitano? -

Guardommi e mi rispose: - O mia sorella,

vado a morir per la mia patria bella. -
Io mi sentii tremare tutto il core,

né potei dirgli: - V’aiuti ‘l Signore! -

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.


Quel giorno mi scordai di spigolare,

e dietro a loro mi misi ad andare:

due volte si scontraron con li gendarmi,

e l’una e l’altra li spogliar dell’armi.

Ma quando fur della Certosa ai muri,

s’udiron a suonar trombe e tamburi,

e tra ‘l fumo e gli spari e le scintille

piombaron loro addosso più di mille.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!


Eran trecento non voller fuggire,

parean tremila e vollero morire;

ma vollero morir col ferro in mano,

e avanti a lor correa sangue il piano;

fin che pugnar vid’io per lor pregai,

ma un tratto venni men, né più guardai;

io non vedeva più fra mezzo a loro

quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!





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Comprereste una centrale atomica usata da questi qui?


Leonardo Libero, direttore di "Energia dal Sole" pubblica su www.aspoitalia.net un commento al recente supplemento al quotidiano "Libero", un libro di ben 210 pagine, dal titolo “Verdi fuori, rossi dentro” e dal sottotitolo, “l’inganno ambientalista” firmato da Vittorio Feltri, Renato Brunetta, Franco Battaglia e Renato Angelo Ricci.

Vale la pena di leggere questo commento di Libero, ben scritto e approfondito da una persona che ha decenni di esperienza sull'energia solare e che - certamente - non ne fa una questione di parte politica. Nel commento ci fa vedere come anche un rappresentante della sinistra, Ermete Realacci, riesca a confondere potenza con energia, kW con kWh, un errore marchiano che tempo fa avevo anch'io notato e criticato ma in un articolo che veniva invece dalla destra. Evidentemente, certi errori - come certe politiche - sono trasversali.

A proposito di errori, Leonardo Libero ci fa notare come le quattro persone che scrivono questo libro, di cui due sono docenti universitari, riescano a fare degli errori clamorosi sbagliando il prezzo dell'uranio di un fattore tre (!!!).

Come fate a fidarvi di gente così quando vi dicono che il nucleare è sicuro ed economico?

Lascio la parola a Leonardo Libero. L'articolo completo lo trovate su ASPOItalia


... a pagina 69, dove è scritto che il prezzo dell'Uranio "non è mai stato superiore a 100 $/kg" e che "oggi è di poco inferiore a questo valore". Un errore che ho colto al volo perché sapevo che una delle più importanti aziende che si occupano di uranio, "The Ux Consulting Company, LLC" (http://www.uxc.com/review/uxc_Prices.aspx), il 18 giugno scorso lo aveva quotato a 136 dollari la libbra, che fanno (136 x 2,2046) = 299,8 dollari il kilogrammo, cioè quasi esattamente il triplo di quei pretesi 100$/kg. Difficile negare che un svarione tanto grosso renda almeno dubbia l’attendibilità complessiva del testo.

Si aggiunga che l’uranio è arrivato a quel prezzo, dai 7 $ la libbra che costava nel 2001, con una crescita ininterrotta che lo ha fatto rincarare di quasi 20 volte negli ultimi 6 anni e di 2 volte negli ultimi 6 mesi. Un trend ormai esponenziale, che da tempo preoccupa gli ambienti interessati; perchè il costo del “carburante” incide sì relativamente poco, ancora oggi, su quello del kilowattora nucleare, ma a tutto c’è un limite.
Limite che verrà raggiunto, probabilmente presto, considerato che il fabbisogno annuo dei 440 reattori nucleari operativi nel mondo è di 70.000 tonnellate di uranio, mentre la sua produzione annua mondiale è di sole 40.000 tonnellate.



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