Da quando ho cominciato a occuparmi di picco del petrolio, mi provo tutti gli anni a fare delle previsioni per l'anno che viene. Prima le facevo solo sul petrolio, poi ho provato ad allargare un po' il campo - in fondo il petrolio è così importante che influisce enormemente su tutto il resto. Così, se uno prevede giusto sul petrolio, riesce a prevedere anche tante altre cose.
Fino ad ora mi sembra di averci azzeccato abbastanza bene utilizzando tecniche "dinamiche" di previsione, le stesse dei "Limiti dello Sviluppo". Sono tecniche molto potenti che si possono anche utilizzare in termini qualitativi. Ma, come si sa, fare previsioni è sempre difficile, specialmente a proposito del futuro. Quindi, con tutta la buona volontà nessuno è un mago; si possono soltanto individuare certe tendenze. Vediamo allora prima come sono andate le mie previsioni per il 2010 e poi cercherò di farne qualcuna per il 2011
Le mie previsioni per il 2010 (in versione completa in fondo a questo post).
Nel complesso, direi che le mie previsioni dell'anno scorso si sono rivelate discretamente azzeccate, perlomeno nei punti principali. Avevo previsto "un anno di respiro per l'economia mondiale" e mi sembra di aver fatto una buona previsione. Avevo anche detto che "In ogni caso, possiamo dire con certezza che nel 2010 non vedremo (ancora) l'inizio del declino terminale dell'economia che gli scenari dei "Limiti dello Sviluppo" prevedono per la decade 2010-2020. Per quello, dovremo aspettare qualche anno ancora." Anche su questo, direi che ci siamo. L'economia mondiale si è nel complesso stabilizzata nel 2010 e si parla di ripresa, anche se questa è molto debole.
Per quanto riguarda il petrolio, non mi aspettavo un declino produttivo a breve scadenza. Infatti, la produzione è rimasta abbastanza costante nel 2010, anche con qualche tendenza all'aumento per quanto riguarda la produzione di "tutti i liquidi". Sui prezzi del petrolio, avevo detto che non potevano che aumentare ma anche che il sistema poteva imparare dal passato e che non era detto che saremmo entrati in un nuovo ciclo di "boom and bust". In effetti, è quello che è successo. I prezzi sono aumentati molto gradualmente; oggi sono di nuovo sopra i 90 dollari al barile dopo il calo del 2009. Però non abbiamo visto quelle impennate verso l'alto e poi verso il basso che sono state tipiche, rispettivamente, del 2008 e del 2009.
Avevo fatto anche qualche previsione più dettagliata - queste sono notoriamente più difficili e decisamente qui non sono andato altrettanto bene come nelle previsioni generali. Una cosa che avevo detto era che la crisi alimentare si sarebbe aggravata. Su questo punto, sono stato troppo pessimista: i dati FAO indicano una leggera riduzione del numero di persone affamate nel mondo per il 2010 rispetto al 2009. Non però che la situazione sia buona, e ho il dubbio che se le cose continuano ad andare come vanno, la mia predizione si avvererà nel 2011.
Prevedevo anche che il 2010 "Sarà anche un anno in cui la crisi dell'edilizia si farà sempre più evidente anche se si continuerà a cercare di ignorarla." Su questo direi che ci siamo, con l'edilizia in crisi nera, tenuta viva artificialmente dalle detrazioni del 55% per il risparmio energetico. Ma si tenta disperatamente di ignorare la crisi - e anche su questo avevo azzeccato la previsione.
Infine, avevo detto che "Il 2010 vedrà anche l'intensificarsi della crisi climatica." e che "Il 2010 potrebbe vedere un ulteriore salto in avanti (delle temperature)." Cose che si sono puntualmente verificate.
Poi, sempre sul clima, prevedevo anche che "Il 2010 potrebbe essere l'anno in cui si arriva finalmente ad accettare l'inevitabile realtà dell'effetto umano sul clima" Su questo ho sbagliato clamorosamente: è successo esattamente il contrario. Il 2010 è stato un anno di regresso per quanto riguarda la percezione pubblica del problema climatico. E' stato l'anno in cui si sono viste arrivare le conseguenze del "Climategate" del 2009, un indubbio successo mediatico e propagandistico per la lobby del carbone e del petrolio. Ma bisogna anche ricordare la reazione decisa della scienza contro la propaganda: il 2010 sarà ricordato anche per questo. Sarà ricordato anche per i vari disastri climatici (incendi, inondazioni, eccetera) che sono un'indicazione di quello che ci aspetta.
Insomma, il 2010 lo vedevo come un anno di transizione, senza grossi cambiamenti. E così è stato.
Previsioni per il 2011.
Per un po', almeno, continueranno le tendenze di "transizione" del 2010. Ma non è detto affatto che il 2011 sarà un anno altrettanto tranquillo.
Di fronte al graduale esaurimento del petrolio e delle altre risorse, l'economia sta facendo un enorme sforzo per mantenere i livelli di produzione del passato. Questo è costoso e sta generando una contrazione economica un po' in tutti i settori. Ciononostante, gli indicatori economici comunemente utilizzati segnano come "positivi" anche sforzi che non producono nessun aumento di ricchezza reale. E' il solito problema del PIL che misura come ricchezza - per esempio - sia la produzione di inquinamento che i costi per abbatterlo. Quindi, l'economia mondiale darà un'impressione (solo un'impressione) di continuare a espandersi debolmente. In realtà, si contrae in termini di "energia netta" e di risorse disponibili.
La produzione petrolifera nel 2011 dovrebbe mantenersi ancora abbastanza stabile, seguendo il "plateau" che ormai si mantiene dal 2004. Risentirà debolmente dalle condizioni dell'economia finanziaria. Prezzi alti del petrolio porteranno ad aumenti di produzione rispetto alla media, e viceversa.
Il picco del petrolio rimane un'entità evanescente che non riusciamo a percepire bene. Per quanto riguarda il petrolio "convenzionale" sembra rimanere valida l'idea che sia stato nel 2005; ma se consideriamo tutti i liquidi combustibili, allora è impossibile dire. Ci vorrà ancora qualche anno prima di essere in grado di guardare "nello specchietto retrovisore" e dire "si il picco c'è stato" e in che anno.
I prezzi del petrolio continueranno a salire; perlomeno per la prima metà del 2011, probabilmente arrivando a superare i 100 dollari al barile. Non mi aspetto un impennata simile a quella del 2008 - mi sembra difficile che si arrivi di nuovo a 150 dollari e oltre. Ma le follie del mercato non sono mai prevedibili con esattezza. Quello che si può dire con certezza è che se ci sarà un'ulteriore crisi economica come quella del 2008, vedremo i prezzi crollare di nuovo,
Picco o non picco, stiamo vedendo una scarsità crescente di "commodities" di origine minerale. Questa scarsità per ora non si riflette sui dati dell'economia finanziaria, ma pesa sempre di più sulle economie più deboli fra i paesi sviluppati; i cosiddetti "PIIGS" (Portogallo, Italia, Irlanda, Gracia e Spagna). Di questi, i più deboli sono già praticamente con la testa sott'acqua (Grecia e Irlanda) e il futuro non si prospetta buono per gli altri, con il Portogallo che pencola e con le due economie (relativamente) più forti, Italia e Spagna, a forte rischio. Le economie che importano grandi quantità di materie prime sono sensibili ai prezzi delle materie prime. Se il petrolio sale e rimane sopra i 100 dollari al barile si rischia di vedere anche un crollo generalizzato dell'economia italiana. Questa si sta già contraendo da diversi anni, ma si riesce ancora in qualche modo a mascherare la crisi - per ora.
Questa stasi economica si manifesta anche come calma piatta politica e strategica. Il ventunesimo secolo era cominciato con forti instabilità e guerre varie, ma tutto si è calmato a partire del 2009. Anche quest'anno, dal punto di vista politico non è successo praticamente niente. Non sono iniziate nuove guerre e non ci sono stati rivolgimenti politici degni di nota. Se nel 2009 l'evento politico importante era stata la statuetta del duomo tirata in faccia a Berlusconi, questo è stato l'anno dove l'evento politico importante per l'Italia è stata la storia del bunga-bunga. Questa calma piatta potrebbe continuare anche per buona parte del 2011.
Tuttavia, la situazione è profondamente instabile e ci devono essere, prima o poi, dei rivolgimenti politici importanti. Mi aspetto che certi dinosauri politici vedano la loro fine. In particolare l'Unione Europea è ormai uno zombie che continua a camminare più che altro perché nessuno sa come liberarsene.
Il problema con queste cose è che i sistemi politici crollano all'improvviso, con una rapidità che prende tutti di sorpresa. Vi ricordate il caso dell'Unione Sovietica? E' successo all'improvviso: è svanita e nessuno se lo aspettava. Io credo che succederà qualcosa di molto simile anche per l'Unione Europea, ma è impossibile prevedere esattamente quando. Tutti i momenti sono buoni. (d'altra parte, anche gli Stati Uniti, non è che siano messi bene....).
E in Italia? Beh, le stesse tendenze sono in atto. A 150 anni dalla spedizione dei mille, c'è chi si domanda che senso abbia avuto tutta la faccenda. Non mi aspetto che l'Italia faccia la fine dell'Unione Sovietica nel 2011, ma la tendenza a una decentralizzazione sempre più spinta è evidentissima e potrebbe manifestarsi in una forma simile; con il crollo del governo centrale. Ma è più probabile che questo sarà un processo graduale, in cui lo stato cederà le sue prerogative un pezzo per volta ai governi locali.
Se dal punto di vista politico e economico non siamo messi bene, dal punto di vista ambientale, siamo messi malissimo. La crisi sta riducendo leggermente le emissioni di CO2 nell'atmosfera, ma la concentrazione sta continuando ad aumentare. Nella pratica, l'assalto contro la scienza del 2010 ha impedito anche che si facesse qualche piccolo tentativo di ridurre le emissioni con dei provvedimenti a livello mondiale.
Quindi, nel 2011, vedremo ulteriori disastri ambientali: ci possiamo aspettare incendi e inondazioni in abbondanza, con aggiunte di acidificazione oceanica, estinzione di specie, collassi ecologici vari. Ripeto la mia predizione sulla situazione dell'agricoltura - che non può migliorare per tutta una serie di fattori che includono i costi crescenti dei fertilizzanti e della meccanizzazione, come pure l'erosione generalizzata. Insomma, quest'anno sarà un disastro come l'anno passato e se possibile ancora peggiore. E le temperature mondiali, ovviamente, continueranno ad aumentare.
Nel 2011 continuerà il tentativo delle lobby dei combustibili fossili per negare la realtà del riscaldamento globale e il ruolo dell'uomo nello stesso. Sembra, tuttavia, che il grande attacco del 2010 si stia rivelando una vera Stalingrado dei negazionisti, che sono chiaramente in difficoltà. Si tratta ora di vedere se torneranno all'offensiva con qualche ulteriore trucco propagandistico oppure se inizierà la loro ritirata finale. Tutto da vedersi.
In sostanza, siamo un po' come quando arrivi in cima, sull'ottovolante. C'è quel momento di pausa in cui guardi il baratro davanti e sai che ci devi scendere, ma per quel breve momento tutto sta fermo, sospeso in aria. E' un attimo, poi comincia la discesa.....
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Ecco le previsioni complete che avevo fatto all'inizio del 2010 (per l'esattezza il 3 Gennaio).