Tempo fa, a uno dei tanti convegni dove mi capita di intervenire, ha parlato dopo di me una giornalista di un quotidiano finanziario. La signora si è riferita più di una volta alle "teorie del professor Bardi".
Fin qui, niente di male. Ma dai concetti che la signora ha espresso, era chiaro che per lei la parola "teoria" aveva un significato negativo. Dal tono di voce che usava, faceva venire in mente un po' Hermann Goering che quando sentiva la parola "cultura" andava a cercare la pistola che aveva in tasca (
ma è una leggenda). Teoria intesa quindi come vaneggiamento, astruseria inutile, insomma una fesseria per definizione. Non è la sola a pensare così. Molto spesso, si sente parlare gente che si scrolla di dosso concetti che non ama - il riscaldamento globale, per esempio - definendoli "solo delle teorie."
Curioso modo di vedere le cose. Le teorie sono la base della scienza; l'impalcatura mentale che sostiene tutto quello che sappiamo. Senza teorie, tutto quello che succede sarebbe una serie di eventi scorrelati fra di loro, incomprensibili e inintellegibili.
Certo, ci sono teorie e teorie. Quando Newton propose la sua formula per la gravitazione universale, era "solo una teoria". Poi, si è visto che funzionava talmente bene che ha preso lo status di uno dei fondamenti della fisica. Allo stesso modo, la "teoria di Hubbert," che descrive il ciclo di produzione petrolifera in un libero mercato, descrive bene molti casi osservati nel passato.
Una volta, le teorie bene assodate prendevano il nome di "leggi", un termine che oggi si tende a usare sempre meno. Ci si rende conto la scienza può descrivere la realtà solo in modo approssimato; anche la legge di Newton, in certi casi, deve essere corretta con le formule della teoria della relatività. Ma le buone teorie sono delle buone approssimazioni; lo è quella di Newton e anche quella di Hubbert.
Insomma, una buona teoria è qualcosa di costruito sulla base dei dati e che deve essere in grado di descrivere i dati storici dai quali parte. Se queste condizioni sono valide, allora abbiamo qualcosa che possiamo usare per prevedere il futuro. Per questa ragione, usiamo il modello di Hubbert (o, più esattamente, versioni moderne più evolute dello stesso) per prevedere l'andamento della produzione mondiale del petrolio.
Non tutte le teorie soddisfano queste condizioni e ce ne sono parecchie che meritano il titolo di "leggende". Sono teorie costruite li per li, con pochissimi dati o senza dati del tutto, spesso con un sottofondo politico. L'esempio classico è l'ingenua leggenda che vorrebbe che le torri gemelle di New York siano state demolite con delle cariche esplosive. Viene detta "la teoria della demolizione controllata" e questo uso della parola "teoria" merita tutto lo scetticismo che la giornalista che menzionavo prima aveva riservato alle mie idee.
Sempre a proposito di leggende, una delle tante che girano intorno al petrolio è quella dei "cicli dei prezzi petroliferi". L'idea è che gli aumenti di prezzi si possono spiegare semplicemente come dovuti a un normale ciclo di investimenti. Si era investito poco nella ricerca petrolifera quando il petrolio costava poco, ora che costa molto si sta re-investendo di nuovo. Troveremo nuovi pozzi e il prezzo si abbasserà di nuovo. Tutto qui.
Questa teoria ha tutte le caratteristiche di una leggenda secondo quello che dicevamo prima. Infatti, non è basata su dati sperimentali e non descrive le tendenze del passato. Guardate il diagramma qui di seguito; i prezzi storici del petrolio corretti per l'inflazione (dati ASPO)
Vedete come i prezzi del petrolio siano rimasti più o meno costanti intorno ai 10 dollari al barile dagli anni 30 fino al 1970, circa, per poi balzare in alto con la grande crisi del petrolio. Dopo di che c'è stato un periodo di pausa, con dei prezzi in media fra in 20 e i 30 dollari al barile, seguiti dal nuovo aumento dei prezzi.
Allora, sulla base di questi dati, possiamo porci delle domande che demoliscono alla base la teoria dei cicli dei prezzi petroliferi
1. Se è vero che i prezzi alti attuali sono il risultato di un ciclo "naturale" dei prezzi, perché non vediamo traccia di un ciclo del genere per i 40 anni che vanno dal 1930 al 1970?
2. Se è vero che il petrolio a 25 dollari al barile degli anni '90 non generava sufficienti investimenti per l'esplorazione, come mai il petrolio a 10 dollari al barile degli anni 30-60 ne generava a sufficienza per mantenere la crescita della produzione a un robusto +7% all'anno?
3. Se il balzo in balzo in altro dei prezzi del 1973 fosse dovuto soltanto a un ciclo finanziario naturale, come mai è avvenuto proprio in corrispondenza dell'inizio del declino della produzione petrolifera degli Stati Uniti?
4. Quali dati quantitativi abbiamo che ci permettono di correlare i prezzi del petrolio con gli incentivi all'esplorazione?
La domanda "4" è particolarmente critica e se parlate con in sostenitori della teoria dei cicli dei prezzi, molto spesso vi accorgerete che le loro idee sono molto vaghe e basate su spiegazioni qualitative e "ad hoc". Qualche mese fa, in momento in cui i prezzi erano scesi un po', ho sentito un parlamentare della repubblica sostenere in completa serietà a un convegno che "dato che i prezzi si sono abbassati, ne consegue che sono stati fatti dei nuovi investimenti nell'esplorazione e quindi non c'è più nessun problema".
Infine, la teoria dei cicli è un fallimento anche considerando che ci sono altre spiegazioni ben più solide e basate su fatti reali. Considerate che pozzi di petrolio "facili", ovvero dai quali si può estrarre petrolio a buon mercato, si stanno gradualmente esaurendo. Questo ci costringe a estrarre sempre di più da pozzi difficili, localizzati in regioni remote, offshore, ad alta profondità. Oppure, siamo costretti a estrarre petrolio di bassa qualità, pesante o solforato come, per esempio, quello della regione del Caspio. Tutte queste cose fanno si che gli investimenti necessari anche solo per mantenere la produzione costante siano in continuo aumento. Per questi investimenti, alla fine dei conti, qualcuno deve pagare e questo qualcuno non può essere che il consumatore finale. Dal che, l'aumento dei prezzi del barile. Vediamo quindi che gli aumenti non sono dovuti semplicemente a dei cicli finanziari, ma a delle ragioni strutturali che hanno a che vedere con il graduale esaurimento delle risorse.
Possiamo quindi consegnare la teoria dei cicli dei prezzi del petrolio alla categoria delle leggende urbane, come quella degli alligatori nelle fogne di New York e degli elicotteri degli ambientalisti che buttano vipere nei boschi. I prezzi del petrolio continueranno a oscillare, e nelle fasi di discesa ci sarà sempre chi griderà "Era solo un ciclo naturale! Non c'è più nessun problema". Ma i tempi del petrolio a costi bassi e costanti non torneranno più.
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