Di recente il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ha dichiarato che “ prima dell’Unità d’Italia le cose erano invertite. Il Regno delle due Sicilie era più avanzato per industrializzazione e qualità della vita. L’Unità non ci ha fatto bene, non abbiamo nulla da festeggiare”.
Si tratta a mio parere di una posizione irresponsabile, demagogica e priva di fondamento storico, che purtroppo un’ingenua parte del mondo intellettuale e la tendenza storica al vittimismo di molte parti della società meridionale iniziano pericolosamente a fiancheggiare.
Molti sprovveduti neo meridionalisti che addirittura rimpiangono il governo dei Borboni non sanno o fingono di non sapere che una larga parte della storiografia contemporanea ha ormai accertato senza ombra di dubbio che le condizioni di arretratezza del Sud rispetto al Nord si erano determinate ben prima dell’Unità d’Italia e che il tentativo di sostenere la crescita industriale e produttiva meridionale durante il Regno delle due Sicilie fallì miseramente per molte cause concorrenti, tra cui l’arretratezza dell’organizzazione agricola, l’esistenza di una borghesia parassitaria e poco dinamica sul piano dell’innovazione, l’assenza di sbocchi commerciali e di mercato per le merci prodotte dalle nascenti attività industriali, la scarsa complementarietà tra le zone preunitarie, la mancanza di materie prime e fonti energetiche per sostenere la crescita dell’apparato produttivo, tutti problemi che il nord riuscì invece lentamente a superare, avviando quel processo di crescita economica che determinò e tuttora determina alcune profonde differenze tra le due parti del paese.
Si potrà certamente affermare che nessuno dei governi che si sono susseguiti dopo l’Unità è riuscito a determinare le condizioni per il superamento del netto divario preesistente tra le due parti del paese, ma è assurdo e anacronistico negarne l’esistenza, come alla fine dovette ammettere anche il capostipite di tutti i meridionalisti, Giustino Fortunato.
Con la differenza che questo moderno neo – meridionalismo d’accatto, saldandosi con il becero e antistorico settentrionalismo leghista, rischia di minare quel po’ di coesione e integrazione sociale del paese faticosamente raggiunti in centocinquant’anni di storia nazionale e di consegnare definitivamente e completamente al potere mafioso il meridione d’Italia.
I padri della patria del Risorgimento avevano lottato non soltanto per l’affrancazione del popolo italiano dal dominio straniero, ma anche con il nobile scopo di superare le anguste ristrettezze dei localismi regionali preesistenti, a favore di una rigenerazione morale e civile di tutti gli italiani.
Ma da buon idealista, spero ancora che in occasione del prossimo anniversario dell’Unità nazionale, la maggioranza degli italiani sappia comprendere e rinnovare questo messaggio rivoluzionario.