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venerdì, gennaio 01, 2010

La torta della carriera




La carriera è come una torta molto ghiotta. Sulla base di un'indagine che ho fatto nella cerchia delle mie conoscenze (i numeri sono pertanto piccolini per avere una robustezza statistica, ma possono fornire un'indicazione) ho cercato di rappresentare quali sono le caratteristiche più incisive nell'evoluzione della carriera, in un ambiente tipicamente "meritocratico" come è ritenuto quello dell'industria (ma non solo)

Ne è venuto fuori un diagramma a torta che presenta, arrotondando, la curiosa partizione 40-30-20-10.
Il peso delle qualità premiate aumenta man mano che si passa dalle caratteristiche più oggettive e documentabili (studi, esperienze in settori specifici) a quelle soft e impalpabili (puro allineamento aprioristico alla politica aziendale), a quelle "socio-relazionali" (parentele, amicizie).

Non aggiungo ulteriori considerazioni; mi riallaccio solo a un paio di post che avevo scritto qualche tempo fa: Il picco dei raccomandati e Il picco dei licenziamenti, nei quali avevo cercato di analizzare gli effetti del peak oil sulla sociologia del lavoro.


PS Se tra i lettori ci fosse qualcuno interessato a portare la sua esperienza, può farlo commentando e assegnando "pesi" da 1 a 4 alle quattro caratteristiche. La caratteristica che "pesa" 4 è la più influente, quella da 1 è la meno tenuta in conto

lunedì, dicembre 07, 2009

L'uomo e lo spazio



created by Pippolillo


Lo spazio che intendo è quello fisico che ci circonda, non certo quello presente al di fuori dell'atmosfera dove vi possono andare solo degli astronauti.

Ricordo alla fine degli anni '80 comprai la prima auto, una Y10. Con quella feci un po' di tutto, andai a fare un tour in Francia in Normandia e Bretagna, andai a sciare ed eravamo in tre con gli sci sul tetto, mi spostavo in città, insomma era un'auto tutto fare. Consumava anche poco visto che era equipaggiata con il motore innovativo per l'epoca denominato FIRE 1000.

Negli anni ebbi altre auto, una UNO, poi una PUNTO, ora una YARIS. La YARIS è considerata un'utilitaria ma già lei stessa è molto più grande di una Y10.

Le auto sono cresciute di dimensione in questi anni, in parte per ottemperare alle richieste legislative vedi prove di crash, ma non penso sia solo quello.

Il benessere ci ha portato ad avere proprietà sempre più grandi, negli appartamenti, nei mezzi di trasporto, i nostri armadi traboccano di indumenti che spesso non riusciamo nemmeno ad indossare in una stagione.

La pubblicità ha compiuto un ottimo lavoro suggestionandoci con i suoi messaggi, oramai l'auto non è più un mezzo di trasporto e un bisogno ma solo un desiderio.

Come mi ha fatto notare un amico "l'uomo è come un gas, tende ad occupare tutto lo spazio circostante".

Sia con la nostra presenza, vedi sovrappopolazione, sia con i nostri oggetti, edifici e quant'altro, stiamo riuscendo in questa occupazione planetaria.

Come fermare questo trend? Forse il cambiamento climatico e il disastro economico-finanziario ci aiuteranno.

mercoledì, novembre 04, 2009

Incroci pericolosi




La "croce di Sant'Andrea", così come si presenta nella grafica che identifica i
 prodotti chimici pericolosi (sostanze nocive e irritanti)


Il simbolo della croce figura tra quelli che compaiono più frequentemente nei campi più svariati. L'immagine riprende il significato ristretto al campo, molto specifico, della tossicologia; possiamo menzionare però moltissimi altri significati e concetti evocati. Ad esempio, la segnaletica stradale, l'idea di incontro tra persone o tra culture, la 'X' che significa cancellazione di una scritta, e quella che determina un voto. Oppure, il simbolo della religione più diffusa nel mondo, il Cristianesimo.

Negli ultimi giorni si sta di nuovo discutendo circa l'opportunità o meno del Crocifisso nei luoghi pubblici in Italia. Personalmente sono cristiano cattolico, pur con i propri limiti e dubbi, tuttavia davvero non riesco a capire tutto questo fermento mediatico, e guardo alle concitate esternazioni "crocifisso sì, crocifisso no" con una certa preoccupazione. Oggi, un politico con aria spiritata ha urlato che il crocifisso ci deve essere assolutamente (in realtà ha detto anche altro; ritrovabile su youtube); ieri è comparso su facebook il gruppo "difendiamo il crocifisso!", e varie cose di questo genere.

A casa mia, non c'è mai stato un crocifisso; a casa dei miei nonni, sì. Alcune persone tengono sulla macchina la corona del rosario, altre no. Potrei andare avanti descrivendo tutte le situazioni possibili immaginabili, e ne sapremmo tutti quanto prima  :-)

Senza voler sminuire rituali, usi e costumi, mi sento molto più coinvolto negli incroci che la dinamica dei sistemi ci sta snocciolando a velocità piuttosto alta. Siamo nel bel mezzo di uno spartiacque globale: possiamo scegliere se continuare ad accaparrare risorse in nome di un improbabile "sviluppo infinito", magari anche trincerandoci dietro argomentazioni religiose di comodo, e accettando di sfidare i limiti dello sviluppo a colpi di guerre di religione e altre iatture, oppure se prendere coscienza della nostra natura limitata e lavorare il più possibile per un uso razionale, rinnovabile e condiviso delle risorse.

La "parte buona" di tutte le religioni si occupa di questo aspetto, per lo meno come approccio psicologico; approccio a mio avviso assolutamente compatibile con la situazione individuata dal Club di Roma, almeno in termini di scelte comuni da intraprendere, nel caso in cui si vorrà utilizzare la X come incontro e integrazione tra i popoli, e non come eliminatore fisico di comunità intere.

martedì, novembre 03, 2009

Soldi fossili per energia rinnovabile



Chi fra i lettori/avventori del blog è riuscito "mettere qualche soldo da parte", molto probabilmente ce l'ha fatta perchè i suoi nonni e genitori, lavorando duro, sono riusciti creare un minimo di accumulazione; gli stessi nonni e genitori hanno anche trasmesso la cultura del non-sperpero.

Tuttavia, si tratta di denaro di origine prevalentemente fossile. Se nella prima metà del novecento i nostri nonni hanno svolto mansioni che richiedevano un certo sforzo fisico (agricoltura poco meccanizzata, commercio con deambulazione a cavallo e in bicicletta, un po' di industria nascente ...) e che generavano un'accumulazione tendente allo zero monetario, nella seconda i nostri genitori hanno lavorato immersi nel boom economico-industriale, accompagnato dalla cabrata della cosidetta green revolution agricola che ha portato eccessi di abbondanza in certe parti del mondo e molte contraddizioni in altre. Sempre in questo periodo, i nostri nonni hanno potuto beneficiare di pensioni sicure e dignitose (almeno un minimo).

Forse non ci stiamo pensando troppo, ma chi come me è nella fascia 30-40 anni (ma anche più giovane) non ha un futuro così facilmente prevedibile. E' molto probabile che i posti di lavoro nella grande industria continuino a diminuire, e che il potere di acquisto delle pensioni nel 2040 sarà scarsino.

Gli economisti-ottimisti tendono spesso a parlare di cicli; "finito un tempo ne viene un altro"; "è una congiuntura". Nulla da obiettare, ma la transizione energetica da peak oil ha così tante implicazioni simultanee che non ce la caveremo con un pacchiano "ma sì troveremo qualcos'altro".

La stessa transizione al rinnovabile, su cui continuo ad avere fiducia, reca con sè una complessità enorme; l'idea di sfidare il titanico "sistema dei sistemi", sostituendo gradualmente veicoli, costruzioni, infrastrutture eccetera fa impallidire, ma non abbiamo molta scelta.

Tornando al risparmiatore medio: investire in impianti rinnovabili non è solo un'idea "etica per ripulire soldi sporchi di energia fossile", ma anche una concreta azione di sicurezza per il medio-lungo termine.

venerdì, gennaio 30, 2009

Abitudini, inerzie e altre patologie / 5 : horror - pannolini



Anche se non ci pensiamo molto spesso, il classico "pannolino" non è un prodotto così banale come può sembrare a chi non è del ramo (come me), ma è ormai un vero e proprio concentrato di tecnologia, e ci sono fior di multinazionali che sviluppano materiali e architetture "ottime" per migliorare ancora le prestazioni (che, per la verità, sono molto prossime a un asintoto).

Riporto di seguito la storia, così come l'ho tratta da un sito scientifico/divulgativo.


[...]


Anni ’50-’60: la struttura di base

Tutte le innovazioni che hanno portato al pannolino usa e getta moderno, immesso sul mercato nel 1961, furono effettuate a partire da una struttura di base messa a punto nel 1951 dalla stessa Donovan e composta da una parte esterna impermeabile, da un sistema assorbente a base di carta e da un metodo di chiusura in cui le spille da balia furono sostituite con fermagli di metallo e di plastica.


Anni ’70: si perfeziona la qualità

È dagli anni settanta in poi che il pannolino monouso subì le variazioni qualitative più significative in termini di maggiore potere assorbente e traspirante che, insieme alla perfetta vestibilità e all’elevato comfort, sono i requisiti essenziali dei prodotti attualmente disponibili. Furono introdotte le fibre di cellulosa al posto della carta assorbente e utilizzati sistemi di chiusura sempre con caratteristiche di maggiore praticità (strisce di velcro, linguette regolabili).


Anni ’80: un migliore potere assorbente e drenante

Agli inizi degli anni ottanta al corpo centrale assorbente, formato da due strati di fluff in pura cellulosa a fibra lunga, venne aggiunto un polimero superassorbente (super absorbent polymer o SAP) in grado di ritenere una quantità di urina pari a 20-30 volte il proprio peso. In pratica lo strato di cellulosa contenente SAP consente la tenuta e l’imprigionamento dei liquidi, mentre l’altro strato possiede un effetto drenante. Nello stesso periodo fu anche dimezzato lo spessore del pannolino modificando il rapporto tra la consistenza dello strato fluff (più ridotto) e quella del SAP (più spesso), con evidenti vantaggi in termini di vestibilità e di praticità d’uso, caratteristiche che vennero ulteriormente migliorate negli anni successivi.


Dal 2000 ad oggi: tecnologia all’avanguardia al servizio della delicatezza e ipoallergenicità cutanea

Gli anni 2000 sono stati contrassegnati dall’introduzione di uno strato sottofiltrante - formato da fibre atte a velocizzare l’assorbimento dei liquidi - interposto tra il nucleo centrale assorbente e la superficie a contatto della pelle formata da un tessuto-non tessuto (polipropilene) resistente e ipoallergenico.L’ultima innovazione in termini cronologici è stata la realizzazione di un rivestimento esterno microforato traspirante che, lasciando circolare liberamente l’aria, abbassa l’umidità interna e mantiene la cute più fresca e asciutta, caratteristiche essenziali a prevenire o ridurre i casi di dermatite da pannolino così frequenti tra i neonati e i bambini.




Prima degli anni '60, esistevano soltanto i "pannolini tradizionali riutilizzabili", che a loro volta costituivano il naturale perfezionamento di fasciature in cotone/lino utilizzate nei secoli precedenti.

E' fuori discussione il fatto che il livello qualitativo di oggi non ha paragoni, soprattuto in termini di resistenza nel tempo alla penetrazione dell'umidità; si tratta però di un'iper-prestazione, più che tutto di una "comodità" (essenzialmente, in termini di tempo speso per l'igiene del bimbo) che paghiamo tutti in termini energetici e ambientali. Non è un caso che l'esplosione dei pannolini "usa e getta" sia avvenuta negli anni di grande crescita nella disponibilità petrolifera ed economica pro capite (il boom degli anni '60).

Se al tempo "buttare via" dei pannolini aveva un effetto praticamente trascurabile, oggi non è più così. Lascio a un'altra occasione (o a qualche lettore curioso) lo sfizio di calcolare la massa o il volume di pannolini gettati ogni giorno nel mondo, e mi limito ad osservare che si tratta di rifiuti "da discarica" (o da inceneritore), in quanto non elevabili a materie secondarie. Una vera sequenza horror per chi ha a cuore lo stato di salute dei cicli energetici.



PS Non vorrei fare dell'assolutismo, soprattutto perchè non mi sono mai occupato del problema in prima persona, non avendo figli :-) Tuttavia, se oggi siamo a un 99,99999% di usa e getta, una società al 90% di lavabili, e 10% di usa e getta (per quando si ha proprio fretta) sarebbe davvero così fuori dal mondo?

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Gli altri post della saga:


- Abitudini, inerzie e altre patologie / 4 : paranoie da lavapiatti
- Abitudini, inerzie e altre patologie / 3 : il paradosso del frigorifero
- Abitudini, inerzie e altre patologie / 2 : l'etica del rasoio
- Abitudini, inerzie e altre patologie / 1 : la pausa caffè

giovedì, marzo 27, 2008

I locali? Sempre più pieni


created by Luca Lombroso


A proposito di ristoranti pieni o meno, l'esperienza che fatto un venerdì sera è stata sicuramente eloquente di come nell’era della crisi climatica e del post-picco “lo spettacolo deve continuare”.

L’occasione era uno dei consueti riti del ritrovo "scapoli e ammogliati" della compagnia di gioventù, riservato rigorosamente ai maschi. Gli ultimi appuntamenti li avevo mancati per impegni vari, ieri sera invece sono stato prelevato quasi a forza ma vi assicuro che ne val la pena, apre gli occhi (semmai ce ne fosse bisogno), anche per quanto portiamo avanti come ASPO pensiero.

Il locale è un vecchio ristorante tradizionale, sulle colline modenesi, trasformato in un moderno risto-disco-bar. Si arriva, si entra nel parcheggio fra SUV, Porsche e monovolumi giganti; 3-4 "geometri" in divisa fosforescente, paletta e ricetrasmittente aiutano a parcheggiare. Vista spettacolare del famigerato comprensorio ceramico, quello che consuma quasi 2 miliardi di metri cubi di gas e che pensa che il futuro sia ancora in strade e mattonelle. Si gode di uno splendido panorama sull’inquinamento luminoso straordinario di questa città diffusa, sembra giorno, ma non si vede la "nube grigia" di smog della Valpadana perchè ci siamo probabilmente dentro.

Entrata, col metodo della lista: l'organizzatore della serata aveva intortato tempo fa una “PR” che gli ha tenuto un tavolo, altrimenti si sta in fila fuori, al caldo o freddo, appena riparati dalle intemperie, in attesa che un tizio auricolare nell’orecchio decida se e chi entri. Non c'erano, come in altri casi i funghi riscaldatori: segno del marzo già mite? Ma la prova del global warming sono le pance fuori, con malcelate lamentele del freddo, e i fondoschiena tatuati da cui erge un pezzo di perizoma.

Faccio un passo indietro nel racconto: dei 10-12 soliti ci ritroviamo solo in 5, ma andiamo con 3 auto. sembra Fantozzi, con 12 taxi in 9 persone. Molte quindi defezioni per cause varie: mal di pancia, figli malati, moglie a una analoga cena… e forse il costo, si il costo: nessuno lo ammette ma le ultime volte i mugugni per la spesa giustamente non mancavano. Ho con me un amico carissimo ormai edotto e cosciente della crisi climatica e del picco del petrolio e nel tragitto parliamo di queste cose, del clima, del caldo precoce con le fioriture e del petrolio alle stelle.

Entriamo, tavolate da 20-30 40 persone, ci saranno almeno 300 coperti, forse 400, fra luci, fari, musica ancora soft ma chiaramente pronta ad esplodere. Le cene vanno dal semplice divertimento al compleanno, addio al celibato o nubilato, laurea, e forse pensione... per fortuna comunque senza degenerazioni di altri locali con cene erotiche, lap dance e similari, tutto sommato un posto “tranquillo” per questi tempi.

Il pensiero va subito ai consumi di un mostro simile, stimo che ogni ora faremo fuori almeno 50 kW, o forse il doppio e in una serata il contributo serra supera sicuramente il quintale, ovvero le emissioni annue di un abitante del CIAD o del Burkina Faso.

Decido comunque di rilassarmi un po' e di divertirmi con gli amici, si mangia una pizza fra la musica che sale, le urla, le luci psichedeliche e stroboscopiche, la gente è di tutte le età, non giovanissima ma la fascia va comunque dai 25 ai 50 abbondanti. Mi torno però a chiedere quanti sanno del picco, quanti sono coscienti del problema climatico e della necessità di sobrietà. Non solo energetica ma anche.... alcolica. In bagno infatti ci sono distributori di alcol test a fianco di distributori di profilattici. Al che penso: ma se... soffio l'alcol test col profilattico?

Non credo che nessuno dei presenti abbia problemi a tirare fine mese, o se ce l'ha non lo dà certo a vedere. Anzi in occasioni simili ho provato a intavolare discorsi sui temi ASPO e la risposta andava dal chi se ne frega al, “si, ma non chiedetemi di rinunciare a divertirmi dopo una settimana di lavoro”.
E francamente non mi sento di dargli del tutto torno. Uno dei miei amici è una "razza in via di estinzione" o, come si definisce lui "fa il lavoro più vecchio del mondo". Ovvero, il metalmeccanico. Salda pezzi di ferro tutta la settimana, unico Italiano e ancor più in dettaglio modenese fra immigrati extracomunitari che interrompono la catena di montaggio per pregare nel Ramadah.
Ma conosco anche di persone che di mestiere fanno il taglia-vena a galline in stabilimenti industriali: le galline vive scorrono veloci e con una forbicina viene recisa la vena nel collo, e poi spennate istantaneamente in soffi di acqua bollente e vapore: che prospettiva di vita può avere, che gliene può fregare del picco, che conoscenza può avere uno che taglia il collo a galline tutto il giorno per rinunciare a tutto questo?

Accenno nelle chiacchierate e discussioni a qualche frecciata sul clima, a qualcuna sul costo del petrolio, ma gli argomenti prediletti sono l'oroscopo, l'abbinamento cravatta-camicia dell'amico don Giovanni, e simili. Ovvio. Allora scatto un po' di foto e faccio qualche filmatine pensando a questo.

Continua la festa, arriva la torta di un compleanno, candela gigante con scintille pirotecniche, portata da 5 cameriere succinte ognuna con torta. Spegne la candelona, regalo del locale ai festeggiati: buono sconto per un viaggio a scelta. La PR gli dice: dai, vai a Sharm!!

La musica si alza di volume, cedimento e ormai stufato, vado a casa, decido, ma chiaramente li si va avanti fino alle 4.
Conto per una pizza, bevande, fettina torta e caffè 22 Euro: 44000 vecchie lire per una pizza!!!
Con cena si superano tranquillamente i 30 euro per il cibo dei poveri di un tempo, le tigelle.

Usciamo in 2, gli altri restano, anzi arriva gente, in uscita timbrano la DRINK CARD, niente scontrino, e fuori si sta formando la coda all'aperto per entrare con un buttafuori-armadio (a proposito a Modena stanno organizzando un CORSO PER BUTTAFUORI PROFESSIONISTI) che squadra tutti.

Slalom in uscita fra SUV e coupé che entrano, ci saranno 200 auto, 2 conti: incasso non meno di 15-20000 euro, ma quanti scontrini o ricevute fanno non si sa. Non è azzardato stimare che fra auto, consumi, cibo ecc se ne siano andati 4-5 barili e altro che un quintale, forse una tonnellata di gas serra
Locali come questi nascono e chiudono anche in meno di 6 mesi, e infatti in rientro davanti a un altro locale simile, sorto in un capannone industriale, all'una di notte, lunga coda di attesa per entrare. Sempre al rientro a Maranello in centro città mi sorpassa un Ferrari nero con partenza da F1: ma Raikoonen non è al GP di Australia, oggi, penso?

Ma la serata è stata istruttiva: è questa la realtà del mondo, sembrava veramente il Titanic, l'orchestra che suona, tutti si divertono, ma la nave affonda e nessuno lo vuol sentire dire.

Al rientro con l'amico, agricoltore, parliamo di tutto e commentiamo e mi dice che non trova più concimi e che sono aumentati del 30% in un anno. E che il gasolio agricolo è raddoppiato in 2 anni, essendo esente da accise, il costo è aumentato praticamente quanto il petrolio.

E' qui però che bisognerebbe fare conferenze, convegni o perchè no show picco-climatici, forse un po' ci riderebbero su, un po' ci mediterebbero poi dopo.
I missionari vanno dove ci sono i pagani, o no?


[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno@alice.it. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]