venerdì, luglio 06, 2007

Business Week: Il Problema non è il picco!


La settimana scorsa, Business Week ha pubblicato un articolo intitolato "Il problema non è il picco del petrolio, è la politica" a firma di Stanley Reed.

E' un articolo completamente classico, che comincia con la solita invettiva contro le "cassandre" e prosegue prendendosela con i governi "che vanno per la loro strada" (go-it-alone governments), in particolare Russia e Venezuela.

Somiglia molto alla fluffa che vediamo comunemente anche sui media italiani; la differenza sta nei commenti. Scorreteli un po' e vedrete che quasi tutti quelli che hanno commentato hanno detto che il picco del petrolio esiste, ed è una preoccupazione immediata. La cosa è abbastanza sorprendente dato che non ci si immagina che quelli che leggono Business Week siano in maggioranza dei sovversivi pericolosi, come si suppone che siano i picchisti.

Ci sono degli evidenti sintomi in giro che l'idea del picco del petrolio sta "sfondando", non fosse altro per la foga con la quale molti commentatori si affannano a negare l'idea. Così come vanno le cose, direi che in qualche anno l'idea dell'inevitabile declino della produzione petrolifera potrebbe essere una cosa ovvia per la maggior parte della gente. Ovvero, a meno che non ci sia una bella guerra per distrarre l'attenzione.....


Date una scorsa all'articolo ma, soprattutto, leggetevi i commenti!

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The Problem's Not Peak Oil, It's Politics

Go-it-alone governments are choking back output to perilous levels

by Stanley Reed



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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Ugo.
Scusa se scrivo qui ma non trovo la tua mail scritta da nessuna parte nel sito.
Girovagando per internet ho trovato un video che individua un modo un pò "originale" per incrementare l'efficienza del carburante della macchina (mi riferisco alla parte che riguarda l'uso dell'acetone).
Visto l'aumento dei prezzi del petrolio e contando sulla tua esperienza vorrei sapere cosa ne pensi.
http://www.metacafe.com/watch/524517/double_your_gas_mileage_2x/
E' una bufala? Le emissioni nocive aumentano? La macchina si rovina?
Ciao e grazie.

Frank Galvagno ha detto...

Sì, a giudicare dai commenti Stanley Reed sembra molto "solo" nella sua vision.
Questo mi fa molto piacere.

Il titolo dell'articolo è un disperato tentativo di camuffamento. E' come raccontare a un bambino di 10 anni, che ha smesso di credere a Babbo Natale da quando ne aveva 6, che Santa Claus in persona scenderà e provvederà.

Sempre quel titolo, in tempi non sospetti, potrebbe fungere da alibi per innescare conflitti (ovviamente, in aree con disponibilità di Petrolio).

Ugo Bardi ha detto...

Ho guardato il film a http://www.metacafe.com/watch/524517/double_your_gas_mileage_2x/

I vari trucchetti per aumentare il chilometraggio mi sembrano ragionevoli; la questione dell'acetone non la sapevo; ho il dubbio che sia una bufala, ma potrebbe anche fare qualcosa di utile. Personalmente, non metterei nel motore niente che non sia sperimentato e raccomandato dal costruttore.

A parte questo, sono cose che verranno di moda sempre di più nel prossimo futuro. Ma sono palliativi; non è così che si risolve il problema.

Anonimo ha detto...

penso che il costo del petrolio non sia assolutamnte condizionato da chavez o altri, ma dalle guerre costosissime che si fanno per conquistarlo, il costo del barile e' strettamente connesso alla circolazione del dollaro, gli stati uniti sono inesorabilmente vicini ad una catastrofe monetaria per evitarla e' necessario imporre una circolazione spinta del dollaro, sia con le spese belliche per rapinare i paesi produttori, e aumentandone il costo al barile.

ovvio che questi media al servizio delle banche e oil-company, non possono dire la verita' credere che venezuela, iran e russia siano i responsabili del prezzo e' falso.

chavez nazionalizzando le risorse petrolifere fa gli interessi del suo paese riportando democrazia e ridistribuendo la ricchezza in servizi sociali di altissimo livello, ha saldato il debito con il fondo monetario internazionale e questo non piace ai banchieri e petrolieri statunitensi e europei,
che certamente saranno disposti a fomentare guerre per interesse

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