lunedì, dicembre 21, 2009

Quei coraggiosi scienziati che lottano contro l'establishment


Alfred Wegener (1880-1930) fu un grande scienziato, noto oggi soprattutto per la sua teoria della "deriva dei continenti" che è alla base di tutta la geologia moderna. Tuttavia, la teoria fu fortemente osteggiata al tempo in cui fu proposta e soltanto molti anni dopo la morte di Wegener fu completamente accettata. Per questa ragione, la storia di Wegener viene proposta a volte come un esempio di uno scienziato solitario che lotta contro un establishment ottuso e reazionario. Si parla dell'esempio di Wegener a proposito degli oppositori del concetto di riscaldamento globale antropogenico - che starebbero lottando anche loro contro un establishment ottuso e reazionario. Tuttavia, esaminando bene la storia vediamo che ci sono stati dei fattori alquanto eccezionali che hanno portato a una reazione negativa particolarmente forte contro Wegener e la sua teoria. L'idea che la scienza progredisca per mezzo di pochi scienziati coraggiosi che lottano contro l'establishment è attraente, ma infondata.



Praticamente tutti gli scienziati che lavorano nel campo della climatologia sono daccordo sull'interpretazione corrente del riscaldamento globale, ovvero il fatto che è causato principalmente dall'attività umana. C'è qualche eccezione, ma la grande maggioranza degli scettici sono persone che non hanno competenza in climatologia.

Il significato di questo grande accordo fra gli esperti sull'argomento del riscaldamento globale viene spesso contestato: "non è forse vero," si dice, "che tante volte è successo che una teoria appena proposta è stata ridicolizzata da tutti gli esperti, ma poi è riuscita a imporsi come la verità?" Su questo punto, si può forse citare Max Planck che disse che le nuove idee nella scienza riescono a diffondersi soltanto quando i loro oppositori vanno in pensione. Oppure anche Thomas Huxley, che disse "E' destino delle nuove verità nascere come eresie e morire come superstizioni"

L'idea dello scienziato solitario che lotta contro l'establishment sordo alle innovazioni è bella e romantica, ma quanto è veritiera? Se andiamo appena un momento al di là delle frasi un po' risonanti di Planck e Huxley, vediamo che la situazione è molto diversa. La scienza progredisce gradualmente con un metodo che è stato definito 99% di sudore e 1% di ispirazione ("99% perspiration and 1% of inspiration"). Sono rare le grandi scoperte improvvise che cambiano tutto e, spesso, i proclami in proposito che si leggono sui giornali si rivelano infondati.

Se guardiamo la scienza del clima, certamente, gli studi evolvono con il contributo, spesso molto creativo, di scienziati giovani e più di una volta succede che questi contributi creativi siano osteggiati da scienziati anziani piuttosto conservativi. Ma, se esaminiamo il concetto stesso di "cambiamento climatico antropogenico" non troviamo un giovane scienziato coraggioso che combattono contro un complotto di scienziati anziani. Anzi, semmai è il contrario: nella media sono più le persione anziane che tendono a rifiutare il concetto di riscaldamento globale antropogenico (tanto per dirne una, Lindzen, uno dei pochissimi climatologi scettici, e del 1940).

A questo punto, quegli scettici che sono un po' più acculturati della media, tendono a tirar fuori la storia di Alfred Wegener, il primo sostenitore della teoria della "deriva dei continenti" che oggi va sotto il nome di "tettonica a zolle". Non è forse vero che Wegener combattè una solitaria battaglia contro l'establishment? Non è forse vero che la sua teoria fu ridicolizzata? Non è forse vero che, poi, riusci a trionfare ed è oggi sostenuta da tutti? Trovate questa idea comparire occasionalmente nel web, per esempio, nei commenti di un post di Paolo Attivissimo.

La storia di Wegener, in effetti, ha queste caratteristiche, ma è anche una storia molto anomala nella storia della scienza. In effetti, si può sostenere che era troppo avanzata per i suoi tempi e che la ragione per la reazione negativa fosse il fatto che Wegener non poteva portare nessuna prova che giustificasse il movimento dei continenti. Ma c'è di più. Mi è capitato fra le mani in questi giorni il libro di Ted Nield "Supercontinente" (Granta books, 2007) che contiene un capitolo molto interessante su questo argomento. Nield è andato a identificare vari fattori che hanno causato la parabola della teoria di Wegener, da assurdità balzana a verità accettata. Ve li riassumo rapidamente:

1. La teoria di Wegener fu proposta in un periodo in cui gli scienziati erano molto più legati ai loro stati nazionali di quanto non lo siano oggi: c'erano versioni leggermente diverse della scienza "Americana", "Tedesca"; "Francese" eccetera. L'approccio di Wegener - un tedesco - suonava molto male agli scienziati anglosassoni del suo tempo.

2. La teoria di Wegener fu pubblicata in tedesco nel 1915 e tradotta in inglese nel 1925. In quel periodo, il sentimento anti-tedesco era molto forte nei paesi anglosassoni. Il fatto che Wegener avesse combattuto nell'esercito tedesco non era certamente un vantaggio per la sua teoria.

3. La traduzione del 1925 dell'opera di Wegener da parte di J.G.A. Skerl era inaccurata e faceva apparire Wegener molto più dogmatico di quanto non fosse in realtà.

4. Il nome di Wegener suonava un po' agli americani come quello di Werner, un geologo dell''800 creatore di modelli geologici già completamente obsoleti all'epoca.

5. Wegener non era una persona diplomatica, non si occupava di public relations e, in generale, non fece nessun tentativo per addolcire il suo approccio e renderlo appetibile ai suoi contemporanei.

Insomma, il rifiuto della teoria di Wegener fu una cosa molto particolare e anche rara nella storia della scienza. Fu localizzato nel mondo anglosassone e fu generato da una combinazione di nazionalismo esasperato e di errori di presentazione da parte di Wegener stesso. Oggi, prendere Wegener come "modello" per i moderni scettici climatici è completamente sbagliato.

La scienza non è fatta da eroi romantici che combattono da soli contro forze soverchianti. E' fatta da un lento processo di verifica di dati e teorie che, alla fine, porta ad un accordo generale. E' questo accordo che ci ha portato alla conclusione che il riscaldamento globale esiste ed è causato dall'attività umana. Faremmo bene a tenerne conto piuttosto che continuare a cercare scuse per credere a quello che ci fa più comodo credere.

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Nota: questo post l'avevo scritto prima del caso "climategate" ovvero delle email rubate  ai climatologi. Ora che lo rileggo dopo la pubblicazione, noto che è rilevante anche in relazione all'accusa che è stata fatta ai climatologi, ovvero di aver cercato in modo fraudolento di nascondere l'evidenza per impedire a una nuova teoria di affermarsi. Anche  nel caso di Wegener, non c'è mai stato nessun complotto contro di lui - sono cose che non succedono mai nella scienza.

4 commenti:

Gianni Comoretto ha detto...

Aggiungo una cosa. Scienziati che muovono obiezioni SERIE, come Lindzen, sono utilissimi, guai se non ci fossero.

Non c'è niente come una critica feroce per costringerti a farti le pulci, a rivedere per bene i conti, a prendere sul serio le obiezioni, capire dove sono corrette e dove invece no, e perché. Grazie a Lindzen oggi sappiamo molto meglio come funziona il trasporto radiativo in regime di saturazione della transizione, come funziona il feedback positivo (di rinforzo al contrario di quanto pensasse Lindzen) del vapor acqueo. Si stan facendo studi sulla formazione delle nubi, e sul relativo effetto sul clima.

Insomma, grazie al fatto che c'è gente che fa obiezioni siamo più confidenti del fatto che l'effetto sia serio, reale; il problema sono semmai le obiezioni che nessuno finora ha fatto.

Quello che invece non serve, non aiuta, sono gli appelli di 600 o 6000 incompetenti (nel senso che non conoscono che superficialmente l'argomento), o i "geni incompresi" come quello citato da Ugo nel suo blog, chi tira fuori obiezioni già ampiamente risolte come fossero scoperte rivoluzionarie i proclami sui coraggiosi dissidenti ostracizzati, le mail rubate....

Fra ha detto...

... A me sembra che l' ipertrofia delle attività umane e degli uomini stessi, che messi insieme constituiscono una massa fisica non indifferente, se valutata
" per se ", possa avere niente altro che un cataclisma morale come conseguenza...In questo senso l'ostilità a Wegener vista dai nostri tempi sembra niente più che un puntiglio nazionalistico guidato dall' establishment politico e e mediatico del tempo...

LE CONOSCENZE SCIENTIFICHE SONO OGGI SUFFICENTI, L' HUMUS MORALE é INVECE DETERRIMO perchè attechisca il cambiamento necessario a far sopravvivere le nostre società in forme di complessità paragonabili alle attuali, drogate dai combustibili fossili...Divertentissimo Ratzinger che un giorno invita a prendersi cura degli anziani, un giorno dei giovani, un giorno dell'ambiente addirittura !
... Glielo ha mai spiegato nessuno che un vecchietto occidentale ha un aimpronta ecologica mostruosa anche standosene tutto il giorno chiuso dentro casa a guardare canale 5 ?

Anonimo ha detto...

In un capitolo del suo recente libro, "Che tempo che farà", Luca Mercalli ripercorre la storia dei pionieri degli studi climatici (con particolare riguardo al CO2), ricordandoci quanto anche quegli scienziati, da principio, furono circondati da indifferenza e scetticismo: dalle prime intuizioni dell' '800, passando per gli studi degli anni '50 e '60, e giungendo sino ad oggi, si può apprezzare la tenacia e la dedizione di quelle menti cui dobbiamo le basi della nostra conoscenza attuale.
E' stato necessario un lento e graduale percorso, costantemente sottoposto a verifiche, per giungere dove siamo ora.

C'è ancora strada da fare, ma dobbiamo tenere nel dovuto conto ciò che abbiamo fin qui imparato.

Gianni Comoretto ha detto...

Segnalo questo quasi sincrono articolo in un post interessante

http://aldopiombino.blogspot.com/2009/12/da-wegener-wilson-dalla-deiva-dei.html