
Gli "assegnini" che andavano di moda negli anni '70 per risolvere il problema della scarsità di spiccioli. Magari si potesse fare lo stesso per la scarsità di petrolio! Foto da http://www.toninocarbone.it/
Fra i tanti strani e astrusi concetti che si trovano nei testi di economia una è la "fungibilità." Un bene si dice "fungibile" quando può essere scambiato con un altro bene completamente equivalente. La definizione si applica, per esempio, agli scambi di banconote: non importa che io abbia in tasca pezzi da 50 o da 10. Cinque pezzi da 10 sono intercambiabili con un pezzo da 50, oppure con venti pezzi da cinque - non cambia niente.
Un curioso esempio di fungibilità monetaria si verificò in Italia negli anni '70 quando ci fu una carenza di monete spicciole. Le monetine da 50 e 100 lire erano quasi sparite e, come conseguenza, le banche si misero a emettere "assegnini" da poche centinaia di lire che servivano per dare i resti nei negozi. Non solo le banche si misero in questa attività, ma un po' chiunque poteva "battere moneta" distribuendo assegnini a suo nome. La cosa durò qualche anno a dimostrazione, in effetti, della fungibilità della carta moneta.
Fin qui, la storia è talmente ovvia da sembrare banale; è in effetti lo è. Ma, quando si è cominciato a parlare di picco del petrolio, qualche economista ha detto che non c'è ragione di preoccuparsi, dato che il petrolio è "fungibile". Ovvero, se finisce il petrolio, non c'è problema dato che lo possiamo sostituire con altre cose.
Questa cosa della fungibilità del petrolio è sostanzialmente una fesseria, perlomeno così come è stata presentata; ovvero che non c'è niente da preoccuparsi. Se ci manca il petrolio, non c'è niente che lo possa sostituire automaticamente. Non esiste un combustibile altrettanto pratico, abbondante, versatile e a basso prezzo. Il petrolio non è come la moneta, non lo si può sostituire stampando assegnini.
Ma, su una cosa, gli economisti hanno ragione. L'energia è fungibile.
Un chilowattora è un chilowattora e quando attaccate la spina del phon o del carica-telefonino non sapete, e non vi interessa sapere, se arriva dal nucleare francese, da una centrale a carbone, oppure da un impianto rinnovabile. Ma, attenzione, se l'energia è fungibile questo vuol dire che è sostituibile ma non che è facilmente sostituibile. Per rimpiazzare gli spiccioli mancanti, è bastato stampare degli assegnini ma, se manca il combustibile per le centrali elettriche, una centrale a energia rinnovabile non si può stampare in un giorno.
Però, la faccenda della sostituibilità - o fungibilità - rimane fondamentale. Quello che si esaurisce gradualmente non è l'energia, semmai è il petrolio. Ma del petrolio ne possiamo fare a meno sostituendolo con altre cose. Magari ci saranno tempi difficili nel prossimo futuro, ma prima o poi ci si deve arrivare. L'energia non si esaurirà mai.
Ora, a questo punto c'è un problema interessante. Oltre all'energia, sono fungibili anche le altre materie prime?
Secondo alcuni, tutto è fungibile, tutto è sostituibile. C'è addirittura un "principio dell'infinita sostituibilità" che fu proposto da Goeller e Weinberg nel 1976 (*). Il loro articolo è stato molto citato ma, detto francamente, è una discreta scemenza. Da alcuni esempi di materie prime che sono state effettivamente sostituite, saltare a un principio universale di infinita sostituibilità è veramente una cosa un po' troppo ardita.
Secondo alcuni, tutto è fungibile, tutto è sostituibile. C'è addirittura un "principio dell'infinita sostituibilità" che fu proposto da Goeller e Weinberg nel 1976 (*). Il loro articolo è stato molto citato ma, detto francamente, è una discreta scemenza. Da alcuni esempi di materie prime che sono state effettivamente sostituite, saltare a un principio universale di infinita sostituibilità è veramente una cosa un po' troppo ardita.
La questione è complessa e non si risolve in tre parole e neppure, tantomeno, con principi altisonanti. In sostanza, quasi tutte le materie prime minerali che utilizziamo vengono riciclate soltanto in parte. In parte, invece, vengono disperse nell'ambiente: pensate per esempio al rame spruzzato come insetticida o che sparisce come polver fine nello sfregamento dei conduttori. Queste polveri disperse nell'ambiente non sono più recuperabili e le miniere da cui le abbiamo estratte non si riformeranno se non in centinaia di migliaia o milioni di anni. In pratica, sono perse per sempre. Quindi, di certe materie prime o impariamo a riciclarle meglio, oppure dobbiamo imparare a farne a meno - ovvero a sostituirle con altre cose.
Ci sono tantissime materie prime; alcune facilmente sostituibili, altre molto meno, altre per niente o quasi. Ci sono dei casi dove è proprio impossibile: pensate ai fosfati come fertilizzanti. Per sostituirli dovete come minimo riprogettare la struttura delle catene peptidiche che formano le proteine di tutta l'ecosfera. Cosa non proprio facilina, direi.
Per altri casi, forse non proprio impossibile, ma è molto, molto difficile. Pensate al platino come catalizzatore per le marmitte catalitiche, all'indio per gli schermi LCD, al gallio per le lampade LED, solo per citarne alcuni. Magari ci sono dei modi per sostituirli, ma sono decenni che ci si prova e non ci siamo riusciti. Oppure, pensate alla complessità di un circuito MOS che contiene tantalio, tungsteno, oro, rame e chissà che altro. Si può fare a meno di questi elementi? Forse, ma non è ovvio che l'arnese possa funzionare altrettanto bene senza.
Anche nei casi in cui la sostituzione sembra abbastanza facile, le cose non sono tanto ovvie. Pensate al rame - in teoria lo si potrebbe sostituire con l'alluminio che è un discreto conduttore e costa anche meno. Nella pratica, bisognerebbe rifare mezzo mondo; fra i tantissimi problemi, solo un esempio: L'alluminio, a differenza del rame, è infiammabile quando si scalda e questo porta a dover riprogettare tutte le applicazioni per tenerne conto.
Insomma, il problema delle materie prime è più grave di quello dell'energia. L'energia è fungibile - se finiamo il petrolio, possiamo sempre ottenere energia dalle rinnovabili e quella non si esaurirà mai. Ma molte materie prime non sono fungibili. Oggi stiamo molto più attenti di una volta a non sprecare energia, ma dovremmo stare altrettanto - e più - attenti a non sprecare le materie prime. Una volta disperse nell'ambiente in forme non recuperabili, non le potremo ristampare come se fossero assegnini.
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* Goeller, H.E. Weinberg, (1976)"The Age of Substitutability" The American Economic Review, Vol. 68, No. 6. pp. 1-11.