venerdì, giugno 15, 2007

Dal Picco del petrolio al Medioevo

Come è noto noi di ASPO siamo dei catastrofisti: Dei fissati che vedono incombere sui luminosi destini dell'umanità tutta un cupo, oscuro, sconfortante neo medioevo.
Ovviamente le cose non stanno cosi: ASPO, da anni, sta cercando di aumentare la consapevolezza dell'esistenza di un problema e delle conseguenze che potrebbero derivare dal trascurarlo.
Bisogna dire che, pian piano, la consapevolezza aumenta ed ormai, in analogia con quanto successo per l'altro macroproblema ambientale, il riscaldamento globale, il consenso della comunità scientifica è sempre più forte. Il problema è che gli interessi in gioco sono enormi, i tempi ristretti e le conseguenze dirette sulla vita di tutti e sulla stessa struttura economica e sociale mondiale sono gigantesche. Ci si trova, quindi a lottare, senza esclusione di colpi, con enti di ricerca più o meno prezzolati e/o interessati, che continuano a sostenere che di petrolio " ce n'è per altri 40 anni", ai consumi attuali.
Questa lotta, alle volte ha in effetti qualcosa di medioevale, arcaico, ancestrale, ed insieme modernissimo. Come un moderno torneo cavalieresco.
Ma torniamo al punto:
Il petrolio durerà altri 40 anni ai consumi attuali?
Mai detto il contrario.
Intanto c'è da far notare che con il tasso di incremento annuo ATTUALE, del 2,5 % annuo le riserve non durerebbero 40 anni ma 28.
Poi, in realtà non sarà possibile mantenere gli attuali livelli di produzione per altri ventotto anni ma quest'ultima calerà inesorabilmente.
In realtà quindi il petrolio durerà per più di quaranta anni ma questa paradossalmente NON è una buona notizia: dopo il picco, non ne potremo più cavare fuori quanto ne vorremmo e questo, a meno di un urgente ed indifferibile cambiamento nelle fonti energetiche equivale ad una campana a morte per l'economia mondiale.
E' interessante che se ne comincino ad accorgere anche importanti riviste economiche; la cosa strana è che sono proprio queste generalmente paludate riviste a sparare titoli " terroristici" e "Cassandreschi" a caratteri cubitali.

Colpisce il titolo di BUSINESS WEEK:
"Dal picco di Petrolio al Medioevo? L'output di petrolio è in stallo e non è chiaro se esista la possibilità di aumentare la produzione"
http://www.businessweek.com/magazine/content/07_26/b4040074.htm?campaign_id=rss_magzn

Cassandra, almeno non è più sola:
Si spera che aver sconfitto la sua maledizione ( quella di non essere mai creduta) sia stato utile. Si può ancora fare qualcosa nel tempo che resta!!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Pietro, Ugo,

il rischio della "catastrofe" c'è, soprattutto se qualche potente decide che quel +2,5% all'anno sia troppo, e che vi si possa porre rimedio con una guerra per "convincere" Stati popolosi e consumatori a decrescere.
Un rimedio "banale" a un problema estremamente complesso e non-lineare (per ricollegarmi al prec. post di Ugo). Che non ha mai funzionato, lo dimostrano migliaia di anni di guerre.

Voglio lanciare un messaggio di speranza: la "mano invisibile" di Smith è stata seguita dal 1700 (o prima) ad oggi.
Personalmente non amo quel modello perchè astrae dalla finitezza delle risorse fossili (punto fondamentale di ASPO).
Ma, con un pizzico di "fortuna", quello stesso paradigma che ci sta portando a provare preoccupazioni e paure dall'alto del Picco, potrebbe permettere una decrescita a feedback automatico: un feedback negativo che ci porti a bilanciare quello positivo della rivoluzione industriale.
Scrivo questo in base all'osservazione SUL CAMPO del ridimensionamento industriale, che sta avvenendo non senza difficoltà, ma con un'inaspettata naturalezza. E' pur vero che ci sono elementi di contraddizione, come l'espansione ad est...

La gestione in generale non sarà semplice, ma occorrerà
- spostare molte risorse dall'industria all'agricoltura
- ridimensionare e ripensare i trasporti e i servizi
- garantire la rinnovabilità (o "recuperabilità" in senso lato) delle Materie Prime

Anonimo ha detto...

Leonardo Maugeri prevede per il 2010 una produzione di 100 milioni di barili al giorno. Aspo prevede un declino dagli attuali 86 milioni/g. Chi ha ragione?
Di sicuro tra tre anni lo sapremo.