martedì, ottobre 02, 2007

Irlanda; cronache di un'antica catastrofe

Queste note sono il risultato di un giro per l'Irlanda del Sud che ho fatto dopo il convegno ASPO-6 tenuto a Cork nel Settembre del 2007. Dopo il convegno, una cinquantina di partecipanti hanno viaggiato tutti insieme in un bus fino a Killarney, nella contea del Kerry, per discutere ulteriormente di petrolio e di picchi, e anche per socializzare un po' fra loro.


Foto: panorama roccioso dal finestrino del bus da qualche parte sulla strada che va da
Cork a Killarney, nel sud dell'Irlanda



Dialogo fra me e una ragazza con macchina fotografica sul bus dei congressisti ASPO in viaggio da Cork a Killarney.

RAGAZZA - Non le sembra bello?
IO - Bello?
- Si, certo, tutti questi colori, il verde, la natura.....
- Mah.... a me non sembrava tanto bello.
- No? Perché
- Vede, non mi sembra naturale questo paesaggio; con tutte queste rocce....
- Come?
- Siamo in collina, c'è molta umidità e il clima in questa zona non è molto freddo. Queste colline dovrebbero essere coperte di alberi. Vede, tutta quella roccia nuda.....
- ...
- Non è una cosa naturale; è opera dell'uomo. Qualcuno deve aver tagliato gli alberi qui, e non sono più ricresciuti.
- Lei dice che non ci dovrebbero essere tutti questi sassi?
- Si, è quello che si chiama erosione, è la perdita dell'humus.
- Ma è sicuro?
- Beh, in questa zona non c'ero mai stato prima, ma mi pare proprio che sia così.

La ragazza ha continuato a fare fotografie. Più tardi, mi ha detto che veniva dal Minnesota. Mi è parso che sia rimasta molto perplessa a proposito della questione dell'erosione. Non che non avesse capito quello che le avevo detto, ma riusciva veramente a vedere il problema, nonostante che ce l'avesse davanti agli occhi.

Sembra che se una catastrofe si verifica abbastanza lentamente, quello che vediamo ci sembra del tutto normale. Anzi, ci può sembrare una cosa bella. Mi è successo in Libano di leggere su non so più quale guida turistica una lode del paesaggio "drammatico" del monte Libano. Drammatico? Certamente, sul monte Libano ci sono dei crepacci paurosi che ricordano il Gran Canyon, ma sono il risultato del disboscamento. Una volta la montagna era tutta forestata, i famosi cedri del Libano. Poi, a furia di tagliarli, tutta la costa del Libano è ridotta a una pietraia desolata. Paesaggo drammatico, davvero.

Tornando all'Irlanda, la mia interpretazione del paesaggio disastrato (che alla ragazza era sembrato bello) si è dimostrata giusta. Quando siamo entrati nel parco nazionale di Killarney, il paesaggio è cambiato nettamente; con delle belle e fitte foreste di abeti e querce. Più tardi, mi hanno detto che nel parco non solo è proibito tagliare alberi, è proibito persino raccogliere la legna secca. Dato che non ci sono pecore al pascolo, in questo modo gli alberi possono ricrescere. Nel parco si trovano anche degli alberi secolari sopravvissuti miracolosamente, che fanno vedere come doveva essere l'Irlanda una volta. Ne vedete uno qui al lato, con il sottoscritto a dare la proporzione. Sono stato anche al museo del parco dove fanno vedere modelli e immagini del disboscamento sistematico fatto nell'800 in quelle zone per fare carbonella con la quale, a sua volta, mandare le fonderie. Dopo di che, il terreno diventava pascolo per le pecore. Considerate le piogge frequenti, non ci si poteva aspettare che una grave erosione diffusa; che in effetti e quello che si vede

Più tardi, viaggiando per la contea del Kerry, abbiamo visto altre zone profondamente erose. Negli anni, gli irlandesi hanno cercato di recuperare un po' di verde raccogliendo i sassi a formare quei caratteristici muretti che fanno somigliare il paesaggio a una scacchiera. E' un metodo un po' disperato, ma che comunque ha probabilmente il vantaggio di trattenere un po' il terreno. Ma rimane un terreno fragile che è continuamente danneggiato dalle moltissime pecore al pascolo. In molte zone che abbiamo visto, non rimaneva più nemmeno l'erba.

Certo, essere sul posto ti da un'idea molto chiara della situazione di un certo territorio, ma non c'è veramente bisogno di andare fisicamente in Irlanda per rendersi conto della situazione. Aprite "Google Earth" e andate a vedere la parte sud/sud ovest dell'Irlanda. Certe zone sembrano la faccia della Luna, ricordano moltissimo le pietraie che ci sono in Libano e addirittura il deserto che ho visto in Giordania. La risoluzione delle mappe di Google dell'Irlanda non è molto alta, ma se andate a vedere le foto di panoramio, vedete benissimo l'erosione dovunque. Curiosamente, su internet si parla abbastanza poco del problema dell'erosione in Irlanda, ma se cercate bene lo troverete menzionato.

La questione dell'erosione in Irlanda è correlata alla grande carestia del 1845 e degli anni successivi, che fu l'ultima importante carestia storica in un paese europeo. La correlazione non è diretta; ma ci possiamo fare un quadro abbastanza chiaro degli eventi dai dati che abbiamo. Deforestazione e sviluppo economico andavano insieme in Irlanda nella prima metà dell'800. Deforestando, si otteneva combustibile per le ferriere e, allo stesso tempo, si liberava spazio per l'allevamento delle pecore e per l'industria della lana. Sia lana che ferro portavano ricchezza che veniva investita in nuove ferriere e allevamenti. Ma questi richiedevano manodopera e per questo si incoraggiava l'aumento della popolazione. Per nutrire la popolazione in rapida crescita l'unico modo che fu trovato era la monocultura delle patate, una cultura ad alta resa, specialmente adatta ai paesi poco soleggiati.

Ma le monoculture, come si sa, sono culture fragili. Con il "potato blight", il morbo delle patate, del 1845 cominciò il disastro. Gli Irlandesi avevano, usando la terminologia moderna, consumato il loro capitale naturale. Esaurite le foreste e distrutta una buona frazione della terra fertile, in qualche modo la popolazione doveva "rientrare" a livelli compatibili con quello che restava. La malattia delle patate fu la causa scatenante e la carestia fu peggiorata anche dal fatto che l'Irlanda nell'800 era un paese colonizzato dove l'economia era in mano a un'aristocrazia di proprietari terrieri inglesi. Questa aristocrazia non aveva particolare interesse ad alleviare le sofferenze degli irlandesi e le cronache del tempo riportano che, mentre la gente moriva di fame, l'Irlanda continuava a esportare cibo verso l'estero in convogli scortati dall'esercito. Questo peggiorava una situazione già gravissima, ma il rientro era comunque inevitabile.

Nel 1845 la popolazione dell'Irlanda aveva raggiunto gli 8 milioni di persone. Ne morirono di fame immediatamente circa un milione e nei decenni successivi la popolazione si dimezzò, in gran parte a causa della denutrizione e delle malattie che ne derivavano, in parte a causa dell'emigrazione. Guardate la figura seguente: la popolazione Irlandese ha seguito una curva a campana che somiglia a quella di Hubbert per petrolio (Da Wikipedia)


Secondo Jared Diamond, nel suo libro "Collasso", le isole sono spesso dei microcosmi che seguono le stesse tendenze del mondo intero, ma più rapidamente e più drammaticamente. L'Irlanda, sembrerebbe, è un microcosmo che ha seguito la sua traiettoria di crescita e collasso nel secolo scorso; una traiettoria che potrebbe prefigurare quella - più lenta e più spostata nel futuro - del mondo intero.

L'Irlanda non è un'eccezione in termini di erosione. Il problema è molto grave nei paesi del Nord Europa; in certi casi quasi altrettanto grave di quello dei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Mentre in Africa e in Oriente il problema è l'aridità, nel Nord Europa in compenso c'è una bassa insolazione per cui le piante crescono lentamente e ci vuole più tempo a rimediare ai danni. Il problema è ancora più grave in Islanda, che è ancora più a nord dell'Irlanda. Lo stesso vale per la Groenlandia, un altra isola che ha subito una grave fase di erosione al tempo della colonizzazione europea, come ci racconta, ancora, Jared Diamond in "Collasso." Nel caso della Groenlandia, il crollo della popolazione è stato veramente radicale: non è rimasto nessuno.

Erosione e crollo della popolazione sono eventi drammatici che non sono certamente privi di effetti sulla mente di chi riesce a sopravvivere. Forse c'è un altro punto in comune fra Irlanda e Libano: la preoccupante propensità dei libanesi e degli irlandesi alla guerra civile e al massacro dei propri concittadini. Non sarà per caso anche questa propensità il risultato finale dell'erosione del terreno? Non è una cosa che si possa provare, ovviamente, ma fa impressione notare che quando Jared Diamond ci descrive la tragedia del Ruanda, sempre nel suo libro "Collasso", correla all'erosione del territorio la ventata di follia che ha spinto i ruandesi a massacrarsi l'uno con l'altro qualche anno fa. Forse rovinare il territorio ha degli effetti deleteri anche sulle menti umane. Comunque sia, meglio piantare alberi.


Immagini: a sinistra paesaggio del Monte Libano, a destra contea del Kerry, in Irlanda

















...

12 commenti:

Frank Galvagno ha detto...

Gli uomini pacifici sono, con molta probababilità, uomini sazi.

La carenza di cibo induce, nel sistema nervoso centrale, un aumento dell'aggressività. La guerra civile è la sistematizzazione di questo, darwinianamente parlando.

Pertanto non trovo per nulla esagerate le ipotesi di correlazione. Certo si tratta di argomenti che possono spaventare, ma un grosso errore sarebbe ignorarli o escluderli a priori. Conoscerli, e diffonderli, è la nostra unica possibilità di difesa.

Molto interessante il discorso della deforestazione per la produzione di carbonella a scopi metallurgici. Quando gli idrocarburi scarseggeranno, sarà molto probabile un ritorno a questa tecnica post-medievale. Il problema sarà, però, l'impatto di questa azione sulle foreste europee (e non), ben superiore di quello che ha profondamente modificato i paesaggi secoli fa.

La sostenibilità di un impiego della massa legnosa in luogo degli idrocarburi sarà direttamente legata alla nostra capacità di decrescita.

L'alternativa potrebbe essere la Guerra Civile Globale.

Anonimo ha detto...

Egregio professore, questo suo post non è molto convincente. Lei menziona l'aristocrazia inglese che impose l'esportazione di risorse verso l'Inghilterra nel momento in cui esse erano massimamente necessarie all'Irlanda, una situazione tutt'altro che naturale che rimanda a ben altri problemi di natura economico-politica. Se l'Irlanda fosse stata un'isola indipendente, senza le nefaste influenze esterne da lei descritte, non avrebbe sicuramente avuto l'evoluzione degli ultimi 150 anni. L'ordine sociale ed economico dell'umanità non è naturale, ma è autoimposto, il frutto di scelte più o meno consapevoli. L'economia del capitalismo ha bisogno della scarsità, che viene mantenuta artificialmente, altrimenti tutte le rendite scomparirebbero e l'attuale gerarchia sociale non potrebbe riprodursi.
Cordiali saluti.
Carlo.

Ugo Bardi ha detto...

Caro Carlo, non ho capito dov'è esattamente che vedi il problema. Mi sembra che quello che dici sia in pieno accordo con quello che volevo dire io, salvo che forse nel post non era spiegato chiaramente. Il fatto che si esportasse cibo dall'Irlanda all'inghilterra era probabilmente un fattore del tutto marginale. Il problema era il sovrasfruttamento e, probabilmente, proprietari irlandesi avrebbero causato gli stessi danni causati dai proprietari inglesi.

Però, è anche vero che un governo irlandese indipendente avrebbe potuto prendere dei provvedimenti che, invece, il governo inglese non volle considerare. Al tempo dei granduchi, nel '600, in un periodo di carestie in Toscana, il governo proibì l'esportazione di cibo. Forse era un provvedimento più che altro cosmetico, ma indicava che il governo perlomeno faceva i suoi sforzi per combattere la carestia. La deforestazione in Toscana fu efficacemente combattuta e il terreno fu risanato. In Irlanda, questo non è successo.

Anonimo ha detto...

Bell'articolo. Penso che l'erosione é un gran bel problema, e le sue conseguenze non vengono comprese pienamente dalla gente.
Probabilmente nel Minnesota sono abituati a vedere paesaggi erosionati e desertificati e pertanto il verde Irlandese sembra molto spettacolare.

A proposito di pecore, pascoli ed erosione lascio una citazione, non mi ricordo di chi, affine al proverbio degli arabi su cammelli, auto e aerei.
Dice piú o meno: Il nonno alleva pecore, il padre alleva capre, il figlio... niente.

Personalmente ritengo che il Peak-Oil, inteso come crisi energetica, sia un problema inferiore rispetto al Peak-Soil.

Anonimo ha detto...

Wikipedia, che come si sa puo' lasciare il tempo che trova, parla di un milione di morti e un milione di emigranti. I quali emigranti ovviamente andarono a figliare altrove, in un certo senso riducendo ulteriormente la popolazione irlandese.

Come possiamo stimare il peso relativo morti vs. emigrati?

Ugo Bardi ha detto...

Si, è difficile dire. Bisognerebbe andare a studiarsi i testi specializzati. il milione di morti di cui parla Wikipedia è quello che risultò dalla carestia degli anni 1845-1850. Poi la popolazione continuò a ridursi per molto tempo. Alcuni emigrarono, ma sicuramente gli stenti e la fame fecero i loro danni. Ancora negli anni 1930, in Irlanda si faceva la fame, come si legge nel libro "Le Ceneri di Angela" di Frank McCourt

Anonimo ha detto...

L'Irlanda è senza dubbio un bell'esempio, ma non serve andare tanto lontano: guardatevi intorno qui, nella nostra italianissima Italia. Gli effetti a lungo termine della deforestazione e dell'erosione sono sotto gli occhi di tutti ma li ignoriamo bellamente, fingendo che quel che vediamo sia il normale paesaggio italiano.

Il Parco delle Capanne di Marcarolo (Liguria), ad esempio, offre degli scorci davvero "drammatici", che danno l'idea di quanto rovinose siano state le imprese genovesi attraverso i secoli. Anche lì sono ancora ben visibili gli spiazzi dei carbonai, mentre sono del tutto scomparse le fustaie che alimentavano la cantieristica di quella famigerata città. Anche lì è ben visibile l'opera disperata dei locali che tentavano di "salvare il salvabile" con muretti e terrazzamenti. Anche lì la guerra è stata perduta.

L'erosione in Italia è poi tanto insidiosa che a volte cambia perfino nome, diventando "sviluppo" e "operosità". Quanti, ad esempio, vedendo un buldozzer al lavoro, pensano agli effetti negativi sul suolo di tutto quel raspare? Be'... io sono tra quelli. E per questo mi becco regolarmente del paranoico o del disfattista. Amen.

Anonimo ha detto...

Ottimo post. Però non è così che si fa colpo sulle ragazze! :-)

Deserteur ha detto...

Concordo in pieno con l'anonimo che si preoccupa dell'erosione in Italia. Vorrei confortarlo informandolo che non è l'unico a preoccuparsi del degrado dei suoli dovuto allo "sviluppo". Siamo in pochi, ma ci siamo.

Anonimo ha detto...

Grazie, Deserteur. Se la situazione è grave in un parco naturale regionale (area "protetta"), figuriamoci come può essere altrove. Nella Pianura Padana viviamo in un cantiere permanente che ricorda molto da vicino un'area devastata dalla guerra. Il Bel Paese... sì... forse tanto tempo fa. Che pena!

Ugo Bardi ha detto...

Fa piacere anche a me vedere che non sono il solo che si accorge dell'erosione. Per la maggior parte della gente, purtroppo, è completamente invisibile

Anonimo ha detto...

Bell'articolo.
mia sorella è appena tornata dall'Irlanda e mi dice che è un proliferare di gru, il territorio sta cambiando a vista d'occhio, tranne in alcune zone come quelle che citi. la febbre del mattone ha preso anche là, malgrado sia una roccaforte ASPISTA e l'esempio delle transition town.
io ero stato là nel 2001, http://irlanda2001.lombroso.it/ chissa come è cambiata ora!
grazie e complimenti
L.
http://blog.lombroso.it/