Vi scrivo una breve nota da Bruxelles dove si é appena concluso il primo workshop HOP! (High Oil Prices), un progetto europeo dedicato a modellizzare l'effetto degli alti prezzi del petrolio sull'economia europea e sui trasporti in particolare. Credo che con questo progetto sia la prima volta che la commissione europea ammette che, forse, forse, c'é qualche problemino con il supply.
Nel complesso vi posso descrivere il progetto HOP come un lodevole tentativo fatto da persone serie e competenti. Purtroppo il contesto é quello che è; la commissione é un pachiderma che si muove con la lentezza tipica dei pachidermi. Prima che si smuovano; ci vuole un rinoceronte a spingerli; e che prema con il corno in qualche parte sensibile.
Qui; vi posso raccontare che hanno partecipato tre rappresentanti della commissione; uno aveva ben chiara la situazione; gli altri due erano completamente impervi. Degli altri partecipanti; gli economisti sotto i 40 sembra che stiano cominciando a capire come stanno le cose, ma non tutti neanche di quelli. Gli economisti un po' più anziani, sono completamente rimossi dalla realtà. Quando sento parlare un economista over-50 mi stupisco sempre di come gente che non sa nulla di tecnologia possa avere tanta fede nella capacità della tecnologia di risolvere tutti i problemi.
Degli interventi che ho sentito ce n'é uno che mi ha colpito e ve lo racconto rapidamente. E' stato ad opera del Dr: Schade del Frauhofer Institute of Technology (economista under 40) che ha sostenuto che gli alti prezzi del petrolio non sono un male, anzi sono un grande stimolo all'innovazione. Sapete una cosa? Credo che abbia ragione. Il periodo in cui viviamo é estremamente simolante; mi ricorda molto gli anni della grande crisi; fine 1970; inizio '80. Anche oggi, come allora, c'è una ventata di nuove idee stimolanti, sia di tecnologia come di interpretazione della crisi. Personalmente, se ripenso al periodo fra le due crisi, mi domando cosa diavolo facevo per non annoiarmi. Negli ultimi anni; invece, ho imparato più cose, credo, che in tutto il resto della mia vita. E quello che ho imparato ultimamente si ricollega alle cose che avevo imparato al tempo della prima crisi.
Insomma, le difficoltà ci stimolano, speriamo solo che non si esageri.
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14 commenti:
Mi viene in mente un confronto che ho avuto con un mio amico
è un ingegnere, che reputo intelligente etc..
ha talmente fiducia nella tecnologia e nelle "capacità dell'uomo nei periodi di crisi" da teorizzare la colonizzazione spaziale
Personalmente sono estremamente scettico, ma chissà.
Frank, un solo problema non abbiamo ancora inventato il motore a fase (StrarTrek).
MAssimo dc
Il problema maggiore non è quello del motore ma quello di produrre l'antimateria a partire da fonti rinnovabili e con alta efficienza... chissà magari Rifkin potrebbe scriverci un libro... "l'economia dell'antimateria".
Sì, ha ragione Ugo: le crisi stimolano gli "animal spirits", nel bene e nel male.
E' un po' quello che diceva Gekko in "Wall Street" di Oliver Stone: è l'avidità che ha fatto grande l'america...
...una volta proponevo di tassare maggiormente le risorse più inquinanti (per incentivare quelle rinnovabili), ora ci penserà la scarsità di petrolio. Magari nei prossimi anni vedremo girare qualche gippone in meno...La dipendenza dal petrolio è stata comodamente 'indotta', chissà se a questo disastro si sostituirà quello di ritenere l'idrogeno la soluzione di tutti i problemi.
Scarsità e alti prezzi stimolano certo l'innovazione, ma il mio timore è che i tempi della crisi energetica siano in un futuro così prossimo da creare seri problemi sia all'innovazione sia alla semplice produzione su larga scala delle tecnologie esistenti (eolico, PV)
In caso non si riuscisse a ideare il "motore a fase" di Star Trek, rimarrebbero sempre il "motore confusione" (Harry Harrison, da "Bill, the Galactic Hero" - "Bill, l'eroe galattico") e la "propulsione Blieder" (Eric Frank Russell, da "The Great Explosion" - "Galassia che vai").
Per una approfondita analisi e spunti pratici sulla implementazione pratica di quelle ardite tecnologie, consultare le fonti. :)
I periodi più frenetici di sviluppo tecnologico e scientifico del secolo scorso, e di tutta la storia, si condentrano tutti nella prima cinquantina. Provate a confrontare un aereo, o un'auto, degli anni '10 con uno/una degli anni '40, 30 anni dopo. Fate poi lo stesso confronto tra mezzi di trasporto del 2000 e del 1970 (ci corrono lo stesso trent'anni).
Solo che nel periodo 1900-1950 ci sono state anche due guerre mondiali e altri sanguinosi conflitti locali, l'epidemia di spagnola, una spaventosa crisi finanziaria e chi più ne ha...
Antonio, se è così il termine sviluppo è inadeguato. Si dovrebbe parlare invece di tentativi di rimedio. Tentativi, nota bene.
In parte hai senz'altro ragione, ma è anche vero che più si avanza e più la ricerca si fa complicata e cresce il costo (non solo monetario) di nuovi avanzamenti. Per esempio, Redi ha fatto i suoi studi sulla generazione spontanea con quattro vasi di vetro, un po' di garza e qualche bistecca. Mendel si è accontentato di un po' di piselli (e magari si è pure fatto qualche bella zuppa tra un raccolto e l'altro). Oggi per studiare i genomi servono apparecchiature da capogiro, e nella ricerca sul cancro si sono investiti capitali formidabili senza esiti veramente risolutivi.
Temo che il processo non sia lineare, ma abbia un incedere asintotico: si arriva a un punto in cui l'avanzamento rallenta e rallenta e rallenta.
Esistono poi anche esempi di momenti di crisi che hanno portato a veri e propri tracolli delle conoscenze tecnologiche e scientifiche, quindi la curva dell'avanzamento non ha neppure un incedere asintotico, ma è ben più "tormentata", con una bella dose di "ripensamenti".
Mi trovo molto d'accordo con la "teoria dell'asintoto" dell'anonimo sopra e con il ragionamento di Marco Pagani circa la difficoltà di "avviare" re rinnovabili in contesti di povertà energetica.
E' per questo che sono convinto che se non cominciamo ORA a implementare le Rinnovabili, lo steady-state basato su di esse che tanto auspichiamo rimarrà sulla carta, mentre la realtà potrebbe essere il collasso
Quando sento parlare un economista over-50 mi stupisco sempre di come gente che non sa nulla di tecnologia possa avere tanta fede nella capacità della tecnologia di risolvere tutti i problemi.
Io potrei aggiungere che anche molti religiosi - che spesso manifestano perplessità e paure rispetto a scienze e tecnologia - dichiarano verso queste ultime una fede impareggiabile quando si tratta del problema della sovrappopolazione.
Weissbach, GRANDE precisazione!
Weissbach, purtroppo però non sono solo i religiosi a soffrire di quel bias fuorviante (quando non addirittura volutamente ipocrita). Pensa a come stanno agendo le nostre dirigenze, ad esempio...
A proposito di avanzamenti tecnologici strepitosi, dimenticavo di segnalarvi la marcia soixante-neuf, caratteristica dei vascelli spaziali in "Venus on the Half-Shell" (tradotto in italiano come "Venere sulla conchiglia") di Kilgore Trout, alias Philip Jose Farmer.
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