giovedì, gennaio 22, 2009

Il picco della produzione industriale?

L'indice Dow Jones Industrial dal 1900 su scala logaritmica*. Da http://www.stockcharts.com/



Se le fonti energetiche fossili stanno piccando e iniziando il loro declino, dovremmo vederne gli effetti sulla produzione industriale, che dovrebbe declinare anche quella.

Nella pratica, non è facile misurare quella cosa che chiamiamo "produzione industriale". Normalmente, gli economisti parlano di un "indice" della produzione che tiene conto dei valori diversi di quello che si produce: un microchip conta molto di più, a parità di peso, di un'automobile. Questo tipo di misura è piuttosto arbitrario e dipende dalla nostra percezione del valore di un prodotto.

Le stesse considerazioni valgono le unità monetarie: possiamo calcolare il valore della produzione industriale in termini di euro o dollari. Ma anche questo dipende dalla nostra percezione del valore di quello che viene prodotto; ovvero di quanto siamo disposti a pagarlo.

L'indice industriale Dow Jones è una media del valore delle azioni di 30 industrie considerate rappresentative. In realtà, non è solo la media, ma una media aggiustata con varie manovre per tener conto dei pesi diversi delle industrie e dei prezzi diversi delle azioni. Mi sembra di capire che non sia corretto per l'inflazione.

Quindi, anche il Dow Jones ha più che altro a che fare con la nostra percezione del valore di quello che si produce. Però, è anche probabile che la nostra percezione sia proporzionale al valore della produzione. Per cui, la stasi e il declino del Dow Jones degli ultimi tempi si possono interpretare come un "picco di Hubbert" della produzione industriale? Non è impossibile: in effetti la stasi in media dura ormai da una buona decina di anni. La fase attuale sembra simile a quella correlata alla grande crisi del petrolio dei primi anni '70 e, in effetti, la situazione è simile sotto molti aspetti.

Per il momento non si può dire con sicurezza come si metteranno le cose, ma non è impossibile che si vada verso un declino globale della produzione industriale. Lo vedremo nei prossimi anni.


___________________________________________________

*nota: la scala logaritmica falsa le proporzioni di questo grafico; per esempio il crollo del 1929 ne viene notevolmente ingigantito. Questo è il grafico più completo che sono riuscito a trovare su scala lineare. Evidenzia la crescita rapidissima degli ultimi anni. Per portare questo grafico fino ai dati degli ultimi tempi, dovete pensare che nel gennaio del 2009 il Dow è calato a circa 8000, quindi c'è stato un picco nettissimo, anche se in forma di doppio picco.

http://www.visualizingeconomics.com/2006/05/10/graphing-historical-data-djia/


9 commenti:

banzai ha detto...

sono anni che propongo una misura del del valore in Joule piuttosto che in moneta...

un joule rimane quello, in eterno, indipendentemente da quello che fà l'uomo.

e sopratutto non può essere inflazionato (stampato-prodotto dal nulla...) da nessuno...

banzai

Anonimo ha detto...

Corretto a parte il fatto che il DJ è espresso in dollari e di carta se ne può stampare a volontà

Redarrow ha detto...

il dj non sta a 6000 ma a 8000... per il resto d'accordo su tutto

Marco C ha detto...

Perché il DJ dovrebbe essere "corretto per l'inflazione"?
Esso se non ero ha le "dimensioni fisiche" di un rapporto tra prezzi che fotografa un certo istante.

Dunque, l'inflazione se si volesse introdurre, magari per confrontare l'indice a distanza di tempo, si semplificherebbe in ogni caso. Correggetemi se sbaglio :-)

Banzai: l'idea del Joule è intrigante, anche se forse l'EROI, discusso anche sul blog sia più adatto a misurare davvero se una bene "vale" o no...
Certo, tornando a concetti "economistici", esso rappresenterebbe un valore reale e non un valore di scambio, con svantaggi e vantaggi relativi che implica il concetto in pratica...

Anonimo ha detto...

La crisi economico-produttiva attuale e' dovuta al crack finanziario, esattamente come quella che avvenne nel 2000 che si vede nel secondo grafico di Bardi era dovuta alla dotcom bubble! Quindi la scarsita' di risorse in questa crisi non c'entra...Purtroppo temo che sara' nel momento della ripresa, tra 2-3 anni, quando per esempio il mercato delle macchine subira' una forte impennata, che inizieranno i problemi piu' grossi (dovuti al peakoil).

Anonimo ha detto...

Il crack finanziario è solo un aspetto della grande recessione globale odierna che è ancora lontana dal raggiungere gli aspetti più drammatici.
Se tale crack sta mettendo in ginocchio le economie del pianeta, figuriamoci cosa succederà quando il declino petrolifero e di altre risorse minerarie inizierà ad avvertirsi davvero.
E sulla breve ripresa prima della profonda crisi avrei un po' di dubbi se penso che le risorse finanziarie della gente comune sono sempre più inadatte a fronteggiare il costo della vita crescente.
Io credo più ad un rallentamento della crisi economica prima di una sua definitiva accelerazione fino al crollo del paradigma economico globale attuale...

Paolo B.

Anonimo ha detto...

Gli indici azionari non incorporano l'inflazione perchè sono calcolati come media pesata dei corsi correnti dei titoli. Se si deflazionassero, essi risulterebbero crescenti solo nei periodi di boom economico - non più del 10-15% del tempo - quando la produzione industriale e il commercio crescono esponenzialmente, mentre sarebbero decrescenti o stazionari per il restante 85-90% del tempo. In altri termini, investendo a caso in Borsa e ritirando sempre a caso l'investimento, si ha una probabilità di chiudere con una perdita reale il proprio investimento 7-8 volte superiore a quella di concluderlo con un guadagno.
L'errore che comunemente si fa è quello di considerare il denaro come un'unità di misura, mentre in realtà non lo è affatto: un dollaro del 1909 non è uguale a un dollaro del 2009, perchè nel frattempo i prezzi sono aumentati (e di molto). Il confronto (approssimativo) si può fare solo scontando l'inflazione dai prezzi del 2009 prima di paragonarli a quelli del 1909.
Saluti.

Carlo Z.

Anonimo ha detto...

Paolo, potrebbe essere verosimile anche la tua visione di collasso, ed e' molto preoccupante, sta di fatto che la crisi attuale e' solo ed esclusivamente dovuta al crack finanziario...si parla, tra Collaterilized Debt Obligations e Credit Default Swaps di 2000 MILIARDI di dollari persi.

C'e' anche da ricordarsi tuttavia, e in questi blog raramente lo si fa, quanto sia fondamentale la finanza al giorno d'oggi e quali benefici abbia portato negli anni. Se utilizzato correttamente, e' uno strumento che per definizione e' positivo: si tratta infatti di ottimizzazione di rendimento di capitali, ergo di un modo per creare ricchezza VERA!

Ugo Bardi ha detto...

Si, 8000, non 6000. Grazie a Readarrow per la correzione