sabato, gennaio 03, 2009

Riscaldarsi alla giapponese

Il "kotatsu", tavolino giapponese riscaldato all'interno, qui in una sua versione molto moderna.


Mi ricordo benissimo di come si faceva a scaldarsi a casa di mia nonna molti anni fa. Non c'era il riscaldamento centrale e nemmeno stufe; ho in mente l'immagine di mia zia che riempiva uno "scaldino" di ceramica con brace raccolta dalla cucina economica. Poi metteva lo scaldino sotto la sedia e avvolgeva sedia, scaldino e se stessa in una coperta. Mi ricordo di averlo fatto anch'io qualche volta, anche se da piccolo non mi era consentito toccare la brace. Ma vi posso dire che si stava che era una meraviglia.

E' un bel concetto quello di scaldare soltanto il volume intorno alla persona. L'ho ritrovato molti anni dopo quando ho abitato in Giappone durante un intero inverno. Questo è avvenuto svariati anni fa, ma mi dicono che le cose non sono molto cambiate oggi: gli edifici in Giappone hanno pareti sottili, niente doppi vetri, non c'è quasi mai il riscaldamento centrale. Per scaldare si usano più che altro pompe di calore elettriche. Sono abbastanza efficienti ma in un inverno a Tokyo, col freddo che fa, tenere accesi questi aggeggi al massimo tutto il tempo è rovinoso dal punto di vista economico. Questo non succede solo nelle case private; mi ricordo che anche all'università faceva un freddo vigliacco e che gli studenti si scaldavano con stufe di fortuna di vario tipo.

Non che ai Giapponesi manchino le capacità o le risorse di scaldare le case. Soltanto, mi è parso di capire che non gli interessa molto. Probabilmente è il risultato di un'antica tradizione; per i Giapponesi, in qualche modo, non c'è una gran differenza fra l'interno e l'esterno della casa. Se è freddo fuori, è giusto che in casa uno se ne accorga.

Questo non vuol dire che i Giapponesi siano dei masochisti; in effetti c'è un metodo tradizionale per scaldarsi in casa, il kotatsu, che gioca un po' il ruolo culturale del nostro caminetto (che non esiste in Giappone). Non è un attrezzo che si usa tutti i giorni, ma è ancora abbastanza comune nelle case.

Il kotatsu è semplicemente un tavolo basso "vestito" con una coperta tutta intorno. All'interno, c'è un riscaldatore; una volta era a legna, oggi è elettrico. Ci si siede intorno al kotatsu; nella versione tradizionale sopra dei cuscini, in quelle più moderne su delle sedie basse che danno appoggio alla schiena. Le gambe stanno sotto la coperta, al caldo. Il risultato è un bel riscaldamento della parte inferiore del corpo, mentre il resto può tendere al congelamento. Nella pratica, la cosa è molto più piacevole di quanto non si pensi: dalla mia esperienza sembra che la circolazione del sangue distribuisca abbastanza bene il calore dalle gambe al resto del corpo.

Per cui, seduti intorno al kotatsu, si sta divinamente. Di solito ci si siede con gli amici o in famiglia. Si può mangiare, bere saké, fumare, giocare a carte, guardare la televisione, tipicamente si mangiano i mikan, dei mandarini un po' aspri che vanno molto di moda in Giappone in inverno. Nella versione moderna, sono sicuro che il kotatsu è ideale per metterci sopra il notebook e lavorare senza farsi venire il freddo ai piedi (come sta succedendo a me in questo momento, mentre scrivo questo post). Inoltre, il kotatsu è la materializzazione del paradiso per i gatti di casa che ci si trasferiscono in pianta stabile. Il tutto richiede solo l'energia di una lampadina a infrarossi da 400 W che è regolata da un termostato e quindi neanche opera a tutta potenza tutto il tempo.

Il kotatsu rimane una cosa tipicamente giapponese, anche se mi dicono che ne esiste una versione simile in Iran. Volendo, se ne può importare uno dal Giappone, ma la cosa è complessa e costosa. Sto giocherellando con l'idea di costruirmene uno, cosa non difficile. Il problema è che, se sono sicuro che piacerebbe moltissimo ai miei gatti, non è detto che sia lo stesso per gli umani in famiglia.

Più che altro, il kotatsu è un concetto culturalmente alieno al modo di pensare che abbiamo oggi per quanto riguarda il comfort domestico; ovvero quello di riscaldare uniformemente tutta la casa. Se ci pensate, è un concetto un po' buffo; sarebbe come dover sempre tenere tutte le luci accese in tutte le stanze. Certo, tornare agli scaldini oggi sarebbe considerato cosa un po' strana. Però, spigolando su internet, ho trovato qualcosa che ha a che fare con l'idea di scaldare per irraggiamento solo certe aree della casa. Non so dirvi se questo sistema funzioni bene - non l'ho provato e non voglio fare pubblicità a nessuno. Ve lo cito soltanto come un'idea che mi sembra interessante e che è un modo di pensare sostanzialmente diverso da quello comune oggi.

A mio parere, la questione del riscaldamento domestico è una cosa ancora tutta da scoprire in un mondo in cui ci muoviamo verso una disponibilità più ridotta di energia. La soluzione a cui stiamo tendendo in occidente è quella di sigillare le case e isolarle dall'ambiente esterno al massimo possibile. In principio, è una buona idea, ma può darsi che ci siano altre soluzioni basate su "filosofie" differenti. Lo vedremo col tempo.


Un kotatsu del 1890, circa. Questo era riscaldato a carbone di legna, ma il concetto non è cambiato da allora. Da www.oldphotosjapan.com

Il kotatsu è comune nella vita quotidiana giapponese. Qui in una versione "manga".

21 commenti:

Paolo Marani ha detto...

il link sul sistema radiante Carlieuklima è molto interessante. Pensavo che questi sistemi fossero esclusivamente elettrici, invece sono possibili anche convertitori radianti a Gas!
Mi verrebbe una idea, cosa ne pensi di un sistema radiante da soffitto collegato con un sensore di presenza nelle varie stanze ? Il sistema di controllo potrebbe garantire una temperatura radiante media impostata, ed elevarla solo in corrispondenza delle stanze che presentano "attività" di movimento umano, oppure si può segnalare il movimento con interruttori tipo quelli della luce elettrica convenzionale. Sospetto che offrirebbero una efficienza e un rendimento assai superiore a quelli di un sistema convenzionale a termosifoni o a pavimento.

Anonimo ha detto...

Bellissimo articolo, sicuramente perché mi fa' scattare tanti momenti personali, sia dell'infanzia (anni cinquanta in ambiente molto semplice,casa scatola-giapponese) che un soggiorno in Giappone, ma anche la mia attuale situazione in una colonica toscana.
In Giappone essendo ospite in una piccola casa normale a Kyoto mi ha molto colpito la piccola vasca-termos in casa in cui tutti i membri della famiglia ( me inclusa) si rilassavano dopo un breve doccia... estate e inverno.
La semplicità è piccolezza delle case tradizionale anche quelle di lusso nostrane erano in forte contrasto con le nostre dimensioni pubblicizzate nei film. Penso che una certa fascia di giapponesi abbia adoperato il nostro stile gonfiato "con la luce accesa in tutte le stanze" cioè di grande spreco.
Anch'io qui ed ora ho sperimentato la meraviglia di mettere una borsa calda sui ginocchi stando alla scrivania e saper in questo semplice modo contrastare il freddo e non riscaldare oltre.
Mi fa meno paura un possibile blackout energetico conoscendo questo semplice accorgimento.

Complimenti Maria

Anonimo ha detto...

Come si vede nella pagina web, è indicata una figura con un camion, tipicamente l'utilizzo è industriale. Molte ditte adottano quel sistema nelle officine ed addirittura ricordo che c'erano già 20 anni fa e più.
Mi è capitato di lavorarci in quelle zone servite dal calore che veniva dall'alto, tubi a gas appunto. In effetti riscaldi bene le zone di lavoro, come ti sposti fa subito freddo.
In ambito domestico forse il problema è la scarsa altezza dei soffitti, 2,70 metri sono pochini, l'impronta a terra del cono riscaldante forse sarebbe troppo limitato, ma tutto si potrà tarare alla bisogna.

Paolo Marani ha detto...

Una domanda...
Ma dove se ne va la CO2 generata dai riscaldatori a gas ??

Ugo Bardi ha detto...

Credo che il sistema Carlieuklima vada benissimo per scaldare capannoni industriali, dove coibentare tutto sarebbe costoso, ci sono camion che entrano ed escono, e - in ogni caso - bisogna assicurare un rapido ricambio d'aria. In questo caso, credo che il problema della CO2 non si ponga. In casa, invece, mi sembra un po' ottimista quello che dicono "nessun movimento d'aria". Se così fosse, in effetti, si porrebbe un problema di concentrazione di CO2 con i riscaldatori a gas. Quindi, sono sistemi ancora da capire e da studiare.

Maria Ferdinanda Piva ha detto...

Macchè giapponesi :-) Già gli antichi romani seguivano la filosofia di scaldare le persone e non gli ambienti. Mi pare di ricordare che solo a partire dal Quattrocento nei palazzi si diffusero i grandi caminetti (o le stufe). E' vero che quello fu un periodo un po' più freddo, ma è altrettanto vero che un altro periodo un po' più freddo si ebbe fra la tarda antichità e l'alto Medio Evo senza che nessuno, credo, sentisse la necessità di cambiare sistema. E allora, perchè nel Quattrocento ci fu quella svolta? Non è una domanda peregrina: la risposta potrebbe aiutarci a svoltare un'altra volta

Anonimo ha detto...

Hehe professore, dica la verità: l'articolo sul kotatsu lo ha copiato da me! :P
( http://ingiappone.wordpress.com/2008/12/17/kotatsu/ )
Ho un piccolo appunto da fare: mentre a Tokyo non tutti lo usano quotidianamente, nella campagna giapponese è presente in ogni stanza e perennemente acceso, anche di notte, quando si dorme col materasso mezzo dentro e mezzo fuori. Il tutto è aiutato da stufe a kerosene "senza fumo", settate generalmente a 12°C... ovviamente, la notte si sta senza, a causa della saturazione di CO2 dentro la stanza.
Complimenti per l'articolo, sto apprezzando anch'io la semplicità del magico kotatsu!
Marco
PS Se posso permettermi, che tpo di ricerca la ha spinta in Giappone?

Anonimo ha detto...

le lampade ad infrarosso sono l'alternativa elettrica..

Anonimo ha detto...

Be', direi che è il classico "uovo di colombo"! Io invece, come l'anonimo #2, ho "scoperto l'acqua calda. La vecchia borsettina in gomma, per intendersi", che abbinata ad un classicissimo plaid imbottito è davvero strepitosa. Sospetto che sostituendo o affiancando il plaid con un poncho altrettanto imbottito si potrebbe ulteriormente migliorare l'efficienza e la comodità dell'insieme.

Un otre di gomma riempito con un litro d'acqua bollente riscalda per due ore abbondanti, se tenuto "sottocoperta". Dopo le due ore, l'acqua rimane comunque a temperature di trenta/trentacinque gradi almeno, e riportarla a bollore richiede meno di dieci minuti su un comune fornello a gas da cucina di quelli piccoli.

Uso quotidianamente il sistema plaid+otre tenendo la temperatura in casa tra i 14 e i 16 gradi, e lo consiglio senza remore. Provare per credere.

Ugo Bardi ha detto...

Per il grande Zhubon, Marco! Deve essere il freddo di questo inverno che ci ispira a parlare di Kotatsu. In effetti, è più una cosa di campagna, ma anche a Tokyo negli anni '80 e '90 c'era chi ce l'aveva. Io mi ricordo di averci passato serate intere in un Onsen di montagna, con fuori la neve alta un metro. Si passava dal kotatsu al bagno caldo e viceversa; più rilassante di così, credo che sia impossibile. Beato te che, mi sembra di capire, sei in Giappone in questo momento. Per tante cose, il Giappone mi manca. Cosa facevo in Giappone? Beh, studiavo la diffrazione dei fotoelettroni.....

Ugo Bardi ha detto...

Ah.... mi sto costruendo il mio kotatsu!

Anonimo ha detto...

Grandee proff poi però appena possibile vogliamo le foto.......
paolomot

Ugo Bardi ha detto...

Tavolino anni 50, di quando ero piccolo. La parte impiallacciata non ha resistito agli anni, ma il resto è solido..... Ora lo sto piallando.....

Anonimo ha detto...

(possibile che io abbia scritto un commento di mezza pagina e quel simpaticone di blogger.com se lo sia ingoiato??)
Per il problema della CO2, penso che non sia eccessivo, almeno mantenendo le temperature a livelli non occidentali!
Il kotatsu autocostruito... è un sogno! Io provrai a convincere mio padre ad autorizzarmi a spedirne uno a casa, ma mi ricordò che, con il riscaldamento condominiale in stile "estate a Miami", non serve a molto!
Posta foto, mi raccomando... così ti emulo!
(^_^)
Ciao,
Marco

Anonimo ha detto...

....per la gioia mia e di un mio amico ospite per qualche giorno a casa mia e che deve tornare a casa sua dove non funziona il riscaldamento in questo momento.
Avevo creato una soluzione di sacca pelo con cuore di borsa calda - abbiamo visto che funziona bene visto le temperature di questi giorni poi.... ha preso suggerimenti e così lo lascio andare con meno preoccupazione....abbiamo indagato in internet - How to make a kotatsu....questo articolo era un raggio di calore...ci si scherza , ma invece può diventare necessario. I giapponesi sul uso consapevole e di non spreco hanno soprattutto nella loro tradizione tanto da suggerire.

Grazie! Maria

roberto ha detto...

a me sembra una fesseria , ottimo per ammalarsi.
roberto de falco

Anonimo ha detto...

Se in giappone lo usano da centinaia di anni, penso che ormai sia abbastanza collaudata come "tecnologia"
paolomot

stefano ha detto...

ispirato da questo post di Ugo ho provato pure io a mettermi in casa una specie di Kotatsu, semplicemente mettendo sotto al tavolo un termosifone elettrico "ad olio". Il risultato è sorprendentemente piacevole!
se interessa, ne ho scritto qui:
http://digilander.libero.it/stefanopozzo/kotatsu.htm
ciao, Stefano.

stefano ha detto...

ispirato da questo post di Ugo ho provato pure io a mettermi in casa una specie di Kotatsu, semplicemente mettendo sotto al tavolo un termosifone elettrico "ad olio". Il risultato è sorprendentemente piacevole!
se interessa, ne ho scritto qui:
http://digilander.libero.it/stefanopozzo/kotatsu.htm
ciao, Stefano.

Unknown ha detto...

Provate a lasciare i fornelli della cucina a gas accesi... Il rendimento è superiore perfino di quello di una stufa a condensazione per ovvi motivi. Ricordarsi di areare il locale. SALUTI.

choku ha detto...

A me sarebbe piaciuto riscaldare tramite il sistema radiante, ma il costo del rifacimento al momento era troppo. Ho optato per due condizionatori Daikin per il momento. Tra qualche anno penserò nuovamente a questa soluzione.