martedì, novembre 03, 2009

Soldi fossili per energia rinnovabile



Chi fra i lettori/avventori del blog è riuscito "mettere qualche soldo da parte", molto probabilmente ce l'ha fatta perchè i suoi nonni e genitori, lavorando duro, sono riusciti creare un minimo di accumulazione; gli stessi nonni e genitori hanno anche trasmesso la cultura del non-sperpero.

Tuttavia, si tratta di denaro di origine prevalentemente fossile. Se nella prima metà del novecento i nostri nonni hanno svolto mansioni che richiedevano un certo sforzo fisico (agricoltura poco meccanizzata, commercio con deambulazione a cavallo e in bicicletta, un po' di industria nascente ...) e che generavano un'accumulazione tendente allo zero monetario, nella seconda i nostri genitori hanno lavorato immersi nel boom economico-industriale, accompagnato dalla cabrata della cosidetta green revolution agricola che ha portato eccessi di abbondanza in certe parti del mondo e molte contraddizioni in altre. Sempre in questo periodo, i nostri nonni hanno potuto beneficiare di pensioni sicure e dignitose (almeno un minimo).

Forse non ci stiamo pensando troppo, ma chi come me è nella fascia 30-40 anni (ma anche più giovane) non ha un futuro così facilmente prevedibile. E' molto probabile che i posti di lavoro nella grande industria continuino a diminuire, e che il potere di acquisto delle pensioni nel 2040 sarà scarsino.

Gli economisti-ottimisti tendono spesso a parlare di cicli; "finito un tempo ne viene un altro"; "è una congiuntura". Nulla da obiettare, ma la transizione energetica da peak oil ha così tante implicazioni simultanee che non ce la caveremo con un pacchiano "ma sì troveremo qualcos'altro".

La stessa transizione al rinnovabile, su cui continuo ad avere fiducia, reca con sè una complessità enorme; l'idea di sfidare il titanico "sistema dei sistemi", sostituendo gradualmente veicoli, costruzioni, infrastrutture eccetera fa impallidire, ma non abbiamo molta scelta.

Tornando al risparmiatore medio: investire in impianti rinnovabili non è solo un'idea "etica per ripulire soldi sporchi di energia fossile", ma anche una concreta azione di sicurezza per il medio-lungo termine.

13 commenti:

Francesco ganz etti ha detto...

D'accordo su questo approccio
" back to basics " che vede i risparmi veri come energia e materie prime accumulate ; non sarebbe il caso che lo stato spostasse risorse da settori improduttivi a rinnovabili e recupero del territorio ?

( Con qualche sede distaccata ed università di provincia in meno è probabile che i terrazzamenti coltivati ad ulivi nel messinese sarebbero ancora stati curati e la frana recente avrebbe avuto dimensioni più modeste....Proprio il cas di dire " braccia rubate all' agricoltura " )

Anonimo ha detto...

"Investire in impianti rinnovabili non è solo un'idea "etica per ripulire soldi sporchi di energia fossile", ma anche una concreta azione di sicurezza per il medio-lungo termine".
A mio parere investire in rinnovabili è l'unica cosa che possiamo fare per prepararci al collasso, perchè ho netta l'impressione che il percorso sia già segnato... Ritengo che ormai ci si possa solo preparare al peggio.
Il mondo continuerà su questa strada purtroppo. E' un giorno ci ritroveremo increduli di fronte alla realtà, magari convinti di vivere un incubo. Ma sarà reale... eccome se lo sarà!

fabio ha detto...

Io concordo con l'articolo e con Francesco.
Guardando la rivoluzione industriale siamo passati dal carbone al petrolio e con il secondo il sistema è veramente decollato, occorre fare la stessa cosa con le rinnovabili però non avendo come unico faro la crescita del pil, ma buttare via quel faro e sostituirlo con un indicatore come l'ISEW (index of sustainable economic welfare)
p.s.
spero che non si avveri la tesi dell'anonimo delle 9:34pm, anche perchè in main street di ripresa se ne vede poca!!! quindi le persone continuano ad interrogarsi su cosa non funziona e su cosa possono o potranno fare in futuro

Anonimo ha detto...

"ma sì troveremo qualcos'altro"
il problema piu'grosso secondo me e'che la maggior parte della gente pensa
"ma si', TROVERANNO qualcos'altro"..
delegando sempre a qualcun altro ("gli scienziati", "i governi", "gli espert")il compito di mettere in moto il cervello.

Frank Galvagno ha detto...

Il passaggio alle rinnovabili, a mio modo di vedere sarà molto delicato, in quanto le stesse tecnologie rinnovabili sono basate sulla disponibilità di materiali non ovvi in un regime di depletion mineraria. Del resto occorrono sempre polimeri per isolare le apparecchiature elettriche, metalli rari per le parti microelettroniche, energia per trattare i vetri e i metalli, e chi più ne ha più ne metta. E' chiaro che accompagnando la transizione con una forte riduzione dei consumi, man mano che la frazione di utilizzatori e industrie "agganciati" al rinnovabile aumenta, le tensioni da scarsità si rilasseranno. Ma di qui in poi, solo il perseguimento e il raggiungimento di uno stato stazionario potrò salvarci. La cosa non è così ovvia, in quanto c'è lo stadio termodinamicamente difficile da far avvenire, corrispondente al riottenimento di materiali e substrati concentrati e puri a partire da una dispersione di frammenti combinati. Non sarà ovvio riottenere idrocarburi da CO2 in modo efficiente, metalli dal mare etc

Anonimo ha detto...

L'altra sera sono andato a vedere l'ultimo film di Michael Moore intitolato "Capitalism: a love story".
Come al solito ben fatto ma rimanendo ai contenuti, mostra come il liberismo e la ricerca del profitto abbia portato l'amministrazione Bush a favorire quel disastro economico con la deregolamentazione del sistema finanziario che ha distrutto sia gli USA e poi l'intera economia mondiale.
Con Obama gli americani hanno dato un chiaro segnale di cambiamento, vedremo nei fatti cosa succederà.
Quello che voglio dire che hai voglia a cambiare il tuo modo di vita, a fare la raccolta differenziata, a usare poco l'auto ecc. tutto ciò serve personalmente a patire di meno quando il baratro ci accoglierà. Ben fa chi può installarsi pannelli solari, un minimo di energia ce l'avrà comunque (poi dovrà montare anche delle mitragliatrici per non farseli rubare).
Però non basta, se nelle alte sfere vi è una cupola affaristica-imprenditoriale che spinge sulle infrastrutture, sulle grandi opere, sulle strade, sul trasporto su gomma, sulle centrali nucleari diventa dura o quasi impossibile contrastarla.

Stefano Marocco ha detto...

Pure io sono andato a vedere il bel film di Michael Moore... peccato che l'unico posto dove lo proiettavano a Torino era un mega cinema-villaggio iper-capital-consumistico con negozi aperti fino a tarda ora!
A parte questo, quello che dice Franco, almeno per quanto mi riguarda, mi sembra azzeccato. I miei nonni, contadini, sono riusciti a mandare all'università i figli nati nel dopoguerra, ad accumulare reddito per rifarsi la casa e passare una vecchiaia dignitosa.
Mia moglie, con lavoro a tempo determinato, ed io, consulente, non siamo affatto sicuri di avere un qualche tipo di futuro garantito, la pensione, etc. Però ho investito buona parte dei risparmi (pochi) nel fotovoltaico, prima ancora che si parlasse di crisi, quando tutti mi consigliavano degli investimenti... "sicuri" - ammetto di essermi fatto condizionare dal famoso post di Ugo Bardi che preconizzava la crisi attuale.
Anche un pezzo di terra è un buon investimento, rinnovabile, sicuro, fonte alimentare e anche di reddito, eventualmente. Occorre però faticare un po', come facevano i nostri nonni.

katobleto ha detto...

@Pippolillo
d'accordo con te sulla inutilità delle iniziative individuali (anch'io mi sento un po' stupido a fare la raccolta differenziata e ad avere il fotovoltaico in un mondo che spreca di tutto e di più)...
non lo sono dove individui in una "cupola" l'ostacolo per una nuova via verso la sostenibilità: credo infatti che il problema che tutti (giovani/vecchi, europei/asiatici, belli/brutti) vogliano maggiore ricchezza, maggiore benessere materiale ecc.
la differenza semmai è nel "successo" con cui individui diversi perseguono quello stesso scopo: i grandi (governi, multinazionali ecc.) semplicemente fanno grandi danni, ma se li sostituissi con chiunque altro otterresti risultati eguali o peggiori

credo che fino a quando il mondo nel suo complesso non toccherà i limiti della crescita non si potrà diffondere la cosapevolezza del problema (e forse anche allora qualcuno inveirà contro le multinazionali, gli speculatori, glu untori, le streghe, gli ebrei...)

giorgio

Anonimo ha detto...

Ognuno deve semplicemente fare la sua parte. Troppi calcoli "sulla convenienza" di un sistema rispetto ad un'altro non hanno senso.
Il denaro è un mezzo; le cose vanno male quando se ne fa un fine.
La carta moneta è solo un pezzo di carta senza valore, senza controparte aurea. L'oro in passato ha acquisito valore per le sue caratteristiche fisiche, non perchè semplicemente "qualcuno ha deciso così".
Idem per altri minerali e sostanze.
Fare conti con ritorni in valuta, con fonti energetiche in esaurimento è un controsenso.

Luigi Ruffini

Anonimo ha detto...

Ho partecipato all'ultimo incontro di Transition Town a Monteveglio.
Eravamo in ventidue, compresi gli organizzatori.
Al ritorno a casa, nella città che ritengo possa essere di diritto la capitale italiana dell'apparenza, ma vi lascio indovinarne il nome, mi sono sentito tutt'altro che depresso e scoraggiato.Anzi, proprio qui dove abito, da anni lontano dalla mia città di mansarde e gianduiotti, ritengo che ci sia da ungere con il benigno e salvifico virus della transizione, ogni maniglia, tombino, marciapiede, corrimano,che ci capiti a tiro.
Il potere che la gente ,la ggente e la gggente, nonchè il popolo cosidetto bue,asino,nonchè il cosidetto volgo, ha nelle proprie mani, ebbene questo potere è immenso.
Il Potere,quello che cala braghe letteralmente parlando,che si ritiene immune a qualsiasi critica, che impartisce lezioni di morale, essendo sostanzialmente a-morale, lo sa e lo sa benissimo.
E ne ha un incontenibile terrore.
Se ne percepiscono i sintomi, che lezzano peggio che delle camicie sudate dopo notti di bagordi.
Vogliamo noi, stupidi sudditi continuare a lagnarci, ma godere dei pochi ma certi vantaggi della sudditanza?
E ancora per quanto?
Il re e i principi non sono tutti spogliati ma unti delle loro miserevoli bramosie?
Cosa aspettiamo ad allontanarli dalle stanze delle nostre menti,
che valgono immensamente di più dei saloni e delle suite dove questi spadroneggiano impunemente?
Non siamo già abbastanza imbrattati dei loro escrementi?
Ci vuole così tanto coraggio a credere che se facciamo delle cose buone e giuste, non saremo soli, ma anzi sempre più in grande e bella compagnia?
Sì, evidentemente ci vuole coraggio.
E se uno non ce l'ha, anche un poco, per lui può essere tantissimo.
E quella rinomatissima frase dei Promessi sposi, vale tuttora.
Se non si ha coraggio, non ce lo si può dare.Ce lo si può far prestare.
Ma evidentemente, non dalle banche e dalle fiduciare.
Queste, nonostante il nome, non prestano nemmeno fiducia.
Il resto, le azioni, quindi vengono poi di conseguenza.
A poco serve il generatore fotovoltaico sul tetto, se dentro la testa abbiamo una centrale a nafta pesante, intenta a sognare di continuo come soddisfare impossibili desideri.

Mi firmo, ma so bene di essere contemporaneamente,uno, nessuno e centomila.
In pratica da internare immediatamente.

Marco Sclarandis

Phitio ha detto...

I miei nonni, contadini, se la passavano male. Quando mio padre venne a vivere con loro, portandosi sua moglie e i figli (tra cui io), ricordo che il frigo era sempre vuoto, ed un gelato ogni tanto una meraviglia.
Le cose sono migliorate progressivamente perchè mio padre lavorava come artigiano dalle 6 alle 17 , e come contadino dalle 17 alle 21. Mia madre, anche lei lavorava, in una di quelle fabbrichette familiari di pelletteria, come ce ne sono tante adesso, per lo più ora appartenenti a cinesi.
Tutta energia fossile, e duro lavoro umano.
La campagna non ha mai reso molto, e questo finchè c'erano i contributi europei. Con il diradarsi o chiudere di questi, e con la depressione progressiva dei prezzi, la coltivazione su piccola scala, no intensiva, è stata letteralmente mess fuori mercato.
Faccio un esempio: un quintale di grano, oggi vale 8 euro, costa 12. Più produci più perdi.

Ho consigliato ai miei di mettere a riposo tutti i campi, fare solo l'orto, piantare solo il necessario per alimentare i polli, e SOPRATTUTTO non vendere i terreni a chicchessia. Suppongo che ben presto verranno in molti a offrire in giro somme impensabili per i campi.

Quei campi potrebbero essere, in futuro, la differenza tra la vita e la morte per fame.

Ma torniamo alle rinnovabili.
QUello che temo è che non ci sarà alcuna transizione, ma solo una dislocazione traumatica.
Fino a oggi, tutto più o meno nella norma, poi in poche settimane, non si sa più in che mondo si vive: corallitos bancari, supermercati vuoti, servizi inaccessibili, pompe di benzina vuote. QUesto scenario traumatico non è compatibile cono un impianto fotovoltaico sul mio tetto. Questo scenario parla di uno stato che non ti ripaga lo scambio sul posto della corrente, e forse ti requisisce l'impianto.
Parla di migrazione forzata verso i campi, chi puo', nel corso di un paio di anni, non venti.
Parla di cose impensabili, per affrontare le quali non serve avere una impostazione mentale "BAU con modifiche".
Io non so, durante la grande depressione, come si vivesse tutti i giorni, e in quanto tempo le cose siano cambiate.

Saperlo potrebe essere molto utile.

Anonimo ha detto...

@ Stefano Marocco
Anch'io ho visto il film a Torino, ma al cinema Massimo, dove di negozi manco l'ombra: tu dove sei andato ?
Più in generale: proprio in questo momento stanno installando la canna fumaria per il 'putagè', che mi permetterà di scaldare più di metà casa e di cucinare, almeno d'inverno, con un consumo limitato di legna, dato che ho fatto isolare l'abitazione con 12 cm di polistirene (murature e tetto) e ho sostituito i vetri semplici con doppi basso emissivi. Si aggiungano impianto FV e collettori termici, valvole termostatiche sui radiatori, etc., e il quadro è completo. Nell'orto che conduco personalmente ho installato una serra 3 m x 4 m e , costo permettendo, ho intenzione di acquistarne un'altra di 6 m x 12 m. Sono in trattativa per un ettaro di bosco che gestirò nuovamente in prima persona

Cosa c'è che non va, dunque ? Che, amici fidati esclusi, da me edotti al verbo aspista, la percentuale di popolazione che si appresta ad affrontare un mondo *molto* diverso dall'attuale è tragicamente irrisoria. A volte mi chiedo fino a che punto sia sensato riversare i risparmi di 3 generazioni, nessuna delle quali ha vissuto nel lusso (caso mai nella comodità, questo sì, almeno le ultime due), in tanti accorgimenti quando la maggior parte delle persone è tanto stolta da pensare che tutto tornerà come prima. Ma, e qui dichiaro la mia enorme fortuna, mi vengon in aiuto gli ammonimenti delle due generazioni che mi hanno preceduto su questo pianeta ....

Maurizio T.

Frank Galvagno ha detto...

"Fare conti con ritorni in valuta, con fonti energetiche in esaurimento è un controsenso"

questo concetto espresso da Luigi Ruffini esprime tutto il ritardo che stiamo accumulando.
In condizioni di "abbondanza", diciamo nella "fetta" di picco che va dalla zona a massima pendenza (anni '60 e '70) fino a poco prima del picco stesso, ha senso "passare la palla" a una rappresentazione economica della realtà (anche se ad essere ortodossi è una realtà pur sempre viziata da forti squilibri tra chi ha e chi non ha).
Dal picco in poi si avvicinano rapidamente le condizioni di bordo e lasciare la gestione delle risorse in mano a feedback da "mano invisibile" significa accettare la forte probabilità del manifestarsi di conflitti per il controllo e l'accesso delle risorse stesse.