martedì, settembre 07, 2010

L'entusiasmante caduta delle emissioni di gas serra. Continua

In un articolo precedente avevo evidenziato con soddisfazione una vistosa tendenza al ribasso delle emissioni di gas serra in Europa e in Italia nel periodo 2004 - 2007. La soddisfazione quasi si trasforma in gaudio analizzando gli ultimi dati disponibili, relativi all’anno 2008, che evidenziano un ulteriore sensibile declino delle emissioni. Come possiamo facilmente osservare nel mio primo grafico, in Italia la caduta delle emissioni continua inesorabile, con una riduzione di altri 11 milioni di tonnellate (dal 2004 al 2008 siamo passati da 574,116 Mton. a 541,485 Mton.). Nel secondo grafico relativo all'evoluzione delle emissioni per abitante, la tendenza alla riduzione è ancora più accentuata. Come evidenziato anche in un altro articolo, questa diminuzione è dovuta solo in minima parte a politiche di risparmio energetico ma, prevalentemente, da dinamiche economiche che si sono accentuate nel 2008 con l’esplodere della crisi economica globale. Considerando che nel 2009 si sono verificati gli effetti più negativi sul sistema economico in conseguenza della crisi e che anche nell’anno in corso i segnali di ripresa economica sono molto flebili e controbilanciati da frequenti fenomeni di instabilità economica sul piano internazionale, non è azzardato prevedere che il nostro paese riesca nel 2012 ad avvicinarsi al raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto, soprattutto grazie alla decrescita economica.
Anche nell’Unione Europea, in particolare nell’Europa dei 15, si rileva un’analoga tendenza, ancora più accentuata perché, a differenza dell’Italia, sono state adottate negli ultimi anni efficaci politiche attive volte a ridurre le emissioni di gas serra. Nel grafico allegato all’ultimo Rapporto della Commissione UE, possiamo notare che la rincorsa all’obiettivo di Kyoto si è già sostanzialmente conclusa con quattro anni di anticipo rispetto alla data prevista.
Pur non essendo l’oracolo di Delfi, mi avventuro concludendo in una previsione sugli scenari futuri, ipotizzando che gli effetti negativi sulle emissioni legati alla stentata ripresa economica in corso possano essere mitigati del tutto dai residui margini di miglioramento dell’efficienza energetica nei processi industriali e nei trasporti. Dopo il 2012 entreremo decisamente nel territorio irto di insidie del dopo picco petrolifero, ma tra i rischi sicuramente non ci sarà quello di una ripresa delle emissioni di CO2.

14 commenti:

Valdo ha detto...

Intuitivamente questi grafici mi fanno tornare in mente i grafici di Duncan relativi alla teoria di Olduvai...

Mauro ha detto...

1 dubbio:
Abbiamo prodotto meno CO2 ma è aumentata la quantità di merce che importiamo da paesi come la Cina.
E' stata conteggiata la CO2 consumata all'estero per produrre e trasportare prodotti in Italia?

Paolo ha detto...

Sicuramente nei paesi emergenti(Cina, India, Brasile, ecc) la curva dei gas serra è in salita, controbilanciando probabilmente la diminuzione delle emissioni dell'Occidente. Allora é logico supporre che la curva globale sia più o meno rispondente al plateau dei gas serra.
Ai prossimi convegni sul clima paradossalmente dovrebbero partecipare solo le economie emergenti, visto che i paesi sviluppati hanno già raggiunto, volenti o nolenti, gli obiettivi fissati dai precedenti convegni:-).
Ferma restando per questi ultimi l'incognita carbone...

Daniele Frasca ha detto...

Sicuramente ottime notizie (anche se come ha già scritto qualcuno bisognerebbe vedere anche le curve di Cina &C), volevo sapere se possibile come e se hanno influito questi cali nella concentrazione di CO2 in atmosfera. Recentemente ho visto le Misurazioni del Mauna Loa e sono in salita. Grazie!

injeniere ha detto...

Mi rallegro anch'io dei risultati di cui sopra, e mi fa sorridere il disappunto dei giornalisti del sole24ore, che vedono nel calo dei consumi di energia elettrica (confermati da Terna ed Enel) un chiaro segnale della "crisi che morde", o della "ripresa che stenta a decollare".

Ho paura però che proprio il picco del petrolio potrebbe causare una corsa disperata al carbone per sopperire (o almeno provarci) al fabbisogno di energia delle auto elettriche di prossima fabbricazione. Ma poiché è sempre la benzina che permette l'estrazione ed il trasporto del carbone, allora: NO benzina, NO carbone. Tuttavia su "The oil drum" ed "Energy bulletin" si parla, ogni tanto, della gassificazione del carbone...

Insomma, secondo me, gli scenari possibili sono diversi; anzi, scenari ben distinti possono avere luogo nello stesso momento storico ma in diverse zone della terra. Qualcuno di questi scenari potrebbe, disgraziatamente, favorire l'aumento di CO2 ed altri agenti inquinanti nell'atmosfera. Ad esempio alcune popolazioni potrebbero radere al suolo intere zone boschive per fare scorte di legna da ardere, o da vendere.

In sostanza la decrescita, affinché si possa chiamare tale, ad un certo punto dovrà essere gestita, altrimenti diventerà rapido declino ed assalto alle ultime risorse. Mi auguro con tutto il cuore che si riesca a gestirla, è nell'interesse di tutti, me compreso; è nell'interesse del pianeta in cui viviamo.

Terenzio Longobardi ha detto...

Non ho ancora a disposizione i dati sulle emissioni globali di CO2, però ho quelli sui consumi di energia primaria da cui dipendono in gran parte i primi. Ebbene, nel 2009 anno della crisi, i consumi primari di energia nel mondo sono diminuiti dell'1,1%, cioè la riduzione dei consumi di una parte del mondo ha superato l'aumento dei consumi dei paesi in via di sviluppo. Quindi anche le emissioni di CO2 presumibilmente si sono ridotte a livello globale.

Anonimo ha detto...

Anche se per qualche anno diminuissero i consumi energetici e le emissioni collegate, dubito che riscontreremmo immediati cali della percentuale di CO2 in atmosfera; in realtà allo stato attuale incontreremmo difficoltà anche se riuscissimo a rimuovere CO2 attivamente dall'aria:

Why would removing all the extra carbon dioxide have such a small effect? The researchers point to two primary reasons. First, slightly more than half of the carbon dioxide emitted by fossil-fuels over the past two centuries has been absorbed in the oceans, rather than staying in the atmosphere. When carbon dioxide is removed from the atmosphere, it is partially replaced by gas coming out of ocean water. Second, the rapid drop in atmospheric carbon dioxide and the change in surface temperature alters the balance of the land carbon cycle, causing the emission of carbon dioxide from the soil to exceed its uptake by plants. As a result, carbon dioxide is released back into the atmosphere.

Scrubbing CO2 from Atmosphere

Paolo ha detto...

Sostanzialmente d'accordo con la visione di Jimi(Sebben forse?) tranne che per la causa/effetto legata all'uso dell'auto elettrica, in quanto non credo che la mobilità privata sarà una delle priorità nel futuro, visto che l'esaurimento del petrolio(ed a seguire quello del metano nonostante la "favola" dello shale gas) porranno grossi problemi di sopravvivenza(elettricità, alimentazione e riscaldamento) della specie umana.
Tra l'altro l'uso del carbone nell'autotrazione implica la sua trasformazione in carburante sintetico secondo il processo Fischer-Tropsch, decisamente più costoso dei tradizionali gasolio e benzina e non alla portata delle sempre più esigue capacità economiche dei cittadini occidentali.
Semmai è nella produzione di energia elettrica che temo il ricorso sempre più massiccio al carbone che però, è bene ricordarlo, non è così facile da trasportare rispetto a petrolio e metano...

Francesco ha detto...

Sarà anche entusiasmante, ma questa caduta di emissioni la si deve probabilmente ai molti disoccupati e cassaintegrati che stanno tagliando tutto per arrivare a fine mese.

Da disoccupato mi sforzo, ma non riesco a rallegrarmi più di tanto.

Paolo ha detto...

@Francesco

Giusto, disoccupazione e cassa integrazione in aumento sono il motivo principale del taglio dei gas serra a mio avviso, secondariamente il miglioramento dell'efficienza energetica negli apparati e nei processi industriali.
Però in merito al primo motivo, accidenti, non mi spiego la "ripartenza" del mercato immobiliare in Italia(+2,3%), notizia strombazzata oggi da tutti i media(sic!)nazionali(e di parte).
Ci sarà il trucco(contabile) sicuramente...

Francesco ha detto...

@Paolo

Come ha suggerito qualcuno in Rete potrebbero essere i disoccupati o le persone in difficoltà a vendere.

Una casa di proprietà è costosa, ma anche nei condomini non va meglio: le spese spesso sono elevate, insostenibili se non si lavora.

Se poi si tratta di edifici vecchi... Addio

Pinnettu ha detto...

A livello globale la parentesi positiva si è probabilmente quasi chiusa.

Nel corso del 2010 la domanda di petrolio (e relativi consumi) si stà riportando sui valori del 2008 (85,758 milioni di b/g). Da qui al record del 2007 (86,299 milioni di b/g) il passo è breve.

Per quanto possano calare i consumi dei paesi svilupati e a prescindere da due paesi immensi come Cina e India, c'è sempre da ricordare che ogni anno il pianeta si ritrova sul groppone circa 70.000.000 (settanta milioni) di nuovi individui che per quanto poco possano consumare, sono pur sempre 70 milioni!!!!!!!

injeniere ha detto...

@Paolo (1/2)

Effettivamente è ancora da vedere quanto successo avranno le auto elettriche, non saranno sicuramente alla portata di tutte le tasche (almeno i modelli dalle prestazioni sufficientemente decorose rispetto ai veicoli con motore a combustione interna). Poi blackout ripetuti e crescita del costo dell'energia elettrica potrebbero scoraggiarne l'uso ancor prima che esse siano disponibili, in serie, sul mercato. Quindi, di fatto, la mobilità su mezzi elettrici potrebbe NON essere particolarmente influente nel contesto della crisi energetica; sostanzialmente dipende da quante ne andranno vendute.

Piuttosto ritengo possibile, a questo punto, che nuove centrali elettriche a carbone vengano costruite IN PROSSIMITA' dei ciacimenti del minerale, in modo da ridurre notevolmente le spese e le difficoltà di trasporto. Temo che questo possa accadere diffusamente in Cina, e forse sta già accadendo.

injeniere ha detto...

@Paolo (2/2)

In merito poi alla questione immobiliare, se posso dire la mia, ho cercato di farmene una ragione anch'io, e sono giunto alla seguente banale conclusione: le cose hanno il valore che noi gli attribuiamo, anche se, dal lato pratico, non servono assolutamente A NULLA.

Ad esempio, una banconota da 100 eur è solo un pezzo di carta, ben disegnato ma è pur sempre un pezzo di carta. Con essa, per ipotesi, acquistiamo all'Iper una quantità di generi alimentari sufficiente al fabbisogno di due persone per una settimana. In sostanza, con l'atto del pagamento, confermiamo che, secondo noi, quel pezzo di carta vale ALMENO quanto tutta la quantità di alimenti che ci portiamo a casa. Eppure non è stata la banconota a coltivare l'insalata o a mungere le vacche per ottenere i tre litri di latte che abbiamo infilato nella busta della spesa; piuttosto è stato IL DURO LAVORO del contadino/allevatore a permetterci di avere, fisicamente, verdure e latticini di vario genere.

Chiaramente è indispensabile che tutti noi continuiamo ad attribuire alle banconote il loro valore convenzionale perché, se così non fosse, dovremmo ricorrere al baratto. Analogamente, il valore che attribuiamo agli immobili è dovuto a qualcosa di molto simile ad una convenzione, ovvero alla CONVINZIONE (cambia solo una lettera) che "il mattone sia un investimento sicuro" per il futuro. Questo naturalmente è retaggio del boom economico anni 50/60/70.

Allora non si costruiscono solo case per la semplice necessità di abitare, come effettivamente dovrebbe essere, ma se ne costruiscono tante di più a scopo di investimento, generalmente per ricavarne una certa rendita da affitto e successivamente venderle ad un costo che tenga conto dell'inflazione.

In sostanza, chi investe nel mattone vede le sue nuove costruzioni come depositi bancari che nel tempo fruttano interessi e non risentono di alcun rischio di default. Soprattutto col sospetto per i rischi di crack che si è diffuso con la crisi (si vedano il caso Lehman Brothers e successivi) la gente che ha soldi da investire (o buttare) SI FIDA DI PIU' DEL MATTONE; è questo movente che sta guidando il rilancio dell'industria immobiliare in Italia.

Peccato che poi tante case rimangano sfitte o invendute; alla fine, visto che il bisogno di abitare non cresce perché non cresce la popolazione (e neppure le sue possibilità economiche), il mercato immobiliare è sostenuto esclusivamente da quelle stesse persone che investono in immobili e che si scambiano tonnellate di mattoni fra di loro; come al solito, siamo davanti ad UNA BOLLA SPECULATIVA CHE ALIMENTA SE' STESSA.

Se ci può consolare, questa bolla continua a sostenere l'industria edilizia con conseguente ricaduta positiva sull'occupazione. Ma purtroppo il duro risveglio arriva inesorabile: dopo che molte case saranno rimaste sfitte o invendute per decenni, molti porprietari inizieranno a porsi qualche dubbio sulla bontà dei loro investimenti. In quel frangente, queste persone rimpiangeranno di non aver investito i propri risparmi in quelle banche che, essendosi tenute alla larga dal mercato immobiliare, nel frattempo non saranno cadute in default.