lunedì, dicembre 13, 2010

Scomposizione per attività del calo dei consumi elettrici italiani e prospettive future

Come ho riferito in questo mio precedente articolo, nel 2009 si è verificato in Italia un sensibile calo dei Consumo Interno Lordo di energia elettrica (Produzione Lorda + Saldo Import – Export). Per le stesse ragioni sono ovviamente in diminuzione sia la Richiesta di Energia Elettrica (Consumi Finali + Perdite di rete) sia gli stessi Consumi Finali. Però questo dato complessivo non ci dice nulla sulla distribuzione del calo tra le varie attività di consumo.

A tale scopo ci viene in aiuto la tabella allegata, tratta dal sito di Terna S.p.A. Come si può facilmente capire dai dati, il calo complessivo del 6% dei consumi finali italiani dal 2008 al 2009, corrisponde a una riduzione dei consumi elettrici dell’Industria di ben il 14%, a fronte di un limitato aumento dei consumi nel terziario (+ 1,3%) e nel domestico (+ 0,8%).
In altre parole, il peso dell’industria nazionale nella distribuzione dei consumi elettrici totali passa dal 47% al 43%. Si tratta di un dato molto interessante perché ci fa capire che la crisi economica ha inciso pesantemente solo sulle attività industriali, con chiusura o riduzione di molte attività produttive.
Le attività industriali più penalizzate dalla crisi sono quelle manifatturiere di base (- 18%), meno le costruzioni (- 4%). Nel grafico allegato, che ho ricavato dalla stessa tabella, è possibile analizzare visivamente il calo dei consumi di energia elettrica per singola categoria di attività.

Per quanto riguarda le prospettive, i dati Terna relativi ai consumi elettrici di novembre 2010 rilevano un parziale recupero della richiesta di energia elettrica rispetto al 2009 dell’1,9% (quindi un recupero leggermente più basso rispetto al 2008) in corrispondenza della piccola ripresa economica in corso. Il sistema riuscirà a recuperare completamente il calo dei consumi rispetto al periodo precedente la crisi e l’evidente picco dei consumi elettrici nel 2009 sarà solo relativo o assoluto?

E’ difficile rispondere a questa domanda. Non si può però non rilevare che contemporaneamente alla ripresa della domanda mondiale sono cresciuti di nuovo i prezzi del petrolio (il barile oggi costa quasi 90 dollari). Sembra perciò confermarsi la stretta correlazione tra aumento delle quotazioni petrolifere e crescita economica illustrata su questo blog in un precedente post.
Questo significa che la ripresa più accentuata del prodotto interno lordo mondiale e, in particolare di quello statunitense, determinerà nel 2011 di nuovo il superamento della soglia dei 100 dollari al barile, con conseguenze recessive sull’economia. Sembrerebbe perciò confermata la natura strutturale dell’attuale crisi economica e che solo una profonda riorganizzazione dei sistemi produttivi, energetici ed economici potrà scongiurare effetti devastanti sull’organizzazione delle società umane.

4 commenti:

Pinnettu ha detto...

Mi sembra interessante notare come, i consumi domestici e il terziario, abbiano visto un aumento dei consumi.

Nonostante la crisi, di cui tutti più o meno si lamentano, sembra non esserci in alcun modo la tendenza a diminuire i consumi "personali".

Fino a quando si è costretti per forza maggiore (fabbriche che chiudono) allora ok!!....pensare di attivarsi per limitare i consumi invece non se ne parla proprio.

Forse mi sbaglio, ma sembra un buon indicatore della reale percezione dei problemi energetici ed economici da parte della popolazione. Ci si comporta come se si fosse in presenza di una normale crisi congiunturale.......
per cui, scialiamo (anche se non possiamo permetercelo) che tanto domani torna tutto come prima......

Paolo Marani ha detto...

A me non stupisce più di tanto che gran parte del crollo avvenga nell'industria, mentre nel terziario e nei consumi delle famiglie ci sia un sostanziale aumento.

Le famiglie detengono ancora una quantità di "risparmio e liquidità" sufficiente per sostenere i consumi, ed il terziario mostra la naturale tendenza all'incremento di questo settore. La manifattura industriale invece sconta immediatamente la crisi, in quanto aziende ad alta intensità e rotazione del capitale, quindi sono i primi a pagare quando la morsa del credito stringe e i fornitori vengono pagati in ritardo.

Quanto al prezzo del petrolio, se è davvero correlato con la ripresa economica, temo che anzichè una spirale recessiva assisteremo a un periodo di "oscillazione" instabile, fra rilancio dei consumi, rialzo dei prezzi carburanti, recessione, calo dei consumi, ribasso dei prezzi, e così via.

Il trend globale è e sarà comunque, al di la delle oscillazioni del mercato, sempre verso il basso, fino a che il paradigma della decrescita non si imporrà, e si comincerà a capire (come nella splendida puntata di Report di Domenica scorsa) che l'unica maniera per invertire la tendenza è considerare la crescita di beni che NON fanno crescere il pil, a detrimento della economia "di plastica" di stampo finanziario, perfettamente inutile, alla quale il mercato ci ha abituati.

Inizia la discesa dal colle ... amici.

mauriziodaniello ha detto...

L'articolo non tiene conto che proprio per la crisi si opera più economia anche nell'industria.

Per fare un esempio se prima produrre 100portaceneri richiedeva 2, ora richiede 1 d'energia elettrica.

Dunque non usiamo il consumo come indicatore della crisi, perchè probabilmente alcune produzioni sono rimaste stabili (o aumentate) ma i loro consumi energetici sono diminuiti.

Gli imprenditori hanno scoperto un nuovo modo di fare soldi : Il risparmio energetico!

Non solo! Molti hanno posizionato FV e altro e quindi sfruttano maggiormente quello piuttosto che la rete elettrica.

Ciao

Mario ha detto...

Mbah, è tipico delle grandi recessioni con improvvise e consistenti sacche di inattività vedere espandersi cose come il consumo di alcoolici o di tabacchi, di spettacoli e concerti, etc. Se uno è in cassa integrazione tracorre molto tempo a casa e consuma più corrente. Sono voci marginali del bilancio economico konkret delle persone. La mafia negli USA col 1929 è eplosa proprio per l'impennata del consumo di alcoolici proibiti e relativo contrabbando e fabbricazione clandestina