Il 2012 è un anno di ricorrenze importanti. Cadono in questi dodici
mesi i quarant’anni del rapporto Limiti dello Sviluppo, che oggi suscita un rinnovato interesse anche da parte del largo pubblico.
Già cinquanta primavere sono invece passate dall'apparizione di un altro testo fondamentale della letteratura ecologica: “Silent Spring”, primavera silenziosa, apparve nel 1962 e fu subito un successo planetario.
L’autrice, la biologa marina Rachel Carson, denunciò in questo libro l’impiego incosciente di insetticidi e altri veleni in agricoltura e in genere nell’industria,
sollevando un problema che ancor oggi non ha smesso di destare
preoccupazioni.
Carson spiega come la Terra sia un sistema i cui
elementi sono connessi tra loro, tanto che è impossibile incidere su uno
di essi senza provocare un impatto imprevedibile sugli altri. Celebriamo questo compleanno insieme a Giorgio Nebbia, professore emerito di Economia ed esperto nel campo della merceologia e nell’analisi del ciclo delle merci.
Professor Nebbia, in quale panorama culturale nacque Silent
Spring? Come era vissuta la questione inquinamento negli anni Sessanta?
Rachel Carson è vissuta in un’epoca di grandi contestazioni
ecologiche: ogni anno decine di bombe nucleari a fissione o a fusione
venivano fatte esplodere nell’atmosfera, nei deserti o in oceano aperto;
i frammenti radioattivi immessi nell’atmosfera circolavano fino al
suolo, entravano nei grandi cicli biologici terrestri e marini, nella
vegetazione, fino agli animali e allo stesso corpo umano.
Nello stesso tempo si è visto che alcuni pesticidi organici clorurati
persistenti, che pure avevano contribuito a combattere la malaria,
entravano anch’essi nei grandi cicli ecologici naturali, provocando
alterazioni biologiche. Negli anni cinquanta il DDT e lo stronzio-90,
uno dei frammenti dei test nucleari, furono trovati addirittura nel
latte materno.
Pochi mesi prima della pubblicazione di “Silent Spring”, Murray Bookchin aveva pubblicato il libro “Our synthetic environment” denunciando anche lui i danni degli additivi alimentari e dei pesticidi.
La Carson, che era una biologa marina, oltre che una appassionata
osservatrice della natura, con il suo libro di inaspettato successo ha
permesso al grande pubblico di prendere coscienza di alcuni fatti
nuovi”.
L’inquinamento dovuto alle attività umane, economiche, non colpisce
soltanto le persone (il “prossimo”, se vogliamo) vicine come i passanti
che sono avvelenati dai gas delle automobili, ma colpisce anche persone
lontane nello spazio, anche migliaia di chilometri, e colpisce anche un
“prossimo del futuro”: le persone delle generazioni future che saranno
contaminati dalla quasi perpetua radioattività delle scorie delle
attività nucleari sia militari sia commerciali.
A 50 anni dalla prima pubblicazione di Silent Spring, che cosa è cambiato?
Esistono ancora gli stessi rischi dovuti alla chimica di sintesi
applicata in modo scriteriato, o il panorama è mutato?
La pubblicazione del libro e la presa di coscienza popolare dei
pericoli a cui eravamo esposti ha stimolato le analisi chimiche dei
corpi ambientali e sono così emersi molti altri pericoli: il mercurio
usato come catalizzatore industriale finiva nei pesci acquistati come
alimenti, il piombo tetraetile che rendeva più ruggenti le automobili
intossicava gli abitanti urbani, gli erbicidi che sarebbero stati usati
negli anni successivi nel Vietnam intossicavano i nativi ma anche i
soldati americani, il cloruro di vinile, da cui si formava la
“meravigliosa” plastica PVC, era cancerogeno, alcuni processi
industriali immettevano nell’ambiente composti sconosciuti tossici, come
la diossina.
Quali effetti ha provocato il libro di Carson, anche nel lungo periodo?
Sono stati vietati alcuni composti o processi, è cambiata la
“qualità” di molte merci e sottoprodotti industriali, ma nello stesso
tempo altre sostanze e materiali sono stati immessi in commercio con
ingredienti i cui effetti biologici a breve e lungo termine sono ancora
in parte sconosciuti.
Imprenditori e lavoratori spesso usano sostanze “utili” senza
conoscerne a fondo le caratteristiche. Appena di recente l’Unione
Europea ha pubblicato un dizionario di molti prodotti commerciali
(indicato con l’acronimo Reach) con le informazioni di tossicità e
pericolosità.
Nello stesso tempo è ancora troppo diffusa, nel mondo della
produzione e del lavoro, per non dire dei consumatori, una grande
ignoranza chimica e merceologica. Si sa troppo poco delle sostanze che
entrano nei prodotti di uso ordinario; ne sanno poco quelli che li
fabbricano e maneggiano, ne sanno niente i consumatori che usano,
respirano, mangiano, assorbono prodotti sui cui ingredienti nessuno li
informa.
Non certo i fabbricanti che non hanno nessun interesse che qualcuno
metta il naso nel modo in cui essi lavorano e producono, nel timore che
qualche vincolo, nel nome della sicurezza, faccia diminuire le loro
vendite e i loro profitti. Si ricordino le stizzose proteste
dell’industria chimica contro la Carson. E’ invece il contrario; sono
proprio le scelte merceologiche sbagliate o dannose che provocano
perdite economiche e generano discredito per le imprese.
Che cosa ha ancora da insegnare Silent Spring?
Una lezione di umiltà e di coraggio. Meno arroganza e sicurezza nelle
scelte economiche; l’opportunità che i governi sottopongano a uno
scrutinio tecnico-scientifico le innovazioni proposte nel nome del
progresso.
Suggerisce la opportunità, anzi la necessità che aumentino i
controlli chimici e biologici pubblici e che si diffonda nelle scuole,
in tutte le scuole, una cultura “tecnologica” che aiuti a conoscere
quanto avviene nel territorio circostante, che cosa contengono i
prodotti decantati dalla pubblicità, ma soprattutto una vera cultura
ecologica che spieghi (che ricordi), tanto per cominciare, come la
materia circola dalla natura, ai processi di produzione, ai processi di
“consumo”, e come poi torna alla natura modificata.
Non a caso la Carson ha scritto Silent Spring partendo da una buona cultura naturalistica e ecologica.
1 commento:
Qlxchange Ha detto: interessante
The Golden Path
Ha detto: bel blog
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