mercoledì, gennaio 02, 2008

Previsioni per il 2008


Ultimamente, mi sembra di essere diventato un membro onorario della schiera di quelli che fanno le previsioni a fine anno: maghi, veggenti, profeti, astrologi e economisti. Mi capita che la gente mi guarda come se fossi Nostradamus. Un collega mi ha fermato tempo fa per dirmi "Ugo, quando l'anno scorso avevi detto che il petrolio sarebbe andato a 100 dollari al barile ho pensato che tu fossi pazzo, invece...." Per la verità, non mi ricordo di avere mai detto esplicitamente una cosa del genere. Però, avevo detto più di una volta che mi aspettavo forti aumenti.

Forse ci ho azzeccato per caso, o forse avevo i dati giusti. Comunque, ormai che mi sono fatto questa fama credo che posso provare a fare qualche predizione per il 2008. Non si sa mai che non ci azzecchi ancora. Comunque, vi posso dire che non uso foglie di te o bastoncini magici, ma dati che prendo più che altro da siti come "The Oil Drum", come pure dai resoconti e dai database di ASPO-Internazionale.

Allora, Secondo i dati disponibili, il 2008 dovrebbe essere un anno di transizione; ovvero un anno nel quale non ci aspettiamo cambiamenti drastici. Per quanto riguarda il petrolio, il declino di alcuni giacimenti dovrebbe essere compensato dalla crescita di altri. Ci sono diversi "megaprogetti" che dovrebbero entrare in produzione nel 2008 e gli Irakeni sembrano aver ragionato che con il barile a 90 dollari è una follia perdere il tempo a dinamitare gli oleodotti. I produttori si stanno godendo la situazione e le economie occidentali sembrano essere in grado di reggere a prezzi del genere, sia pure con qualche difficoltà. Tutti sono contenti (eccetto, ovviamente, il consumatore finale) e nessuno ha grande interesse nè ad aumentare la produzione ne a diminuirla. Per questo, ci aspettiamo una produzione abbastanza stabile. I prezzi potrebbero aumentare ben oltre i 100 dollari al barile, ma continueranno ad essere estremamente volatili. Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi di un crollo temporaneo, al che tutti diranno che la crisi del petrolio era solo una bufala. Per un po'.

Nonostante che si parli sempre quasi solo di petrolio, la situazione del gas è più critica. Questo è vero soprattutto per gli Stati Uniti, dove la produzione del Nord America è ormai in netto declino e dove l'importazione via gas liquefatto non è in grado di compensare. In Europa, sembra che siamo messi meglio in termini di risorse disponibili ma, anche qui, non c'è troppo da stare allegri e siamo fortemente vulnerabili strategicamente. Tuttavia, se a nessuno saltano i nervi, non ci si aspetta che avvenga niente di grave nel 2008. Le cose potrebbero farsi parecchio difficili negli anni successivi.

Per quanto riguarde le altre materie prime minerali; metalli, carbone, uranio, eccetera, sembra essersi interrotta la tendenza alla crescita esponenziale dei prezzi che era caratteristica degli ultimi anni. Sono possibili carenze di disponibilità di un po' di tutto, ma non si vedono crisi drastiche nell'immediato orizzonte. I prezzi rimarranno alti ma, anche questi, molto volatili.

La questione della produzione alimentare rimane un grosso punto nero all'orizzonte. Le scorte di cereali stanno calando un po' ovunque, c'è il problema dell'aumento dei costi dei fertilizzanti, quello dell'erosione del suolo e, recentemente, quello della conversione a biocombustibili di aree fino ad oggi destinate alla produzione di alimentari. Questo non vuol dire che vedremo la carestia in Europa, ma che vedremo aumentare i prezzi di tutti i generi alimentari cosa per la quale, come al solito, sarà accusata la "speculazione". Ci potrebbero essere dei seri problemi nei paesi dove le disponibilità di alimentari sono tradizionalmente al limite; in Africa, America Latina e Asia.

Tutte le tendenze che ci aspettiamo per i paesi occidentali saranno più nette in Italia; paese economicamente debole e fortemente dipendente dalle importazioni di materie prime. L'Italia è un vero "canarino del minatore" che risente prima di altri di tutti i problemi di esaurimento delle materie prime che stiamo fronteggiando. E' di moda prendersela con la Cina per tutto quello che sta succedendo, ma nessuno sembra far caso al fatto che la Cina è un paese ricco di materie prime, carbone in particolare, il che permette all'economia Cinese di produrre senza svenarsi per pagare le importazioni.

Quindi, in Italia per quest'anno ci possiamo aspettare tendenze non diverse da quelle dell'anno scorso. Ovvero un generale impoverimento della società che colpisce, come sempre, i più poveri. Continuerà la tendenza alla diminuizione dei consumi petroliferi, in particolare di benzina, con la progressiva emarginazione dall'uso dei veicoli privati delle fasce sociali più deboli. Il grande punto nero dell'economia italiana è lo stesso di quello degli USA, ovvero il mercato immobiliare ipertrofico e sopravvalutato. Se negli USA abbiamo visto quest'anno una riduzione di circa il 6% del valore degli immobili; in italia il nercato sembra più che altro fermo. Vedremo nel 2008 lo scoppio della "bolla immobiliare"? Può darsi, ma il crollo vero e proprio potrebbe anche essere rimandato al 2009 o forse al 2010, quando l'inizio del vero declino della produzione petrolifera mondiale potrebbe far crollare l'intero sistema produttivo del paese.

Abbiamo poco tempo per reagire; ma gli Italiani sembrano paralizzati e incapaci di reagire. La classe politica ragiona ancora in termini di "grandi opere" e di incentivi alla rottamazione; gli intellettuali oscillano fra inni al libero mercato e richieste di sovvenzioni; la gente si arrangia come può, costantemente tenuta all'oscuro della situazione da una stampa interessata solo al sensazionalismo e all'appoggio dello status quo. La speranza è in mano a pochi visionari che stanno investendo nel futuro. Qualcosa di buono si sta facendo; troppo poco, ma è una speranza.

Ah..... notate che tutto quello che ho detto vale solo se nessuno si mette a lanciare missili qua e la nel 2008; cosa che potrebbe benissimo succedere. In questo caso, tutte le predizioni di "transizione" vanno a quel paese. Una bella guerra accelererà tutte le tendenze e ci potrebbe mettere in grossi guai da subito. Su questo, non possiamo dire niente; solo sperare che non succeda.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Prof. Bardi,
come si fa a non concordare con quello che dice?
Lei dovrebbe avere a disposizione la prima pagina di un giornale a tiratura nazionale tutti i santi giorni.
Il nostro Paese pagherà a caro prezzo l'ignoranza scientifica.

Ugo Bardi ha detto...

Bach, grazie, ma ho paura che se fosse così mi rincorrerebbero tutti con forconi e cose del genere :-)

Frank Galvagno ha detto...

Un post davvero ricco di spunti.
Il 2008 potrebbe essere veramente l'anno delle tristemente famose "guerre giuste". Più fisiche in medio oriente (Iran, Libano, Israele-Palestina), più strategiche in estremo oriente per "chiudere" di più la sua esplosione economica.

Del resto, in Italia l'industria che ad oggi "tira" di più è quello di Finmeccanica. Che, molto casualmente, è legatissima al settore militare. Non credo che negli altri Paesi gli scenari siano di molto diversi.

Nella logica economica di oggi, immobilizzare capitali enormi in strutture militari, senza poi utilizzarli per accaparrare risorse, è un assurdo da un punto di vista dell'investimento. E' per questo che condivido le preoccupazioni di Ugo.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, seguo questo interessantissimo blog da qualche mese, ma è la prima volta che scrivo.

il prof. Bardi nel suo post scrive che nel 2008 entreranno in produzione dei mega-progetti. Ci potrebbe scrivere più nel dettaglio di quali si tratta? Forse alle riserve del Caspio o a Jack 2? sarebbe interessante sapere a quanti Gbarrel ammontano le stime delle riserve di questi giacimenti e se si tratta di petrolio leggero e a basso costo di estrazione.

Saluti
Marco Bertoli

Anonimo ha detto...

bravo bardi complimenti per la semplicita' dell'esposizione e per non sbilanciarti mai troppo.
sembra che si stia per verificare il crollo dell'impero romano ma nessuno vuole crederci.
speriamo che io me la cavo.

Anonimo ha detto...

a proposito di missili , l'americani si preparano a combattere altre guerre per le risorse
sull'argomento
"National Security and the Threat of Climate Change."
ha espresso gia un bel parere la
http://en.wikipedia.org/wiki/Military_Advisory_Board

Ugo Bardi ha detto...

Per Marco: la storia dei megaprogetti si legge a

http://en.wikipedia.org/wiki/Oil_Megaprojects#2007

Per una cosa più concisa si può vedere un grafico a:

http://en.wikipedia.org/wiki/Image:NewSupplyAdditions.png


Per la domanda specifica, il Caspio è previsto entrare in produzione per il 2012, ma personalmente credo che sia una data molto ottimistica. Per Jack 2, per il momento non è nella lista di quelli che si prevedono entrare in produzione nei prossimi anni.

nicola bogo ha detto...

Il 2008 è iniziato e tutti brindano!!?? Ma a cosa si brinda??
Il petrolio sta finendo e questa è una cosa buona poichè saremo costretti a usare le energie alternative, si spera solo le rinnovabili, le uniche infinite;
è una buona cosa per contrastare il global warming, i governanti continuano a fare delle dichiarazioni d'intenti per ridurre le emissioni di co2 e ho paura che rimarranno semplici dicharazioni. Il processo del global warming è però già innescato e non si può fermare, il clima globale sta già cambiando.
Un futuro da cambiare cominciando a cambiare noi stessi.
Nicola
Nicola

Anonimo ha detto...

Bene bene...
Anche per il 2008 salvo imprevisti possiamo fare le cicale. Se i problemi arriveranno nel 2009 ci penseremo più avanti, ma non in estate giusto per non rovinarsi le ferie!
Evviva! Abbiamo ancora qualche anno di vacche grasse e poi vedremo.
Certo che la stupidità dell'essere umano è proprio tanta... vogliamo per forza finire nelle sabbie mobili...
Valerio.

Anonimo ha detto...

Grazie Ugo,

Ho letto i dati del pool di wikipedia.
leggendoli , mi è sorta una riflessione:

Con le ultime guerre e tensioni di Bush (Iraq, Afghanistan, Iran) le compagnie occidentali (Exxon Mobil, Bp, Eni, etc) hanno sottratto alle compagnie nazionali "autoctone" diverse riserve e megaprojects.

Questo è il risultato; però, mi vengono in mente anche due possibili spiegazioni politiche alternative:

1)In ultima istanza, gli interessi delle compagnie pertrolifere occidentali e quelli delle nazioni occidentali combaciano, a prescindere dalla corruzione: controllando i pozzi, le compagnie distolgono greggio dai paesi produttori e lo portano verso l'occidente tenendo basso il prezzo della benzina.

Dunque senza le guerre il prezzo del petrolio oggi sarebbe molto più alto.


2) La strategia di Bush è stata quella di fare solo gli interessi delle compagnie occidentali con prezzi alti per le tensioni internazionali e per consentirgli di mettere le mani su queste riserve e megaprojects.
Se è così, con una nuova presidenza USA, meno corrotta, il prezzo del petrolio scenderà.

Cosa ne pensate?
Mi piacerebbe capire i motivi profondi di queste guerre (che solo un bambino di 11 anni potrebbe credere essere "motivi umanitari" o "missioni di pace")

Grazie a tutti!

Anonimo ha detto...

Megaprogetti. Mi piacerebbe sapere non già a quanti mega o giga barili di estrazioni daranno potenzialmente luogo, ma a quanti mesi di approvvigionamento mondiale corrisponderanno quelle estrazioni. In genere, i dati vengono posti in modo da sembrare incoraggianti ma, alla prova della calcolatrice, si dimostrano solitamente una "goccia nel deserto". Anche questa volta è propaganda o c'è qualcosa di veramente sostanzioso in ballo?

Ugo Bardi ha detto...

Per l'anonimo dei megaprogetti.

Se tutto va bene, nel 2008 si prevede l'ingresso in produzione di qualcosa come 7 milioni di barili al giorno. Questo è un aumento di circa l'8% rispetto alla capacità produttiva attuale che, a sua volta, potrebbe diminuire di circa lo stesso valore per l'esaurimento dei pozzi in produzione attualmente. Per questo dicevo che il 2008 potrebbe essere un anno di transizione con la produzione stabile o forse anche in leggero aumento. I guai vengono con gli anni successivi

Ugo Bardi ha detto...

x Marco.

La questione delle guerre del petrolio.... beh, a mio modesto parere nessuno fa una guerra per regalare qualcosa a qualcuno, tantomeno per abbassare i prezzi della benzina per i fessi come noi.

Che il petrolio lo controlli la Saudi Aramco o la Exxon conta poco: entrambi cercano profitti. La situazione attuale è che i produttori sono in grado di dettare legge sui consumatori. L'unica cosa che teneva bassi i prezzi fino a qualche anno fa era la concorrenza frai vari produttori. Adesso però nessuno può fare lo scherzo di aumentare la produzione per tagliare il mercato a un altro e si è formato un cartello di fatto che strangola il consumatore; come del resto è giusto che sia. In fondo, l'aveva già detto Hotelling nel 1933.

A queste caratteristiche commerciali si aggiunge la questione imperiale con questo o quest'altro blocco che cerca di controllare più che può delle risorse rimanenti. Gli imperi, però, lo stesso non sono organizzazioni benefiche e i costi delle guerre sono un ulteriore aggravio che ricade sui consumatori. Insomma, vale la regola d'oro della vita "nessuno ti regala niente" (in inglese: "there is no free lunch")

Anonimo ha detto...

In riferimento agli investimenti militari va stigmatizzato il fatto che l'Italia mette nel bilancio 2008 circa 20 miliardi di euro (pari a circa due punti di PIL). Sebbene queste risorse comprendano anche le spese per la sicurezza interna (carabinieri, polizia, ecc.) altri investimenti in armi sofisticate e altamente tecnologiche sembrano un assurdo per un paese che in molti settori hi-tech è molto indietro. Mi riferisco a qui settori in grado di migliorare la vera sicurezza, quella degli approvviggionamenti energetici, come l'efficienza in edilizia o nei trasporti e nell'ampio ricorso alle fonti rinnovabili.
L'arretratezza culturale in Italia è qualcosa di allarmante. E in cosa è impegnata la nostra stampa e la politica? Nel dibattito sull'aborto. A guardarci sempre indietro non credo si potrà progettare il futuro.

Anonimo ha detto...

Ugo,

grazie per la tua risposta, hai perfettamente ragione (mancava nel mio ragionamento) che i prezzi della guerra possono andare più che a compensare eventuali diminuzioni del carburante e delle plastiche.

Perciò, ritornando al post di prima, non posso che concludere che queste guerre sono state fatte per gli interessi delle compagnie occidentali che controllano la casa bianca a discapito nostro!

Ora, sarebbe proprio il caso di capire chi finanzia i concorrenti per la presidenza USA di quest'anno!
e più nello specifico, chi stanno finanziando la Exxon & Co? Obama, la Cilnton? Qualcuno ha qualche fonte da sottoporre?

Tuttavia, imho, spesso esiste una convergenza tra interessi nazionali e le compagnie petrolifere: non credo che l'unico driver di tutte sia la massimizzazione del profitto. infatti, per esempio, la NIOC e la Petroleos de Venezuela sono controllate direttamente dal potere politico.
è chiaro che un regime, che non è succube degli USA e dagli FDI delle multinazionali, e che può controllare il graggio lo farà per accrescere il suo consenso interno.
Infatti in Iran e Venezuela la benzina costa 0.19€/gallone circa.

Tuttavia, non sono a conoscenza di dati per dimostrare la stessa cosa per Saddam e l'Iraq.

Vi ringrazio!

Ugo Bardi ha detto...

Eh, beh, la questione dell'intreccio fra petrolio e potere è ben nota. Saddam Hussein, fra i vari difetti che aveva, aveva anche quello di regalare, o quasi, la benzina agli Irakeni. I governi dei paesi produttori fanno soldi con le royalties sul petrolio e quindi hanno meno bisogno di tassare i cittadini e tendono a farsi belli regalandogli la benzina. In compenso hanno una preoccupante tendenza a tartassare i cittadini in altri modi; torcendogli i pollici e cose del genere. Su tutta la faccenda aleggia la logica imperiale: chi domina il petrolio, domina il mondo, perlomeno nei prossimi vent'anni. Da qui, le varie guerre che sono appena cominciate. Non si sa cosa va a succedere, l'unica cosa sicura è che i fessi (noi) sono quelli che ci rimetteranno.

biopresto ha detto...

concordo in pieno con la sua visione; sono però leggermente più preoccupato di lei riguardo le risorse alimentari del nostro paese, e solo stato di salute futuro della nostra e prossime generazioni.