mercoledì, maggio 28, 2008

Il futuro è tutto rinnovabile, II


Nel mio post precedente intitolato "Il futuro è tutto rinnovabile" avevo descritto come 12.000 famiglie tedesche avessero consumato per un anno soltanto energia rinnovabile che era risultata sufficiente per il 100% delle loro esigenze.

Il post ha generato una discussione e anche qualche perplessità. E' sufficiente questo esperimento fatto in Germania per provare che le rinnovabili sono sufficienti a soddisfare tutte le nostre esigenze di energia?

La risposta è si: il futuro è veramente tutto rinnovabile. Però va anche detto che ci vorranno ancora tempo e investimenti prima che le rinnovabili possano produrre il 100% di energia per tutte le esigenze della nostra società.

Quello che l'esperimento tedesco dimostra è che il problema dell'accumulo di energia prodotta dalle rinnovabili è risolvibile senza bisogno di innovazioni radicali. Ovvero, la tecnologia rinnovabile è a uno stadio di maturità ben superiore di altre tecnologie che vanno per la maggiore, per esempio il sequestro della CO2 in depositi geologici che, per il momento, è una cosa tutta da sperimentare e da verificare.

Questo non vuol dire che non sarebbe utile inventare qualcosa di nuovo e di spettacolare per rendere l'energia delle rinnovabili accumulabile e utilizzabile in qualsiasi momento. Magari una super-batteria che si carica ad agosto e si scarica per tutto l'inverno (come il Winchester del Far West, il fucile che si caricava la domenica mattina e sparava per tutta la settimana).

In pratica, non è probabile che si riesca a inventare qualcosa del genere in tempi brevi, ma l'esperimento tedesco ci mostra che ci possiamo arrangiare con le tecnologie che abbiamo. Una di queste è l'accumulo in bacini idroelettrici. In più, abbiamo almeno due tecnologie che non richiedono particolari sforzi per essere utilizzate da subito: l'accumulo con aria compressa (CAEN) e idrogeno accoppiato con motori termici.

Le rese di ciclo di queste tecnologie vanno da oltre il 70% per l'idroelettrico un po' meno buone per il CAEN e per l'idrogeno/motori termici (probabilmente intorno al 40%-50%). Sono comunque rese sufficienti per stoccare energia e recuperarla quando ci serve, anche a distanza di mesi da quando sono state accumulate. A queste tecnologie, possiamo aggiungere quelle rinnovabili che per loro natura possono produrre in continuo o su domanda: il biogas (anche questo usato dai tedeschi) e l'energia geotermica. Queste sono tecnologie disponibili subito. Infine, il tanto bistrattato nucleare può produrre "base load" ancora per decenni senza aver bisogno di combustibili fossili e emettere gas serra.

Ma notate bene che queste tecnologie non ci servono a niente se non le utilizziamo correttamente. E' questo il punto fondamentale del concetto di "rete intelligente" che gestisce le varie fonti tenendo conto sia delle variazioni della domanda sia di quelle dell'offerta. Questo concetto apre un'era in cui l'offerta di energia sarà molto articolata in termini di prezzi e questo permetterà di gestire la domanda in modo che non ci si trovi mai in una situazione di carenza imprevista. L'energia sarà sempre disponibile, ma in certi momenti costerà più cara; anche parecchio più cara.

Oggi, esiste già una differenziazione embrionale nel senso che l'energia elettrica costa meno di notte. Ma, nel futuro, dovete pensare a un mercato dell'energia sotto certi aspetti simile a come sono organizzate oggi le compagnie aeree. Non vi aspettate di presentarvi all'aeroporto senza preavviso e partire per New York entro mezz'ora; dovete programmare prima e se avete veramente molta fretta dovete rassegnarvi a pagare parecchio di più. D'altra parte, se programmate con molto anticipo, potete anche andare a New York a prezzi molto bassi. La differenza fra un posto in prima classe e un posto economico su un aereo può essere di un fattore 10 e anche di più. In questo modo, gli aerei sono sempre al 100% pieni; le compagnie aree hanno ottimizzato la produzione di quella che, come l'energia elettrica, è una risorsa difficile da stoccare: i posti in un aereo.

E' possibile che nel futuro vedremo qualcosa di simile in campo energetico. Oggi siamo abituati male col fatto di attaccare la spina e avere tutta la potenza necessaria quando ci sembra di averne bisogno. Ma potrebbe succedere che accendere o no la lavatrice sarà una cosa da decidere in termini dei costi dell'energia elettrica. Già oggi, in Germania, ci sono sistemi di gestione che suggeriscono agli utenti quando è il momento migliore (ovvero a costo più basso) per utilizzare gli elettrodomestici. Se l'energia costerà molto più cara di oggi, come è probabile che avvenga, può darsi che in certi momenti della giornata sarà bene tenere la lavatrice ferma.

L'epoca dell'energia facile e a buon mercato sta passando rapidamente e non tornerà mai più. L'esperimento tedesco ci dimostra che c'è una strada che ci può portare a un mondo in cui avremo comunque l'energia che ci serve, anche se dovremo fare più attenzione a evitare gli sprechi.

[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno@gmail.com. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]

27 commenti:

roberto ha detto...

cio' che mi piace di bardi e' il suo ottimismo. speriamo che abbia ragione perche' se l'uomo in diversi millenni di vita non ha trovato niente di meglio di accendere un fuoco, forse cio' vuol dire che non deve essere cosi' semplice un qualcosa di alternativo alla focareccia.
chi vivra' vedra'

roberto de falco

Anonimo ha detto...

Mi associo invece all'ottimismo, perché le rinnovabili sono esattamente l'abbandono della combustione: il fotovoltaico, il solare termico, l'eolico, la geotermia, infatti, danno energia elettrica senza passare prima per la combustione.

Anonimo ha detto...

Condivido totalmente il contenuto del post. L'unico dubbio che mi assilla è come avverrà la transizione verso queste forme di energia. Mi sembra che si stiano accentuando le guerre per accaparrarsi le ultime risorse per produrre energia a buon mercato e questo mi lascia poco speranzoso per il futuro. La gente percepisce l'energia unicamente in termini di costo e quando si vogliono solo accontentare le masse le scelte possono non essere tanto sagge.

Anonimo ha detto...

http://www.energoclub.it/doceboCms/page/261/Accumulatori,_batterie.html

Anonimo ha detto...

questi due PDF sono da leggere
http://www.google.com/url?sa=t&ct=res&cd=9&url=http%3A%2F%2Fwww.cesi.it%2Fapplicativo_news%255Callegati%255C1381%255CSMES.pdf&ei=UO49SPPjGIy07QWE-OzXDA&usg=AFQjCNElHgI-s6PIOxR0rzApjuGoS4aPQQ&sig2=FqVQ6ynAHjPdBQbkcUP8rw
http://www.google.com/url?sa=t&ct=res&cd=10&url=http%3A%2F%2Fwww.crbnet.it%2FFisicaTecnica%2FFile%2FPubblicazioni%2Fpdf%2F1273.pdf&ei=UO49SPPjGIy07QWE-OzXDA&usg=AFQjCNF_r3O2Qpw1jPuUS8OE2p2iLb5dZA&sig2=Z4raWC7ni6FRB1kWcAUTBg

Ciao

Ugo Bardi ha detto...

La mia posizione la potete chiamare ottimista. In effetti, l'unica ragione che abbiamo di essere ottimisti nei riguardi del futuro è l'esistenza delle fonti rinnovabili. Altrimenti, saremmo nella condizione dei Maya: distrutte le foreste, esaurita la produttività del suolo, non gli restava che sparire; non avevano scampo. Se avessero avuto i pannelli fotovoltaici, invece.....

Anonimo ha detto...

Ottimo post... speriamo sinceramente che possa avvenire questo radicalissimo cambio di prospettiva temporale (da vivere alla giornata come si fa oggi a cominciare a pensare seriamente al futuro). Un piccolo dubbio: mi risulta che l'idrogeno accoppiato ai motori termici, somma la scarsissima efficienza del motore termico (25-30%)insieme a quella dell'elettrolisi (mi pare sia del 75%). Quindi l'efficienza complessiva dovrebbe essere del 18%-22%, lontana a quella del 40%-50% che ho letto nel post.

Anonimo ha detto...

Post realistico e condivisibile e dai contenuti ampiamente augurabili per il futuro.
Peccato che allo stato attuale l'Italia sia terribilmente indietro sulle rinnovabili con un Governo che pensa solo a dar la caccia alla farfalla effimera del nucleare o alle opere faraoniche che non saranno mai realizzate.
La vedo nera per il prossimo decennio...

Paolo B.

Unknown ha detto...

Il risultato è interessante e l'idea di programmare i consumi più che sensata; credo però che bisognerebbe chiarire bene cosa si intende con "dodicimila famiglie hanno consumato solo fonti rinnovabili per un anno".

Sì, perchè se solo dei consumi domestici si parla, di encomiabile c'è l'organizzazione su vasta scala, perchè per il rezo le abitazioni zero-energy sono fattibili già da tempo e intrinsecamente ben controllabili; inoltre sempre sul settore ediliza privata bisogna tenere in conto che vari servizi energivori potrebbero essere limati (a partire dal ridurre di qualche grado la temperatura dei locali) senza eccessivo disagio.

Il punto è però: le dodicimila famiglie hanno avuto impatto zero anche valutando l'ammortamento dell'energia grigia? Sono stati computati nei consumi anche quelli indiretti per i servizi essenziali (dal cibo alla sanità, passando per le forze dell'ordine ed i trasporti)?

Non che voglia attenuare l'importanza di un esperimento su così vasta scala, però se è vero che oggi le abitazioni occupano una quota di fabbisogno notevole, è altrettanto vero che si tratta del settore in cui più facilmente si possono sia ridurre i consumi che modulare e programmare la richiesta potenza.

In altre parole, le preoccupazione - e gli esperimenti - mi sembra dovrebbero essere altrove: in quella larga fetta di consumi difficilmente comprimibili senza intaccare a fondo il nostro sistema. Sotto quest'ottica al primo posto ci sono le moltissime industrie che per obbligo o efficienza devono funzionare a regime costante (a partire da quelle dei semiconduttori, e dunque anche le celle fotovoltaiche); per non parlare delle telecomunicazioni e dei trasporti, la cui disponibilità intermittente farebbe crollare la produttività (e dunque efficienza) del lavoro.

Insomma... non è facile essere ottimisti, ad oggi...

Anonimo ha detto...

Anche se non è facile essere "ottimisti", direi che è molto, ma molto più facile piagnucolare, invocare l'apocalisse prossima ventura oppure far finta di niente, cioè fingere che il problema energetico non esiste o che comunque sarà risolto da qualcun altro o dalla Divina Provvidenza. Quando il prezzo dell'energia sarà veramente alto tutti saremo costretti a fare qualcosa; più tardi ci decideremo, più difficile diventerà affrontare il problema e peggio sarà per tutti.
Non possiamo prevedere il futuro, ma possiamo costruirlo.
Carlo.

Anonimo ha detto...

La lavatrice ne consuma parecchia di energia, personalmente per comodità personale la faccio funzionare al sabato o alla domenica ma naturalmente qui in Italia non ne ricavo alcun vantaggio economico.
Poi vorrei essere un po' meno ottimista.
I Centri Commerciali stano nascendo come funghi dopo un acquazzone.
Già ce ne sono molti ma non bastano. Stanno aperti al pubblico almeno 12 ore, climatizzati estate e inverno, senza contare l'illuminazione esagerata e inutile. Abbiamo voglia a parlare di ottimizzazione dei consumi quando vi sono queste idrovore!
Dimenticavo, adesso vi sono anche gli Outlet, accentratori di traffico veicolare perché sempre disposti lontani dai centri abitati. Chissà se qualcuno si è messo a calcolare l'EROEI? Un EROEI un po' modificato alla bisogna, cioè il rapporto tra l'energia impiegata a costruirlo e l'energia impiegato da tutte quelle automobili per raggiungerlo. Il tutto però con un fattore di correzione "G" che sta per "Godimento narcisistico" di chi ci va a comprare.

Unknown ha detto...

L'ottimismo può portare a sottovalutare i problemi, per questo un po' me ne guardo. Nel particolare, visto che sul fronte edilizia oramai la strada è spianata (divulgazione, leggi, iniziative...) direi che sarebbe il caso di iniziare a sperimentare e proporre soluzioni per i detti consumi difficilmente comprimibili.

Quanto al "piagnucolare", per quel che nella discussione conta la prassi individuale, per mio conto da tempo punto all'efficienza e mi sto demolendo il fegato per realizzare una zero-energy home, nonostante le complicazioni al contorno poste dalla amm. comunale.

Anonimo ha detto...

Nel post si parla solo di consumi domestici.
E quelli legati ai servizi, all'industria, all'agricoltura e a tutto ciò che è al di fuori dei consumi delle famiglie?
E' evidente che la decrescita energetica sarà strutturale e definitiva ma a quali scenari andremo incontro?
Un mondo ad energia ridotta e tecnologicamente ridimensionato?

Paolo B.

Ugo Bardi ha detto...

Per Lorenzo. Ho fatto una stima delle rese dell'idrogeno come circa il 40%-50% ragionando in termini di un impianto su larga scala che usa una turbina a ciclo combinato per produrre energia elettrica. In quel caso, la resa della turbina può essere oltre il 50%. Considerando una resa dell'elettrolisi dell'80% (anche quella su una certa scala) allora si arriva al 40%-50% di efficienza totale. Sono tutte tecnologie esistenti, anche se da ottimizzare.

Ovviamente, ripeto che questo è possibile solo se si fanno economie di scala. E' tutto parte del concetto di rete intelligente. L'idea che propone Rifkin di stoccare in cantina con una pila a combustibile è una fesseria.

Anonimo ha detto...

Sempre in tema energetico, ma scantonando un po’...
In Italia sembra che l’ambientalismo praticato sia una cosa da ricchi.
Avete mai visto quanto costa un pannello solare termico? Anche migliaia di euro. Per una qualche avanzata tecnologia recondita? Macchè, io ne ho installato uno auto costruito. E ricodo che in Grecia costavano molto meno che da noi. E se si passa al fotovoltaico sembra impossibile acquistare i pannelli direttamente dal costruttore, non so bene per quale motivo. Abito nei pressi di Milano, dove ci sono produttori di moduli FV e non riesco ad avere risposte dalle aziende che li producono.
E se si acquista un inverter da un installatore di pannelli FV si paga, a parità di potenza, anche 10 volte il prezzo del negozio di elettronica. Se si vuole costruire un generatore eolico a partire dalla macchina elettrica, sembra che sia più facile acquistare i magneti direttamente in Germania.
Mimmo.

Ugo Bardi ha detto...

Come ulteriore chiarimento, l'esperimento tedesco si riferisce a consumi domestici di energia elettrica.

Notate, comunque, che l'industria consuma principalmente energia elettrica. Come quantità consumata, industria e usi domestici sono più o meno alla pari. L'industria ha una curva di assorbimento abbastanza prevedibile e di notte ne usa molto poca in media. E' vero che ci sono industrie che producono 24 ore su 24, ma la grande maggioranza la sera spegne le macchine. Il tipo di curva che ne risulta si abbina bene con il fotovoltaico.

Quindi, l'esperimento va bene sia per le utenze domestiche che per quelle industriali. Quello che è importante è che si dimotra che è possibile usare le tecnologie disponibili già oggi per supplire al 100% delle necessità. Per farlo davvero, però, bisogna espandere enormemente gli impianti di energia rinnovabile. Il problema non è tecnologico. E' una questione di decidersi a investire; cosa che tutt'oggi pochi hanno capito.

Anonimo ha detto...

Seguo intensamente i sviluppi in Germania e venendo dal movimento antinucleare tedesco molto acceso già trent'anni fa ho visto una evoluzione davvero sorprendente che nemmeno amici attivi nel settore dell' energia rinnovabile avrebbero mai sperato. La mia regione d'origine l'Assia mira verso una totale autonomia nel giro di pochi anni.
Il cambiamento più grosso è una logica totalmente nuova - la rete energetica rinnovabile va in misura non indifferente verso una decentralizzazione e necessità oltre a una rete complessa di distribuzione una rete complesa di produzione.Significa in conseguenza un nuovo modo di pensare. Tale sviluppo incontra un attuale sistema di concentrazione di potere con conseguente dinamiche e interessi. E proprio là al mio avviso nascono forte resistenze verso un mondo di energie disponibile a tutti. Maria

Anonimo ha detto...

Le rinnovabili sono il futuro, certo è condivisibile. Ma quale futuro? forse tra 50 o 100 anni il nostro mondo somiglierà molto a quello descritto da Rifkin. Nel futuro prossimo invece c'è la crisi energetica, e non possiamo nemmeno immaginare la valanga di conseguenze negative che porterà. E non capisco come in uno scenario simile si possa ipotizzare uno sforzo significativo e risolutivo verso le rinnovabili, che sono e restano problematiche e generalmente costose, il cui contributo non puo che essere marginale nel futuro prossimo. Prof. Bardi, nel suo ultimo intervento non ha capito che la critica mossa sull'uso industriale nascondeva un problema energetico sul piano quantitativo oltre che qualitativo. Possiamo solo ipoteticamente e con molti sforzi ad arrivare a coprire il fabbisogno domestico,(e comunque al giorno d'oggi non mi sembra di ravvisare alcuna volontà politica in questo senso), ma per coprire il fabbisogno industriale dovremmo raddoppiare ulteriormente l'energia disponibile, non mi sembra un obiettivo verosimile dal punto di vista quantitativo, ma non solo: faremo andare gli altiforni con i pannelli solari? Se poi andiamo a considerare l'intero fabbisogno primario, aggiungendo trasporti ecc., ogni velleità sulle rinnovabili come fonte unica assume il carattere del ridicolo.
Voglio ricordare che in italia l'eolico copre solo lo 0.8% del fabbisogno di energia elettrica, il fotovoltaico meno dello 0,01%! Le percentuali scendono ancora se parliamo in termini di fabbisogno energetico primario. Detto questo, quale scenario è realisticamente auspicabile per il futuro? Vogliamo renderci conto o no che il treno ormai è perso, la crisi energetica è imminente, che assumera carattere di particolare gravità nel nostro paese, e che la transizione verso un futuro totalmente rinnovabile sarà tanto più rapida quanto più sapremo attutire l'impatto della crisi? Il futuro lontano è tutto rinnovabile solo se sapremo diversificare e garantire il più possibile l'approvvigionamento nel futuro prossimo, ricorrendo ad un mix intelligente delle varie fonti, ivi compreso nucleare e combustibili fossili.
Finchè non sarà questa la strategia principale, il suo entusiasmo per le FER avrà per me un sapore alquanto surreale.

Ugo Bardi ha detto...

Mamma mia hystaspes, non è questione di pessimismo o ottimismo. E' questione di rimboccarsi le maniche e lavorare. Se ci lavoriamo sopra, comunque vada allevieremo la crisi, ovviamente non abbandonando subito petrolio e nucleare. Ma se ci facciamo prendere dallo sconforto e non facciamo niente, allora è sicuro che siamo nei guai.

E' vero che in Italia l'eolico è all'1% e il fotovoltaico a meno dello 0.01%, ma in Germania sono a oltre 10 volte di più con il FV che arriva all'1% (cito a memoria, magari poi vediamo i dati precisi). Se la crescita è esponenziale, come lo è stata fino ad oggi, ci vuole lo stesso tempo per andare dal'10% al 100% di quanto non ci voglia per andare dallo 0.1% all' 1%. Se i Tedeschi sono arrivati al 10%, cosa gli impedisce di arrivare al 100% in tempi ragionevoli? In Germania si può veramente pensare all'indipendenza energetica entro 1-2 decenni.

Cosa hanno fatto i tedeschi che non abbiamo fatto noi? Si sono rimboccati le maniche e hanno lavorato. Meno male che noi siamo il popolo dei furbi. Troppo furbi....

3:26 PM

Anonimo ha detto...

Le istituzioni qualcosa stanno facendo.
In Piemonte si è tenuto da poco "uniamo le energie" dove la Regione si è impegnata "ad assumere da qui al 2020 per condividere concretamente gli obiettivi fissati dall'Unione Europea: + 20% di produzione da fonti rinnovabili, - 20% di emissione di gas serra, + 20% di risparmio energetico, +10% di biocarburanti ricavati non da fonti alimentari, ma da cellulosa e residui legnosi, ecc."
Un inizio c'è, perché questo non avviene anche nelle altre 19 regioni italiane (a parte la Provincia autonoma di Bolzano)?
La notizia completa si trova qui:
http://www.regione.piemonte.it/
piemonteinforma/scenari/2008/
maggio/petrolio.htm

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo sul rimboccarsi le maniche, ma ho dei dubbi sull'indipendenza energetica tra 20 anni in germania. Non credo che il trend di crescita esponenziale sia sostenibile, finora lo è stato perchè ci sonos tati investimenti e questi riguardavano una quota minima di installazioni: l'1% in 10 anni!
E' la spesa in termini assoluti che diventa insostenibile ed appiattisce la crescita all'aumentare del numero di pannelli da installare. Secondo me la germania sarà molto fortunata se arriverà ad un +1% annuo senza declinare, di questo passo ci vorranno 100 anni...scenarioa ncora peggio se immaginiamo una fase di recessione, scarsità di materie prime e alto costo dell'energia. E comunque stiamo parlando sempre di fabbisogno elettrico, che è solo una parte del fabbisogno primario...e ricordo ancora una volta che siamo molto più indietro della Germania, non solo sulle rinnovabili...non abbiamo materie prime fossili che importiamo, e oltre a ciò non abbiamo nemmeno il nucleare! Che facciamo la costruiamo qualche centrale a fissione per avere un minimo di base load, (pur tenendo in considerazione tutti i limiti di questa tecnologia, ovviamente), o continuamo ad andare a caccia di farfalle, aspettando che la russia o l'algeria chiudano i rubinetti del gas o che la francia non rinnovi la fornitura elettrica quando la crisi energetica costringerà questi paesi a cercare di soddisfare prioritariamente la loro domanda interna?
Scusi il tono ma è anche del mio futuro che si sta parlando...

Anonimo ha detto...

Come corretto ieri da parte del governo si prevede la partenza delle centrali nucleari per il 2020.
Visto che la crisi è imminente - che l'industria del rinnovabile procura perfino posti di lavoro - cosa c'è da aspettare visto che abbiamo sufficientemente esempi funzionanti intorno a noi. Il discorso del rinnovabile come fonte costosa con accanto i costi assolutamente incalcolabili - dello scenario nucleare con futuri problemi garantiti come lo smaltimento(come ?) o stoccaggio delle scorie, come sistemi di sicurezza non indifferenti perché si tratta di impianti ad alto rischio - con le risorse in breve tempo esaurite - risorse che qui in Italia non abbiamo - insomma, c'è senz'altro mancato una vasta discussione in questi anni e strane politiche locali hanno creato un panorama confuso - poco esplorato .La Toscana speravo di vedere in una posizione diversa invece sono rimaste bloccate per strada diversi progetti.Direi che c'è molto da analizzare, riflettere e cambiare e sopratutto avere la volontà di cogliere informazioni nel vasta panorama intorno a noi. Non mancano né gli esperti, né i dati, ne gli esempi. Vecchi paradigmi - vecchie logiche - appartenze a gruppi con interessi specifici - collegato a questi aspetti stanno gli impedimenti per una svolta immediata - non in mancate possibilità tecnologische di aprire rapidamente un vasto panorama di innovazione.
La stessa situazione vediamo intorno alla questione dei rifiuti. C'è sempre una determinata logica che non vuole morire - incredula che le cose possano funzionare in modo totalmente diverso.
Non so dove si vuole arrivare per capire che un certo sistema sta arrivando a capolinea.
Ripeto per conto mio non sono i problemi tecnologici a creare i grossi problemi - ma il sistema che ci ha portato vicino al collasso su tutti i piani. Maria

Anonimo ha detto...

Caro Bardi, volevo aggiungere che per avere un tasso di installazione annuo di pannelli fotovoltaici pari all'1%, puntando a coprire 60 GW di fabbisogno, una potenza media di 0,15 rispetto a quella di picco, 7500 euro come costo di intallazione al kw, sarebbero necessari 30 miliardi di euro all'anno, una cifra immensa, pari ad una mega finanziaria ogni anno per avere solo quel misero 1%. Per avere invece un 10%, ci vorrebbero ben 300 miliardi di euo all'anno, una cifra inverosimile ora, figuriamoci nel caso di crisi energetica.
Con le tecnologie di oggi l'indipendenza energetica fra 10 o 20 anni è solo una pia illusione.
Con 30 miliardi di euro, invece che l'1% di fotovoltaico, si costruirebbero 10 centrali elettronucleari come Olkiluoto 3 da 1,6 GW, 16 GW in totale pari al 25-30% del fabbisogno energetico. In questo modo potremmo arrivare a livello degli altri paesi europei, che hanno tutti il nucleare e possono guardare al futuro con maggiore sicurezza di approvvigionamento, minori costi ed erogazione costante dell'energia. Germania, spagna, francia, regno unito, svezia, finlandia, sono avanti a noi sia sulle rinnovabili sia sul nucleare. E' ora di capire che le due cose non si escludono a vicenda, dire di si ad una certa quota di nucleare, accanto alla quota residuale di origine fossile, potrebbe permetterci di investire sulle rinnovabili con più tranquillità e costanza nel futuro. La stessa germania punta ad un obiettivo ambizioso: 45% di fabbisogno da energia rinnovabile (che comunque è molto lontano dalla sua illusoria indipendenza energetica fra 10 o 20 anni). Se potrà raggiungere questo obiettivo sarà anche grazie alla quota di nucleare che possiede.
Comunque sarà difficile anche per loro, perchè nel 2030 il petrolio ce ne sarà ben poco, il gas starà declinando e forse cominceremo ad avere problemi anche col carbone. Noi invece se si va avanti con gli scontri ideologici rinnovabili contro nucleare,m per il 2030 saremo già in pieno medioevo.

Anonimo ha detto...

nel commento precedente ho omesso di dire che l'obiettivo della germania del 45% di energia rinnovabile, è fissato per il 2030, fra 22 anni. Ovviamente quel 45% non è riferito al fabbisogno primario, perchè in quel caso sarebbe una percentuale molto minore.

Ugo Bardi ha detto...

Ogni volta che si solleva la questione, mi accorgo di quanto sia difficile liberarsi dell'immagine delle rinnovabili come giocattoli per ambientalisti fanatici. Manca una visione dinamica di una tecnologia in crescita.

Certo, oggi l'energia fotovoltaica costa cara. E' il ragionamento che fa sempre Franco Battaglia: ti dimostra che il fotovoltaico costa più caro di altre cose e poi ti guarda come dire "e allora?" E allora verrebbe voglia di rispondergli "grazie al piffero!". ORA costa cara, lo sanno anche i gatti. Ma fra 10-20 anni, quale sarà la tecnologia vincente?

Pensateci su un attimo: 15 anni fa i telefonini erano considerati da tutti dei giocattoli costosi per i figli di papà. 15 anni fa erano rarissimi; vent'anni fa non c'erano proprio. Se uno guardava i costi della tecnologia di allora avrebbe detto che non avrebbero mai fatto concorrenza alla rete fissa. Se uno guardava i numeri, di allora avrebbe detto che ci sarebbe voluto un secolo per avere un telefonino in ogni tasca.

E' la crescita dinamica di una tecnologia che fa si che si riesca a saturare il mercato in poco tempo. Una volta che una tecnologia decolla, cresce esponenzialmente, non linearmente.

In Germania, le rinnovabili hanno decollato. E' difficile estrapolare esattamente gli sviluppi di questo decollo esplosivo, ma certamente ormai non lo si ferma più (a meno di catastrofi planetarie) e non ci vorrà un secolo per sostituire il petrolio, perlomeno in Germania.

Certo, il declino del petrolio danneggia tutta l'economia e fa aumetare i prezzi di tutto. Ma notate come i costi del fotovoltaico non siano aumentati, anzi, sono diminuiti. La tecnologia compensa gli aumenti dei costi dell'energia con economie di scala e miglioramenti tecnologici.

Allora, ripeto che a questo punto non abbiamo più un problema tecnologico. Abbiamo un problema politico. Il problema è come convogliare gli investimenti verso nuove forme di energia (va bene anche il nucleare, purché non sia a scapito di tutto il resto) in un sistema decisionale che è dominato dalle lobby delle industrie tradizionali (cemento, automobili, ecc.).

Anche qui, abbiamo un meccanismo che si auto-genera. Più soldi dedichiamo alle rinnovabili, più si genera una lobby delle rinnovabili. Risultato: crescita esponenziale. Ma bisogna dargli una spinta all'inizio, altrimenti non decolla. Per dargli questa spinta bisogna liberarsi di questa visione antiquata delle rinnovabili-giocattolo equivalenti del telefonino dei figli di papà.

Anonimo ha detto...

... dal'ocean-energy di Schauberger a Marco Grassi dell'Università di Pisa con la sua macchina acchiapaonde sperimentata a Marina di Pisa con buoni risultati (articolo ieri sul Corriere della Sera Scienza e Tecnologia) ... ci sarà un boom di sviluppi - tanti brevetti ammuffiscano da decenni ....ma sarà arrivata l'ora!
Dati sullo sviluppo dell'energia rinnovabile ed in generale in Germania ed Europa si trovano nel Sito della Free University Berlin Enviremental Policy Research Centre(Lutz Mez)
Maria

Unknown ha detto...

Hystaspes, 7500€/kwp sono i costi che chiedono in italia per piccolo taglio su edifici da adattare, ma si può fare ben altro anche sul domestico. Ad esempio, le ditte tedesche di case prefabbricate fanno preventivi sui 5500€/kwp se installati contestualmenete alla costruizone della casa, in integrazione architettonica parziale.

Che poi una centrale nucleare costi, sull'intero ciclo di vita e computando sia le esternalizzazioni (anzitutto sicurezza e relativo fondo rischio) che la sicura crescita futura dei costi del combustibile, solo tre miliardi, mi sembra ottimismo al limite della frode. In particolare sul decommissioning quello che si vede (ad esempio il recente caso UK: http://news.bbc.co.uk/1/hi/sci/tech/7421879.stm) ha ben altre carature, sebbene tutti assicurano (ma senza prove di fatto) che le centrale odierne saranno meno impattanti. Ma è sui costi totali che vanno fatti i conti, perchè sul FV già oggi varie ditte vendono con impegno di smaltimento. Il Joule fotovoltaico è molto costoso, ma lo è anche perchè tutti i costi sono chiari e internalizzati: troppo facile metterlo alla berlina confrontandolo con i soli costi di costruzione di una centrale nucleare... e per giunta costi presunti, visto come vanno le cose da noi.


Ma supponiamo anche che l'energia nucleare convenga e valga ampliarne il parco: perchè dovremmo costruirlo da noi? Partire da zero, senza esperienza nè infrastrutture, richiede tempi lunghi. Inoltre c'è tutto un insieme di costi fissi (sicurezza, smaltimento scorie, reperimento del combustibile) che impattano molto se il parco installato è limitato. In particolare, nello scontro che si avrà per procurarsi l'uranio, cosa conterebbe un Paese con peso militare nullo e ordini limitati?

A me questa dell'autarchia energetica basata sul nuclerare suona proprio stonata, per varie ragioni. La prima che autarchia finta sarebbe, provenendo il combustibile da fuori. La seconda è che non c'è ragione di essere autarchici: quello energetico è un mercato aperto e concorrenziale, con tanto di borsa internazionale: bisogna dimostrare conti alla mano che acquistare dalla Francia - che ha ampia economia di scala su quella risorsa - sarebbe più costoso che produrre da noi.

L'Italia dipende dal mercato internazionale su tutto, a partire dai semiconduttori (la microelettronica si è estinta da tempo, da noi), non è quindi questione di essere "al sicuro". Inoltre stiamo sempre più andando (o almeno si spera) verso una Europa integrata e unita, sovranazionale. Perchè insistere su questa presunta autarchia? Piuttosto investiamo nella rete di trasporto energetico, elemento chiave (come mostrato anche da studi ASPO) per aumentare l'inerzia del sistema, consentendo quindi maggiore penetrazione di fonti intermittenti a pari quantità (costo) di accumulatori.


Il fatto è che il treno nucleare l'abbiamo perso, e amen. Volerlo inseguire ora, per giunta senza sicurezze su dove andrà a finire, sarebbe ben poco saggio.