"Dilbert", la striscia creata da Scott Adams, genera il suo umorismo dall'incompetenza rampante in ufficio.
"Il nostro piano di salvataggio di emergenza" "AIUTO, AIUTO!"
"Il nostro piano di salvataggio di emergenza" "AIUTO, AIUTO!"
Anni fa, la morte del professor S. mi fu annunciata da uno dei suoi allievi. "Povero professor S.", mi disse, "ci teneva tanto ad arrivare a pubblicare mille articoli, e invece non c'è riuscito." Da allora, mi è rimasta in mente l'immagine dell'anziano professore sul suo letto di morte che, con occhi spiritati, pronuncia le sue ultime parole, "Soltanto 999......."
Questa storia da una certa idea dell'importanza che gli scienziati danno alla pubblicazione di articoli scientifici, una cosa che in inglese si dice a volte con l'espressione "pubblica o muori" ("publish or perish"). Il numero di articoli pubblicati, e il numero di citazioni che ricevono in altri articoli ("impact factor") è oggi quasi il solo criterio di giudizio per la carriera di un accademico.
Tuttavia, ci possiamo anche domandare se questo sia veramente un criterio per giudicare la competenza di un accademico. Pensando al caso del buonanima professor S., certamente era competente nel mestiere di pubblicare articoli scientifici; ma era veramente un bravo scienziato? Forse, ma va anche detto che i suoi lavori non hanno lasciato traccia nella scienza, nemmeno nel campo specifico in cui lavorava. Possiamo dire che perlomeno insegnava bene ai suoi studenti? Mah? Questo certamente non dipende dal numero di articoli pubblicato.
Ho il dubbio che il caso del prof. S. non sia isolato e che molti accademici passino la loro vita a pubblicare articoli, senza preoccuparsi troppo che quello che pubblicano sia utile a qualcun altro. Quello degli accademici e della loro ossessione con il "publish or perish" è solo uno dei casi in cui la competenza di qualcuno viene calibrata su elementi che poco hanno a che fare con la capacità di quel qualcuno di far bene il suo mestiere. Pensate a uno studente che viene giudicato dalla capacità di ripetere quello che ha letto nelle dispense; ma ha veramente capito quello che ha studiato? Oppure pensate a quante volte si giudica qualcuno in base al numero di ore che sta in ufficio, o un manager sulla base della sua capacità di fare buone "pubbliche relazioni" Per quanto riguarda l'incompetenza in ufficio, vi potete leggere le strisce di "Dilbert" che sono molto divertenti perché, alla fine dei conti, quello che raccontano non è poi tanto diverso dalla realtà.
Un caso eclatante di incompetenza dirompente è quello dei politici, di cui più o meno si lamentano tutti. Non c'è da stupirsene troppo. La competenza di un politico di successo sta tutta nel riuscire a farsi eleggere. Questo implica essere in grado di raccogliere le risorse economiche necessarie per una campagna elettorale e apparire in TV dicendo cose banali con la massima serietà. Quanto poi a essere bravo a amministrare la cosa pubblica, beh, questo ha importanza soltanto per l'elezione successiva e comunque viene presto dimenticato nella nuova campagna elettorale.
Perché questa incompetenza dilagante? Beh, probabilmente c'è una ragione abbastanza semplice. Il mondo diventa sempre più complicato, mentre le nostre teste rimangono quelle che sono. E' già difficile fare la ricerca scientifica, figuriamoci amministrare un comune, una regione, o un paese di quasi sessanta milioni di persone. Certo, però, qualche volta mi sembra che ci sia anche chi esagera....
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9 commenti:
mumble mi dà da pensare quello che scrivi sui politici.
E' normale che una certa fetta non trascurabile di politici siano attori, persone di spettacolo, ... ?? Non ho nulla contro questa categoria, ma non esiste correlazione tra bellezza fisica/charme(esiste una teoria matematico-fisica dell'estetica, basata su simmetrie del volto, accostamenti cromatici, mimica etc..) e capacità/vision/conoscenza profonda delle questioni della collettività.
E' più probabile invece che esista un'anticorrelazione, visto che se si è acclameti a prescindere da quello che si fa, termodinamicamente si è portati a non fare nulla.
Non solo siamo tutti incompetenti, siamo anche tutti colpevoli di questo (io spero il meno possibile ....)
Questo è un post che veramente, veramente mi ha provocato... non riesco a non rispondere. Chiedo: ma conoscete qualcuno che ha fatto "fortuna" grazie alla sua competenza e alla sua passione per la competenza? Uno, due... tre. Io me ne ricordo tre, tre docenti universitari, umili e competenti. Spesso snobbati. Ne ricordo tanti invece, ai massimi vertici dell'insegnamento, che hanno vissuto di pubblicazioni (a volte illeggibili, spesso scritte da altri). Mi torna alla mente quella esimia prof. che intimava a un'operaio, in laboratorio, di "spegnere" la calce; di un'altro che non si ricordava niente di quel che aveva scritto nel suo libro; o di quello sprezzante prof, ora direttore, che mi sollecitava i testi da fare per lui, dicendo: "tanto non devi mica inventare nulla, è stato già tutto scritto, basta che copi qua e la'"; o di quello (mi vengono ancora le lacrime) che sapeva solo un po' di francese e dirigeva da anni un convegno internazionale sulle nuove tecnologie di comunicazione: un giorno, dopo vari convegni, mi convoca in segreto per chiedermi - tu che sai l'inglese, ma insomma, che vuol dire "new media", nel titolo del nostro convegno?".... Ovviamente non sono tutti così... Ma questo è un paese in cui conta più comandare che...
Bardi: " Il mondo diventa sempre più complicato, mentre le nostre teste rimangono quelle che sono."
Questo è un punto essenziale. Come molti punti essenziali è stato gettato lì con ammirevole noncuranza. Spero non passi inosservato, perché il primo passo verso la soluzione di molti problemi, sotto sotto, sta nel comprenderlo davvero a fondo.
Citando l'attuale governo, io mi chiedo che titoli possa avere la signora Carfagna per essere ministro della nostra Repubblica.
Certo, la nostra Costituzione prevede che chiunque possa essere eletto (a parte i limiti di età minimi) al Parlamento e dunque diventare ministro.
Ma visto il ministero che deve dirigere, quello delle pari opportunità, se almeno avesse lavorato per qualche anno come assistente sociale...
Tornando alla pericolosità del teorema "tanto pubblico, tanto sono bravo", mi viene in mente il matematico John Nash, Nobel per l'Economia nel 1994. Ha pubblicato poco ma tutto è fondamentale.
C'è un bell'articolo su Le Scienze a pag. 14 del numero di maggio in edicola.
il problema di valutare l'invalutabile si fa sentire.
nella scuola italiana da un po' di anni va di moda dire che solo gli insegnanti bravi vanno incentivati. ma come lo valuti un insegnante bravo? coi quiz ?(ma per favore!) la realta' e' che la vita e' un grande caos e che l'unico metodo per tirare avanti egregiamente e' mischiare un po di tutto e sciropparselo cosi' come viene perche' le nostre teste sono quello che sono e rimangono quelle che sono.
roberto de falco
Il mondo non diventa solamente più complicato, ma più complesso. Siamo connessi in così tanti modi e su tanti livelli che l'amministrazione diventa un incubo, e i progetti a lunga scadenza quasi impossibili da rispettare.
Inoltre vale il principio di Peter (molto simile al principio di Dilbert):
In una gerarchia ogni membro tende a raggiungere il proprio livello di incompetenza.
che somma i propri effetti a quelli derivanti dall'incompetenza di base di una buona fetta dei politici.
Forse per il futuro dovremmo iniziare a pensare non solo alla decrescita, ma anche a come riportare la nostra civiltà ad un livello di complessità inferiore - prima che questo accada per motivi esterni.
Per qualche "genetico", tra cui Paul Ehrlich, il nostro agire risente del fatto che la nostra evoluzione genetica è immensamente più lenta della nostra evoluzione sociale. La nostra corteccia reagisce solo alle imminenze, e non è capace di rispondere ai pericoli del medio-lungo periodo. Ovvero "il mondo diventa sempre più complicato, mentre le nostre teste rimangono quello che sono"...
"Pensate a uno studente che viene giudicato dalla capacità di ripetere quello che ha letto nelle dispense; ma ha veramente capito quello che ha studiato?"
Ti ringrazio Signore, esistono ancora professori universitari con la P e la U maiuscole.
Mi associo a offtopic, Ugo hai scritto dei concetti "sacri" :-)
Ricordo, ai tempi, di aver preso un 30 con poco merito, e di aver rimorchiato un 22 pur convinto di valere di più. I voti sono "indici" qualitativi, possono dare un'idea sui grandi numeri ma non sulla reale padronanza di concetti, cosa che tra l'altro si acquisisce solo in molti anni di studio e applicazione.
E' vero, pochi professori vanno al di là delle "loro dispense". Invece bisognerebbe studiare a multifronte, su più libri, su più dispense on line. A poco servirà, nei fatti, prendere 30 per sper recitare benissimo una sessantina di pagine di dispense specifiche (che pur sono utili, per carità)
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