domenica, dicembre 21, 2008

Ed ecco a voi: il compost!


Un po' del compost generato dal mio compostatore da cucina dentro un barattolo che fu di marmellata, appoggiato su una cartellina di un vecchio convegno.


Una delle cose che mi sono rimaste impresse nella mia carriera è stata la faccia del sindaco di Fiesole quando gli hanno fatto vedere un barattolo di compost, più o meno come quello che vedete nella foto qui sopra.

Era svariati anni fa, quando l'assessore all'ambiente dell'epoca aveva proposto di fare un impianto di compostaggio comunale. Non l'avesse mai fatto! Immediatamente sono sorti i comitati contro "la discarica"; raccolte di firme, manifestazioni, cartelli, lettere ai giornali, insulti personali all'assessore e a tutta la giunta comunale.

Durante la discussione, a un'assemblea pubblica c'è stata una riunione con il sindaco. A un certo punto, uno dei tecnici che proponevano l'impianto ha tirato fuori un barattolo di compost (ben chiuso) e l'ha avvicinato al sindaco dicendo "guardi che bel compost"

Il sindaco non avrebbe potuto fare una faccia più disgustata se gli avessero messo davanti un topo morto e parzialmente decomposto, tenuto per la coda. Non so se l'esibizione pubblica del barattolo sia stata la pietra tombale dell'impianto di compostaggio comunale. In ogni caso, non lo si è fatto.

Molti anni dopo, ecco un bel barattolo di compost fatto con il mio compostatore elettrico da cucina. E' un compost proprio bello, non ero mai riuscito a fare niente di simile con il compostatore da giardino. Non è perfettamente inodore; diciamo che sa un po' di terra, un po' di foglie nel bosco..... insomma, sa di compost. Devo dire che è una grande soddisfazione ed è anche un compostaggio molto rapido. La roba che ci butti la sera, la mattina dopo è già quasi completamente sparita.

Ogni volta che vedo le foglie dei carciofi sparire nella massa brunasta mi riviene in mente la storia del vecchio impianto di compostaggio comunale. Chissà perchè la gente ha questo atteggiamento di rifiuto totale verso queste cose. Deve essere qualcosa di atavico, o forse qualcosa che ci arriva dall'onda di "igienismo" del ventesimo secolo. Oppure è ancora una sensazione di vergogna per le nostre origini contadine. Insomma, speriamo di riabituarci un po' a queste cose, perché nel futuro avremo sempre più bisogno di fertilizzanti naturali.


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La domanda è, ora che ho il compost, cosa me ne faccio? Beh, un po' l'ho messo nei vasi della terrazza, un po' l'ho sparpagliato per il giardino. Va usato con una certa cautela come ammendante: non va usato come terriccio, è troppo forte e potrebbe rovinare le piante. Ora, ne ho un secchio pieno e mi sto mettendo daccordo con i miei vicini che hanno degli orti per regalarglielo. Credo che ne avrò di ritorno qualche bel pomodoro o qualche zucca - già me li regalano ogni tanto, così posso dargli in cambio qualcosa. E' tutto parte del "fare comunità". Da noi non siamo ancora arrivati agli orti di sopravvivenza delle transition town, ma è bene cominciare a pensarci.

Da notare anche che il compostatore elettrico ha uno svantaggio rispetto a quello convenzionale: siccome funziona a circa 40 gradi, sembra che sterilizzi i semi delle piante che ci butti dentro - perlomeno finora da questo compost non ho visto rinascere pomodori, patate e zucche, come invece succede con il compost normale, non riscaldato artificialmente. Questo lo rende inviso a mia moglie, che invece ama moltissimo fare un orto "a sorpresa" con il compost del vecchio compostatore. Che ci volete fare? Siamo separati in casa: un compostatore per uno.

10 commenti:

Mario ha detto...

Si, Ugo, quadra tutto: ancora negli anni '40, il grosso della nostra popolazione era impegnato in agricoltura, quando non intenta ad emigrare. La mentalità industriale si è diffusa poco e solo in alcune aree del paese, e quando è calata la 'postmodernità', non erano trascorse abbastanza generazioni per formulare uno scatto evolutivo verso gli approcci positivisti.L'ossessione italiana per l'acqua minerale, l'angoscia veneta per gli'immigrati', le innumerevoli televisioni sempre accese nelle case,il cambiarsi ossessivo d'abito tre volte al giorno, e mille altri esempi simili, rivelano un'angoscia ereditaria contadina inaggirabile senza averla guardata serenamente in faccia. Il grosso degli italiani è inconsapevolmente ossessionato da saghe familiari nascoste e non narrate di miseria, topi, emigrazione, avvelenamenti alimentari, carrozze e calessi padronali di cui NON disponi e che ti passano di fianco infangandoti, etc.

Weissbach ha detto...

Ma quindi quanto tempo ci vuole perché i rifiuti diventino compost?
E soprattutto, è un First In First Out come i compostatori da giardino oppure va a "infornate"?

Stefano Marocco ha detto...

Io ho scavato una buca rettangolare di 2,5x1x1m nel giardino e rivestita con pallets che sostengono il terreno e fanno passare l'aria fino al fondo della buca. Bisogna regolarne l'umidità d'estate e in autunno (coprendolo o scoprendolo quando piove o con materiale secco), ma il prodotto (0.80 m2 quest'anno) è di qualità. Ci butto tutti i tipi di scarti organici vegetali e le deiezioni delle galline. In primavera/estate ne estraggo il contenuto più profondo (con una pala) e lo uso nell'orto e nei vasi.
Certo i tempi di compostaggio sono un po' lunghi, ma mi basta che il prodotto sia disponibile durante i periodi di coltivazione.

Anonimo ha detto...

Simpatico Ugo,quello che non mi piace del compostatore elettrico unifamiliare,è proprio che sia unifamiliare e più avanti spiegherò perchè.Lo troverei accettabile se fosse condominiale, ma qui,e proprio qui sta il problema cruciale,non sarebbe, se fosse condominiale,facile da gestire perfettamente.Basta che qualcuno ci getti dentro qualcosa di inopportuno, e voilà scatenata l'ennesima lite di difficilissima risoluzione.E'per questo che in un mio post precedente proprio sull'aggeggio compostatore ritenevo che rieducare un popolo come il nostro a comportamenti ecologici
sia arduo sebbene indispensabile.Quante sono le famiglie o i single in Italia, che dovrebbero dotarsi del marchingegno?
Alcuni milioni senza dubbio.E ciò implica che bisognerebbe creare
l'ennesima industria, con tutto quello che ne consegue.Qualcosa che vedo intrinsecamente come contro-ecologico in sommo grado.Un conto sarebbe se al posto di questa industria ne sparisse almeno un'altra, che produce un qualche genere di ciarpame inutile, ma per come vanno le cose del mondo, credo che sia molto difficile che ciò avvenga.
Come recita il proverbio cinese:
per una cosa che duri un anno, semina del riso, per un secolo, una foresta,ma per un millennio, educa un popolo.
Approfitto per farle gli auguri.
Marco Sclarandis

Anonimo ha detto...

Mi associo alla domanda di Weissbach e aggiungo: nel post precedente si dice che si puo' mettere anche in terrazza, allora chiedo, secondo Lei che ha l'aggieggio sott'occhio ci possono essere perdite significative di calore, quindi maggiori consumi se messo fuori in inverno?
Quasi quasi mi studio un po' il funzionamento e poi mi faccio la versione solare :-)
Davide

Ugo Bardi ha detto...

Dunque, per le varie domande. Comincio da Weissbach: l'aggeggio funziona in effetti a "batch". Devi decidere tu quando ti sembra che il compost sia completato. Allora pigi il bottone e l'aggeggio lo "sforna" in circa 10 minuti di rimescolamento. Bisogna ricordarsene, perché se il vano compost è troppo pieno, allora comincia a essere un po' difficile arearlo bene e ci possono essere dei cattivi odori. Sempre come risposta a Weissbach, il compostaggio è estremamente rapido; meno di 24 ore se ti ricordi di mettere le cose ben sminuzzate. Se ci butti una carota intera, ci vuole di più e rischi di bloccare l'attrezzo che rimescola.

Per la domanda di Davide, non credo che l'aggeggio sia così intelligente da adattarsi alla temperatura esterna; perlomeno non ho trovato traccia di una termocoppia all'interno. Quindi, se uno lo mette in terrazza scalderà meno, ma consumerà lo stesso. Composterà un po' più lentamente, ma le camere sono molto bene isolate, quindi credo che non farà grande differenza. Magari, comunque, è una domanda da girare direttamente a Naturemill

Finalmente, per Sclarandis, se vai a vedere quel link che ho messo nel post precedente http://www.japanfs.org/en/pages/025845.html
vedrai che nel 2003 si vendevano 76.000 compostatori domestici nel solo Giappone. Non ho dati su quanti se ne producano oggi in tutta l'Asia, ma evidentemente esiste già un'industria ben sviluppata. Svilupparla qui da noi sarebbe certamente possibile anche se, come dicevo nel post precedente, bisogna migliorare la qualità del prodotto perché il coso della Naturemill è ancora alquanto artigianale.

Gianni Comoretto ha detto...

@mario: capisco il concetto, dovevi vedere la faccia dei genitori in classe di mio figlio, 10 anni fa, quando ho proposto di far bere ai bambini acqua di rubinetto invece che in cartoni (pagati dai genitori, per cui si discuteva di come ridurre la spesa).

Il compostatore mi sembra abbia un problema per i cittadini come me. Il più vicino orto e' a 2 km, e non saprei proprio come utilizzare il compost prodotto.

@marco: il problema adesso e' che siamo pieni di industrie che non producono niente. E mettono in cassa integrazione gli operai. Il motivo per cui resistono e' che non ci sono alternative. Occorre creare lavoro, e mi sembra che le cose da fare ci siano. Altrimenti qualcuno creera' lavoro facendo ponti, autostrade, o regalandoci (a nostre spese) mezza auto a testa.

Anonimo ha detto...

Una cosa non mi convince: qual è l'esigenza elettrica giornaliera di un compostatore tipo quello citato? E il rapporto peso/energia? Pongo il quesito perché un compostatore da giardino, così come le vecchie e tradizionali letamaie, è ad esigenza energetica zero. Zero.

Io ho una letamaia che porta circa un paio di metri cubi di materiale e che svuoto una volta l'anno con la carriola. Due metri cubi sembrano pochi, ma considerando che il materiale organico si compatta rapidamente da sè man mano che la decomposizione avanza, sono più che sufficienti per quantità di residui considerevoli (tre famiglie + orto + giardino + tre grandi alberi).

P.S. Lasciamo perdere il fatto che il compostatore elettrico usa l'elettricità da pannello solare, per favore, perché non è attinente.

Anonimo ha detto...

Eh,sì Ugo, ma quelli sono Giapponesi.
Non vedo proprio gli Italiani a comperarsi in massa il compostatore.

A meno che qualche gallina o galletto televisivo non lo faccia diventare un "must" indispensabile.

Non parliamo poi dei sottolavelli stipati d'ogni sorta di cose,nei quali l'aggeggio andrebbe ficcato.O bisogna studiarne una versione da salotto o da corridoio?

@Gianni Comoretto.
Perchè non sviluppiamo le imprese di ricoversione delle case colabrodo-energetico,in case passive o almeno a bassissimo spreco?
Mi pare che sia proprio la logica del fare tanto per fare,che deva essere abbandonata al più presto.
Ma qui sorge un altro problema,terrificante:quello della distribuzione della ricchezza prodotta.Praticamente tutti sono in grado di produrre quello che è indispensabile, con poco addestramento, ma il superfluo, sopratutto se tecnologicamente avanzato, richiede "umano all'opera" altamente addestrato.
Che poi la logica del profitto estremo, sommamente in auge, non vorrebbe alla fine comunque rimunerare.
Mi sembra che l'umanità sia vittima della propria intelligenza,
ormai degenerata in avida idiozia.

Marco Sclarandis

Anonimo ha detto...

E, per dirla tutta, credo che noi Italiani si sia un popolo di mezzi cialtroni,che sotto sotto per sè e per il proprio minuscolo clan, sogni il SUV e la villa con piscina, ma disponendo purtroppo di un solo mett'ettaro pro capite,cerchi d'accontentarsi dell'appartamento da 25metriquadri pro capite.Gli"altri", che vadano in bicicletta o con la corriera,e dividano a vita due stanzette con servizi sul ballatoio.
Siccome questo arrangiamento psicologico è molto difficile e faticoso,tanto più per un'indole nazionale come la nostra, individualista come poche al mondo,da qualche parte la frustrazione, nello sport, nella politica,o nella corruzione,dovrà pure sfogarsi.E difatti come campionario di venditori d'illusioni, sia in parlamento che fuori da esso ,siamo ben forniti.

Marco sclarandis.