giovedì, dicembre 18, 2008

I rifiuti sono alimenti


Lo scarabeo stercorario ha capito molto bene il concetto di base della filosofia del "C2C" (cradle to cradle, "dalla culla alla culla") ovvero che i rifiuti sono alimenti.


Da che mi occupo di rifiuti, mi capita di scontrarmi con due opinioni simmetriche e apparentemente opposte. La prima è che i rifiuti devono sparire dalla vista con la massima rapidità e in qualsiasi modo concepibile; bruciarli va bene, ma meglio ancora sarebbe buttarli in un buco nero galattico se appena se ne trova uno a portata di mano. La seconda è che i rifiuti non devono esistere per legge divina, translata in legge umana con la pena del taglio della mano destra a chi mette in commercio imballaggi di qualsiasi tipo.

In realtà, le due opinioni non sono tanto diverse: entrambi nascono dall'idea che i rifiuti sono cosa immonda, detestabile e financo innominabile. Da purificare con il fuoco o da bandire alla non-esistenza. Fra i due campi, gli inceneritoristi convinti sono una banda alquanto difficile da gestire, ma alle volte il campo opposto, quello dei "proibizionisti dei rifiuti," mi fa ancora più rabbia. Mi ricorda un vecchio detto fiorentino: quando si parla di qualcuno particolarmente avaro si dice che "non mangia per non xxcare"

Eppure, pensate un attimo allo scarabeo stercorario: è un insetto che usa i rifiuti (proprio quel tipo di rifiuti) come alimenti. Non esistono processi naturali che generano zero rifiuti. Nell'ecosistema, i rifiuti di una specie sono alimenti per altre specie. E' un'applicazione del "principio dei ritorni decrescenti". Ogni creatura cerca di ottenere il massimo possibile dalle risorse alimentari che utilizza; ma oltre certi limiti, sfruttarle ulteriormente richiederebbe più energia di quanta non ne possa fornire. Quello che la creatura non può sfruttare e che abbandona lo possiamo definire come "rifiuto", ma tutto torna nel ciclo. L'ecosistema biologico terrestre è ottimizzato da centinaia di milioni di anni di evoluzione.

Prendete un albero. In inverno, le foglie ingialliscono e cadono. L'albero ha riassorbito quello che poteva, ma non tutto: le foglie sono un "rifiuto". Avrebbe potuto riassorbire anche quel po' di cellulosa che perde con le foglie che cadono? Forse si, ma evidentemente non ci sarebbe stato un guadagno, una cosa che gli alberi devono aver scopereto fin dall'epoca paleozoica. Le foglie cadute sono riciclate dai miceti saprofiti, specializzati in questo lavoro, e tutto va per il meglio.

Il sistema industriale umano somiglia molto all'ecosistema naturale. E' anche quello un sistema che sfrutta risorse naturali e che possiamo vedere come formato da un gran numero di "specie" che sono in competizione o in collaborazione. La somiglianza del sistema industriale con l'ecosistema è stata notata già da molto tempo. Infatti, esiste un campo della scienza che si chiama "ecologia industriale". Da questo campo, è nato il concetto recente di "C2C" ("cradle to cradle", "dalla culla alla culla") che ha estratto e enfatizzato il concetto fondamentale dell'ecologia sia industriale che naturale: ovvero che "i rifiuti sono alimenti"

E' evidente che il sistema industriale non è così ben organizzato e ottimizzato come quello naturale. In effetti, la gestione dei rifiuti nel sistema industriale lascia molto a desiderare. Il sistema non è chiuso, ovvero gran parte di quei rifiuti che dovrebbero essere utilizzati come alimenti vengono sprecati seppellendoli o bruciandoli in condizioni tale da non poterli più recuperare. E' anche probabile che il sistema industriale non sia ottimizzato in termini della produzione dei rifiuti e che ne produca di più di quanto potrebbe. Tuttavia, anche nel sistema industriale vale la legge dei ritorni decrescenti: i rifiuti sono una condizione necessaria e inevitabile dei processi. Li si possono ridurre ma mai eliminare del tutto. Sta a noi gestirli bene; come "materie seconde" (alimenti, appunto).

Il nostro sistema industriale non ha avuto le centinaia di milioni di anni che la natura ha avuto per ottimizzare l'ecosistema. Però, l'idea che bisogna "chiudere i cicli" comincia a passare e se applichiamo con coerenza i concetti del C2C dovremmo riuscire a fare di meglio di quello che stiamo facendo oggi. Basta ricordarsi che i rifiuti sono alimenti, non cose immonde da far sparire nel buco nero.

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Nota1: non fatemi dire cose che con questo post non volevo dire: esiste un concetto rispettabilissimo dal nome "rifiuti zero". Questo non vuol dire che non si devono produrre rifiuti, vuol dire solo che i rifiuti devono essere trasformati in materie prime - rifiuti zero, appunto. Personalmente, tendo a evitare questo termine per evitare confusione. Mi sembra più chiaro il concetto che "i rifiuti sono alimenti". In fin dei conti, però, è la stessa cosa.

Nota 2. Va detto che anche la natura ha dei rifiuti che, apparentemente, non sono alimenti per nessuno. Sono quelli che noi chiamiamo "combustibili fossili". Ma anche questi sono parte di un ciclo lentissimo che si svolge in tempi dell'ordine di centinaia di milioni di anni. O meglio, si svolgeva prima che avessimo la pessima idea di andarli a estrarre e bruciare.

Nota3. C'è pochissimo materiale disponibile in Italiano sul concetto di C2C. Suggerisco il sito di Ignasi Cubina (inglese, catalano e spagnolo) o il sito dell'EPEA (in inglese).

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo in pieno, ma siamo ancora in tempo? Ad esempio, una regione devastata come la Campania oppure tutti i paesi in via di sviluppo inquinati dalle miniere senza nessuna regolamentazione, come li recuperiamo? E l'inquinamento causato dalla combustione dei rifiuti? Il ciclo naturale in milioni di anni li riassorbe, ma intanto i nostri cicli industriali saranno andati a farsi benedire e decine di genenerazioni future ingeriranno i nostri scarti. In un sistema capitalistico corrotto e a corto di energia la vedo dura.

Weissbach ha detto...

Infatti.
Oltre che dei rifiuti che sono alimenti,
dobbiamo preoccuparci degli alimenti che sono rifiuti...

Anonimo ha detto...

Una piccola contatazione.
Perchè usare il proverbio:
"non mangia per non cagare" e censurare il secondo verbo con una doppia x?.Che l'italianissimo verbo "cagare" sia divenuto un rifiuto esso stesso?
Sarebbe così grave se qualche anima pruriginosa,ci vedesse il turpiloquio?
Allora tanto vale adoperare "evacuare" "defecare" o "andar di corpo".
Non ce l'ho con lei signor Bardi,ma con un vizio inestirpabile che ormai
pare una consuetudine,cioè quello dell'abituarsi all'ipocrisia.
E' proprio l'ipocrisia tanto per fare un esempio, ad avere inventato il termine "termovalorizzatore" al posto di "inceneritore", secondo me.Forse che l'ipocrita biodiversità linguistica,non sia un mezzo per nascondere l'impoverimento della biodiversità pura e semplice?

Con simpatia, Marco Sclarandis.

GiangiF ha detto...

In senso "Roegeniano" direi che i rifiuti devono consentire il recupero di tutta la materia nel modo energeticamente più rinnovabile possibile..il che vuol dire LENTO.
Le materia DEVE essere recuperata e l'energia (fossile a 30$ al barile) penso sia proprio finita.

Giancarlo
L'Occhio di Romolo

Ugo Bardi ha detto...

X Marco Sclarandis, si è vero che la parola "cagare" (versione padana) o "cacare" (versione toscana) sono ormai termini assai comuni. Ora, scrivendo il post, mi è venuto di scrivere "xxcare". Forse era meglio essere più diretti. Magari potevo scrivere (beep)care per adeguarsi alla convenzione televisiva. Più che altro è una questione di stile personale; comunque è vero che il termine "termovalorizzatore" è molto più osceno di (beep)care.

Anonimo ha detto...

Simpatico Ugo,la sua risposta alla mia provocatoria questione liguistica, ha aumentato ancor più la stima nei suoi confronti.
Penso che in Italia,se c'è una cosa che sarebbe assolutamente un bene se crescesse, questa sarebbe di sicuro la conoscenza e l'uso della nostra ricchissima lingua.Cosa che la nostra "sora televisora" come io amo chiamarla, non ha evidentemente molto interesse che avvenga.
Poi,uno può benissimo parlare il dialetto e anzi lo trovo lodevole farlo, ma esprimersi correntemente correttamente e fluentemente nella propria lingua nazionale,mi
sembra un fatto pieno di vantaggi
e quasi privo d'inconvenienti.
Allora sì che ogni tanto, quando occorre, un bel "ma va' a cagare"
non farebbe che raffinare lo stile.
Questo però è un paese che preferisce trastullarsi con slogan
insignificanti o addirittura fuorvianti come "sviluppo sostenibile" "carbone pulito" e appunto oscenità etimologiche quali "termovalorizzatore".
Ma come dice il proverbio, finchè c'è vita c'è speranza e la speranza,guarda caso è verde.

Sempre con simpatia,

Marco Sclarandis

Edi Mattioli ha detto...

"Strategia rifiuti zero" o "i rifiuti sono alimenti" oppure ancora più corretto sarebbe dire:
"I RIFIUTI NON ESISTONO !"
come dice l'imprenditrice Carla Poli titolare del Centro Riciclo Vedelago
vedi i video:
INTERVISTA CARLA POLI
http://it.youtube.com/watch?v=HCYjLdUotGI
ed anche
http://www.youtube.com/view_play_list?p=30B3E9C4E854FB12

Anonimo ha detto...

NON CORCORDO PER NIENTE.
IL CICLO NATURALE DI RIUTILIZZO è PERFETTO.IL CICLO INDUSTRIALE è UN FALLIMENTO TOTALE.
IL PRIMO ALIMENTA E PRODUCE FERTILITà E VITA,IL SECONDO PRODUCE RIFIUTI TOSSICI E MORTE.
BASTA NON AVERE IL CERVELLO E LA CONOSCENZA bacata DALLA NOSTRA CULTURA .PER ACCORGERSI DI QUANTO PERFETTA SIA LA NATURA ,E QUANTO SBAGLIATA SIA LA NOSTRA,ANZI LA VOSTRA ILLUSIONE DI SCIENZA UMANOIDE-
VEDASI :
1 IL MITO DI PROMETEO
2FUKUOKA MASANOBU
"LA RIVOLUZIONE DEL FILO DI PAGLIA"

Anonimo ha detto...

PRECISO MEGLIO :NON SONO D'ACCORDO CHE IL SISTEMA INDUSTRIALE DI RICICLO SIA SIMILE A QUELLO NATURALE
è UN ERESIA PAZZESCA.
SI VEDA
FUKUOKA MASANOBU
PATOLOGO TRA I MASSIMI SCIENZIATI DEL GIAPPONE,MORTO A 95 ANNI DI MORTE NATURALE,INVENTORE DELL'AGRICOLTURA NATURALE.CHE RIFIUTò
LA SCIENZA UMANOIDE A30 ANNI RESOSI CONTO CHE FACEVA SOLO DANNI