giovedì, gennaio 29, 2009

Jutta Gutberlet e la "community economics" per la gestione dei rifiuti urbani


Jutta Gutberlet in piena azione "sul campo" mentre intervista uno dei 1800 catadores della discarica di Rio de Janeiro, in Brasile. E' docente presso la facoltà di Geografia dell'Università di Victoria, in Canada


Lo scorso dicembre (poco più di un mese fa), abbiamo avuto a Firenze la gradita visita del prof. Jutta Gutberlet, di cui vi avevo già parlato in un post precedente.

Avevo invitato Jutta Gutberlet da noi per raccontarci la sua esperienza con la gestione dei rifiuti a San Paolo, in Brasile. Questo lo ha fatto con due interessantissimi seminari; uno a Firenze (polo di scienze sociali) e l'altro a Sesto Fiorentino (polo scientifico). Peccato che fossimo già vicini alle ferie natalizie e che la visita è stata breve; per cui non c'è stata la possibilità di un'interazione approfondita con il gruppo ASPO-Italia. Comunque, è stato già un ottimo inizio.

Il concetto di "picco del petrolio" non è centrale nel lavoro di Jutta, ma il suo approccio è perfettamente coerente con la visione dei "picchisti". La riduzione della disponibilità delle materie prime, in effetti, ci sta portando in una situazione in cui il mondo globalizzato si trova ad aver preso una china discendente che lo porterà a scomparire in tempi più o meno lunghi. A questo punto, le ricette di una volta per combattere la povertà - per esempio sviluppo o grandi opere - non funzionano più.

Lo sviluppo inteso in senso tradizionale crea posti di lavoro, è vero, ma anche consuma risorse di cui siamo sempre più a corto. Per cui, se vogliamo creare lavoro e combattere l'impoverimento generalizzato non possiamo fare a meno di affrontare il problema del recupero delle "materie seconde". Questo recupero si genera nel modo migliore nell'ambito di quella che oggi chiamiamo "filiera corta" che ha il vantaggio, fra le altre cose, di ridurre i costi di trasporto. Inoltre, il basso valore monetario del materiale recuperato si gestisce al meglio in una situazione di economia di comunità dove non pesano le infrastrutture burocratiche dei processi tradizionali. Quindi, è essenziale recuperare le materie seconde attraverso strutture "leggere". Queste possono essere del tutto informali, a livello individuale; oppure possono essere cooperative come quelle che Jutta Gutberlet ha studiato in modo approfondito in Brasile. Le cooperative di San Paolo, in effetti, sembrano aver avuto un notevole successo sia nel recupero dei rifiuti, sia nell'essere riusciti a creare posti di lavoro e un notevole miglioramento dell'accettazione sociale dei propri membri.

Il campo di studi di Jutta Gurberlet è, in realtà, più vasto e più complesso della sola gestione dei rifiuti. E' quello che si chiama "community economics"; ovvero lo studio dell'economia nelle comunità - in particolare quelle povere e svantaggiate. L'economia di comunità non si occupa soltanto di rifiuti, ma di varie e molteplici problematiche. Ci sono questioni di educazione, microcredito, pianificazione, logistica, cittadinanza, accettazione sociale, eccetera. Tutte queste cose fanno parte di un insieme che sta generando un grandissimo interesse che si sta affermando, fra le altre cose, anche nella forma nota come le "Transition Town" che stanno cominciando ad apparire anche in Italia. In effetti, i dati recenti ISTAT che indicano che in Italia il 5% delle famiglie ha difficoltà a trovare abbastanza soldi per pagare il cibo ci rendono le favelas brasiliane più vicine di quanto non ci potessero sembrare fino a non molto tempo fa.

Questo è il lavoro di Jutta Gutberlet, che è nata in Germania, ma che è cresciuta in Brasile e che ora vive in Canada. Una persona di grandissimo valore che speriamo di poter avere di nuovo in Italia nel prossimo futuro. Ulteriori informazioni su questo argomento si trovano al sito del "Participatory Sustainable Waste Management"

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Alcune immagini del lavoro di Jutta Gutberlet.





Pedra sobra Pedra, un sobborgo di San Paolo


Riciclaggio informale, Pedra sobre Pedra



"Catadores" (riciclatori) a Diadema, San Paulo


Riciclaggio fatto a mano alla cooperativa "cooperpires"



La grande discarica di San Paolo, trasfigurata e trasformata in una specie di piramide Maya in questo disegno. E' la copertina del libro di Jutta Gutberlet "Recycling Resources, Recycling citizenship"

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono un operatore del settore del riciclo da 20 anni, bene la situazione si sta' sempre piu' deteriorando sono inconciliabili stare nei costi e' pagare tutta la filiera con i giusti guadagni di ogni passaggio. Se il cittadino vuole l'incentivo, il raccoglitore vuole conprarsi l'auto nuova, l'operaio della selezione il giusto stipendio per matenere la famiglia occidentale, l'imprenditore che deve mantenere lo status dell'imprenditore. se dobbiamo fare tutto questo se non ci sono i contributo in denaro pubblici (che non ci sono e quei pochi sempre meno) diventa impossibile. Pertanto, il futuro sara' di meno raccolta differenziata, ripartira' quando ci sara' la fame tra gli italiani. allora si ognuno sara' piu' disponibile e solidale.
pierino

Julian ha detto...

For more information on community-based research into participatory sustainable waste management (directed by Dr. Jutta Gutberlet) please visit our wesbites:
http://pswm.uvic.ca/en/welcome/index.html
http://cbrl.uvic.ca/en/welcome/index.html

Marco C ha detto...

Ho sentito dire, correggetemi se sbaglio, che proprio in Germania (luogo attento all'ambiente, almeno da un po' di tempo) esiste un giorno settimanale in cui ognuno può mettere all'esterno della propria casa (per esempio nei comuni cortiletti) le cose che non servono più e che chiunque può prendere gratuitamente o comunque ad un prezzo simbolico. Correggetemi se sbaglio. E anche se non fosse vero è secondo me una bella idea :-)
Ciao
Marco

Daria ha detto...

I didn't know anything about PSWM... we will have a lot to study in the next days!
Grazie come sempre per queste importanti segnalazioni! Noi seguiamo da lontano, spesso in silenzio, ma facciamo tesoro di ogni parola! A presto, Daria

Frank Galvagno ha detto...

Questa sì che è spigolatura, anche se in differita :-)

E' la prova che le discariche stanno già diventando delle miniere. Nei paesi a minor "livellamento" della ricchezza (Brasile, Filippine per esempio) questo era evidente da un pezzo, anzi motivo di "indignazione" o anche scherno: "ma pensa tu, quelli rovistano nelle discariche, che schifo".
Tempo pochi anni a lo faremo anche noi. La termodinamica fa sul serio e se ne infischia di quello che "ci piacerebbe che fosse".