Sabato 29 novembre 2009 Hera ha aperto le porte di casa nostra (in quanto pagato, in fin dei conti, con i soldi di noi contribuenti, specialmente tramite i CIP6), ovvero dell’impianto di incenerimento di rifiuti di Modena. Ho così deciso di partecipare, non come conferenziere e divulgatore ambientale, ma come cittadino, non rinunciando però se vi era occasione a dire la mia e chiedere.
“Conoscere per giudicare”, lo slogan dell’iniziativa e la prima impressione che si ha avvicinandosi all’impianto è di avvicinarsi alla tomba della società dei consumi: file di camion, un vero funerale agli scarti della produzione. Scarti che si avviano alla peggiore delle soluzioni: i fuochi dell’inferno. L’impianto appare comunque pulito, in ordine, e senza odori sgradevoli: una macchina indubbiamente complessa e all’avanguardia, come ci viene illustrato dai dirigenti Hera, ma vorrei anche vedere che così non fosse!
Ci sarebbe tanto di che raccontare e discutere, anche alla luce delle domande poste durante la visita: qual è l’EROEI dell’impianto? quanta CO2 si immette per kWh elettrico prodotto? Secondo i dirigenti presenti poco importa, dato che l’organico rientra nel ciclo del carbonio, ma come quantificare la parte effettivamente ascrivibile a biomasse organiche, e quella di plastica e altri materiali che invece si aggiunge in atmosfera sotto forma di ulteriori gas serra? Domande a cui nessuno ha saputo darmi risposta (mi risulta un EROEI inferiore a 1 e circa 1 kg CO2/kWh, più di una centrale a carbone), liquidate con un “ l’impianto produce energia netta" e “noi evitiamo CO2, non la emettiamo”, cosa che mi sa da contabilità creativa di gas serra.
Il punto però è che oltre ai dettagli tecnici, non si può fare a meno di meditare su quanto si vedeva entrare, così come arrivava dai camion dell’indifferenziato, e quanto si scorge dal finestrino del forno: lattine, carta, cartoni, imballaggi, bottiglie di plastica e di vetro, umido… insomma, i nostri consumi che finiscono all’inferno.
Tutto materiale che non dovrebbe finir bruciato: una parte perché riciclabile, una parte perché non bruciabile, un’altra parte perché bruciarlo aggiunge gas serra e altre cose non certo buone. E del resto alla fine del processo viene ammesso che restano il 10% di ceneri, rifiuto speciale, a regime dunque su 250.000 t di rifiuti saranno 25.000 t da trasportare, indicativamente, con un migliaio di camion all’anno, 2-3 al giorno. Viene anche ammessa, dopo l’incredibile affermazione che “i rifiuti che bruciano per autocombustione”, la presenza di un bruciatore, descritto infatti nel sito.
Al fine di garantire il mantenimento della temperatura in corrispondenza della camera di combustione di ogni linea, sono installati due bruciatori ausiliari a metano che entrano in funzione automaticamente al raggiungimento della temperatura di set point (generalmente 870°C - 900°C) al fine di mantenere temperature superiori al suddetto limite di legge ma non è chiaro quanto metano (e quanta acqua) consuma l’impianto.
Invece “ridurre la produzione di rifiuti è molto difficile”, e così non ci proviamo neanche: così come sono, bisogna sbarazzarcene, poco importa se i rifiuti rappresentano nel loro ciclo di gestione il 3% dei gas serra e il 9% delle PM10 emesse. Poco importa se il processo di termovalorizzazione si sostiene solo grazie ai famigerati CIP6. Dobbiamo sbarazzarcene, ridurli di volume e massa, e il resto sparisce: chiudiamo le discariche, nascondiamo le ceneri da qualche parte sotto al tappeto, ma apriamo un’altra discarica: l’atmosfera, la nostra discarica abusiva.
4 commenti:
Bello il tema. Il link nel testo sembra guasto.
Notevole anche l'assorbimento di Meta da parte di Hera, al fine di gettare nell'inceneritore modenese anche parte dei rifiuti di Bologna.
L'impianto bolognese sembra in grado di "accogliere" solo 158 kg di scarti per ogni residente. E questo, ricordando che quello modenese parrebbe avere una capienza di circa 200 kg annui a capa, fa capire alcune cosette.
I dati tecnici (vecchiotti) sul sito dedicato dell'Arpa:
http://www.arpa.emr.it/moniter/index.asp
Hu.
Mi permetto di dubitare che il residuo secco delle ceneri combuste rappresenti solamente il 10% di quanto è entrato. In realtà, nella media degli impianti emiliano-romagnoli, è molto ma molto di più.
Normalmente rappresenta il 29-33% di quanto immesso (che si trasforma in ceneri) più un 0,5% di "polverino" estremamente tossico.
Forse l'indicazione del 10% è "in volume" anzichè in peso, nel qual caso rappresenta un dato attendibile.
Quanto al bruciatore, non è corretto sostenere che rappresenti il sistema per bruciarli. Il bruciatore (normalmente a metano) assorbe fino al 5% dell'energia netta dell'impianto, e serve al sistema di regolazione digitale della temperatura per rimanere nel range di non produzione di diossina, e per accelerare i "transitori" di spegnimento e accensione, che possono durare dei giorni.
Inoltre, in molti sistemi anche l'aria viene regolata da un calcolatore (tasso di O2) in maniera da tenere regolata la combustione, con sensori tipo le sonde lambda delle automobili.
Comunque, sono aggeggi complicati, molto costosi, che producono poca energia, e non fanno che emettere ulteriore CO2, ammoniaca, e composti tossici per l'organismo e per l'ambiente.
Un giorno non troppo lontano spero saranno il passato del trattamento rifiuti.
Salve
molte delle domande inevase potrebbero avere risposta leggendo i documenti pubblici delle autorizzazioni integrate ambientali (AIA).
Si dà il caso che la documentazione di pertinenza dell'amministrazione pubblica deve per legge essere ... pubblica.
In particolare la Regione Emilia Roamgna on line c'è moltissimo.
http://ippc-aia.arpa.emr.it
In particolare all'indirizzo seguente ci sono i pdf degli atti che autorizzano il gestore dell'impianto di Modena in questione (controllate l'indirizzo per vedere se ho indovinato).
http://ippc-aia.arpa.emr.it/DettaglioImpiantoPub.aspx?id=546
Buona lettura a tutti.
Non so dire quante regioni facciano altrettanto. PERO' DOVREBBERO ...
ASPO e le altre associazioni interessate al tema ambientale potreebbero congiuntamente mettere un po di pressione ai candidati delle regionali chiedendogli, in forma di lettera aperta se una volta eletti di impegnarsi a fornire ai loro cittadini lo stesso livello di trasparenza.
Siccome il sistema informatico la regione Emilia se l'è già pagato, se le altre regioni lo adottassero in toto (cioè senza richiedere personalizzazioni) ... lascio a voi la conclusione.
Saluti
Dimenticavo
sul sito del ministero dell'amiente http://aia.minambiente.it/homepage.aspx
si possono vedere i dati sugli impianti soggetti ad autorizzazione ministeriale.
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