mercoledì, marzo 24, 2010

Lettera ai candidati (di qualsiasi elezione democratica)



created by Luca Pardi


Proponiamo sul blog di Aspo questo post di Luca Pardi, uscito oggi sul suo blog.
Per un aspista come me è difficile non inorridire di fronte a campagne elettorali propagandistiche e scollegate dalla dinamica dei sistemi: "Lavoro, lavoro, lavoro per tutti"; "Piani per rilanciare i consumi e la crescita"; e via di questo passo.
E' comunque comprensibile che in un sistema macroscopico quale quello della società nel suo complesso, sia mediamente difficile rendersi conto dello stato dell'arte di quello che sta molto probabilmente per accadere. Quando siamo immersi nella folla di una sagra di un paese mai visto prima, difficilmente riusciamo a fare fisicamente il percorso che avevamo immaginato. Bisognerebbe volare a 3 metri da terra, e individuare il miglior percorso nella moltitudine di flussi di persone che interagiscono in modo piuttosto caotico.
Allo stesso modo, non siamo riusciti ancora a capire molti meccanismi del funzionamento del cervello; se ne fossimo in grado, il cervello sarebbe così evoluto da risultare imperscrutabile.
Le situazioni autoreferenziali hanno questa piccola "pecca" di essere difficilmente governabili e di condurre sovente a paradossi.
Siamo parte di una situazione che è più grande di noi. Avremmo la possibilità di muovere alcune leve cruciali, ma nè l'uomo medio nè (di conseguenza !) i politici hanno il coraggio di farlo. L'inerzia dei sistemi ormai costituiti è davvero grande.
Se non riusciremo ad attuare azioni ben più incisive delle domeniche a piedi e delle auto a GPL per tutti, arriveremo a toccare con mano il comportamento dei sistemi reali quando sono portati al limite: disoccupazione, inflazione, problemi di stabilità bancaria, difficoltà di approvvigionamento, stabilità sociale a rischio, tensioni internazionali   (FG)


Caro candidato,

iniziata l'ultima settimana di campagna elettorale ognuno si chiede per chi sarebbe meglio votare, per motivi di interesse personale, generale, nazionale, umano …. e la confusione si fa preoccupante.

Personalmente avrei un criterio molto semplice: votare qualunque politico che mostri di comprendere una o più delle questioni elencate qui di seguito (o possibilmente l'intera sequenza):


1- La crisi economico – finanziaria in cui siamo piombati nel 2008 non è altro che l'effetto di un più generale manifestarsi dei limiti della crescita economica. Il fattore più evidente di questi limiti è stato il raggiungimento di un picco di produzione globale del petrolio convenzionale che ha determinato un aumento impetuoso del prezzo dell'energia nel periodo 2004-2008 (da 30 a 140 USD/barile) che il sistema del credito basato sulla continua estensione del debito non poteva reggere altro che in condizioni di crescita materiale infinita. Fine della crescita, fine del sistema finanziario contemporaneo.

2- Il globalismo economico, le istituzioni che lo governano e le infrastrutture fisiche che lo rendono possibile dipendono da un flusso continuo di energia a basso costo. Fine dell'energia a basso costo: fine del globalismo economico e delle sue strutture locali cioè dell'intero sistema da cui dipendiamo attualmente per ogni singola azione della nostra vita.

3- Raggiunti I limiti della crescita economica e superati molti dei confini ecologici del pianeta, si è raggiunto anche il limite della crescita demografica. L'unica opzione sensata è un progetto politico di rientro dell'economia e della popolazione. Tale progetto non può evitare nel prossimo futuro un periodo di instabilità e incertezza, ma è l'unica via di uscita praticabile per attenuare, se non evitare, il collasso del sistema.

4- Tale progetto non può che partire dal 'locale'. La produzione industriale, e in particolare la produzione di energia, deve essere diffusa sul territorio e restare nelle mani delle comunità locali. Il modello di produzione e distribuzione polare dell'energia è incompatibile con il progressivo assottigliamento della dispobibilità di risorse fossili e minerali ed è impensabile in assenza o in fase di assottigliamento della disponibilità di combustibili liquidi.

5- L'intero modello di trasporto di merci e persone è legato alla disponibilità di combustibile a buon mercato. Nessuna delle soluzioni proposte per la sostituzione dei combustibili liquidi con altri combustibili (biocombustibili, idrogeno, carbone liquefatto ecc …) sono praticabili per un volume di traffico come quello attuale. Il sistema di trasporti attuale è condannato, tanto vale prenderne atto. Le case automobilistiche sono un dinosauro come le compagnie aeree. Quanto di questo potrà restare in piedi non è certo, ma quello che è certo è che si dovrà pensare ad un modo di rispondere alla crisi dell'auto e di tutto il sistema dei trasporti e del suo indotto.

Un modello di trasporto che garantisca una residua capacità di movimento di persone e merci deve essere basato principalmente sul trasporto pubblico perchè, piaccia o meno, la stagione del trasporto automobilistico di massa è al crepuscolo. Con una crescente elettrificazione della produzione di energia, la trazione elettrica potrà diventare un'alternativa praticabile per il trasporto individuale e non, ma non è pensabile, neppure in questo caso, di riproporre il modello “una automobile per ciascuno” per mancanza di risorse.

6- La produzione di cibo è attualmente legata a filo doppio alla disponibilità di combustibili liquidi e perciò di petrolio a buon mercato. L'intera filiera agroalimentare industriale globalizzata va incontro a difficoltà crescenti nella fase di assottigliamento della disponibilità di petrolio. Si deve assecondare e stimolare lo sviluppo di filiere alternative che siano ecologicamente e socialmente sostenibili. Anche in questo caso non si può prescindere da una rilocalizzazione della produzione.

La rilevanza delle questioni sopra elencate in una competizione elettorale democratica come quella attuale è altissima. Le elezioni in questione riguardano infatti in gran parte le regioni che, in Italia, appaiono come la divisione territoriale dimensionalmente più adatta per mettere in atto progetti di gestione e governo dell'emergenza. Un candidato serio dovrebbe promettere di opporsi, o in caso di vittoria di porre fine, ad ogni progetto che nasca da una visione conformistica di crescita economica: blocco dei progetti edilizi, blocco della costruzione di strade e capannoni e di ogni altra infrastruttura che porti a quel drammatico consumo del territorio che ha distrutto il suolo fertile delle nostre regioni, marginalizzato e frammentato gli habitat naturali e saturato, senza altra giustificazione che la crescita indifferenziata, gli ecosistemi con gli scarti del nostro metabolismo sociale ed economico. Riduzione a zero dei rifiuti, blocco della costruzione e dell'uso degli inceneritori. Ripensamento totale della politica energetica: abbandono dei e opposizione ai megaprogetti che implicano una produzione polare dell'energia (rigassificatori, centrali nucleare e termoelettriche) a favore di una produzione distribuita, adatta alle necessità delle comunità locali e basata sull'uso esclusivo delle fonti rinnovabili. Questo porterà quasi certamente ad una riduzione dell'offerta e quindi dei consumi, ma è l'unica via per affrontare realisticamente e da subito l'emergenza. Difesa dei suoli agricoli e ripristino della loro fertilità. L'agricoltura industriale petrolio dipendente è segnata, ci si deve attrezzare per produrre cibo in quantità sufficiente per la popolazione residente. E' abbastanza ovvio che un progetto di totale autonomia alimentare sia di lunga o lunghissima durata, a meno che non sia forzato e traumatico per cause esterne (fatto che non si può escludere), ma prima si comincia a metterlo in atto, meno traumatico sarà il passaggio. Per fare questo le valutazioni sull'uso del suolo devono essere fatte olisticamente con il rigoroso rispetto dei vincoli ecologici e non in ossequio alle (sole?) convenienze economiche. Ad esempio l'uso dei suoli fertili e dei prodotti agricoli per la produzione di biomassa e biocombustibili deve essere valutata in vista dell'uso del suolo come fonte primaria di cibo.

Si deve considerare non solo l'urgenza attuale, ma la sostenibilità di certe produzioni. In un ottica del genere diventa chiaro come il sole che ogni progetto di produzione di biocombustibili deve essere abbandonato, ma anche l'uso della biomassa, utilizzando, ad esempio, gli scarti delle produzioni alimentari, può non essere considerato sostenibile a causa del mancato ritorno al suolo agricolo di una parte sostanziale dei nutrienti necessari al ripristino della fertilità. In poche parole per la sostenibilità si deve adottare non le leggi della politica economica, ma quelle della politica ecologica che tiene conto della natura termodinamica del mondo fisico in cui viviamo, fatto di cui l'economia si è dimenticata sia nella pratica che nella teoria.

Per la sostenibilità si deve altresì smettere di elevare lamenti per la decrescita della natalità. La descrescita della natalità è un fatto positivo che non può che aiutarci ad affrontare gli anni che verranno. Dalla decrescita della natalità si deve, di fatto, passare alla decrescita della popolazione. Questo sarebbe l'obbiettivo sensato da perseguire in ogni regione, nell'intero paese e sul pianeta. Una politica di riduzione demografica non può prescindere da una opportuna politica che affronti il temporaneo invecchiamento della popolazione non come una calamità, ma come un INEVITABILE fenomeno da governare.

Nessuna altra ipotesi può condurre ad alcunchè che somigli ad una politica sensata. Questo è il realismo, questo è essere pragmatici. Il resto appare come il sogno stralunato di una classe politica che non è in grado di comprendere i fenomeni in cui si è trovata ad operare e vive nel mondo dell'intrattenimento- spettacolo- informazione come se fosse il mondo reale. Tale classe politica non può chiedere il mio voto.

15 commenti:

Paolo Marani ha detto...

Io sono un candidato per il Movimento 5 Stelle in Emilia romagna, per la provincia di Forlì-Cesena.

Non è un promo per me, che conto poco, ma un appello per fare capire che ci sono ancora persone che, tenacemente, cercano di squarciare faticosamente il velo di retorica che avvolge questa inconsapevole società dei consumi.. il mito della crescita infinita.

Ho letto svariate volte il libro "I limiti dello sviluppo" di Meadows, sia nella versione originale che in quella molto migliorata e aggiornata "40 anni dopo".

Se esistesse una banalissima scuola per amministratori, in questo meraviglioso ma decadente paese, QUELLO dovrebbe essere un libro di testo fondamentale, con tanto di esame orale e scritto finale.

Ho come l'impressione però che potremmo risparmiarci tranquillamente tanti sforzi, promuovere i vari movimenti della decrescita (felice e non), i gruppi di acquisto solidale, i gruppi di investimento in energie rinnovabili, la green economy e la filiera corretta e corta dei beni e dei rifiuti.

Tanto ben prima di quanto si pensi, le stesse cose le realizzeremo comunque "the hard way".

Ma non è detto, occorre comunque provarci.

Perchè da una transizione morbida di una società in inevitabile trasformazione avremo davvero tutti da guadagnarci, anche coloro che oggi pensano solo in termini di sviluppo economico e di occupazione.

Qualche speranza c'è, se non altro la soddisfazione di noi umili cassandre nel gridare "vi avevo avvertito".

Anonimo ha detto...

Sì le auto a GPL sono il chiaro sintomo della malattia.
Sento persone che da anni hanno il GPL lamentarsi perché adesso ai distributori fanno la coda per rifornirsi, quando era un carburante di nicchia questo non succedeva.
Dicono che bisogna aumentare il numero dei punti vendita.
Io rispondo sempre nello stesso modo, come quando vogliono costruire una nuova strada per smaltire il traffico.
Pensiamo all'opposto: provare a ridurre il numero di auto?

Auguri Marantz per la tornata elettorale :-)

Noel ha detto...

Marantz, sono pienamente d'accordo. Appoggio e sostengo il candidato nel Piemonte, Davide Bono, che abbraccia le proposte di questo post. Non usa l'auto, va solo in bici o coi mezzi, NO TAV, zero rifiuti e prodotti a filiera corta.
Il movimento5stelle attualmente è l'unica scelta praticabile

fabio ha detto...

In bocca al lupo MaRaNtZ
cerca di far leggere quell'ottimo libro a piu' politici che puoi.

Unknown ha detto...

Sono Vittorio Bertola del Movimento 5 Stelle Piemonte, candidato a Torino.

Mi sembra che il nostro sia l'unico movimento politico che parla di limiti allo sviluppo, di transizione e di decrescita.

Non mi dilungo, ma spero di scoprire lunedì sera che, magari anche grazie alla nostra azione, sono tanti ad aver capito e assimilato questo discorso.

Ciao,

Paolo ha detto...

La classe politica in parlamento ovviamente non recepisce la realtà di fine impero che sta per caderci addosso, ma nemmeno il grosso dei cittadini/elettori é abbastanza informato e mentalmente predisposto per ragionare in termini di paradigma ecosostenibile e sue implicazioni.
Il principio della crescita infinita è così radicato nella testa del popolo bue ancora oggi, che vedo pochissime possibilità nell'affermazione in tempi brevi dei movimenti tipo 5 stelle.
E' un'ideologia politica nettamente di nicchia in un universo informativo ancora troppo dominato dai media di regime.
Provi qualche candidato a prospettare, ad esempio, ai lavoratori Fiat, dell'aviazione civile, dell'Enel/Terna, delle varie municipalizzate del gas, del settore petrolifero, del turismo, ecc, che non c'è futuro per le loro aziende. Minimo lo fischierebbero o peggio, lo lincerebbero.
La società cambierà certamente nel futuro prossimo, ma nel "hard way" temo...

Luca ha detto...

Ciao Sono Luca Zacchero, candidato novarese alle regionali 2010 per il MoVimento 5 Stelle.
Per non stare a farla troppo lunga consiglio a tutti la lettura attenta di "Piano B 3.0" di Lester Brown. Li c'è più o meno tutto. E' fruibile anche in formato elettronico a questo indirizzo:
http://www.indipendenzaenergetica.it/grilliromani/

Ciao
Luca

Paolo ha detto...

@ Luca

Sfondi una porta aperta. Già sufficientemente dotati del download, a suo tempo suggeritoci in Petrolio o in Crisis, non ricordo.

mirco ha detto...

Condivido pressoché totalmente quanto scrivi e plaudo alla tua capacità di sintesi.
In sostanza, lasciando volutamente sullo sfondo il diretto legame elettorale, propongo le stesse tue considerazioni alla fine di ogni incontro che faccio sulle questioni energetiche (solo per presentare il mio libro ne ho fatti 52 negli ultimi 5 mesi).
L’unica, ma sostanziale, osservazione che mi sento di proporre è che manca completamente la visione socio-politica.
L’introduzione pur graduale, progressiva e - se si vuole - per quanto possibile prudente, dei correttivi e delle scelte necessarie per rispondere ai diversi punti che elenchi, se non collocata all’interno di una ipotesi di struttura socio-produttiva - del tutto inedita? - che la sostenga e la realizzi, porta inevitabilmente allo sfacelo più completo dei criteri di convivenza interna nonché a insanabili contrasti e conflitti sovranazionali.
Si pone quindi il problema di una progettualità sociale e politica di estrema complessità, in grado di esprimere un blocco sociale e una capacità di governo all’altezza dei cambiamenti.
Dando per scontato in questo caso che si condivida l’ipotesi di una struttura socio-politica basata su una forma di democrazia rappresentativa e quindi sul consenso.
In caso contrario tornerebbero in campo ipotesi dittatoriali o imperiali.

Compito da affidare esclusivamente al “politico” che sarà stato eletto, in quanto avrà mostrato di “comprendere una o più delle questioni elencate” ?
Con ogni probabilità è proprio questo il nodo più difficile da sciogliere.
La tua lettera, senza volerlo, tende a bypassare la questione: si rivolge al politico perché realizzi obiettivi radicalmente stravolgenti … a prescindere dal consenso su cui – dopo il tuo/nostro voto e nel prosieguo dell’azione – potrà contare.
Non è che io sappia proporre un approccio molto più efficiente ed efficace. Salvo tornare a sottolineare l’essenzialità della crescita della cultura, della consapevolezza collettiva e della seria divulgazione. Magari lavorare con pazienza su entrambi i fronti.
Ma i tempi quasi sicuramente sono incompatibili …
Mirco

banzai ha detto...

il movimento a 5 stelle è l'unico che sembra andare in questa direzione, o sbaglio?

Fra ha detto...

....D'accordissimo col sig. Pardi; aggiungerei che occorre immediatamente sfoltire il pubblico ipertrofico ed autoreferenziale, come ad esempio una buona metà dell'apparato universitario italinao, inteso sia come "risorse" umane che come strutture fisiche, per dare parecchio in più a chi fa ricerca in campi scientifici.
Io sono marchigiano e spero che entro 6-7 anni da 4 città universitarie distinte si arrivi al massimo a 2 con metà degli impiegati.

bkk76 ha detto...

@ Luca

non e' che per caso da qualche parte c'e' un file unico scaricabile di Plan B3.0 in italiano anziche' un link per ogni capitolo?
Ciao, Grazie

el Capatàz ha detto...

Ai politici di questa tornata elettorale, come delle prossime, bisognerebbe far giungere il libro (rieditato) delle previsioni del Club di Roma del 1972, nel quale si trattava con lucidità, il concetto di overshoot, il concetto di risorse naturali non infinite, etc.

A quel punto, un qualunque politico un po' onesto con se stesso, si dovrebbe domandare cosa sta concretamente costruendo per rispettare il suo vincolo stretto in campagna elettorale coi propri elettori.

Forse si sentirebbe assolutamente inutile alla società cui appartiene.

Saluti cordiali.

Paolo Marani ha detto...

Quel libro è stato già consegnato al Sindaco di Cesena, a qualche assessore, ai politici più in vista della zona.

Consegnato personalmente con dedica!

Ce ne fosse uno che lo abbia letto. Qualcuno che non voglio citare mi ha detto che ci ha provato ma è TROPPO COMPLICATO E TECNICO e che quindi è inutile leggerlo perchè ha cose più importanti da fare. Secondo me si è fermato alla prefazione.

"Conoscere per deliberare" diceva Einaudi.

Ai politici nostrani piace tanto la seconda fase, evitando come la peste la prima, pur di non rischiare alcuna incrinatura nelle loro granitiche certezze.

el Capatàz ha detto...

Non lessero il libro, nemmeno la prefazione?
Davvero un quadro desolante.
Rafforza in me la convinzione dell'inutilità del politicante di mestiere.

Mentre i limiti fisici verso quella crescita , di cui parlano tanto, aumentano sempre più.

Una classe dirigente politica (ma anche imprenditoriale) completamente cieca.
Il futuro e' davvero nebuloso...

Saluti.