martedì, giugno 26, 2007

La fallacia del post-hoc



Si dice "fallacia del post-hoc" (più comunemente in inglese che in italiano) l'errore che si può fare quando si ritiene che c'è un rapporto causa-effetto fra due cose che si susseguono. Ma, ovviamente, il fatto che una certa cosa si verifichi dopo un'altra non vuol dire che ne sia necessariamente l'effetto. Se tutte le mattine vado alla fermata e dopo un po' arriva un autobus, non posso concludere che il fatto che l'autobus appaia sia dovuto al fatto che ho camminato fino alla fermata.

Ci sono molti esempi di questo tipo di errori; può essere che due eventi che si susseguono non siano affatto correlati, ma anche che siano correlati e tuttavia uno non sia la causa dell'altro. E' possibile anche l'errore opposto; ovvero di negare che un certo fenomeno sia causato da un altro; mentre in vece lo è. Nel dibattito attuale, l'esempio tipico è quello dell'effetto serra dovuto alla CO2. Ne abbiamo parlato nel blog a proposito di un articolo di un sig. Bloom. Nel suo caso, come in altri, la questione prende la seguente forma:

E' vero che la concentrazione di CO2 nell'atmosfera è aumentata ed è anche vero che la temperatura del pianeta è aumentata. Ma chi ci dice che veramente c'è una correlazione fra le due cose, ovvero che l'aumento di concentrazione di CO2 causi il riscaldamento globale?

Non è che chi parla di effetto serra e di riscaldamento globale stia per caso facendo l'errore del post hoc? Beh, no, se ci pensiamo sopra appena un po'. Come evitare questo errore è stato discusso e analizzato molte volte ed è principalmente una questione di buon senso. Se c'è una causa fisica che lega i due eventi, allora possiamo concludere che la correlazione di causalità esiste. Altrimenti, probabilmente no.

E' ovvio che il fatto che qualcuno cammina fino alla fermata non può avere un'influenza fisica sul moto di un autobus; dal che deduciamo che fra i due eventi non c'è un rapporto di causa ed effetto. Nel caso della CO2 atmosferica, invece, le cose sono ben diverse. Già verso la fine dell'800, Swante Arrhenius aveva scoperto l'effetto serra atmosferico e l'aveva quantificato. Da allora, si sa tantissimo di più su questo argomento che è ben assodato nella fisica dell'atmosfera.

Si può ragionevolmente discutere sull'entità dell'effetto termico della CO2, ma dubitarne in quanto tale è soltanto una manifestazione di crassa ignoranza. La troviamo in tanta gente, sia in Bloom come, curiosamente nel premio nobel Kary Mullis che sembra abbia dichiarato che "l'effetto serra non esiste" (o perlomeno queste parole gli sono state attribuite in un recente articolo apparso sul settimanale "Chi")). Esiste, eccome, ed è quello che rende possibile la vita su questo pianeta. Se non esistesse, saremmo tutti belli congelati, come già aveva già calcolato Arrhenius ai suoi tempi. Meno male che l'ha detto un premio Nobel!!



Ringrazio Marantz per avermi suggerito questo post

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi unisco,
molecole come CO2 e H2O hanno uno spettro infrarosso che CERTIFICA (è come un'impronta digitale... non è tirare a caso) la loro capacità di assorbire la radiazione diffusa dalla Terra verso lo Spazio. L'assorbimento di energia conduce a una vibrazione degli atomi, che in termini macroscopici equivale a un aumento della temperatura del gas.

Da quello che ho capito io, all'IPCC hanno considerato questo effetto come papabile, unito ad altri effetti pure loro papabili, e le loro interazioni, e sono giunti alla conclusione che la CO2 è dominante. Non sono invece riuscito a capire se sono riusciti a quantificare eventuali feedback positivi.

E' questa ben altra cosa rispetto alle correlazioni campate in aria, che nella loro ESASPERAZIONE conducono alla SUPERSTIZIONE.
Sarà un caso che Kary Mullis invochi l'ASTROLOGIA elevandola a scienza, e che l'intervista compaia proprio su una rivista che punta molto sulla sua rivista di astrologia? Mah ...?

Terenzio Longobardi ha detto...

L’IPCC è un organismo delle Nazioni Unite, istituito nel 1988 dalla Organizzazione Mondiale per la Meteorologia (World Meteorological Organization – WMO) e dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UN Environment Programme – UNEP), allo scopo di fornire ai politici una valutazione obiettiva e corretta della letteratura tecnico-scientifica e socio-economica disponibile in materia dei cambiamenti climatici, impatti, adattamento e mitigazione.

L’IPCC è strutturato in tre Gruppi di lavoro (Working Group – WG) ed una Task Force. Il Gruppo di Lavoro I (WG1) si occupa delle basi scientifiche dei cambiamenti climatici (osservazioni strumentali, osservazioni indirette e proiezioni climatiche con modelli e scenari);

L’attività principale dell’IPCC è quella di realizzare ogni sei anni i Rapporti di Valutazione scientifica sullo stato delle conoscenze nel campo dei cambiamenti climatici, i Rapporti Speciali e gli Articoli Tecnici su argomenti ritenuti di particolare interesse scientifico. E’ importante ricordare che l’IPCC è l’organismo ufficiale che fornisce l’informazione scientifica per le deliberazioni della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UN Framework Convention on Climate Change – UNFCCC).

IL RAPPORTO DI VALUTAZIONE AR4:

L’ultimo Rapporto di Valutazione è l’AR4, che, seguendo lo schema dei Gruppi di Lavoro, consiste di tre singoli Rapporti e di un Rapporto di Sintesi. Il 2 febbraio è stato completato l’AR4 – WG1.
In conclusione, come è scritto nell’AR4, è inequivocabile il riscaldamento del sistema clima, comprovato dall’aumento delle temperature medie globali dell’atmosfera e degli oceani, dallo scioglimento della neve e del ghiaccio e dall’innalzamento del livello medio globale marino.
E’ molto probabile (probabilità tra il 90 ed il 95%) che l’aumento osservato nella temperatura media globale negli ultimi 55 anni sia dovuto all’aumento osservato nelle concentrazioni atmosferiche di gas ad effetto serra.

Tratto dal Comunicato Stampa di Sergio Castellari Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC) e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) -- Focal Point dell’IPCC per l’Italia --