domenica, ottobre 12, 2008

L'effetto combinato della crisi energetica ed economica sulla domanda petrolifera




created by Eugenio Saraceno


Da alcuni mesi sembra che il mondo sviluppato, dopo un’era di prosperità e crescita economica mai vista prima, passi da una crisi all’altra; la percezione del futuro economico non è mai stata tanto fosca. Intuitivamente si potrebbe cercare di dare una spiegazione guardando la catena degli eventi che si è succeduta dalla fine degli anni ’90 ad oggi.
L’affermazione prepotente della globalizzazione finanziaria, con l’ingresso dei nuovi giganti asiatici, dopo il crollo dell’Unione Sovietica ha provocato una notevole crescita economica che ha portato anche alla creazione di “bolle”, eccessi di investimenti in determinati settori (new economy, immobiliare, energetico e materie prime) che sono poi esplose in sequenza provocando crisi finanziarie sempre più gravi, l’ultima che stiamo vedendo in questo momento sembra essere catastrofica e sembra essere stata innescata da due bolle esplose in stretta sequenza in quanto correlate, i mutui e l’energia; alcuni analisti vedono una correlazione nel fatto che i proprietari di immobili (con mutui ipotecari) nelle immense suburbs prive di servizi di trasporto pubblico che la crescita del settore immobiliare ha disseminato per il mondo, abbiano dato default per via dei crescenti costi energetici che tali fabbricati, per la loro distanza dai centri economici o posti di lavoro e per la leggerezza con cui sono stati progettati i sistemi di riscaldamento e climatizzazione, hanno comportato. Ciò ha provocato difficoltà nel comparto del credito che si sono acuite per altri fattori dovuti alla struttura dei mercati finanziari, una crisi dei consumi, in particolare energetici e lo scoppio delle bolle di energia e materie prime legate appunto a questi consumi. Cerchiamo qualche conferma di questo ragionamento esaminando l’evoluzione dell’ultima bolla, quella energetica, che sembra aver originato (o in ogni caso ne rappresenta un evidente sintomo) la catastrofe finanziaria di questi giorni, quello che è stato definito da poco più di una settimana “il nuovo 1929” (dopo che ancora un paio di settimane fa le entità governative dichiaravano che “l’economia è solida”).
Dal sito della EIA http://www.eia.doe.gov/emeu/ipsr/t21.xls ente governativo USA per l'informazione sull'energia è possibile esaminare l’andamento della produzione e della domanda mondiale di petrolio. Dai dati disponibili è possibile effettuare una semplice analisi basata sull’elementare concetto di domanda e offerta.



Tab.1 produzione mondiale giornaliera media di greggio+NGL+altri liquidi+ guadagni di raffineria (All Liquids escluso biocarburanti) in milioni di barili al giorno




Tab.2 domanda mondiale giornaliera media di greggio+NGL+altri liquidi+ guadagni di raffineria (in pratica gli All Liquids escluso biocerburanti) in milioni di barili al giorno



Si osserva, dalle due tabelle seguenti, che fino al 2005 la produzione è aumentata tenendo testa all’aumento della domanda; nel 2006 la domanda ha continuato a salire mentre la produzione è stata stagnante, in leggero calo. Nel 2006 le difficoltà di aumentare la produzione sono evidenti anche dal fatto che la domanda è stata superiore all’offerta benchè i prezzi fossero considerati già allora troppo alti da molti analisti. Tale situazione permaneva e peggiorava nel 2007 mentre gli alti prezzi già deprimevano anche la domanda che aumentò meno che negli anni precedenti. Nel 2008, primo semestre, la produzione media è risalita notevolmente (oltre 1 milione di barili al giorno) mentre la domanda è stata, per la prima volta da molti anni, distrutta; non solo la domanda non è cresciuta come negli anni precedenti, ma è diminuita in modo abbastanza sensibile riportando l’equilibrio con l’offerta intorno agli 85,5 milioni di barili al giorno.
Da questa analisi possiamo trarre alcune sommarie conclusioni; ovvio che la domanda è stata strettamente influenzata da due fattori, la crescita economica ed il livello dei prezzi. L’entrata in recessione di molte economie nel 2008 ha provocato una notevole distruzione di domanda già a metà anno, a questa possono essere in parte attribuiti i recenti cali del prezzo; nel periodo 2004-2007, quando la crisi economica non sussisteva è possibile ipotizzare che il rallentamento della velocità con cui la domanda è aumentata possa essere attribuita quasi esclusivamente alla crescita dei prezzi petroliferi, cresciuti di oltre il 300% in tale intervallo temporale.


Si potrebbe concludere con una ovvia previsione: se la domanda continuerà a calare, dato che la fase di recessione che si prospetta sarà biennale od oltre, anche l’offerta si adeguerà al ribasso; alcune qualità di greggi ad alto costo di produzione usciranno dal mercato, alcuni dei megaprojects da cui si attendevano milioni di barili giornalieri aggiuntivi rallenteranno, la progettazione e la costruzione di nuovi impianti per il trattamento di olii non convenzionali come quelli canadesi o venezuelani si arresterà. Se tutto ciò avverrà, in estrema sintesi, si tratterà di un picco di Hubbert della produzione petrolifera a tutti gli effetti. Se infatti la domanda nel 2009 e 2010 calasse ad esempio a 85 mbd e poi 84 trascinando in basso l’offerta, osservando un grafico della produzione prolungato al 2010 vedremmo un picco sul 2008. Ciò non esclude che una successiva ripresa possa far ripartire al domanda e far risalire la produzione ma possiamo essere abbastanza sicuri che in tal caso i prezzi ricominceranno a salire provocando una nuova recessione ed un nuovo picco che potrebbe essere anche a livelli di produzione più alti di quello odierno.

Certamente questo ragionamento può aiutare a capire più profondamente la natura del concetto di picco. Il picco di una risorsa non è esclusivamente una questione di prezzi (finanza), né di produzione (geologia), né di domanda (economia reale) ma un combinato disposto di questi tre fattori che si influenzano e limitano a vicenda. Non vi sarà picco perché non si riesce a produrre di più, i megaprojects avrebbero consentito di aumentare la produzione a patto che il prezzo del petrolio rimanesse alto (tutti i nuovi progetti hanno costi di estrazione alti, altrimenti sarebnbero stati sfruttati prima), ma al prezzo di 150$ al barile qualcosa nell’economia si è rotto. L’inflazione creata dall’aumento dei prezzi energetici ha costretto le banche centrali a far salire i tassi di interesse, questi hanno messo in difficoltà i consumatori che si erano indebitati, costoro hanno ridotto i consumi, molti non hanno più potuto pagare il mutuo, il settore immobiliare è entrato in crisi perché poteva reggersi solo se i prezzi fossero stati in costante aumento.


L’edilizia ha rallentato, i trasporti e tutte le attività produttive si ridimensioneranno. Il consumo di energia e materie prime è stato ridotto e la bolla speculativa si sta sgonfiando; se i consumi petroliferi medi giornalieri scendessero di alcuni milioni di barili i prezzi potrebbero tornare quelli di alcuni anni or sono; ciò nonostante, il picco del 2008 ci sarà stato e nessun barile a 80 o 60$ e nemmeno a 40$ potrà smuoverlo da dove si è manifestato finchè non sarà possibile ripartire con la ri-crescita economica dopo il disastro. Ri-crescita che potrebbe portare solamente, presto o tardi, ad un nuovo disastro. Ma è proprio in occasione di una catastrofe che è opportuno ripensare alle cause e cercare di evitarne una nuova. I governi si stanno muovendo per assicurare che lo stesso meccanismo che tanti danni economici sta provocando riparta tra due o più anni, dopo una crisi che si prospetta lunga e penosa, sulle stesse basi, magari con qualche regola in più e un maggiore controllo dello stato, ma se è il momento di riflettere, voglio terminare con una riflessione: che la crescita economica ad ogni costo non sia la soluzione ma il problema stesso?

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Esatto.

Ma purtroppo gli economisti e chi detiene le leve del potere non conosce che questo sistema !

Ciao

Terenzio Longobardi ha detto...

Il sistema è drogato dalla crescita economica ed ora sta andando in overdose, un abuso di crescita nei settori che indichi tu nell'articolo. L'unico politico che ha finora detto queste cose, ricordando i limiti dello sviluppo è stato in questi giorni Gorbaciov.

Ugo Bardi ha detto...

Interpretazione assolutamente perfetta, Eugenio. Solo una cosa: cosa intendono esattamente quelli dell'IEA per "domanda"?

Anonimo ha detto...

Ieri sera Luca Mercalli ha appropriatamente citato Einstein: "Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l'ha generato". Se ne accorgeranno in tempo?

Anonimo ha detto...

Al di là di tutte le analisi che si possono fare e che sono indispensabili, io penso questo.
La nostra società è basata in gran parte sul consumo sfrenato di qualsiasi cosa.
Bisogna cambiare l'auto ogni due anni, telefonino ogni sei mesi, cambiare abbigliamento tutti gli anni, fare vacanze dispendiose in giro per il mondo così usiamo anche gli aerei... tutto il pasticcio mondiale è successo perché a partire dagli USA, le persone vivono sulla promessa di pagare un giorno qualcosa che stanno consumando oggi.
Tanti hanno vissuto oltre le loro possibilità.
Anche da noi, tutte le pubblicità che ti spingono ad acquistare qualsiasi cosa e pagarlo a 36 mesi o chissà quando.
Gli statunitensi consumano sette volte rispetto un cubano, non mi sembra che i cubani facciano una vita grama per questo.
Non sto facendo un discorso politico o marxista, questa però mi sembra la realtà dei fatti.
I rifiuti, grande problema, anche secondo le linee guida dell'Unione Europea al primo posto vi è il riuso ed allora come la mettiamo con la CRESCITA dovuta ad un continuo aumento di produzione di cui tutti parlano continuamente in TV e sui giornali?

Eugenio Saraceno ha detto...

Caro Ugo, la definizione di domanda EIA è data nel glossario http://www.eia.doe.gov/emeu/ipsr/appc.html

la riporto:
Demand (Consumption/Products Supplied): The sum of all petroleum products supplied and of crude oil burned directly. For each petroleum product, the amount supplied is calculated by adding production, imports and net withdrawals from primary stocks, and subtracting exports.

In pratica, se riferito al mondo intero, tutto il liquido proveniente da idrocarburi che viene consumato (dall'utente finale o in raffineria) o trasformato; compresi gli accessi alle scorte il che spiegherebbe come mai il consumo è stato in alcuni periodi maggiore della produzione

Eugenio

Anonimo ha detto...

Mercalli è uno dei pochi saggi della nostra epoca.

JAS

Anonimo ha detto...

Grande analisi e che mi trova d'accordissimo. Siamo al dunque!!

Anonimo ha detto...

che il prezzo del petrolio rimanga basso perche' c'e' caduta di domanda stento a crederlo, ci scordiamo che la domanda di energia e' difficilmente comprimibile anche con la crisi finanziaria . forse qualcuno ha smesso di fare scorte e la crisi finanziaria ha spinto le banche a vendere i futures per fare cassa facendo crollare il prezzo. inoltre si attendono le elezioni americane e bush ha interesse a tener basso il prezzo del petrolio per cercare di far perdere obama.
se questa analisi e' giusta presto (dopo le elezioni ) il prezzo risalira' anche con la crisi dei consumi.

roberto de falco