domenica, ottobre 14, 2007

Il sole di Colonia



I due che vedete nella foto qui sopra sono Toufic el Asmar e il modesto sottoscritto, Ugo Bardi (Toufic è quello più alto). La foto è presa a Colonia ieri l'altro, al centro di ricerca sull'energia solare dell'Agenzia Spaziale Tedesca, dove eravamo andati per un progetto che si chiama REACt e di cui Toufic è il coordinatore scientifico.

Dietro di noi, vedete i concentratori solari parabolici. Quello proprio dietro Toufic è stato costruito apposta per il progetto REACt dalla ditta turca Solitem; poi è stato trasportato a Colonia per essere sperimentato.

L'idea del progetto REACt è di utilizzare l'energia solare per fare acqua calda e, allo stesso tempo, aria condizionata. E' parte di una serie di idee che hanno a che fare con il trasformare la luce solare in forme di energia che hanno un valore economico. La commissione Europea ha finanziato questo progetto nell'ambito della collaborazione con i paesi dell'area Mediterranea. Due sistemi sperimentali di questo tipo dovrebbero essere costruiti, uno andrà a funzionare per un ospedale di Casablanca, in Marocco, un altro per un Hotel di Petra, in Giordania.

Vedete qui a lato gli elementi del sistema montato a Colonia. A destra, gli specchi parabolici che concentrano l'energia solare riscaldando l'acqua che passa in un tubo. A sinistra, il cuore del sistema, il "chiller" della Robur che trasforma il calore raccolto dagli specchi in raffreddamento per mezzo di un ciclo termodinamico che fa evaporare e ricondensare una miscela di acqua e ammoniaca.

L'attrezzatura è piuttosto complessa e richiede gran quantità di tubi, valvole, pompe, ventole e cose del genere, nonché un sistema di controllo computerizzato. Vi potreste anche domandare se vale la pena di mettere insieme un arnese del genere. La risposta è che, in teoria, un concentratore accoppiato con un chiller può produrre aria condizionata completamente rinnovabile a costi notevolmente inferiori a quelli che si otterrebbero utilizzando un condizionatore convenzionale alimentato da dei pannelli fotovoltaici. Ovviamente, la cosa ha senso solo per impianti relativamente grandi, appunto in grado di condizionare un albergo o un ospedale; non se ne parla per piccoli impianti domestici. Ma, sulle scale appropriate, la tecnologia è interessante e vale la pena di lavorarci sopra

Il sistema di REACt è anche imparentato con il "progetto Archimede" di Rubbia, che è basato sulla stessa tecnologia di base, concentratori parabolici, ma prevede di utilizzare il calore per far funzionare una turbina a vapore e generare energia elettrica.

Quello di Rubbia è un progetto enormemente ambizioso. Ci pensavo mentre vedevo in funzione il sistema REACt, che è già sufficientemente complicato a temperature intorno ai 200 gradi e usando vapore come fluido. Rubbia vuole arrivare a 550 gradi usando un sale inorganico fuso come fluido. Queste temperature sono necessarie se si vuole produrre energia elettrica con un efficienza accettabile, ma gestire un impianto del genere evitando che il sale "congeli" nei tubi deve essere veramente un problema da non dormirci la notte. L'idea è degna di studio, ma notate anche che c'è chi ha espresso seri dubbi sulla validità generale del progetto Archimede (vedi questo commento su Aspo-Italia)

Quindi, non c'è che continuare con i test. Ricordiamoci sempre che tutto quello che ci circonda ha goduto del commento "non funzionerà mai!" ma anche che il cimitero delle tecnologie è pieno di lapidi con sopra scritto "in laboratorio funzionava".


Per saperne di più sul progetto REACt




ringrazio "Weissbach" per un commento che ho incorporato nel testo
...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Analogamente, però, quasi tutte le cose che ci circondano hanno goduto del commento: "Non funzionerà MAI!"
Quindi: umiltà e pervicacia.

Ugo Bardi ha detto...

Grazie per il commento, l'ho incorporato nel testo