sabato, ottobre 20, 2007

Ma quanto costa veramente il petrolio?

Guest post di Antonio Tozzi

Ma quanto costa veramente il petrolio?

Di Antonio Tozzi
20 Ottobre 2007
www.aspoitalia.blogspot.com

Molti grafici di serie storiche dei prezzi reali del petrolio comparsi, nel corso di questo decennio, sulla rete, per lo più in articoli e lavori non tecnici o blog, sono accomunati da un paio di caratteristiche. In primo luogo hanno lo scopo di tranquillizzare il lettore a proposito degli effetti dei costanti aumenti di prezzo verificatisi negli ultimi anni. In secondo luogo i prezzi reali sono ottenuti dai prezzi correnti applicando, come deflattore, non il consueto indice dei prezzi al consumo, ma un fattore capace di correggere anche per il potere d'acquisto.

Questi due tratti comuni si ritrovano, solo per fare qualche esempio, in un

a pubblicazione della FED del 2000, nella quale ci si riferisce ai primi rialzi, occorsi immediatamente dopo la fine dell'epoca "dei 5 dollari al barile dietro l'angolo"; in una nota del governo di Hong Kong del 2005, che analizza gli effetti degli shock petroliferi passati e recenti; in un blog, nel maggio di quest'anno, dove si parla del prezzo della benzina negli USA. Nel documento della FED si corregge il prezzo per l'indice dei prezzi al consumo e, successivamente, per il relative share of oil expenditures in GDP. Di fatto si tratta di una correzione per il potere d'acquisto, anche se ciò non viene esplicitamente menzionato. Si conclude affermando che ci si attendono effetti "minimi" sull'economia. Alla stessa conclusione giunge il documento di Hong Kong. Non è chiaro come ottengono il loro prezzo reale 2004, ma dalla pendenza del grafico deduco che non si limitano a correggere per il CPI. Riporto un tratto delle loro conclusioni:

Moreover, with globalisation and the substantial improvement in production technology, inflation worldwide has also come down significantly over the past decade, and central banks of the advanced economies are determined to keep inflation in check. Già, l'inflazione, secondo loro, è tenuta a bada. Solo che l'indice che la quantifica non sembra sufficiente a calcolare, da solo, i prezzi reali a partire da quelli correnti. Infine, nel recente post su un blog, si corregge il prezzo corrente della benzina (non del greggio, stavolta) con il solito sistema CPI + potere d'acquisto. L'efficacia di questa operazione nel fornire il prezzo reale si può valutare facilmente se si tiene conto dell'impennata che ha subito il GDP americano in risposta alla svalutazione del dollaro.

Non so quanto sia giustificato o giustificabile l'utilizzo di deflattori, per così dire, non ortodossi. Tuttavia i primi due articoli presi ad esempio (ce n'è un'infinità sulla rete), scritti da economisti professionisti, fanno uso di questa tecnica, benché nel primo si dichiari esplicitamente: views expressed do not necessarily reflect official positions of the Federal Reserve System, e nel secondo non si entri affatto nel merito della questione. Quello che mi preme osservare è che, utilizzando le stesse "armi" che gli economisti impiegano per "tranquillizzare" è possibile mettere in luce certe caratteristiche dell'andamento del prezzo del petrolio, passato e recente, che dovrebbero quanto meno far riflettere.

Il grafico che segue è ottenuto dividendo il prezzo spot del greggio per il reddito disponibile pro capite (USA) e normalizzando al prezzo corrente nel settembre 2007:

Le bande grigie rappresentano i periodi di recessione negli USA. In genere le recessioni sono correlate a forti e improvvisi aumenti del prezzo del petrolio. In effetti, fino alla crisi del 1973-74, il prezzo reale del petrolio è andato calando costantemente, con un trend quasi-deterministico e bassissima volatilità, saltuariamente interrotto da rapidi e improvvisi, quanto modesti aumenti. Poi ha subito un forte, improvviso, shock nel '74 (che ha provocato una recessione), si è mantenuto sostanzialmente costante, nell'area 60$-80$ attuali, fino al 1979-80, quando ha subito un nuovo aumento molto rapido, seguito da due fasi di recessione, complessivamente piuttosto lunghe (tre anni, dall'inizio del 1980 alla fine del 1982). Dopo di che ha ripreso il suo trend discendente che si è interrotto, durante tutto il 1985, al raggiungimento della stessa area di prezzo 60$-80$ tipica della seconda metà degli anni '70. Dopo un rimbalzo fino a sfiorare 80$, è sceso nel 1986, riprendendo sostanzialmente la lenta discesa del periodo 1959-1974, solo con una volatilità enormemente più grande. La discesa è interrotta solo alla vigilia della prima guerra del Golfo, da un nuovo shock che ha brevemente riportato il prezzo nella solita area 60$-80$, accompagnandosi ad una fase recessiva. Infine abbiamo visto la lenta discesa degli anni '90, fino a che i 5$ al barile erano ormai dietro l'angolo.

A questo punto accade un fatto nuovo. Il rialzo del 2000, nonostante il tranquillizzante articolo della FED, non si interrompe, come di consueto. Al contrario, accompagna l'ennesima recessione nel 2001 e, a parte una pausa di riflessione nella classica area 60$-80$, prosegue indisturbato fino ad oggi.

Dunque, ricapitolando, per lo meno dal 1959 all'inizio di questo decennio, il trend di lungo periodo dei prezzi reali del greggio è stato costantemente discendente, interrotto unicamente da rapidi, quanto improvvisi, aumenti intervenuti a seguito di vicende politiche tutte quante invariabilmente legate all'area mediorientale. Se quello che osserviamo attualmente dovesse essere un trend crescente di lungo periodo, questa sarebbe una novità assoluta in tutto l'arco di tempo considerato. Ovviamente, a rigore, non esiste alcun modo per dimostrare o confutare la presenza di un trend nei dati, dal momento che tutto quello che abbiamo è un campione finito di un processo stocast+ico dalla dinamica sconosciuta. Tuttavia intuitivamente il grafico suggerisce la presenza di tale trend, rappresentato dall'area in giallo nel grafico (NB questa ipotesi è supportata anche da un test ADF, all'incirca al 95% di confidenza).


Si nota che nel periodo 1959-1980 si aveva una modesta volatilità, con sporadici grandi picchi, quasi tutti verso l'alto, mentre la media degli incrementi mensili era negativa (trend decrescente). Dopo il 1980 la volatilità è notevolmente aumentata. Dalla prima guerra del Golfo in poi non ci sono più stati incrementi di grande ampiezza, ma ultimamente la volatilità sembrerebbe ulterioremente aumentata.



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2 commenti:

Unknown ha detto...

Hi Ugo,

Could you please tell us your data sources for inflation, GDP, population and oil price ?

Anonimo ha detto...

Sure. All the data come from the Federal Reserve Bank of St. Louis.