mercoledì, ottobre 17, 2007

La cintura di sicurezza del mondo


Vi ricordate di solo pochi anni fa, quando arrivò la legge che obbligava a mettersi le cinture di sicurezza in macchina? Fu accolta malissimo, addirittura si diffuse la leggenda che a Napoli (o giù di li) si vendevano magliette con sopra disegnata una cintura di sicurezza; per ingannare i vigili.

Quella delle magliette con la cintura disegnata sopra sembra essere una leggenda inventata dallo psicologo Claudio Ciaravolo che sostiene di averla diffusa appositamente per studiare i meccanismi della diffusione delle leggende. Può darsi, anche se non è impossibile che ci siano stati altri che hanno avuto la stessa idea a quel tempo. C'è comunque una logica nella leggenda delle magliette con la cintura finta. Per anni, la gente ha continuato a non mettersi le cinture. Al momento sembra che, a furia di multe, più o meno se la mettono tutti. Ma, insomma è stata e rimane una cosa difficile da mandare giù.

E' curioso che le cinture di sicurezza siano state, e rimangano, tanto impopolari. I benefici delle cinture sono noti a tutti; probabilemente non c'è una tecnologia che dia risultati tanto utili a così basso costo. Eppure, la gente non se le mette se non è obbligata a farlo. Se ci pensate un attimo, è buffo che ci sia una legge che ti costringe a metterti le cinture di sicurezza mentre non ce n'è nessuna che ti proibisca di buttarti dalla finestra del quarto piano.

Il rifiuto della cintura di sicurezza è un esempio della nostra reazione verso la possibilità di eventi negativi, o addirittura catastrofici. Succede non solo per le cinture, ma anche la si vede quando si parla alla gente di picco del petrolio. E' una reazione normale; a certe cose non ci vogliamo pensare; preferiamo non pensarci; forse crediamo anche che se non ci pensiamo, non avverranno. Si pone il problema, tuttavia, di come convincere la gente a prendere delle precauzioni contro i disastri. Incidenti stradali, terremoti, incendi, picco del petrolio; sono tutte cose negative e catastrofiche, eppure bisogna convincere la gente a pensarci.

Lo stesso Claudio Ciaravolo discute questo argomento nel suo sito. Qual'è la strategia migliore per preparare la gente a possibili eventi catastrofici? Vale la pena di leggere il testo di Ciaravolo in proposito:

... negli U.S.A. sono stati spesi milioni di dollari per realizzare campagne centrate sulla paura. In televisione, al cinema, sui tabelloni stradali gli americani hanno visto immagini di macchine accartocciate, precedute (negli spot) da stridore di freni ed urti di lamiere, con l'accompagnamento di messaggi minacciosi. All'automobilista non sono state risparmiate le tragiche visioni del dopo-incidente: dalle corsie di ospedale alla sedia a rotelle. Parola d'ordine: provocargli uno shock. Purtroppo la "strategia del terrore" non dà i risultati sperati: è, infatti, efficace solo con un piccolo numero di soggetti particolarmente sensibili, e per poco tempo. Scioccati da queste immagini, all'inizio la cintura se la mettono: ma a distanza di qualche ora, o - al massimo - di qualche giorno dall'esposizione allo spot (o al manifesto) spaventevole, la paura se ne va, e loro tornano quasi tutti al vecchio comportamento.

In sostanza, spaventare la gente non serve, cosa di cui vi sarete tutti già accorti se avete cercato di esporre il concetto dell'esaurimento delle risorse a persone non preparate. Lo shock che arriva da eventi spettacolari, come il petrolio che in questi giorni supera gli 80 dollari al barile, provoca un picco di interesse nella gente, ma bastano poche settimane perché l'interesse cali.

Ma allora, qual'è allora la strategia giusta perché la gente si renda conto dei pericoli che corre? Secondo Ciaravolo, il modo più corretto per diffondere la cintura di sicurezza o il casco per i motociclisti consisterebbe in usare messaggi più allegri; ovvero usare quella che si chiama la "comunicazione spiritosa" che è alla fine dei conti la tendenza di tutta la pubblicità di oggi. Sembra che qualcuno gli abbia dato retta e la regione Piemonte ha fatto una campagna pubblicitaria dove si vedono persone più o meno maciullate, ma sempre sorridenti. Questo qui, per esempio, si è rotto la testa, ma guardate com'è allegro. Contento lui.....



Può darsi che questo tipo di approccio sia più efficace di quello in cui si cerca di spaventare la gente. Ma è probabile che non basti. Solo una legge rigorosa e multe robuste sono riuscite a convincere tutti (o quasi) a mettersi il casco o le cinture di sicurezza. Se è così difficile convincere la gente a fare cose ovviamente vantaggiose per loro come le cinture di sicurezza, figuriamoci quando si comincia a parlare di cose come l'esaurimento delle risorse e il riscaldamento globale.

Magari un giorno riusciremo anche ad arrivare a un accordo sul fatto che sia l'esaurimento come il riscaldamento sono problemi seri, e che fare qualcosa in proposito e utile per tutti. Ma anche quando ci arriveremo, non sarà ovvio convincere la gente. In fondo, già da ora doppi vetri, lampade a basso consumo e altri accorgimenti sono cose dimostrabilmente utili per tutti; ma l'entusiasmo sull'argomento non è che proprio ribolle.

Allora, cosa fare? Vi posso solo raccontare che una volta mi è capitato di parlare con una ragazza a cui era capitato di dare la forma della propria faccia al lunotto anteriore della macchina, poveraccia. Mi ha detto che per l'appunto, proprio quel giorno le cinture si era dimenticata di metterle (sicuro..!). Comunque, dopo questa "occasionale dimenticanza" è certo che da allora non se ne è dimenticata più.

Può darsi che battere il naso su un problema sia il solo modo di prenderlo seriamente. A proposito del picco del petrolio e del riscaldamento globale, può darsi che solo battendoci il naso contro ci renderemo conto che sono cose serie. Speriamo solo di non farci troppo male




...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Il petrolio ha toccato gli 88$ a NY. E' un problema?
Certo, per il mondo economico significa moltissimo, ma per il cittadino consumatore ancora riescono a non farglielo percepire.
I segnali però ci sono, dal raddoppio del pane (!!!!) all'aumento smodato di ogni bene.
La benzina però è stabile, così come i prodotti diretti dal petrolio. Perchè?
Perchè abbiamo la svalutazione del dollaro che ha pareggiato il rialzo del barile.
Viene allora da pensare se non ci sia dietro a questi rialzi una manovra prettamente finanziaria, utile a bilanciare i gravi squilibri createsi dopo lo scoppio della bolla del 2000. Certamente sì.
Quello a cui i mercati occidentali andavano incontro era una giapponesizzazione, accelerata dalla grandezza del contenitore umano in questione, Europa+Usa e Nord America,ossia una disinflazione decennale con recessione progressiva. La corsa ai beni rifugio, la casa, era irrefrenabile e c'era la maledetta moneta unica europea che aveva accentuato questa tendenza. C'era da salvare la baracca, destinata sui numeri a crollare miseramente.
Come fare a dare inflazione a un treno disinflattivo sparato in discesa senza freni? Non certamente fermando le produzioni in Asia, che hanno dato profitti stellari alle aziende occidentali: inflazionando il sistema con la salita del petrolio, con liquidità nelle mani dei paesi produttori e il riacquisto di titoli da parte di questi. Un giochino tenuto in piedi parallelamente dalla svalutazione del dollaro.
Fin quando potrà durare? Fino all'evento che noi riteniamo produttivo della vera catastrofe per i prezzi petroliferi: la ripresa in misura massiccia dell'economia europea. Se non sarà troppo tardi potranno lasciar liberi i valori immobiliari di scendere e quindi di bilanciare diversamente la disinflazione; il petrolio tornerebbe anche a valori di 40-50$.
Il picco resta e è un grosso problema per il nostro mondo; non dimentichiamo che i numeri e la comunicazione è in grado di farci percepire il burrone anche solo un attimo prima che si presenti dabanti a noi, sperando nel frattempo in ausili al volo umano.

Anonimo ha detto...

Che a Napoli avessero delle magliette con le cinture di sicurezza disegnate sopra non è una leggenda urbana, ma e vero: le ho viste con i miei occhi in vendita al mercato a Napoli. Quano siano diffuse non so dirteto, ma sulla loro esistenza non ho il minimo dubbio.

Ugo Bardi ha detto...

Figurati... Io credevo che fosse una leggenda quella delle magliette con la cintura disegnata sopra. INvece, guarda tu, la realtà supera la fantasia!

Anonimo ha detto...

Secondo me la difficoltà nel comunicare il picco, o meglio, nel fare prendere coscienza del picco, dipende dal fatto che l'informazione esplicita, su una piano di razionalità, non è l'unica forma di comunicazione e non è neanche quella più persausiva, se non per persone già predisposte, per biografia e formazione, a ricevere e fare proprio il messaggio che viene trasmesso. All'interno di una società la comunicazione viaggia su più livelli, molti dei quali impliciti ed incorporati nei comportamenti, nelle istituzioni, negli oggetti, nelle categorie utilizzate per pensare e rappresentarci. Questa meta-comunicazione è quasi sempre più forte e persuasiva di quella esplicita. Se c'è contraddizione tra i due livelli può esserci schizofrenia, come insegna Bateson, o semplicemente uno dei due, quello più debole, che non trova conferma nel quotidiano, viene lasciato cadere per risolvere la contraddizione. Ora noi viviamo in una società che contraddice continuamente da ogni lato, con la pubblicità, il benessere, i suv, il PIL, gli scaffali del supermercato, i giornali, le parole, le abitudini sociali, il messaggio contenuto dal grafico del picco del petrolio. Sul momento si riescono a convincere le persone poi appena tornano alla realtà di tutti i giorni il picco presto svanisce come un remoto avvertimento. Il muro per convertire le persone (perché di questo si tratta, una conversione epistemologica) si materializzerà nell'incremento esponenziale dei prezzi. Il problema è che sarà troppo tardi. Come fare quindi per anticipare questa conversione? Il cambiamento climatico mi sembra un tema più spendibile e che sta trovando maggiore riscontro nell'opinione pubblica anche perché quasi tutti, a parte Battaglia, ne stanno percependo gli effetti. Le canicole estive, gli inverni senza neve e brina, i ghiacciai che si ritirano, le primule in gennaio... Credo che sia un buon grimaldello (e secondo me a livello europeo lo stanno usando così) per indurre a ridurre i consumi energetici e la dipendenza dai combustibili fossili. Un'altra strada è quella di fare emergere i paradossi, le contraddizioni tra gli effetti del nostro modello di produzione e consumo e i valori a cui diciamo di credere (diritti umani, uguaglianza,democrazia, etc.). Trovo che lo svelamento dei paradossi abbia una certa forza spiazzante, maieutica, capace di incrinare le certezze e di introdurre nuovi punti di vista. Ma comunque è dura far passare il messaggio...