lunedì, novembre 19, 2007

La Questione Energetica Meridionale



In un articolo recentemente apparso sul sito di aspoitalia al link http://www.aspoitalia.net/index.php?option=com_content&task=view&id=186&Itemid=38 ,

Ugo Bardi discute i principali eventi geopolitico - militari degli ultimi due secoli e i rapporti di forza tra i Paesi del Mediterraneo, dandone una lettura in chiave "energetica"; sempre da questo punto di vista, analizza le ragioni profonde del divario Nord-Sud in Italia.

Secondo questa interpretazione, l'industrializzazione del Nord Europa a partire dal secolo diciottesimo è stata possibile in quei paesi dove la disponibilità di vie d'acqua navigabili permetteva di trasportare facilmente il carbone. In Italia, questa possibilità si arrestava, approssimativamente, con la Toscana, mentre il centro e il sud non disponevano che di limitatissime possibilità in questo senso.

Mentre il nord Italia poteva industrializzarsi importando carbone dall'Inghilterra per via d'acqua, il sud non aveva questa possibilità e rimaneva a uno stadio di sviluppo soltanto agricolo. L'Italia del Sud era culturalmente parte dell'Europa, ma geograficamente faceva parte di quel mondo Mediterraneo che includeva tutta l'Africa del Nord e che si trovava sempre più in difficoltà a tenere il passo.

Il divario fra Nord e Sud divenne sempre più netto finché verso la metà del diciannovesimo secolo era tale che il Nord Italia potè annettersi il SudGeopolitica, geografia e tecnologia si intrecciano in questa complessa serie di eventi che ancora oggi segna le caratteristiche del nostro paese.

Oggi, con il declino del carbone, la facile trasportabilità del petrolio ha cambiato radicalmente le cose e ridotto enormemente il divario economico fra paesi del Nord Europa e quelli del Mediterraneo. Non solo, ma con lo sviluppo dell'energia solare il divario si può non soltanto appianare, ma capovolgere con il soleggiato Sud che oggi ha un netto vantaggio sul nebbioso Nord.

Purtroppo, l'Italia non ha ancora capito il vantaggio geografico che si ritrova ad avere e si sta muovendo con estrema lentezza nello sviluppo delle rinnovabili.





[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono elaborare dei post e inviarli a franco.galvagno.3@alice.it. Essi saranno presi in conto per un'eventuale pubblicazione con il nome dell'autore ]

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Pienamente d'accordo sull'importanza del solare per uno sviluppo del Sud ma mi trovi in totale disaccordo sulla tesi che vede Il Nord predominare economicamente prima del Risorgimento.
E' talmente assodata la ricchezza del Regno delle Due Sicilie nell'Italia preunitaria che faccio fatica a credere che ci sia ancora qualcuno che possa sostenere il contrario.
Alcuni video:

http://it.youtube.com/watch?v=WE-h12f-Mfs

http://it.youtube.com/watch?v=Pm-M2hDjFDM

http://it.youtube.com/watch?v=De2UpFKvChM

Altro fattore da considerare è che PRIMA l'Emigrazione
non esisteva mentre assume caratteri da diaspora
immediatamente dopo il 1860 (e continua tuttora in
forme diverse)

Ed anche se esula dal tema della ricchezza, altri video
per comprendere le barbarie compiute dall'esercito
piemontese e le conseguenze che porteranno al declino economico/sociale/culturale del Sud:

http://it.youtube.com/watch?v=JkU_3w9P4Zs

http://it.youtube.com/watch?v=cGjd3yY6WZc

Eugenio Saraceno ha detto...

Caro Ugo,
ad avvalorare la tua affascinante tesi direi che la stessa presenza a Nord dei corsi d'acqua navigabili e quindi a regime non stagionale è essa stessa una fonte di energia meccanica utilizzata da secoli in quelle regioni per far andare segerie, mulini, telai etc.
A sud col regime poco più che torrentizio di quasi tutti i fiumi questo non poteva avvenire.
Quindi non solo a nord potevano trasportare il carbone agevolmente, ma in molti casi potevano anche farne a meno il che era ancor più redditizio.
Sul discorso della ricchezza del sud bisognerebbe notare che se pure le casse borboniche erano in attivo, gli investimenti in infrastrutture stradali ed industriali della real casa lasciavano a desiderare. Secondo Montanelli e Cervi, autori di un manuale di storia d'Italia le casse borboniche erano ben pingui perchè al 1860 la maggior parte dei comuni del sud Italia non era nemmeno raggiunto da strade e la rete ferroviaria era seriamente limitata, non ostante i borboni fossero stati i primi della penisola a costruirne una. Le casse erano in attivo perchè non si investiva in nulla.
Su quel che di industriale era presente nel regno delle due Sicilie (tessile, meccanica) possiamo dire che tali settori operavano in regime di completo protezionismo e principalmente su commessa statale. All'annessione del sud i concorrenti tessili e meccanici del nord più agguerriti perchè forgiati dal ben più liberale e concorrenziale impero Austriaco (e dotati di energia a più basso costo) affossarono completamente i concorrenti meridionali.
A favore della tesi dei piemontesi cattivi si potrebbe ricordare che comunque il surplus delle casse borboniche e le riserve auree del banco di Napoli furono immediatamente requisite dai Savoia, mentre la lotta al brigantaggio fu condotta con metodologie non certo pulite.
Da questo punto di vista i borboni esiliati non brillano di santità se si pensa che dall'esilio di Gaeta e sotto la protezione del Papa (e dei Francesi) inviavano risorse, onoreficenze e ordini a briganti e tagliagole che loro stessi anni prima avrebbero senz'altro avviati alla forca al solo scopo di fomentare disordini nel loro ex regno sperando in una improbabile "rivolta" realista che li riportasse sul trono.

Anonimo ha detto...

pero, in futuro (50-100 anni) le centrali solari orbitali potrebbero portare l'energia in qualsiasi punto del globo ...

Anonimo ha detto...

Il Piemonte prima della guerra (guerra mai dichiarata) del 1860 era in piena crisi economica. La guerra di Crimea prima e quelle d'indipendenza poi con l'Austria avevano ridotto lo Stato di Sardegna a fortissimi debiti con le Banche. Si era vicino al collasso. La soluzione è stata il ladrocinio del banco di Napoli ed una politica che negli anni successivi ha ridotto alla miseria il sud.
La Questione Meridionale nasce nel 1860 per porre rimedio alla Questione Settentrionale.

Anonimo ha detto...

Beh, se a Sud son così bravi che vadano da soli: dimostrino con i fatti la propria superiorità. Auguro loro di riuscire nell'intento, visto che sarebbe davvero utile a tutti.

Quanto al sole, scommetto che a fare la differenza non sarà la disponibilità della risorsa, ma piuttosto la volontà di rimboccarsi le maniche e provare a fare qualcosa. Il motivo per cui il fotovoltaico è più frequente in climi freddissimi. Le centrali solari (o i tetti fotovoltaici) non nascono per generazione spontanea: bisogna costruirle.

Frank Galvagno ha detto...

Caro anonimo,
veramente l'intenzione del post non è dimostrare la superiorità di una o l'altra parte, ma di analizzare delle forze in gioco, di natura geografica ed energetica.

Come tutti i modelli, il suo scopo è quello di individuare eventuali meccanismi dominanti; che poi ad essi si sovrappongano altri eventi, di natura economica, politica e culturale è corretto. In particolare, questi ultimi possono arrivare a uno stadio di radicalizzazione che impedisce di vedere oltre. Alcuni esempi classici(e "fastidiosi"): l'assistenzialismo al Sud, leggi scritte e non applicate e via discorrendo.

Ugo Bardi ha detto...

Per Francesco: Non è che nel regno di Napoli si stesse necessariamente male. Ma era rimasto un'economia agricola, mentre il nord si era industrializzato. E' vero che il Nord era indebitato, ma questo è tipico delle economie industriali in sviluppo. Il Regno di Napoli era talmente statico economicamente che non era nemmeno indebitato. Con le industrie, il Nord aveva ottenuto le risorse economiche che gli hanno permesso di schiacciare militarmente il Sud. E' tutta li' la questione.

Anonimo ha detto...

@Frank

Il commento (il quinto in ordine) era rivolto ad altri; il post non ha nulla di male, lo trovo condivisibile.

Mi preoccupa solo che qualcuno vada in giro a dire che i mali del Mezzogiorno dipendono dagli abitanti della Valle D'Aosta: è poco corretto, ed oltremodo buffo.

Anonimo ha detto...

...mi sembra che il sud stia iniziando proprio bene: in Sardegna( che è una delle regioni più ventose) sono vietate le centrali eoliche.
Mimmo.

Anonimo ha detto...

Nutro profonda ammirazione per ASPO e per il suo direttore Ugo Bardi che mi permette di accogliere sempre nuove e dettagliate informazioni, ma per favore non mi venite a raccontare che il Nord ha vinto perchè era più progredito ed aveva maggiori risorse.
Lo Stato di Sardegna ha vinto esclusivamente grazie all'appoggio di Inglesi e Francesi. In particolare è stato con i soldi dei primi che Garibaldi e i Savoia hanno potuto corrompere i generali dell'Esercito delle Due Sicilie. I soldati erano in gran parte fedeli al re Francesco II. Molti si diedero al brigantaggio, unica forma di resistenza possibile, molti altri preferirono morire pur di non abiurare la loro fedeltà al re Francesco. (Fenestrelle è un triste ricordo della crudeltà dei Savoia)

Fare le industrie con i soldi degli altri Stati è facile e non è motivo di orgoglio. Non credo sarebbe giusto dire: "Attacchiamo la Svizzera, prendiamo le sue ricchezze, poi con i soldi costruiamo le industrie e dire successivamente: "Hei avete visto come siamo stati bravi a progredire, mentre gli Svizzeri sono rimasti indietro?"
Il Nord (e con questo intendo lo Stato di Sardegna, non regioni come il Lombardo-Veneto) era in totale bancarotta in parte per le Guerre accennate sopra, in parte anche per costruzioni di ferrovie ecc.; ma è troppo facile costruire, fare debiti, e poi ripagarli rapinando un'altro Stato.

Inoltre, come ho già accennato, con la modificazione delle concessioni terriere ai cittadini del Sud successive all'unità d'Italia, non rimase altro che l'Emigrazione.
La miseria, la criminalità organizzata (quella vera con le connessioni con la politica) e tutti gli altri problemi cominciano allora.

Anonimo ha detto...

Quoto Francesco. I canali navigabili? Perchè non si poteva forse trasportare carbone mediante navi dall'Inghilterra fino al porto di Napoli, Palermo, o Messina?

La questione riguarda piuttosto l'affermazione della borghesia (e relativa massoneria) industriale italiana che mal tollerava una gestione delle risorse legata a principi feudali e reclamava a gran voce una vera costituzione e la partecipazione attiva alla vita politica, con la fine definitiva quindi del concetto di potere assoluto del sovrano per sola grazia di Dio. Ecco perchè fù tradito Francesco II dai suoi stessi grazie anche all'oro degli inglesi.

Naturalmente nei libri scolastici è tutta gloria ed eroismo, Garibaldi sul bianco destriero e Avanti Savoia, contro il cattivo borbone... Ma si sà la storia viene sempre scritta dai vincitori.

Anonimo ha detto...

Ho delle critiche da fare alla spiegazione del sottosviluppo del Meridione
d'Italia prima dell'unificazione.
Hai scritto che l'Italia Settentrionale poteva beneficiare di molti canali
navigabili e ciò rendeva molto facile la distribuzione del carbone nella
stessa Italia Settentrionale.
Nell'Italia Meridionale invece i canali navigabili erano quasi
inesistenti. Ciò avrebbe reso difficile lo sviluppo di questa parte
dell'Italia per via delle difficoltà che ciò comportava
nell'approvvigionamento dello stesso carbone.
Penso che da questo punto di vista l'Italia Meridionale fosse più favorita
di quella Settentrionale: in Italia Meridionale tutte le grandi città sono
sulla costa (Napoli, Salerno, Palermo, Messina, Catania, Reggio Calabria,
Bari, Taranto; Brindisi e Pescara) per cui una volta arrivato in porto il
carbone era arrivato già a destinazione. In Italia Settentrionale invece il
carbone sarebbe dovuto arrivare a Genova, da quì inoltrato via terra in
pianura padana e da qui fatto arrivare a destinazione sfruttando le vie
navigabili.
Forse c'è qualcosa che mi è sfuggito?
Ciao
Armando Boccone

raimondo ha detto...

Salve,
non sono del tutto d'accordo con la visione di rapina premeditata del nord ai danni del sud.
Innanzi tutto di industrializzazione dell'Italia parlerei solo verso la fine dell'800 o ai primi del 900 e quindi a unificazione già avvenuta.
In secondo luogo la ricchezza in se non è un parametro di valutazione valido sul piano storico.
La distriduzione della ricchezza lo è molto di più.
La basilare differenza tra le diverse aree d'Italia nell'arco dell'800.
La distribuzione della ricchezza agricola con un nord fatto di piccoli proprietari e di un sud di grandi latifondisti ha fatto si che al momento dell'industrializzazione al nord ci fosse il capitale e la cultura imprenditoriale per il passaggio da un'economia agricola ad una industriale e potessero nascere piccole fabbriche che hanno fatto da volano per tutta l'economia.
Mentre al sud questo non è successo.
Un discorso analogo lo possiamo fare analizzando le differenze tra Cina e Russia post-muro.
Perchè la Cina sta avendo uno sviluppo superiore alla Russia?

Frank Galvagno ha detto...

Indubbiamente in queste cose la complessità è tanta, lo dimostra che ognuno ha una sua sfaccettature che gli sta a cuore, e che non è in contraddizione con il post, anzi lo completa.

Non esistono idee giuste o sbagliate.

Quello che la Storia spesso "dimentica" è il ruolo dominante che hanno le Risorse Energetiche (diciamo Minerarie in genere) nell'innescare i confltti, produrre alleanze, vincere o soccombere.

Naturalmente, più che di Risorse, come sottolinea Raimondo, influisce l'ACCESSO. Con la globalizzazione, il concetto è ancora più evidente.

Per quanto riguarda le forniture di carbone via mare: una circum-navigazione dell'Europa del l'ovest con navi - carbone
sarebbe stata sconveniente: i più grandi giacimenti erano in Europa centrale e orientale.

Molto meglio combinare le vie navigabili (Volga, Reno, Senna,
Danubio, Po) con il trasporto ferroviario.

L' "effetto porto" sarebbe comparso con il Petrolio, facilmente
trasportabile via mare (per di più, arrivava da sud e sud - est del
Mediterraneo).

Ma ripeto, non è Scienza infusa quello che scrivo. Merita senz'altro il contributo di molte persone.

Anonimo ha detto...

A proposito di risorse energetiche:
Tra i tanti motivi che spinsero gli inglesi a non schierarsi con Il Regno delle due Sicilie contro l'invasione del Piemonte, come invece era successo in passato contro l'invasione Francese, c'è proprio un fatto legato ad un minerale importantissimo: lo Zolfo.
La Sicilia deteneva il 95% delle risorse mondiali di tale minerale. So che ai giorni nostri può sembrare strano ma lo Zolfo allora era l'equivalente del Petrolio di oggi.
Con lo Zolfo infatti si produceva una cosa importantissima per l'epoca: gli esplosivi.
Ora Ferdindando II di Borbone aveva da tempo attuato una politica per rendere il Regno totalmente indipendente dagli altri Stati (a differenza di oggi, epoca in cui l'Italia segue il "forte" di turno, sia esso America, Germania, Russia o chi per loro...)
Dunque finito il contratto di forniture con l'Inghilterra, Re Ferdinando II decise di stipulare un contratto con i francesi che offrivano il doppio del prezzo, usufruendo proprio delle leggi del libero mercato tanto care agli Inglesi (che però a quanto pare valevano solo unidirezionalmente).
L'Inghilterra se la prese e se la legò al dito e si arrivo assai vicini alla guerra, con le navi inglesi nel porto di Napoli. Alla fine chi ci rifuse fu Il Regno di Ferdindando II che dovette riprendere il contratto con gli inglesi e pagare il mancato guadagno ai Francesi (alla faccia del libero mercato).
Da allora gli inglesi hanno sempre cercato di denigrare e far cadere in tutti i modi Re Ferdinando II, personaggio diventato troppo influente e scomodo nello scacchiere Europeo (tra i tanti mezzi ci sono proprio i finanziamenti della massoneria inglese a Garibaldi con cui si corruppero i generali del Regno delle Due Sicilie). Ricordo che il Re nei soli primi 5 anni dalla salita al trono risollevò l'economia del Regno delle Due Sicilie ricevendo plausi dalle nazioni di mezza Europa. In tempi recenti lo stesso parlamento Inglese ha indicato nella figura di Ferdinando II un modello di riferimento per la guida di una nazione.

Frank Galvagno ha detto...

Questo contributo di Federico sullo Zolfo aggiunge un tassello importantissimo nella conferma del ruolo chiave delle Risorse nel determinare i "destini" :-)

Flash ai giorni nostri: il fatto di possedere risorse non significa automaticamente essere ricchi. Infatti i paesi meno sviluppati hanno molte risorse, ma cedono l' ACCESSO ad esse. Una minoranza al potere ci guadagna molto, gli altri sopravvivono e si riproducono. Nel frattempo, raggiungiamo o superiamo il PICCO delle risorse minerali.

Secondo voi: il sistema è stabile?

Ugo Bardi ha detto...

Caro Armando,

il punto che fai è giusto, perché il sud non avrebbe potuto sviluppare le proprie industrie sulla costa? Per rispondere, bisognerebbe quantificare un po' le cose e andare a vedere quanto effettivamente la linea costiera del Sud poteva competere con l'estensione di area accessibile che invece c'era nel Nord. Nell'esaminare la questione, ho fatto molto riferimento alla Toscana, dove l'industria si è sviluppata moltissimo nell'entroterra, lungo le linee di trasporto fluviali. Per esempio, una delle fonderie di rame più importanti d'Europa si trova in Toscana a Fornaci di Barga, lungo il fiume Serchio. E' stata trasferita laggiù verso la fine dell'800 dopo essere stata inizialmente costruita sulla costa, dalle parti di livorno. Perché non l'hanno lasciata sulla costa? Che cosa li ha spinti a pagare i costi ragguardevoli di un trasferimento? A mio parere, è semplicemente perché su una costa non c'è posto per tutto e le industrie sono in concorrenza con tutte le altre attività che si fanno su una costa (porti, pesca, trasporto, commercio, eccetera). In qualche modo, perché un sistema industriale riesca a espandersi, deve avere a disposizione un'area abbastanza vasta e ben fornita di trasporti.

Eugenio Saraceno ha detto...

Un'altra buona ragione molto utilizzata nel IXX secolo ed oltre per posizionare opifici e infrastrutture strategiche era "mai vicino al mare", non esistendo l'arma strategica aerea all'epoca era sufficiente costruire l'infrastruttura a debita distanza dalla costa per evitare a potenziali nemici di poterla cannoneggiare dalle flotte navali.
Che io sappia questa è una delle ragioni per cui le acciaierie di Terni sorgono ben lontane dal mare ma in un posto raggiungibile per via ferroviaria e dotato di energia idroelettrica abbondante nelle vicinanze. C'era anche qualche miniera di lignite/torba nei dintorni, ad esempio sotto l'attuale lago di Campotosto da cui originava un ramo oggi dismesso della ferrovia Terni-L'Aquila dedicato al trasporto della lignite alle acciaierie. Idem direi per le fabbriche di armamenti di Colleferro, lontane dal mare ma vicine alle linee ferroviarie. Quelli che oggi sembrano paradossi logistici avevano un tempo le loro buone ragioni