domenica, agosto 17, 2008

La tragedia degli anti-commons


I mercatini dell'usato sono un esempio di spazio comune, un "commons" che viene sfruttato per il beneficio di chi compra e di chi vende e anche di tutta la società, che evita i costi dello smaltimento di quello che viene riutilizzato per mezzo del mercatino. Purtroppo, ci sono degli esempi di legislazione recente che, in pratica, li proibiscono. E' il fenomeno degli "anti-commons", ovvero l'interdizione all'accesso a un bene comune con un danno a tutta la società.


Girellando l'altro giorno per Firenze, ho notato come i parcheggi per i residenti ai bordi della strada fossero desolatamente semivuoti. Evidentemente, molta gente è in vacanza. Ma i posti rimasti liberi non sono comunque accessibili ai non residenti. Se ti ci provi, ti becchi una bella multa anche se tutto il resto della strada è vuoto.

Questo è un piccolo esempio del problema degli "anti-commons". Vi ricorderete che Garrett Hardin, nel 1966, aveva pubblicato il suo saggio dal titolo "la tragedia dei commons", ovvero "la tragedia dei beni comuni". La tragedia di cui parlava Hardin è dovuta al fatto che quando certe risorse costano troppo poco, o addirittura sono "di libero accesso", si tende a sovrastruttarle e, alla fine, a distruggerle.

Questo è, evidentemente, quello che è successo per la maggior parte delle strade e dei parcheggi delle città storiche italiane. Fino a non molto tempo fa, parcheggi e strade erano di libero accesso a tutti e questo ha portato a un bel disastro di inquinamento e congestione. Oggi, ovunque, si cerca di rimediare mettendo tariffe e bloccando l'accesso ai parcheggi e alle strade ai non-residenti. L'unico modo per evitare la tragedia dei commons, in effetti, è privatizzarli; è quello che si fa per i parcheggi "solo per residenti".

Peraltro, si può anche esagerare e cadere nell'eccesso opposto: quello della tragedia degli anti-commons. Ovvero, bloccare artificialmente l'accesso a un bene e quindi sotto-sfruttarlo. La questione dei parcheggi vuoti non è una tragedia e si risolverà ben presto con il ritorno dalle ferie. Ma ci sono esempi ben peggiori e, in Italia, la tragedia degli anti-commons si esplicita più che altro con la gestione delle "materie seconde", ovvero di tutto quello che si può riciclare o riusare.

Le leggi che riguardano i rifiuti sono tali da impedire ogni tentativo di iniziativa privata per recuperare quello che è ancora recuperabile. Il "commons" dei rifiuti è monopolizzato e inaccessibile a chi ci volesse provare. E' recente la segnalazione dal movimento impatto zero (MIZ) di una legge regionale approvata in Emilia-Romagna che, nella pratica, rende impossibile organizzare mercatini di merce di seconda mano. E' una classica tragedia degli anti-commons che impedisce ai privati di accedere al "commons" della merce riutilizzabile. Il risultato è una perdita netta per tutta la società che è costretta a buttar via (a un costo) oggetti che potrebbero essere riutilizzati e che, invece, bisogna produrre un'altra volta (a un'ulteriore costo).

Questo tipo di legislazione ci fa ricordare la teoria della stupidità, del compianto professor Carlo Maria Cipolla. Secondo cipolla, gli stupidi sono quelli che nel far danno agli altri non ne ottengono alcun vantaggio personale. E' la stessa cosa per questo provvedimento, che danneggia indiscriminatamente tutti quanti.

Perché queste leggi? Sembra che siamo soffocati da un iper-regolazione legislativa che è concepita soltanto per bloccare le iniziative che potrebbero aiutarci a uscire dalla difficile situazione in cui ci troviamo. Mi viene in mente l'interpretazione di Tainter del collasso delle società complesse. Secondo lui, collassano perché diventano troppo complesse; ovvero soffrono di iper-regolazione, diventano troppo rigide e poi non sono più in grado di adattarsi ai cambiamenti. Beh, non vi fa venire in mente qualcosa?

7 commenti:

Anonimo ha detto...

........bella trovata. Significativa come le ultime misure prese a Firenze al servizio dell'ordine pubblico. Ma chi servono questi politici? Da dove gli vendono( lapsus - vuol' dire vengono) le loro illuminazioni? Una situazione davvero sempre più allucinante.
L'usato salva persone dalla miseria - anni fa' frugavano extracomunitari e studenti - oggi si vede pensionati, madri di famiglia.... da non crederci questi leggi.
E tutto si stringe giorno dopo giorno. Una multa con uno stipendio di 800 Euro ( e non sono pochi che vivono anche con meno)butta nella disperazione.
Qualche giorno fa' rinnovavo la mia patente all' ACI ed aspettando il mio turno seguivo i discorsi intorno a me.
E c'è un silenzio. Uno strato si sovrappone sull'altro e soffoca - sempre di più.

Maria

Gianni Comoretto ha detto...

Condivido in pieno il discorso. Un po' meno il bersaglio. I parcheggi per residenti sono una quota non grande (meno della metà) e se son liberi, son liberi anche gli altri. La logica che ci sta dietro è simile alla logica dei "common" regolamentati: una quota di un bene, altrimenti privatizzato, viene riservato ad uso gratuito di "aventi diritto" che sono tali solo per il fatto di abitare in zona. Pascoli, legnatici, ecc seguono questa regola.

Mi sembra sia la stessa logica del riservare dei posti alle bici. Anche quelli sono posti che, se non ci sono bici parcheggiate, sono sprecati. Ma spesso non ci sono bici perché se le parcheggi lì l'automobilista alla ricerca di un posto ti torcerà la ruota per "far spazio". O ci urterà contro nel tentativo di parcheggiare nello spazio libero accanto.

La logica del proibire i mercatini di seconda mano mi sembra risponda più ad una logica di tenere tutto sotto controllo che ad un'effettiva esigenza dei commercianti. Almeno temo sia così, il legislatore vede questa "confusione" del mercatino delle garabattole, e pensa si tratti di qualcosa di indegno di un paese civile. La gente civile compera le cose nuove... E poi cosa sono questi che vendono senza licenze, permessi, bolli, scartoffie... D'accordo, l'effetto è lo stesso, ma forse è peggio.

Anonimo ha detto...

Gida fresca, grida nuova!
Un anonimo del '600.
Mimmo.

Anonimo ha detto...

Questo proliferare di divieti, negazioni, certificazioni e bolli su ogni cosa non solo ci immobilizza, ma,rendendoci facilmente 'rei', probabilmente spinge più facilmente all'illecito "serio".
Se ho violato la legge perchè ho costruito un castello di sabbia, quasi-quasi mi tiro su abusivamente anche un altro piano della villetta...
Sto iperbolizzando, che ne pensate?
Mimmo.

Anonimo ha detto...

Come è noto, da qualche anno viene imposto un tetto di spesa per l'acquisto dei libri di testo, ovvero le scuole non possono adottare libri di testo per un ammontare superiore ad una determinata cifra imposta per legge e anno per anno, in termini reali, un po' più bassa. Ebbene, la mia proposta di istituire uno spazio per il libero scambio/riciclaggio dei vecchi testi direttamente tra gli studenti/famiglie è stata bocciata per il timore di ripercussioni che gli oppositori non sono nemmeno stati in grado di precisare. Siamo al punto in cui la legge, che non si può essere mai certi di conoscere nella sua dolosa contraddittorietà (alla faccia di uno "Stato di diritto" che è da sempre una creatura mitologica), fa paura. Bella situazione, non c'è che dire.

Gianni Comoretto ha detto...

Sui libri scolastici usati. L'idea e' vecchia, e tuttora molti utilizzano libri usati. non esistono leggi che la vietino.

Ma le case editrici non stanno a guardare:
- ogni poco il libro viene "aggiornato". Si aggiungono/cambiano pochi paragrafi, ma la numerazione delle pagine e degli esercizi cambia. "Studiate da pag. 23 a 27" non funziona più
- i libri sono triennalizzati: comperi un librone, magari diviso in tre tomi, che ti dura tutto il ciclo. Dopo tre anni la probabilità sia obsoleto è più alta.
- i libri sono pieni di spazi scrivibili: gli esercizi li fai direttamente scrivendo sul libro, e a quel punto il libro è invendibile.

Insomma, i libri di testo sono una fetta enorme del mercato editoriale. Nessuno ci rinuncia volentieri. Anche se è una tassa sull'istruzione, non indifferente.

Carlo Stagnaro ha detto...

La misura sui mercatini non richiede un ragionamento tanto raffinato: oscilla tra la stupidità, l'ignoranza e il protezionismo, e probabilmente riguarda tutte e tre le cose. Interessante, invece, la riflessione sui parcheggi per residenti - che ho ripreso su RE. Riguardo anche all'osservazione di Comoretto, non capisco perché non si possa immaginare una soluzione, diciamo, ibrida: i parcheggi sono riservati a residenti, ma ciascun residente può cedere, gratuitamente o a titolo oneroso, per un periodo di tempo limitato o illimitato, il suo diritto a parcheggiare. Si creerebbe così (meglio: si potrebbe creare) un mercato secondario di parcheggi che, da un lato, massimizzerebbe l'utilità dei parcheggi, dall'altro porterebbe il prezzo delle strisce blu verso il suo livello di mercato. Chiaramente ci sono un po' di costi di transazione, ma non vedo grandi problemi di implementazione. E' un pour parler, prendetelo per nulla più, ma mi sembra un tema teoricamente interessante.