mercoledì, aprile 21, 2010

Sciami di buio



Leggendo il "Drumbeat" di oggi, non ho potuto fare a meno di notare alcune cose. Per chi non fosse un affezionato di "The Oil Drum", Drumbeat è una rubrica quotidiana in cui viene presentato un nutrito gruppo di notizie collegate al petrolio, al gas, alle risorse in genere, alla demografia, al clima e a cosucce del genere in cui sguazziamo noi di Aspo.

In Pakistan in questi giorni ci sono stati numerosi tagli nella produzione di elettricità, con gravi disagi e malcontento tra la popolazione.

Ci sono poi gli articoli  "The future of flight" e  "Britain 'facing electricity blackouts' ".

In entrambi emerge che analisti governativi sia statunitensi che britannici prevedono un oil crunch intorno al 2015 - 2016 (saranno soci Aspo ?? ).  Questo, se dovesse realizzarsi, implicherebbe razionamenti e veloci effetti domino sull'organizzazione e produzione industriale, sull'occupazione, sui trasporti, e soprattutto sulla nostra capacità di produrre e allocare cibo e farmaci. Stare al buio sarebbe davvero l'ultimo dei problemi.

Ma allora, davvero non si può fare niente? Dobbiamo rassegnarci a livello governativo e deprimerci a livello civile? Non tutto è perduto, potremo forse gridare "arrivano i nostri", ma i nostri dobbiamo farli arrivare noi, siamo noi stessi ...   innanzitutto prendendo coscienza della dimensione della cosa, e soprattutto promuovendo un'intensa attività di implementazione di infrastrutture rinnovabili, nonchè un'industria-artigianato volta al recupero delle risorse minerarie (sempre in Drumbeat si parla anche dell'imminente crisi del Fosforo).

A mio avviso è estremamente difficile fare tutto questo in 5 anni, in modo da "cavalcare dolcemente" il picco del petrolio con nonchalance. L'impatto ci sarà, ma s(t)iamo preparati.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Certo che in un mondo dove il presidente della seconda nazione economicamente più potente del mondo punta a potenziare le trivellazioni offshore e dove un manager di una delle più grandi case autmobilistiche del mondo presenta un piano di rilancio senza accennare minimamente(da quanto ho sentito) ad un forte impulso alla ricerca sui veicoli con combustibili alternativi al petrolio, c'è poco da sperare che il cambiamento sia dettato "dall'alto".
tutti i cambiamenti epocali e duraturi partono dalla base e quindi è la massa (noi) a promuovere e direzionare un rapido cambiamento. Come? cambiando radicalmente le nostre abitudini e, soprattutto, i nostri consumi. cominciamo a pensare a quali sono i consumi veramente "vitali" per noi e la nostra vita senza consumare il resto. in tal modo, talune produzioni per così dire, superflue, scompariranno. Un esempio su tutti: sono rimasto scioccato dal consumo di risorse ed energia nella produzione di alimenti per animali. d'accordo, tutti vogliamo bene agli animali, ma sul serio vogliamo che questo contribuisca a mettere a rischio la nostra stessa sopravvivenza?
l'obiezione ovvia è: così facendo creeremmo disoccupazione.No, se l'eliminazione delle produzioni di cui non abbiamo veramente bisogno è sostituita da altre vitali o, ancora meglio, dall'impiego delle persone nei servizi alla comunità.
Soluzioni drastiche? può darsi ma se vogliamo il cambiamento rapido, le soluzioni non possono essere che così. Tutte ovvietà? forse, ma allora cosa aspettiamo ad attuarle?

Marcopie ha detto...

Aspettiamo di aver paura.

Frank Galvagno ha detto...

Justact, osservazioni condivisibili.

Per quanto riguarda il forte lancio di veicoli plug in (solo elettrici), Fiat sarà soverchiata dall'asse Renault-Nissan. Cuore in pace e applausi per John Elkann :-)

Il picco del petrolio dimostrerà in modo molto pratico l'inutilità e la fallacia dell'attuale approccio al lavoro, poco flessibile e costituito da armate di dipendenti che appartengono allo sterminato e fragile esercito della grande industria. Un modello che non può prescindere dalla stabilità delle forniture energo - minerarie. Se queste "perdono colpi" (mica bisogna aspettare che spariscano del tutto ...), "singhiozzano" quanto basta il sistema si inceppa

Anonimo ha detto...

Il sistema è già inceppato.
Esempio i centri commerciali.
Nel 2009 hanno avuto una perdita di fatturato del 30% e oltre.
Nei primi mesi del 2010 la discesa continua.
Ma dal 2008 al 2010 non è che vi sia stata una diminuzione drastica della popolazione pertanto vuol dire che i consumi precedenti erano gonfiati.
Ora la gente continua a mangiare e bere ma acquista solo il necessario.
Temo che l'implosione ci sarà e dovremo pure assistere ai vari soloni che sui giornali ci diranno che è colpa della speculazione, del vulcano, del pianeta Biro Biro, di Flash Gordon...

el Capatàz ha detto...

Questo post e' piu' che eloquente della situazione che stiamo per affrontare come specie vivente, un post che non ammette troppe repliche ma invita caldamente ad agire.

Chiedo anche, gentilmente, la situazione della produzione e dello stoccaggio dell'elio terrestre, e del prox relativo picco di questa importantissima risorsa naturale.

Saluti Cordiali a tutti.

roberto ha detto...

soluzioni drastiche? cosa aspettiamo ad attuarle? le soluzioni drastiche si attuano solo quando non se ne puo' proprio fare a meno. purtroppo e' cosi'. quando il prezzo dei combustibili e degli alimentari ci rendera' poveri allora si attueranno le soluzioni drastiche . non daremo piu' da mangiare ai gatti ma ci mangeremo i gatti.come accadde 60 anni fa sulla via dove io oggi abito. si puo' evitare? io nelle soluzioni che vengono dal basso ci credo assai poco.

Anonimo ha detto...

Roberto, questa è la cosa che, credo, deve essere evitata più di ogni altra: farsi convincere che le cose non possano essere cambiate dal basso, persuadersi che le cose non possano essere cambiate se non dai potentati di turno. se è vero che non sempre la sovranità del popolo coincide con la sovranità della ragione, è anche vero che, sempre, le vittime predestinate dell'immobilismo siamo noi.

Frank Galvagno ha detto...

Roberto & Justact, credo che assisteremo a una coesistenza delle 2visioni.

Come dice Roberto, è nella natura inerziale dell'Uomo prodigarsi in "sacrifici" solo quando ci è costretto; ma è anche vero (e qui sono fiducioso come Justact) che non siamo più ai tempi dell'imero romano, del medioevo e delle guerre mondiali.

Abbiamo circa mezzo secolo di globalizzazione, che pur con tutte le sue contraddizioni e iatture ci ha portato a un livello tecnologico e conoscitivo senza precedenti.
Con questo con voglio dire la frase fatta "la tecnologia ci salverà sempre", ma che abbiamo delle possibilità in più.

Credo che attraverseremo periodi piuttosto duri di ristrutturazione dei sistemi, ma le chanches ci sono