mercoledì, ottobre 01, 2008

Paura di volare. Fine

Nelle puntate precedenti della saga Paura di volare – parte I, II, III, IV, riguardanti la crisi Alitalia, ho cercato di fornire tutti gli elementi per comprendere questa ingarbugliatissima quanto italianissima vicenda. Forse ho azzeccato anche l’ultima previsione, cioè il vero oggetto del contendere: in quale grande vettore internazionale confluirà Alitalia ma, come in un film di avventura, con la nascita ufficiale della nuova Compagnia Aerea Italiana e la firma di tutti i sindacati, si può ora scrivere la parola fine e far scorrere i titoli di testa.

Protagonisti in ordine di apparizione:

Silvio Berlusconi. Ha sfruttato biecamente una cosa bella, l’amore degli italiani per il proprio paese, per fare una cosa brutta, un anatroccolo senza prospettive industriali, caricando sulle spalle di una bad company (cioè su tutti noi) i costi dei debiti e degli ammortizzatori sociali che, invece, Air France si sarebbe accollati interamente. Probabilmente l’operazione gli è servita personalmente per rafforzare i rapporti della sua famiglia con il sistema bancario italiano.

Sindacati confederali. Alla fine hanno firmato un accordo contrattuale nettamente peggiore di quello proposto qualche mese fa da Air France, mandato da loro stessi a gambe all’aria. E ne menano anche vanto. Niente male per dei soggetti che dovrebbero fare l’interesse dei lavoratori. Ora dichiarano apertamente la preferenza per Lufthansa e il vero motivo si capisce finalmente dalle parole di Renata Polverini, segretaria dell’UGL: con i tedeschi pensano di continuare a comandare all’interno dell’azienda.

Sindacati autonomi. Non hanno capito che Air France era per loro l’ultima spiaggia. Ora devono accontentarsi di salari più bassi e di esuberi maggiori. Succede spesso così agli italiani. Credono di essere i più furbi del mondo, poi alla fine c’è sempre qualcuno che li frega.

I capitani coraggiosi. Gli imprenditori che hanno dato vita alla nuova CAI, ci hanno messo pochi soldi, hanno preteso un partner industriale a cui, dopo aver valorizzato la nuova compagnia probabilmente rivenderanno le proprie quote ricavandoci un po’ di profitti.

La Lega, Moratti, Formigoni. Sono tra i responsabili principali del fallimento della precedente trattativa con Air France. Vogliono sviluppare l’aeroporto di Malpensa, in accordo con Lufthansa, a scapito di Fiumicino. Forse Bossi vede nell’operazione un pezzo importante della sua strategia secessionista per portare il Nord Italia nell’orbita tedesca.

Alemanno. E’ l’anima in pena della situazione. E’ tirato da una parte e dall’altra, dal governo di cui fa parte il suo partito, e dagli interessi romani legati all’aeroporto di Fiumicino.

Air France e Lufthansa. Già citati in precedenza. Una delle due alla fine si troverà nelle mani un pezzo importante del traffico aereo a condizioni patrimoniali, contrattuali e debitorie più vantaggiose rispetto a prima della discesa in campo di Berlusconi con la bandiera dell’italianità.

L’opposizione. Mentre Veltroni era in America a presentare i suoi libri, nel partito emergevano tre linee diverse, quella di Letta – Rutelli: la firma dell’accordo con CAI e basta, quella di D’Alema forse solo apparentemente diversa: la firma dell’accordo ma garanzie sul partner industriale, la terza la metto a parte tra i protagonisti. Il problema principale del PD è stato che tra i capitani coraggiosi c’erano alcuni suoi simpatizzanti.

Bersani. E’ l’unico che ha capito da subito cosa era utile fare nell’interesse di Alitalia e della Nazione. Una bella e trasparente gara internazionale tra i soggetti che industrialmente ed economicamente fossero in grado di gestire in maniera più efficiente la nuova Compagnia aerea. Se avessero dato retta a lui, a quest’ora ci saremmo risparmiati quest’inutile telenovela.

Ogni riferimento a persone e cose è puramente voluto.

I diritti d’autore sono strettamente riservati, anche per il seguito nel prossimo film, dove i nostri eroi si troveranno ad affrontare la nuova crescita dei prezzi petroliferi, temporaneamente raffreddati dalla crisi del credito americana.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Io vorrei che i tedeschi si comprassero oltre Alitalia tutta la nostra nazione.
Forse con qualcuno con del sale in zucca, finalmente le cose funzionerebbero meglio in generale.
A proposito di aerei e aeroporti e sprechi e Alitalia, avete visto l'aeroporto personale del ministro Scajola? Ma sì, quello di Albenga. C'è stato questo bel servizio ad ANNOZERO la scorsa settimana.
Sono 9 minuti molto istruttivi.
http://www.rai.tv/mpplaymedia
/0,,RaiDue-Annozero%5E17%5E131985,00.html

Marco Bertoli ha detto...

Su Alitalia mancano delle informazioni precise per farsi un'idea di insieme chiara:

1. Come si articolano le entrate della compagnia? Quali sono le rotte più importanti in termini di fatturato? Durante la stagione turistica quali sono le rotte più importanti? La clientela è maggiormente Business o Turistica?

2. Se è vero che una buona percentuale del fatturato viene dalla rotta Milano - Roma, questa andrà in crisi non appena entrerà in funzione la TAV sulla stessa linea.

3. L'Italia è la QUINTA nazione mondiale per afflusso di turisti. e in questo settore è in concorrenza con la Francia che è la PRIMA. Mi pare chiarissimo che Air France avrebbe "sabotato" i voli estivi verso l'Italia (e questo è L'UNICO punto su cui ha ragione Berlusconi).
Dunque, meglio Lufthansa.

4. Aspetto carburanti: con l'avanzare del picco, il turismo si restringerà concentricamente verso una dimensione Europea, di elite e mordi e fuggi. Forse questo è il punto da cui partire per una nuova strategia.

Per il resto, le critiche a tutta l'operazione sono condivisibilissime: I conflitti di interesse, l'assenza di un partner industriale, la SCANDALOSA VALUTAZIONE CON CUI I COMPRATORI FISSATO IL PREZZO DI ALITALIA, la socializzazione delle perdite, il prestito ponte.

Anonimo ha detto...

concordo in parte.
Tutto il pasticcio è un immenso regalone imbarazzante ai soliti imprenditoroni italioti, quelli dei profitti privati facili sulle spalle del popolino.
Gli stessi che hanno termovalorizzatori, TAV, autostrade, aereoporti...
In mezzo ci sono sicuramente altri interessi, tra cui l'immensa mangiatoria di Expo 2015, che farà impallidire Italia90 e Torino2006.
Ma la soluzione precedente era l'ultimo dei prodi pasticci, una svendita totale che avrebbe probabilmente chiuso Malpensa.
Soluzione in fretta e furia assolutamente prima delle elezioni...
Prodi è sempre stato il genio delle svendite. L'Aiazzone della politica.
Air France avrebbe acquistato Alitalia più o meno al prezzo della Roma calcio.
Tra sindacati e politica c'è stato un disgustoso gioco delle parti, in cui tutti hanno vinto magicamente.
Che Bersani sia in grado di fare una cosa di buon senso ho seri dubbi.
In ogni caso è un altro dei capolavori italiani.

JAS

Anonimo ha detto...

Per favore, siamo seri!

L'idea che una compagnia privata e multinazionale come AirFrance-KLM possa decidere di rimetterci per avvantaggiare il turismo francese su quello italiano è *ridicola*. *Assolutamente* ridicola. Sarebbe come sostenere che la FIAT vende ai rappresentanti francesi auto meno affidabili, per farli arrivare in ritardo agli appuntamenti a vantaggio dei omologhi italiani.

Suvvia...

Tutta la storia turismo/Alitalia è una pantomima, sia perchè quel settore è fortemente competitivo e dunque c'è vera concorrenza, sia perchè lo stesso sta diventando sempre più low-cost per ovvie ragioni.

Non credo neppure che il picco petrolifero porterà a turismo mordi-e-fuggi... anzi, l'esatto opposto! E' oggi che i costi bassi dei trasporti hanno creato l'anomalia di andare a Londra per un weekend o arrivare a Roma per lo shopping del sabato; quando passerà l'euforia si tornerà a vacanze in luoghi più vicini e per periodi più lunghi, com'è sempre stato.

Cucinare in casa propria piuttosto che in un appartamento al mare costa la stessa cifra, e la crisi immobiliare darà una bella sforbiciata agli affitti oramai esorbitanti nei luoghi di villeggiatura. La conseguenza di cui sopra mi sa ovvia: in questo, come in tante altre cose, torneremo ad altri ritmi.

Anonimo ha detto...

Aggiungo: questa fissa del turismo, come quella della "creatività italiana", è un lungo e lento suicidio.

Una Nazione vera, di dimensioni non puntuali, non può vivere di turismo - e meno ancora di una manciata di beni di lusso.

Il turismo è una macchina che ha grosse esternalità, mai propriamente calcolate, a partire da infrastutture necessariamente calibrate sul picco vacanziero - e dunque inefficienti per l'uso interno - e degrado ambientale (cementificazione, rifiuti, inquinamento) amplificato.

Questo a fronte dell'essere completamente esposti alle tendenze di moda ed economia, visto che il turismo è un surplus e come tale bizzoso.


Se vogliamo evitare il baratro doppiamo finirla di gongolare per quattro stilisti ancora di grido o per la mole di splendida architettura lasciataci da nostri antenati (che per inciso pensavano a tutto fuorchè a compiacere i ricchi stranieri), e piuttosto rimboccarci le maniche.

Diversamente, bene che vada diventeremo un popolo di camerieri e giardineri... ma più probabile che la nostra economia salti, e la miseria diffusa demolisca ogni residua appetibilità turistica.


---den

Anonimo ha detto...

Mi associo a den. Un paese "sviluppato" non può puntare a vivere di rendita sulla moda e sul turismo, fattori non trascurabili nel calcolo del PIL, ma troppo instabili per un'economia solida (cioè per posti di lavoro e benessere duraturi).
Il tempo delle cicale sta finendo, anzi forse è già finito da un pezzo, ma molti non se ne sono ancora resi conto.

Carlo Z.

Marco Bertoli ha detto...

Mi sento di rispondere alle critiche:
1. Dunque, è stato risposto che non è nell'interesse di Air France "sabotare" le destinazioni italiane. Bene, mettetevi nei panni di un giapponese che vuole visitare l'Europa: la scelta cade spesso tra Parigi e Roma. Basta che il prezzo del collegamemto per Parigi sia un filo più conveniente o più frequente che il giapponese sceglie Parigi.
Inoltre, Air France è controllata dallo stato francese. i cui introiti arrivano anche dalle tasse sui consumi dei turisti. Più turisti uguale più tasse, che possono più che compensare le perdite su Alitalia.

2. Non sono d'accordo sul fatto che il turismo debba essere rivalutato verso il basso: oggi è il 12% del PIL e anzi, credo che dovrebbe essere sfruttato molto meglio: abbiamo un patrimonio artistico-storico-culturale enorme.
Pensate se Pompei, Roma e Venezia fossero sfruttate meglio! Quanti posti di lavoro avremmo in più? Inoltre sarebbero posti di lavoro NON DE-LOCALIZZABILI.

3. L'aspetto picco: il turismo euro-centrico, di elite, mordi e fuggi è un esito finale. Nella parabola verso questo esito, mi pare chiaro che un turismo eurocentrico di massa e di più lunga durata sia un passaggio obbligato.

massimo nicolazzi ha detto...

Io veramente avevo capito che l'obiettivo non era salvare Alitalia, ma Airone. Tale è la perfezione del delitto, che è persino sparita dall'elenco dei protagonisti...

Terenzio Longobardi ha detto...

Jas, Air France avrebbe preso in carico i debiti di Alitalia, circa 1,5 miliardi di euro e in più avrebbe dato un bel pò di soldi al Tesoro. Ora i debiti se li prende la collettività attraverso la bad company e il Tesoro non ci guadagna nulla. Con chi ci avrebbe guadagnato lo Stato? Concordo sul fatto che molte delle pressioni per Lufthansa-Malpensa sono legate al mega affare Expo 2015, ma la strategia tedesca della Lega non è fantapolitica.
Penso anch'io che la tesi di Marc del boicottaggio del turismo italiano da parte di Air France sia un pò singolare. E' stata uno degli specchietti per le allodole agitati da berlusconi e sindacati per coprire altre motivazioni.
Mi sembra interessante il dibattito sugli aspetti strategici dei trasporti e sul ruolo del turismo. Come ho detto in altre occasioni, penso che l'AV ferroviaria sostituirà il trasporto aereo a livello continentale.
Ha ragione Nicolazzi. Ho dimenticato di citare il salvataggio di Airone tra i motivi dell'operazione CAI

Anonimo ha detto...

Marc, scusami ma davvero i grandi complotti han sempre fatto sorridere, specie se a ritorno praticamente nullo per i protagonisti. :)

AirFrance è la più grande compagnia aerea del mondo; sarà sì posseduta al 17% dallo Stato Francese, ma ti sembra credibile che un siffatto operatore rischi la faccia e ci rimetta per rendere la vita difficile ai turisti veso Roma, con il fosco progetto di farli un domani andare a Parigi?

Ripeto: la più grande compagnia aerea del mondo che rischia una fuga degli azionisti - cosa immediata, se scoprissero simili giochini - in un momento di crisi, per dare microscopici introiti ad un impersonale azionista di maggioranza? E quest'ultimo, lo Stato Francese, che rischia una totale figura m***a per lo stesso? Suvvia...

E ancora: se uno per andare in vacanza si trova male con l'operatore aereo, è quest'ultimo che abbandona - non certo la città di destinazione. Se AirFrance facesse l'idiota sul turismo italiano, ci rimetterebbe lei e non cambierebbe niente a noi.

Comunque, se proprio si vuole pontificare sul turismo, potremmo dire che AirFrance sarebbe meglio PROPRIO perchè con più esperienza nel campo.


Riguardo ai AirOne, sottoscrivo.

Al proposito, patetica la figura di Tremonti a Ballarò: in risposta alla critica che i costi del personale AirFrance e Lufthansa sono in proporzione molto maggiori di quelli Alitalia, lui rispose che erano "dati di parte" perchè i costi Airone erano invece più bassi. Più bassi, sì... così bassi che AirOne è fallita.

Si dimostra quindi la tesi opposta: non solo che la questione non era il costo del personale, ma addirittura che pagare bene rende. Ma ahimè non si può pretendere politucolo/industrialucolo italiano capisca che retribuire la competenza è un investimento: il motto è sottopagare, a costo di trovarsi con una azienda popolata di mentecatti.

--den

Anonimo ha detto...

Che la soluzione CAI sia un disastro camuffato da capolavoro, non ci piove.
Ma nemmeno il regalone ad Air France mi sembrava un capolavoro.
Quello che intendevo è che entrambi erano disastri, ma pieni di interessi dietro. E' impossibile valutarli in modo preciso, meglio questo, meglio quello. Chissa cosa succederà, e cosa sarebbe successo.

JAS

Anonimo ha detto...

La chiamerei 'operazione Pappopardo': cambiare tutto perché tutto resti come prima .
massimo

Anonimo ha detto...

Guardate che il "CAI" ha comperato senza metterci una lira che sia una lira. Anche perchè non possiede una lira !

Come funzionano le vere cordate ? Prima si una "Offerta d'acquisto" con i soldi depositati in garanzia in una banca/e, se non sono abbastanza si fa una OPA (Offerta pubblica d'acquisto) tramite la borsa e relativo organo di controllo.

Dato che il CAI NON ha dichiarato una "Offerta d'Acquisto" regolare è penalmente punibile !
Dato che il CAI NON ha dichiarato un "fondo di garanzia" (obbligatorio) è penalmente punibile !
Dato che il CAI NON ha dichiarato i reali e tutti i possessori è penalmente punibile !
Dato che per le norme internazionali, UE, e nazionali deve essere ceduta unicamente in offerta pubblica, è penalmente punibile !

Per questo hanno fatto una leggina che impedisce di sbattere in galera i membri CAI e responsabili ........ E' una truffa !!!!!!!!!!!

Il peggio è che l'Alitalia per questo è FALLITA (continua per far intascare soldi al CAI e compagnucci di merende) e molti beni all'estero sono stati sequestrati ed è aperta più di una istruttoria UE.

Ma queste notizie le leggete solo nei giornali esteri !!!!!!!!!!!

Ciao

Terenzio Longobardi ha detto...

Il punto più fragile della procedura secondo me è la bad company. E' un aiuto di Stato mascherato. Che differenza c'è tra mettere in debiti di una società fallita in una società di proprietà dello Stato e dare un contributo alla stessa società fallita per pagarsi i debiti? Secondo me nessuna e infatti oggi Ryanair ha fatto ricorso alla Commissione europea, se non sbaglio con questo argomento. Ma dubito che gli daranno ragione.

Anonimo ha detto...

Finchè rimarranno sia a Destra che a Sinistra quei blocchi di voti ancora assurdamente "ideologici", il declino dell'Italia continuerà inesorabile.
Secondo me la vera discriminante tra politici dovrebbe essere la responsabilità e la coerenza, due caratteristiche completamente assenti nel panorama politico italiano.
L'Italia è una nazione con governanti senza senso dello Stato, che ragionano soltanto in termini di convenienza spicciola e momentanea.
Purtroppo il governo Prodi anche in questa vicenda è stato un fallimento, perchè dopo un anno e mezzo di analisi accurate doveva chiudere con Air France ed invece per recuperare qualche voto e non entrare in conflitto con i sindacati ha preferito desistere.
In realtà il CS non ha recuperato nessun voto, i sindacati escono da qs vicenda a pezzi con la loro credibilità ancora + scarsa ed i debiti vengono caricati sugli italiani o meglio sugli italiani che pagano le tasse cioè quelli a reddito dipendente i quali sono alla fine lo prendono sempre nel cosidetto...
PS: è poi tutto da dimostrare che la GOOD COMPANY sarà stare sul mercato in maniera competitiva e profittevole.