giovedì, aprile 21, 2011

Adda passà a nuttata

La notte dei rifuti napoletani sembra non passare mai.

Negli ultimi giorni, in alcune aree, si sono di nuovo accumulati i sacchetti della spazzatura accanto ai cassonetti, a dimostrazione che l’emergenza è ancora lontana dall’essere superata. Paradossalmente però, la gestione commissariale dei rifiuti è formalmente cessata il 31 Dicembre 2009 e tutte le competenze sono di nuovo passate alla Regione Campania e agli enti locali che negli ultimi anni hanno aggravato anziché risolvere il problema.

Per cercare di capire cosa sta succedendo ho scaricato da qui le nuove “Linee di Piano 2010 – 2013 per la gestione dei rifiuti urbani” approvate nel febbraio 2010 dalla Regione Campania.

La produzione stimata di rifiuti solidi urbani per il 2008 (ma considerata la crisi del 2009 e la leggera ripresa del 2010 il dato può essere considerato anche oggi attendibile) era di circa 2.700.000 tonnellate. La raccolta differenziata era di circa il 20% quindi, supponendo che i materiali differenziati siano tutti inviati correttamente al recupero, il rifiuto residuo da trattare negli impianti di smaltimento dovrebbe essere di circa 2.150.000 tonnellate.

Gli impianti autorizzati e/o operativi durante la precedente gestione commissariale erano l’inceneritore con recupero energetico di Acerra in Provincia di Napoli e le discariche di Chiaiano e Terzigno in Provincia di Napoli, San Tammaro in Provincia di Caserta, Macchia Soprana in Provincia di Salerno, Svignano Irpino in Provincia di Avellino, Sant’Arcangelo Trimonte in Provincia di Benevento. La capacità residua delle discariche attive è stimata in 5.415.000 tonnellate.

A questa capacità, va aggiunta quella dell’inceneritore, valutata potenzialmente in 600.000 tonnellate anno di frazione secca, ma consultando i dati disponibili sul sito dell’”Osservatorio Ambientale del Termovalizzatore di Acerra”, ci accorgiamo che questa potenzialità è per ora solo nominale perché quella effettiva (a causa di fermate e manutenzioni) è di circa 500.000 tonnellate. Nell’impianto viene incenerita la frazione secca dei rifiuti proveniente dagli impianti di selezione e tritovagliatura (ex CDR ora STIR), tre in Provincia di Napoli e uno ciascuno nelle altre province, con una capacità complessiva teorica di trattamento di circa 2.500.000 tonnellate.

Dall'insieme delle considerazioni precedenti, si può ricavare che essendo passato un anno dalla redazione del Piano, oggi la capacità residua di smaltimento in discarica si sia ridotta a circa 3.800.000 tonnellate, pari a poco più di un anno e mezzo di produzione.

L’auspicabile crescita delle raccolte differenziate potrebbe aumentare leggermente tale capacità, ma rimane il dato di una precaria situazione sul piano dello smaltimento finale. Basta poi che un qualsiasi motivo determini la chiusura anticipata di qualcuna delle discariche attive (come sta effettivamente succedendo in questi giorni) e il sistema entra di nuovo in crisi.

A proposito dell’inceneritore, a parte i dubbi e le indagini della Magistratura sul suo corretto funzionamento, le informazioni disponibili sul predetto sito per quanto riguarda la produzione energetica dell’ultimo anno (500 GWh) e la potenza elettrica installata, ci forniscono un dato, non trascurabile, superiore alle 4000 ore equivalenti di funzionamento.

Infine, c’è il problema assolutamente non marginale delle cosiddette “ecoballe”, ormai “mummificate” sui piazzali di conferimento in attesa di smaltimento. Si tratta di circa 8 milioni di tonnellate (di cui 3,5 Mton sotto sequestro giudiziario) il cui potere calorifico non è compatibile con l’inceneritore di Acerra, per cui andrebbe costruito un impianto specifico.

Per quanto riguarda le prospettive future, il Piano regionale prevede scenari di raccolta differenziata tra il 35% e il 65% (obiettivo di legge al 31/12/2012). Se consideriamo che la regione italiana più avanzata in materia di raccolta differenziata, il Veneto, è attualmente al 55%, che tale risultato è stato raggiunto dopo 5 – 6 anni di attivazione e affinamento del servizio di raccolta domiciliare e che a differenza di quella veneta la realtà territoriale campana è caratterizzata dalla presenza della grande area metropolitana Napoli – Caserta, ritengo che un obiettivo plausibile possa essere il 50% in tre anni. Però, come ho scritto altre volte, le competenze aziendali presenti sul territorio non paiono minimamente in condizione di supportare un sistema di gestione dei rifiuti fortemente orientato alla differenziazione spinta. Quindi occorrerebbe organizzare una specifica struttura commissariale che si avvalga delle migliori competenze nazionali in materia e implementare l’attuale insufficiente dotazione di impianti di compostaggio della frazione organica..

Considerando poi che per gli altri tre inceneritori previsti il Piano regionale evidenzia seri problemi di realizzazione che, come minimo, allungano notevolmente i tempi di costruzione, ed anche nell’ipotesi che divenissero concretamente praticabili gli smaltimenti ipotizzati ai cementifici o centrali termoelettriche della frazione secca prodotta, comunque residuerebbero 500.000 – 800.000 tonnellate di rifiuto trattato da smaltire.

Concludendo e sintetizzando, per superare l’attuale emergenza occorrono un forte impulso alle raccolte differenziate e un adeguamento del sistema impiantisco con nuovi impianti di compostaggio e discariche. Senza un impegno politico ed organizzativo adeguato da parte delle strutture pubbliche e un atteggiamento responsabile delle popolazioni locali, difficilmente si riuscirà a superare definitivamente la grave crisi dei rifiuti campani che tanto discredito ha prodotto al nostro paese.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

troppo consumismo, troppe coop, troppi beni di consumo, troppa pubblicità con relativa nevrosi compulsiva da acquisti indotta nei piccoli cervellini, troppo inquinamento conseguente. Per l'unica soluzione è ridurre i beni di consumo, ma ciò è inimmaginabile nella società capitalista e siccome non ci sono altri tipi di società, rassegnamoci ad essere sommersi da ogni genere di lordura, di cui la spazzatura è un solo aspetto, anche se il più visibile.

Anonimo ha detto...

Con problemi complessi non esistono soluzioni semplici, però oramai mi sono stancato di dirlo a tutti che per far AUMENTARE DRASTICAMENTE la differenziazione dei rifiuti bisogna RICONOSCERE UN INCENTIVO economico in una qualche misura. Date €5 per 1 kg. di rame, €1 per 1 kg. di l'alluminio e ferro, oltre a altri incentivi differenziati per plastica, vetro, carta e vedrete come la gente farà la fila per conferire i rifiuti!