mercoledì, aprile 13, 2011

L'ecologia al potere

Alle ultime elezioni regionali del Baden – Wuttemberg in Germania, i Verdi hanno raggiunto il 24,5% dei voti superando i socialdemocratici fermi al 23%. Molto probabilmente avranno la presidenza della Regione in un’alleanza rosso – verde che sostituirà al governo i cristiano democratici, in una loro storica roccaforte.

Un sondaggio svolto qualche giorno fa a livello nazionale, colloca addirittura al 28% i Verdi, che diventano il primo partito della sinistra, staccando i socialdemocratici al 23% e avvicinando i cristiani democratici della Merkel, in calo al 30%. Qualcuno attribuisce all’incidente di Fukushima questa espansione elettorale, ma la verità è che già da diversi mesi prima i sondaggisti rivelavano questa tendenza, che è stata solo leggermente rafforzata dal disastro delle centrali nucleari giapponesi.

Si tratta di un’evoluzione politica del sistema tedesco e forse europea, difficilmente immaginabile fino a pochi anni fa, che segnala un sensibile mutamento negli orientamenti profondi dell’opinione pubblica. Accompagnando questo mutamento, i grunen si sono trasformati da piccolo partito alternativo a moderno partito riformista di governo in grado di condizionare pesantemente le scelte ambientali ed energetiche del loro paese e non è da escludere la possibilità che nel prossimo futuro un ecologista guidi il governo di una delle maggiori potenze industriali del pianeta. La Germania è oggi leader mondiale nelle tecnologie ambientali ed è questo uno dei motivi della sua intensa e un po’ anomala crescita economica, nel quadro generale della crisi produttiva dei paesi industrializzati.

In questo breve spazio non è possibile affrontare in maniera completa le complesse motivazioni di questo interessante fenomeno socio – politico, pertanto mi limito a qualche breve spunto di riflessione.

I Verdi e la sensibilità ecologista hanno maggiore consenso in Europa, nell’Europa del Nord, nei paesi della tradizione riformista cristiana.

In Europa perché il consumismo non ha mai assunto le forme totalizzanti e ideologiche di altri paesi di storia più recente come gli Stati Uniti, e il concetto di limite è parte integrante del pensiero europeo di derivazione greco – romana.

Nell’Europa del Nord perché storicamente le popolazioni di quei paesi hanno sviluppato nel tempo una più marcata sensibilità al rapporto armonico tra uomo e natura.

Nei paesi del riformismo cristiano, perché dalle istanze profonde di quella tradizione culturale sono scaturite con maggiore forza la coscienza civile e la preminenza dell’interesse collettivo che sono la quintessenza del pensiero ecologico.

Ma non dobbiamo nemmeno nasconderci che le formazioni politiche ecologiste sono presenti e hanno successo nei paesi sviluppati (non mi risulta ad esempio che nel Burkina Faso esista un partito verde), come espressione di un elettorato ricco, opulento, che ha soddisfatto abbondantemente i bisogni primari ed è in grado di valutare le contraddizioni di un modello di sviluppo squilibrato nei confronti dell’ambiente. E questo potrebbe anche costituire un limite nei confronti di un futuro caratterizzato da una minore disponibilità di risorse e da una forzata decrescita economica.

I motivi profondi e strutturali enunciati in precedenza, sono a mio modo di vedere tra le principali cause dell’insuccesso in Italia e in molto paesi del Mediterraneo europeo delle formazioni politiche verdi. In questo articolo precedente ho esaminato le possibili cause della sostanziale scomparsa dal panorama politico dei Verdi italiani. tale marginalizzazione è anche il frutto della particolare configurazione politica del nostro paese, caratterizzata da un’eccessiva frammentazione politica del quadro politico, dalla storica presenza del più forte partito comunista dell’occidente, da un sistema di partiti che non riesce ancora ad assumere una connotazione moderna di tipo europeo.

Ma penso anche che il quadro politico italiano sia ancora in fase di assestamento dopo la crisi della prima Repubblica e la sua evoluzione potrebbe condurre abbastanza rapidamente a un’ulteriore semplificazione e modernizzazione del sistema politico e istituzionale. Ritengo perciò che ci potrebbero essere in futuro, anche in Italia, le condizioni per una presenza non minoritaria di un partito ecologista autonomo dai partiti tradizionali.

1 commento:

Paolo Marani ha detto...

Qualcosa infatti si sta muovendo. Il partito verde sta cercando di risorgere dalle proprie ceneri per fondare il nocciolo italiano della costituente ecologista:

http://alessandroronchi.net/2011/convention-nazionale-della-costituente-ecologista/

L'idea è quella di aderire a un movimento transeuropeo che riunisca le sensibilità ecologiste di tutti i paesi, per evitare quella frammentazione che ha impedito in italia la nascita di un vero movimento verde responsabile degno di attenzione.

Meglio tardi che mai ...