giovedì, aprile 28, 2011

ASPO-9 a Brussels: la seconda giornata




Entra nel vivo oggi il convegno ASPO di Bruxelles. Va detto che per molti di noi certe cose sono già note, quindi tralascio di relazionare su molte presentazioni - come quella di Dave Murphy sull'EROEI - che sono cose che conosciamo bene. Magari le conoscessero bene anche i politici e gli economisti, ma si sa, ormai, che questa è una pia speranza.

Invece, oggi c'erano proprio loro: gli economisti. Il primo è stato Jeff Rubin - economista canadese molto noto. Ha parlato per un'ora di cose orribili, bancarotta imminente della Grecia e del Portogallo, fine dell'Unione Europea entro un anno e mezzo, cosette del genere. Ma sempre in modo obliquo; dicendo e non dicendo. Non ha mai menzionato il picco, se non preceduto dalla parola “cosiddetto”. Alla fine, si è limitato a dire “fine della crescita”; ma ha indorato la pillola dicendo che non è la fine del mondo. Sembrava un prete dal pulpito. Sembrava un po' che dicesse , "si, siete dei peccatori e rischiate le fiamme dell'inferno, ma ora confessatevi e pentitevi, che poi tutto andrà bene."

Poi è arrivato Doug Reynolds, economista americano basato in Alaska. Reynolds lo conosciamo bene in ASPO; è stato anche in Italia su mio invito qualche anno fa. Lui ha sparato giù di brutto: altro che “no growth”. Ha fatto l'esempio dell'Unione Sovietica e parlato di iperinflazione, collasso del sistema, collasso del sistema sanitario, collasso del sistema militare. Suggerisce di fare scorta di cose come alcool e sigarette, che saranno la moneta del futuro.

A questo punto, ho chiesto ai "distinguished economists of the panel" una cosa che mi ero sempre domandato: Come mai negli anni '70 l'inflazione era tanto più alta che oggi? Devo dire che Rubin mi ha dato un'ottima risposta. In primo luogo, ha detto che c'è inflazione in paesi come Cina e India - dove le economie continuano a crescerre. Ma il punto fondamentale è che nei paesi occidentali non la vediamo per via dalla globalizzazione. Ovvero, l'inflazione ha lo scopo di distruggere il potere d'acquisto dei salari. In un regime di globalizzazione, questo si può ottenere altrettanto bene mediante lo "outsourcing", ovvero mettendo i lavoratori occidentali in diretta competizione con quelli dei paesi poveri. Hey, non vi ci arrabbiate: è così che funziona il mondo, baby!

Reynolds ha confermato, citando ancora l'Unione Sovietica e dicendo che l'iperinflazione esploderà non appena vedremo il petrolio toccare i 200 dollari al barile. A quel punto, aspettatevi di accendere la stufa con i biglietti da cento euro. Il moderatore ha ringraziato per l'ottimismo; ma in platea c'è stato un momento di gelo.

Più tardi. Eric Townsend ha dato un altro talk molto interessante su come gli investitori vedono il peak oil – semplicemente non lo vedono. Ha fatto vedere come il mercato dei Brent future sia tutto in backwardation – ovvero gli investitori non si aspettano di vedere un aumento dei prezzi; anzi. Dice townsend che quando dice ai traders “picco del petrolio” loro rispondono “picco cosa?” Una cosa veramente orribile che ha detto è che i “traders” sono gente che si crede di essere il top solo perché hanno trovato il modo di fare un sacco di soldi, ritengono che il concetto di “peak oil” sia stato completamente demolito dal crollo dei prezzi del petrolio che si è verificato nel 2008. Ahimé.

Anche Townsend si aspetta un “big crunch” nel futuro prossimo con iperinflazione e disastri vari. Si aspetta che ci sia un altro crollo dei prezzi a breve scadenza, con il dovuto collasso delle varie economie. Insomma, questa cosa gira.

Insomma, dopo questa panoramica credo che si rischia che non ci sia mai un ASPO-10, perché saremo tutti troppo occupati a coltivare patate.

Comunque, la conferenza è continuata con vari talk. Il più interessante credo sia stato quello di Euan Mearns, che è tornato al fantasma che aleggia sulla conferenza: quello della relazione fra peak oil e climate change. Euan Mearns – si sa – è un negazionista climatico, ma o ha cambiato idea oppure non lo ha dato a vedere; saggiamente. Ha fatto un discorso giusto: se aumentiamo l'efficienza energetica saremo in grado di permetterci risorse più costose – questo vuol dire che potremo continuare a estrarre risorse sporche come tar sands e shale gas. E questo vuol dire che la maggiore efficienza energetica ci potrebbe portare a emettere ancora più CO2.

Alla mia domanda se secondo lui è veramente possibile sequestrare la CO2 – Mearns risponde che secondo lui si può forse fare dal punto di vista geologico, ma è probabilmente impossibile dal punto di vista finanziario.

Domani ultimo giorno di conferenza. Relazione a seguire

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Bardi per i resoconti che ci passi di ASPO-9!! Che aria di ottimismo che si respira.
Vorrei solo commentare i consigli dell'economista Doug Reynolds .."Suggerisce di fare scorta di cose come alcool e sigarette, che saranno la moneta del futuro". Immagino che fosse una scherzo o una battuta ironica. Presa sul serio è una scemenza totale, lo sanno anche i bambini l'alcool è infiammabile, poi col tempo evapora. Poi, circa le sigarette, in periodi di gravissima crisi, anche alimentare, non credo proprio che la gente penserà a fumare. La vera moneta del futuro è quella che è sempre stata nel passato, da 5.000 anni a questa parte, cioè l'ORO e ARGENTO e basta vedere le quotazioni in costante aumento da 10 anni a questa parte, siamo a oltre $1.500 per oncia (31gr.)

Anonimo ha detto...

i vecchi mi dicevano che nelle campagne dell'alta toscana agli inizi del 900 la moneta era sconosciuta e i migranti di un paesino dell'appennino pistoiese agli inizi degli anni '60 se ne andavano a lavorare nelle città industriali, perchè lì il loro lavoro era pagato con soldi. Probabilmente la moneta nella sua diffusione massiva è solo un modo per alimentare il consumismo. Meditate gente, meditate.

Ugo Bardi ha detto...

Guarda, Arturo, questa cosa dell'alcol e delle sigarette Reynolds non se l'è inventata. La conferma Dimitri Orlov e te la posso confermare io da esperienze dirette in Russia. Ai tempi del crash in Russia, la vodka era moneta sonante che si scambiava con la benzina a rapporti di circa 1 a 5. Ovvero, in quel periodo la vodka è stata il carburante a massima densità energetica della storia umana!!

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
bkk76 ha detto...

Beh a quella delle sigarette posso anche crederci considerando che la prima cosa che si affrettano a fornire agli immigrati nei centri di accoglienza 9e ai rifugiati in genere) sono propio le sigarette.
Che tra parentesi sono anche la prima cosa che chiedono e della quale si lamentano quando mancano!

Anonimo ha detto...

Ok Bardi, credo certamente a te, a Orlov e a Reynolds, ma bisogna calare la situazione russa nel contesto culturale di quel popolo. Sai benissimo che se a un russo gli togli la vodka e' come se a noi italiani ci togliessero la pasta, quindi il valore d'uso dell'alcool per un russo medio è enormemente maggiore che per da noi. Poi i russi al tempo della crisi del rublo utilizzavano una valuta rifugio che veniva impiegata quasi come moneta legale nelle transazioni quotidiane: il dollaro USA!
Al limite noi si potrebbe accumulare del buon Chianti delle tue parti o un Brunello di Montalcino, che ne dici :) ?