sabato, aprile 30, 2011

ASPO: mission impossible

Rembrandt Koppelaar, presidente di ASPO-Olanda, uno degli organizzatori principali di ASPO-9 a Bruxelles in Aprile del 2011

Con la conclusione del convegno di Bruxelles, il nono della serie delle conferenze internazionali di ASPO, ci avviamo ai dieci anni di esistenza dell'associazione in una forma, più o meno, "ufficiale". Peraltro, i concetti alla base di ASPO erano venuti fuori già nel 1998 quando Colin Campbell e Jean Laherrere avevano pubblicato il loro lavoro "The End of Cheap Oil" (la fine del petrolio a buon mercato) su "Scientific American". L'idea di mettere insieme un'associazione che si occupasse di questo argomento era venuta fuori, come ci racconta Colin Campbell, a un meeting in Germania già nel 2000.

A questo punto, forse possiamo fermarci un attimo a ripensare. Qual'è stato il ruolo di ASPO in questi anni? Che cosa abbiamo ottenuto, e che cosa non siamo riusciti a ottenere? Argomento del quale si è discusso a lungo in varie sedi al convegno di Bruxelles, forse più di tutti nell' "inner circle" del comitato direttivo internazionale.

Come sempre su tanti argomenti, ci sono opinioni molto varie - di queste vi posso passare la mia (modesta). Sostanzialmente, ASPO era nata con una mission che è tutt'ora espressa con chiarezza nel sito dell'associazione (www.peakoil.net)

  1. Definire e valutare le riserve mondiali di petrolio e gas;
  2. Modellizzare l'esaurimento, prendendo in dovuta considerazione la domanda, l'economia, la tecnologia e la politica;
  3. Sollevare la consapevolezza delle importanti conseguenze per l'umanità.

Bene, credo che i primi due scopi siano stati realizzati anche ben oltre le speranze iniziali. Negli anni, ASPO si è evoluta passando da un gruppetto di geologi petroliferi in pensione in un bel gruppo di scienziati, come si suol dire, "con gli attributi" esperti in vari campi della scienza, non soltanto di geologia, ma - in particolare - di modellizazione dinamica. E, in più, con un gruppo altrettanto numeroso e agguerrito di persone impegnate nella politica dell'energia, nella sostenibilità, nell'ambiente e nel clima.

Ma, purtroppo, se andiamo a vedere il terzo scopo, forse quello principale, credo che sia evidente che lo sforzo di ASPO non ha avuto successo. Mi affretto a dire non per colpa dei membri di ASPO; non è una qustione di mancanza di sforzo, di buona volontà o di competenza. No, era proprio una missione impossibile.

Di questo me ne sono reso conto a Bruxelles in uno di quei flash di comprensione che ti arrivano ogni tanto. E' stato quando Eric Townsend ha detto che i traders finanziari, intelligenti come si credono di essere, ritengono comunemente che l'idea stessa di "picco del petrolio" è stata completamente dimostrata falsa dal crollo dei prezzi del petrolio del 2009. Questa sua esperienza è parallela alla mia, dove mi ricordo di essere stato pubblicamento contraddetto da un deputato della repubblica che ha detto che non credeva una parola di quello che avevo detto dato che "i prezzi si sono abbassati" (questo era riferito a una piccola fluttuazione che ci fu nel 2005). E questo era uno di sinistra, noto per il suo impegno ambientalista!!

Ora, qui c'è un problema fondamentale. Politici e trader non è che siano dei fessi. E il concetto di "picco del petrolio" non è che sia poi una cosa così difficile da capire - dopo tutto. Diamine, come si fa a ragionare in questo modo? Un abbassamento dei prezzi può veramente voler dire che una risorsa fisicamente finita diventa magicamente infinita? 

Ci scontriamo con la sostanziale incapacità della società, a tutti i livelli, di capire e mettere in pratica concetti che non siano estremamente semplificati. Me ne rendo conto continuamente a tutti i livelli. Il ragionamento nella media è a livelli addirittura binari, ovvero: buono/non buono. Prezzi alti del petrolio? Non buono. Prezzi bassi? Buono.

Così, sono più di dieci anni che parliamo di picco del petrolio. Le nostre predizioni si stanno tutte avverando. Invece, quelli che ci davano di folli sovversivi (tipo l'IEA) hanno fatto errori clamorosi e, recentemente, sono stati costretti anche loro ad ammettere - sia pure obliquamente - che siamo al picco. Eppure, siamo ancora a dire che "bisogna aumentare la consapevolezza delle conseguenze per l'umanità." Cosa dobbiamo aspettare prima che si accorgano che qualcosa sta succedendo col petrolio? Che cominciamo a farci la guerra con le asce di pietra?

Non so spiegare esattamente quali siano le ragioni di questa estrema difficoltà per la società di rendersi conto con sufficiente anticipo dei problemi che abbiamo davanti. Credo che, alla fine dei conti, del problema del picco finiranno per capirlo anche i politici, ma quando ci arriveremo saremo ormai bene sulla china della discesa. E sarà troppo tardi per reagire in modo efficace. Un vero peccato, perché ASPO aveva dato l'allarme con più di dieci anni di anticipo.

Il problema è perfettamente parallelo a quello climatico. Anche li', l'allerta è stata data con molto anticipo, in questo caso con alcuni decenni di anticipo. Ma è stata ignorata e - curiosamente - più l'evidenza si accumula a proposito del riscaldamento globale, più si cerca di ignorarlo o addirittura negarlo. Per non parlare dell'allarme sull'esaurimento generalizzato delle risorse, dato dal gruppo dei "Limiti dello Sviluppo" già nel 1972. Anche quello, demonizzato e ignorato.

Deve essere qualcosa che ha a che fare con come è strutturata la mente umana. Anche di questo, stiamo cominciando a renderci conto adesso, come si può leggere in questo articolo intitolato "la scienza del perché non crediamo alla scienza" Anche su questo, purtroppo, arriviamo troppo tardi.

16 commenti:

vernetto ha detto...

Ugo, non sara' l'ASPO a salvare il mondo, ma almeno ci avete provato e avete illuminato tanta gente che vi ha ascoltati chiedendo solo di sapere tutta la verita'.

In questo senso avete fatto un ottimo lavoro.

Non flagellarti :o)

Ugo Bardi ha detto...

Beh, non è che ho intenzione di flagellarmi. Però mi sto ristudiando la filosofia degli stoici, Seneca e compagni...

Anonimo ha detto...

filosofia,ossia amore per la conoscenza, sapienza. Ugo, mi dici quanti conosci, che amano la conoscenza? Anche il Sommo Poeta: Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza. Il Buon Gesù: Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che fanno. La storia è piena di episodi di brutalità ed imcomprensione. Rimane solo l'amara consapevolezza di non esser voluto essere un bruto e di aver voluto vivere da uomo.

himmel ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
himmel ha detto...

Se tutto sta andando in malora non è colpa vostra ma di chi non ha voluto e non vuole ascoltare.
Grazie per i report della conferenza.

Anonimo ha detto...

Bardi, hai ragione, il 3° punto della missione di Aspo era al di fuori delle umane possibilità.
Voi di ASPO avete fatto un lavoro esemplare, di cui non potete non andarne fieri. Avete inoltre reso consapevoli tantissime persone - come me - che non sarebbero venute a conoscenza delle problematiche da voi esposte.
Purtroppo la gran massa delle persone non segue il proprio raziocinio ma si fa guidare dalle emozioni o dalle religioni, e se ne vedono oggi i risultati.
Rammentiamo sempre cosa diceva Einstein:" Due cose sono infinite, l'Universo e la stupidità umana, ma sulla prima ho qualche dubbio".

Paolo Marani ha detto...

Perso che il motivo di tanta riluttanza nell'accettare l'eventualità di mutamenti spiacevoli delle proprie convinzioni, sia proprio in quello che hai detto tu, il "come è fatta la mente umana".

In psicologia, è noto come la psiche umana, di fronte a un qualsiasi evento nefasto inaspettato ad alto impatto emotivo, reagisca seguendo le seguenti fasi:

NEGAZIONE --> RABBIA --> AVVILIMENTO --> ACCETTAZIONE

NEGAZIONE: E' il subitaneo atteggiamento che ci fa pensare, "no non può essere vero, perchè

RABBIA: Convinto che ciò che negavi è vero, la reazione di rabbia è automatica, è alla base del sistema simpatico reattivo, quello che alla fine portà all'istinto di guerra e di combattimento (o di fuga). Talvolta fa compiere gesti folli, o comunque ad alto tasso di irrazionalità.

AVVILIMENTO: E' quellos stato catatonico in cui accettato il guaio ci si scoraggia per mancanza di idee su come proseguire il percorso, è la pausa di riflessione per l'elaborazione del lutto.

ACCETTAZIONE: Subentra la consapevolezza dell'abitudine alla nuova situazione, che libera quelle energie mentali capaci di essere da stimolo per superare il trauma. La situazione diventa quindi normalità, l'elaborazione del lutto ti riporta alla ragione ed agisci logicamente per migliorare le cose.

Fino a che non arriva il BIG COLLAPSE, stai pur sicuro che rimarremo ancorati saldamente alla fase uno, anche se i più avvisi di noi già si preoccupano per le altre tre.

Vladimiro ha detto...

Egr. prof. Bardi
non credo che sia solo un problema di come è strutturata la mente delle persone, è anche un problema di com'è la nostra società. Questa influenza e condiziona in vari modi usi, costumi e idee. Semplicemente non si possono discutere o mettere in discussione i paradigmi della nostra civiltà: crescita, sfruttamento delle risorse, pianificazione di uno sviluppo senza tener conto delle generazioni future. Davvero penso che sia questa la causa principale del nostro insuccesso se ogni volta che parlo di questi argomenti, anche con persone ritenute "sensibili", mi scontro sempre con una totale chiusura. A volte la difficoltà e notevole e si passa per pazzi o nel migliore dei casi per persone eccentriche... Eppure è così semplice capire che una risorsa finita in un mondo finito alla fine finirà...In ogni caso non abbiamo scelta dobbiamo continuare a sensibilizzare persone e istituzioni in maniera sistematica sapendo che se ci va bene avremo lo stesso trattamento che ebbero i promotori del Club di Roma.

Fra ha detto...

R commento Marantz : quello che dici è un evidenza scientifica, ma purtroppo si riferisce al singolo individuo, non ai consessi dei vari politici e decision makers privati in genere...La logica conclusione è che i decision makers o sono tutti degli incapaci, oppure hanno paura anzitutto di confrontarsi con le regole del quieto vivere che hanno imparato fin dalla loro infanzia...Insomma c'è da compostare larga parte della morale cristiano-consumistica e da chiedersi che cosa siano state le democrazie post seconda guerra mondiale se non un sistema per accappararsi tutto il possbile senza pensare al giorno dopo...A me pare che anche su TOD, stia prendendo corpo una polemica su a che cosa servono le democrazie e se non sia necessario, se possibile, shiftare verso una tecnocrazia alla howard scott, con cui simpatizzò in giovantù anche Hubbert....

http://en.wikipedia.org/wiki/Technocracy_Incorporated

Per metterla giù banale, se la regione Sicilia decidesse domani mattina di chiudere tutti i vari corsi di avviamento al lavoro ( che servono a dare lavoro a quei 15000 tutor pagati dalla regione, non certo agli iscritti ai corsi ), ed utilizzare le stesse risorse per istallare pannelli fotovoltaici, secondo voi farebbe bene o male , e soprattutto, sarebbe una decisione accettabile senza sospendere parte delle libertà individuali e rafforzare gli organici, i mezzi ed il raggio d'azione legale delle forze dell'ordine ?

Paolo ha detto...

Ugo, la mente umana difficilmente accetta la decrescita se non vi è costretta da eventi evidenti ed innegabili, quello che finora è chiaro ai pochi. Quando le elite dirigenti si renderanno conto che questa (in)civiltà starà collassando per mancanza del quantitativo necessario di risorse per mantenerla, sarà troppo tardi per inaugurare politiche di rientro 'dolci'. O forse sì, ma ad esclusivo uso e consumo dei pochi. Le masse saranno lasciate al loro destino. Ed è a questo destino che quelli come te, me, gli altri blogger, insomma la gente comune, vanno incontro. In un futuro non molto lontano le città non saranno un luogo salubre per viverci...

Alex ha detto...

Caro Prof, io la vedo un po' diversamente.
Io non credo che la creazione di consapevolezza sia stata una azione che non ha avuto successo, o peggio che sia "mission impossible". Credo invece che si sia fatto molto, come sono certo che sia necessario fare ancora di più. Ma per me bisogna cambiare il target. Non potremmo mai fare cambiare idea a politici (destra o sinistra ormai non c'è differenza) che hanno come obiettivo il proprio ruolo, la propria carriere politica, il proprio stipendio da parlamentare o consigliere regionale. Si tratta di persone che, anche quando sono in buonafede, vedono il mondo con la lente deformante del loro personale tornaconto che è il consenso. Io li vedo come tanti piccoli Battaglia (Franco) che, per convinzione o disinteresse, ritengono non conveniente esporsi con idee che danno fastidio a industrie, banche e che sono difficili da spiegare agli elettori. Perché mai un politico ben insediato dovrebbe sostenere che il picco è una realtà quando tutto il mondo produttivo e finanziario fa come se non lo fosse? Verrebbe estromesso dal sistema perdendone tutti i vantaggi. Molto più facile negare, oppure traccheggiare. Un discorso analogo - mutatis mutandis - vale per imprenditori e banchieri.
Ma perché allora dico che ci sono stati effetti positivi dalle attività di ASPO (e altri)? Perché il messaggio è passato per molte singole persone, compresi tanti piccoli politici locali con molti meno conflitti di interessi. No, non è certo una maggioranza, ma è il segno che è più facile incidere su chi è libero da interessi, che non con chi deve fare i conti con il governo dell'ENI o di Enel o le alleanze con i francesi.... Sentire assessori di comuni, province (e recentemente anche qualche regione) che ragionano ormai in termini di scarsità di petrolio, qualcuno con evidente superficialità e inconsapevolezza (quasi per moda), altri in maniera convinta e decisa. Qualcuno che si basa sul fatto che, ci sia il picco o meno, tanto il petrolio futuro se lo potranno permettere solo la Cina e pochi altri, qualcun altro perché ha ragionato sui dati e ha capito che stanno arrivando i problemi. Io dico che questi sono già risultati e su questi risultati stimolo ASPO a riflettere per definire una strategia orientata alla massa. Una strategia che, forte delle competenze scientifiche, definisca messaggi semplici e comprensibili per le persone che non hanno strumenti cognitivi sofisticati (o che semplicemente hanno altro a cui pensare), ma che sono in grado di capire quando sta arrivando un danno per loro e definire strategie per evitarlo. Faccio alcune ipotesi: 1) commissionare una indagine per capire quale è lo stato oggi della consapevolezza sul picco e le sue conseguenze e pubblicizzarla 2) puntare a video semplici ed efficaci di breve durata che hanno una viralità in rete formidabile (il fondatore di TED - www.ted.com - sostiene che stiano facendo fare un salto alla coscienza collettiva pari a quello avvenuto con l'invenzione della stampa) 3) allearsi a associazioni "amiche" per definire e portare avanti campagne mirate 4) ragionare con scuole e università di microconferenze preconfezionate da fruire via web (cioè facili da organizzare) che scatenino il dibattito in classe....
In sostanza io credo che solo dal basso possa venire qualcosa, l'alto ormai è perso in altre cose che nulla hanno a che fare con l'interesse collettivo. Se dal basso cominciano ad arrivare segnali chiari allora si può sperare in un cambiamento. Io la vedo così, anche perché, diversamente, non ci sarebbe più speranza!

giovanni ha detto...

Ugo,
anch’io sono dell’idea che per cambiare il mondo dobbiamo partire prima di tutto da noi stessi, però volendo essere un pochino più pragmatico, io credo anche fermamente che qui vi siano responsabilità precise, di chi comanda la barca, per cui la “stupidità umana” può e deve essere circoscritta e personalizzata, con nomi e cognomi.
Non possiamo dare la colpa alle pecore per gli errori del pastore o ai bambini per l’educazione che hanno ricevuto.
Permettimi di riprendere il concetto che ho espresso al convegno ASPO9 di Bruxelles dopo l’intervento del deputato francese alla comunità europea, che parlava dell’impossibilità di dialogo in merito ai principi ASPO coi suoi colleghi politici e da qui sulla necessità secondo lui di formare gli elettori con una adeguata coscienza sociale, per avere amministratori pubblici con una maggiore etica politica affinché prendano atto della gravità della situazione, che come dici anche tu ASPO sta tentando di diffondere, ma senza successo.
Il concetto è semplice:
- Un sistema democratico per poter essere chiamato tale dovrebbe essere composto da una struttura piramidale al cui vertice vi sono amministratori che creano le regole necessarie ai quadri inferiori affinché questi possano amministrare la cosa pubblica per l’interesse generale della società.
- Invece ora il sistema piramidale funziona esattamente al contrario, al vertice vi sono complesse strutture che spesso operano nell’anonimato che controllano le fonti energetiche attraverso le quali di fatto controllano l’economia, da questa la maggioranza dei mass media e di pari passo gli amministratori pubblici di tutti gli schieramenti politici, dato che nessuno di loro può permettersi di pagare di tasca propria le costose campagne elettorali necessarie per essere eletti.
Se questa analisi è corretta, quello attuale è un sistema piramide praticamente al rovescio, capovolto, che non poggiando su base solida prima o poi per forza di gravità si dovrà ribaltare. La questione è: come e quando succederà e quanto danno provocherà questo ribaltone?
Grazie comunque per tutto quello che stai facendo per tutti noi.
Giovanni

Anonimo ha detto...

Spesso mi capita di parlare a colleghi, amici e conoscenti di questi temi. I pochi che si sentono coinvolti mi pongono sempre la domanda: "Ok, la situazione è questa, ma noi in concreto cosa possiamo fare?" Mi prodigo così ad elencare generici possibili interventi diciamo preparativi, come coibentare la propria casa, installare pannelli solari termici e fv, utilizzare la bicicletta al posto dell'auto, coltivare un orto per chi può e via dicendo, ma sento la mancanza di una "guida" più autorevole a riguardo. Ritengo quindi che ASPO possa e debba avere, oltre le 3 mission sopra elencate, anche un "Elenco di azioni di mitigazione", da suggerire a singoli cittadini. La maggior parte dei politici, si sa, sono distanti anni luce da questi temi, cerchiamo di aiutare in concreto almeno la gente comune. Cosa ne dite?

Alex ha detto...

@Arturo: sono profondamente convinto che "Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta" ( Richard Buckminster Fuller).

E per costruire un modello nuovo e attrattivo bisogna definire azioni alla portata di tutti. Cominciando dal livello personale, per arrivare al livello di piccoli gruppi, di comunità più estese, di territori. Coscienti che: "Problems cannot be solved by the same mentality that created them" (A. Einstein). E' un percorso lungo, ma l'unico possibile. Non si può contare su una mente illuminata che dall'alto sia in grado di proporre nuovi modelli: sarebbe come fidarsi dello scorpione che promette di non pungere la rana nella traversata. Lo farà comunque perché è il suo istinto. Il processo psicologico di negazione ==> rabbia ==> avvilimento si può bypassare riuscendo a dare un'immagine positiva di un futuro possibile. Immagine basata sì su una analisi di cosa sta succedendo oggi, ma senza partire da essa nella divulgazione. Io, per mestiere, vedo che molti amministratori locali se solo riuscissero a definire azioni positive le metterebbero in pratica senza curarsi troppo dei "danni" che creerebbero a chi con il modello attuale prospera. Alcuni lo hanno fatto: i comuni virtuosi (piccoli) le azioni definite dalla UE con il patto dei sindaci. La difficoltà di molti nel definire azioni significative è il sentirsi soli, non supportati da dati e analisi che ASPO, in alleanza con altri movimenti e associazioni, potrebbe razionalizzare e rendere disponibili. ONU, UE hanno fatto studi significativi sul livello globale (http://tinyurl.com/47wmffd e http://tinyurl.com/4rhxssc) e qualcuno ci sta provando a livello locale (Comune di Bolzano: http://tinyurl.com/62ooatd). Bisogna dare gambe e sostanza alle iniziative locali. Facendo leva sulle amministrazioni locali (sono quel poco di collettivo su cui si può ancora incidere, soprattutto le piccole)e su quello che la società civile sta producendo autonomamente. ASPO può essere parte attiva in questo processo? Io non vedo altre strade. E non sono l'unico: http://tinyurl.com/6hsstvy. Mi piacerebbe continuare il confronto, per poi decidere qualche azione concreta.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con Arturo. Quello che manca forse è un piano d'azione. Però credo che andrebbe indirizzato a tutte le parti, incluso il governo.

bkk76 ha detto...

Tentativo num2 (se il commento e' stato moderato mi scuso con il moderatore per l'extralavoro):

Secondo me e' ora che tra le file di Aspo, accanto a scienziati ed ingenieri, si "arruoli" anche qualche esperto di comunicazione e marketing. Combattere il nemico con le sue stesse armi :-)